Nel Metrò di Milano come agli Inferi

Milano. Due giorni fa, in metropolitana. Sale un uomo, grosso. Cammina lungo tutta la carrozza piena. Io leggo, lui bestemmia forte. Si siede davanti a me. Ci guardiamo e mi fa: “Che esperienza, eh. Parlare con un uomo morto… io sono morto il 12 novembre 2003. Lo sa che esiste una vita dopo la morte? Esiste, esiste… ed è ogni giorno peggio”. Poi si alza, e scende, fermata Duomo.

25 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Il racconto del post mi è stato passato da Delvisibile, abituale visitatore del pianerottolo, autorizzandomi a farlo mio e accompagnandolo con questo minimo ragguaglio: “Forse tra le scritte metropolitane raccolte nel suo blog ci sta anche questa, che una scritta propriamente non è, ma un breve dialogo a una voce. Veda lei, se può tornare utile. –  Tutto qui. Il tempo di una fermata del metro, come un atto unico: il sipario si apre e si chiude con le porte della metropolitana. In mezzo questa scena: la vita come caparra dell’inferno. – Ho provato a fare una ricerca con Google su cosa sia successo il 12 novembre 2003. La cosa più eclatante è l’attentato a Nassiriya. Poi scorrendo ci si imbatte in una miriade di eventi, di drammi meno noti. Forse quella data è solo la proiezione di un povero matto, ma il tutto assume una luce sempre più emblematica. Sono senza parole”. Per l’esattezza, l’indicazione “due giorni fa” della prima riga andrebbe letta come “quattro giorni fa”, perchè Delvisibile e io abbiamo impiegato due giorni a rigirare tra noi la matassa.

    27 Ottobre, 2008 - 9:25
  2. Nino

    Nell’ipotesi che la persona incontrata nella metro da Delvisibile vivesse nell’area milanese, e che l’età di quell’uomo fosse compatibile con un figlio di circa 30 anni, ho trovato, tra i martiri dell’orribile strage di Nassirya un giovane vice brigadiere dei carabinieri, Ivan Ghitti di Milano la cui figura è ricordata tra gli altri numerosi articoli che lo riguardano nella pagina locale del Corriere della sera: http://www.corriere.it/vivimilano/speciali/2003/11_Novembre/13/ghitti.shtml.
    Se così fosse la frase “Che esperienza, eh. Parlare con un uomo morto… io sono morto il 12 novembre 2003. Lo sa che esiste una vita dopo la morte? Esiste, esiste… ed è ogni giorno peggio”.
    Avrebbe drammaticamente senso.
    Ricordo che all’epoca mi recai insieme ad una moltitudine di persone a testimonire la solidarietà e la partecipazione al dolore delle famiglie di quei martiri lasciando un pensiero su di un libro bianco esposto accanto all’entrata del comando generale dell’arma dei carabinieri in Viale Romania.
    Tra l’altro navigando ho trovato un sito : http://www.merini.it/ivan/ forse creato dagli amici che raccoglie testimonianze e ricordi di Ivan.
    Chissà forse si potrebbe in qualche modo, in maniera discreta e riservata, contattare l’associazione dei carabinieri per verificare la veridicità dell’ipotesi ed eventualmente segnalare l’episodio o intervenire in qualche modo per un gesto di vicinanza alla famiglia.
    Ignigo, che ne pensi?
    Adm

    27 Ottobre, 2008 - 14:02
  3. Sara Bauducco

    A me piace un sacco viaggiare in treno, così come sul metro o sul bus…
    I volti che si incrociano parlano da soli…
    E nessun incontro può essere considerato figlio del “caso”… non tutti possono essere spiegati se non alla luce della “relatività” delle proprie esperienze, anche queste sempre arricchite da nuovi incontri…
    La vita è un groviglio di strade e di vissuti. E’ proprio ciò che le dà sapore!
    E così le date, sono ben poca cosa se non significassero – e ci ricordassero – qualcosa di più profondo che una casella da crocettare sul datario…
    Chissà se quell’uomo ha detto la stessa cosa ad altri e cosa questi hanno pensato a loro volta…??!!

    27 Ottobre, 2008 - 15:23
  4. Sumpontcura

    Una bestemmia e un annuncio choc. Sembra una leggenda urbana: magari una variante della storia nota come “L’autostoppista fantasma”. Ma a me riporta alla memoria anche uno degli exempla di Iacopo Passavanti (prima metà del Trecento: “Specchio di vera penitenza”, distinzione terza, capitolo secondo), di cui si ricordò a suo tempo, apportandovi però diverse modifiche, anche l’autore del “Nome della rosa”:

    «Leggesi che a Parigi fu uno maestro che si chiamava Ser Lo, il quale insegnava loica e filosofia, e avea molti iscolari, intervenne che uno de’ suoi iscolari, tra gli altri, arguto e sottile in disputare, ma superbo e vizioso di sua vita, morì: e dopo alquanti dì, essendo il maestro levato di notte allo studio, questo iscolaro morto gli apparì; il quale il maestro riconoscendo, e non sanza paura, domandò quello che di lui era: rispose ch’era dannato. E domandandolo il maestro se le pene dello ’nferno erano gravi come si dicea; rispose, che infinitamente maggiori, e che colla lingua non si potrebbono contare, ma che gliene mostrerebbe alcuno segno. (…) E acciò che la mia venuta a te sia con alcuno utile ammaestramento di te, rendendoti di molti ammaestramenti che desti a me, porgimi la mano tua, bel maestro. La quale il maestro porgendo, lo scolaro iscosse il dito della sua mano ch’ardea, in su la palma del maestro, dove cadde una picciola gocciola di sudore e forò la mano dall’uno lato all’altro con molto dolore e pena, come fosse stata una saetta focosa et aguta. Ora hai il saggio delle pene dello ’nferno, disse lo scolaro; e urlando con dolorosi guai, sparì. Il maestro rimase con grande afflizione e tormento per la mano forata e arsa; né mai si trovò medicina che quella piaga guarisse, ma infino alla morte rimase così forata: donde molti presono utile ammaestramento di correzione. (…) ».

    Qui le tinte sono più forti; ma quell’ “Esiste esiste… ed è ogni giorno peggio“ del misterioso uomo grosso della MM è, forse, ancora più sconvolgente.

    27 Ottobre, 2008 - 16:43
  5. delvisibile

    Forse è meglio se inserisco una precisione. L’attentato ai militari e le sue vittime non c’entra, se non come le molte tragedie che accadono ogni giorno. Quell’uomo non è un fantasma, non è un morto che vaga come un vivo. Ma è uno vivo che vaga come se fosse morto. Solo che quando ormai lo hai già giudicato come un matto che ripete sempre le stesse cose, ecco che se ne esce con una frase finale lucidissima che ti apre tutta una vita. Quest’uomo grosso non ha nulla di misterioso, se non quella ferita che tutti ci possiamo portare dentro.

    27 Ottobre, 2008 - 17:55
  6. ignigo74

    Ma i matti non esistono: “da vicino nessuno è normale” (Franco basaglia)

    27 Ottobre, 2008 - 20:54
  7. Sumpontcura

    O.T. (dedicato, affettuosamente, a Ignigo74). E’ difficile da credere, ma non molti decenni fa i “classici” delle barzellette riguardavano – oltre che i soliti monelli (i “Pierini”) e i carabinieri – i portatori di handicap e i matti. “Mongoli” e manicomi: che risate!
    Poi è arrivato Basaglia e certa robaccia non ci fa più ridere, grazie a Dio. Ma la malattia mentale esiste, purtroppo, caro Ignigo: non c’è farsa, è tragedia, è sofferenza spesso intollerabile, ma i matti esistono e come!

    27 Ottobre, 2008 - 21:22
  8. Sumpontcura

    A Delvisibile:
    – “Quell’uomo non è un fantasma, non è un morto che vaga come un vivo. Ma è uno vivo che vaga come se fosse morto”. Mi pare molto ben detto: complimenti.
    – “Quest’uomo grosso non ha nulla di misterioso, se non quella ferita che tutti ci possiamo portare dentro”. E ti pare poco, come “mistero”? come “apparizione”? come “rivelazione”?

    27 Ottobre, 2008 - 21:28
  9. “da vicino nessuno è normale”

    28 Ottobre, 2008 - 5:07
  10. Clodine

    Io credo che l’umanità si stia incamminando verso l’autodistruzione: la maggior parte degli esseri umani è morta e non se n’è accorta: sta avvenendo una trasformazione senza precedenti, a mio avviso..Nel passato quando si era flagellati da pestilenze e carestie la morte era fisica, ma interiormente, forse a causa di questo limite tragico, la vita aveva la sua importanza: non c’erano denari né averi che potessero compensare al valore della vita, il fermento era tutto interiore, una ricerca incessante di Dio di Verità!
    Ora i valori si sono invertiti : negli ultimi cento anni con la sconfitta della maggior parte delle malattie e conseguente longevità si è perso il contatto con la realtà. L’umanità, ubriaca di quel benessere falso, effimero, ha dimenticato il fine ultimo… si è costruita gli idoli -denaro, potere, la bellezza quale obiettivo da raggiungere ad ogni costo- la morte prima ancora che fisica è divenuta animica, interiore, una putrefazione completa, totale. Perfino il cibo che mangiamo è frutto di marciume riciclato.
    La globalizzazione poi, ha finito per dare il colpo di grazia! La storia insegna -basti leggere la Bibbi per rendersene conto- con la distruzione della torre Dio ha volle che gli uomini fossero divisi per lingua, cultura, etnia, ciascuno secondo il luogo in cui nasce. Una sola lingua ci è consentito condividere: quella che viene dallo Spirito Santo della Pentecoste, quella dell’amore…nessuna Babele dunque nel pensiero di Dio. Ogni tentativo di globalizzazione, dall’impero romano fino alla follia nazista si è rivelato fallimentare. Non voglio fare la Cassandra, ma ditemi amici, secondo voi, a quale fine è destinata l’umanità? Ma non vedete in quale vicolo cieco si sta avviando il mondo? Questa recessione planetaria dove ci porterà ?….Me lo chiedo e..temo la risposta!

    28 Ottobre, 2008 - 8:09
  11. mattlar

    Clodine!
    L’umanità sarà animica… ma tu… vedo che sei piena di speranza eh?
    :-))))
    Coraggio!

    28 Ottobre, 2008 - 8:35
  12. Clodine

    Il capitolo 12 della Genesi si apre con il comando di Dio ad Abramo “Lech lechà”, “Vattene via…

    Si Mattlar …andiamo via, fuggiamo, andiamo “alla ricerca di noi stessi”. Proviamo a distaccarci dai preconcetti ereditati, dagli assiomi e dalle norme sociali e psicologiche non elaborate consapevolmente. “Andiamo dentro noi stessi”, ascoltiamo la voce che ci viene da dentro e non quella che proviene dall’esterno; soltanto attraverso questo processo Avràm, Abramo, diventa Avraham “padre di numerose genti” (Genesi 17; 5).

    Questa è l’unica speranza Mattlar. l’unica per restare VIVI.

    28 Ottobre, 2008 - 8:40
  13. Nino

    Ciao Clodine

    NIGER: SENTENZA STORICA, STATO CONDANNATO PER CASO DI SCHIAVITU’

    (ASCA-AFP) – Niamey, 27 ottobre – Sentenza storica in Niger, dove lo stato e’ stato condannato per un caso di schiavitu’.
    La Corte di Giustizia della Comunita’ economica degli stati occidentali africani (ECOWAS), con una sentenza storica che avra’ ripercussioni sull’intera regione, ha accolto il ricorso di Adidjatou Mani Koraou, una giovane 24enne, riconoscendola come ”vittima di schiavitu”’ ed ha condannato la Repubblica del Niger al risarcimento di 15 mila euro, per non aver agito dal punto di vista amministrativo e legale.La ragazza fu venduta 12 anni fa nel sud del paese per l’equivalente di 330 euro e nei dieci anni successivi e’ stata costretta ad effettuare lavori domestici ed agricoli, oltre a dove sottostare ai desideri sessuali del suo padrone, un uomo che aveva gia’ quattro mogli e sette ‘sadaka”, ovvero schiave sessuali.
    In dieci anni non e’ mai stata pagata per il suo lavoro ed ha vissuto in uno stato di completa sottomissione nei confronti del padrone e della sua famiglia.
    Nel Niger e’ in vigore dal 2003 una legge che prevede fino a 30 anni di prigione per chi pratica la schiavitu’, ma secondo le organizzazioni internazionali sono ancora oltre 40 mila le persone che vivono in queste condizioni nel paese.

    Purtroppo la tua analisi non fa una grinza, e come tu stessa intuisci la risposta sarebbe ovvia e scontata.

    Tuttavia in un mondo lontano e sconosciuto dove le regole scritte e imposte da pochi privilegiati e le condizioni di vita sono quelle della schiavitù la forza della speranza di una piccola donna oggetto vince su tutto. Mi pare una buona, un’ottima notizia che forse può cambiare il senso di quella risposta.

    28 Ottobre, 2008 - 8:47
  14. “La storia insegna -basti leggere la Bibbi per rendersene conto- con la distruzione della torre Dio ha volle”
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    Ciao Clo,
    nei limiti del possibile sto cercando di non entrare a discutere su affermazioni personali, che come tali sono soggettive e quindi non necessariamente discutibili.
    Ciascuno ha la sua libertà dal buon Dio, e quò pensare tranquillamente tutto quello che vuole.

    Relativamente all’affermazione di cui sopra,
    intervengo, come farebbero sicuramente altri.

    La Bibbia, non è un libro che vuole insegnare la storia.

    Rimango molto perplesso nel vedere come si usi dei libri della Bibbia.

    La Bibbia non è un manuale nè di storia, nè di morale, nè di scienza, nè di natura, nè di religione.
    E’ diverso ed è di più.
    Ma non è un manuale.

    Sulla Bibbia e sulla Parola di Dio, In questi giorni trascorsi, la rappresentanza dei vescovi dell’Orbe, ne hanno ampiamente parlato, rendendosi conto che c’è molta confusione sull’interpretazione della Parola di Dio e della Bibbia, e rappresentando, che soprattutto bisogna riprendere una evangelizzazione sulla Parola di Dio e sulla Bibbia, soprattutto verso il popolo cristiano.
    un saluto

    28 Ottobre, 2008 - 9:36
  15. “in quale vicolo cieco si sta avviando il mondo?”
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    Se così fosse il primo folle sarebbe Dio,
    che ha mandato il Suo Figlio a morire per noi uomini,
    lo ha mandato per la salvezza di tutti gli uomini,
    e dubito che il buon Dio faccia una cosa tanto enorme
    sapendo che non serve a nulla……
    Tutti gli uomini e le donne di tutte le epoche sono chiamati ad entrare nel Regno di Dio,
    e il limite temporale di questa storia d’amore, la conosce solo Lui,
    a noi non è dato sapere,
    se non per gli amici dello sposo di stare in attesa vigilanti.
    Null’altro.

    La speranza è che tutto troverà compimento in Cristo Gesù.

    Nel frattempo ho questa vita da vivere al meglio nella comunione dei santi che vivono su questa terra e di quelli che vivono già nella visione beatifica presso il Signore.

    Io sono chiamato personalmente, a realizzare nei limiti della mia storia, la volontà di Dio e realizzarla nella storia del presente, che tocca la mia persona, tutte le storie di questa terra, passate e future non possono distrarmi da questa chiamata.
    un saluto

    28 Ottobre, 2008 - 9:50
  16. come si collega il catastrofismo con la promessa di “ricapitolazione in Cristo di tutte le cose”?

    28 Ottobre, 2008 - 9:57
  17. Clodine

    Cristo da invisibile divenne visibile, da incomprensibile comprensibile, da impassibile passibile, da Verbo divenne uomo, ricapitolando tutto in se stesso, affinché come il Verbo di Dio ha il primato sugli esseri sopracelesti, spirituali e invisibili, allo stesso modo egli l’abbia sugli esseri visibili e corporei. Assumendo in sé questo primato egli attira tutto in sé” (Adversus haereses). Questo confluire di tutto l’essere in Cristo, centro del tempo e dello spazio, si compie progressivamente nella storia superando gli ostacoli, le resistenze del peccato e del Maligno.
    Cristo deve, quindi, cancellare l’opera di devastazione, le orribili idolatrie, le violenze e ogni peccato che l’uomo ribelle ha disseminato nella vicenda secolari dell’umanità e nell’orizzonte del creato…La stessa natura infatti, come è sottoposta al non senso, al degrado e alla devastazione provocata dal peccato, così partecipa alla gioia della liberazione.Quest’opera giungerà a pienezza nel compimento della storia, allorché – è Paolo a ricordarlo – “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28). L’ultima pagina dell’Apocalisse dipinge a vivi colori questa meta.

    Per i credenti

    28 Ottobre, 2008 - 13:38
  18. Clodine

    @ Matteo

    Io credo che la Scrittura già nelle prime pagine assegni all’uomo una responsabilità nei confronti del mondo: egli è chiamato ad essere il collaboratore di Dio, in questo contesto certo che la scrittura mi parla, parla all’uomo, a ciascuno uomo..e allora…che senso avrebbe!! Tra tutte le realtà del cristianesimo la Parola di Dio è la cosa più importante che ci sia stata trasmessa dall’atto VIVO della tradizione. Dalla scrittura apprendo che l’’uomo appare al sesto giorno, quando i giochi sono ancora aperti, proprio perché a lui spetta fare la sua parte. Dio affida, dunque, la realizzazione di un mondo buono e felice all’uomo; vuole essere la guida, indica la via e incoraggia a percorrerla, non è il despota che, seppur a fin di bene, paternalisticamente impone la propria volontà. Il compimento, quindi, non è opera della natura o del caso, ma della libertà, anzi di due libertà, una indefettibilmente buona e l’altra fallibile.

    28 Ottobre, 2008 - 14:01
  19. Il buon Dio si è messo a fare i conti non con l’uomo ideale perfetto, ma con questo uomo, fragile di terra, che nasce dalla terra, e porta in sè tutta la fragilità di un coccio, e che facilmente va in pezzi.
    Se Dio voleva una bella creazione che rispecchiasse la perfezione e l’aspirazione al massimo bene, non aveva bisogno di creare gli uomini, aveva già gli angeli e le altre creature celesti, che conoscono l’eterno e sommo bene, e sono in grado in perfetta libertà di scegliere. E anche tra quelle creature celesti, un mistero c’è, insondabile, inconoscibile, perchè anche nella libertà celeste qualcuno ha scelto diversamente da altri. Misterium fidei!
    Deve avere un gran senso dell’umorismo l’Onnipotente, se dopo l’esperienza avuta con la sua corte celeste…. ha deciso imperterrito di continuare nella sua opera creatrice, e ha posto davanti a se l’uomo, lo ha fatto poco meno degli angeli, ma ha dato ugualmente il più grande dono come a loro: la libertà. Si vede che proprio non ha paura della libertà altrui, sia degli angeli, sia degli uomini.
    Un Dio straordinario, forse folle?

    28 Ottobre, 2008 - 15:08
  20. Bellissimo post, e formidabile congiuntura “luigiesca” (il padrone di casa, “del visibile”, il sottoscritto) per rompere il mio silenzio di lettore affezionato.

    Parrebbe, il tutto, composto da un altro Luigi: il Santucci del “Mandragolo” o di “Come se”… “Un Dio che non lasci annegare i gatti? Dio è più grosso, ti scappa da tutte le parti, lui è d’accordo con quel gatto e con questa pioggia. E’ matto, non lo sai?”

    Un saluto

    28 Ottobre, 2008 - 22:46
  21. Luigi Accattoli

    Il mio benvenuto a Ludwik, che a lungo ha taciuto e infine ha parlato! E grazie anche di aver ricordato la cara ombra di Luigi Santucci.
    Nella disputa di teologia della storia che si è accesa poco sopra, io sto con Matteo e Ludwik: Dio è più grosso perchè non c’è nulla di più grosso dell’amore, Dio è libertà perchè l’amore è libertà, e Dio è matto perchè l’amore è follia.
    Quanto al destino dell’umanità e a questo nostro tempo sto con Mattlar: guardando indietro non vedo epoche felici e dunque “coraggio” con la nostra. Diamoci sotto. La partita è aperta. La decide la capacità di amare, nient’altro. E perchè mai la capacità di amare, che è Dio, oggi sarebbe in ribasso? A motivo della libertà? Ma anche la libertà viene da Dio. Dunque il gioco è ancora e tutto di chi voglia giocare. Cioè amare.

    28 Ottobre, 2008 - 23:53
  22. non il pio devozionismo,
    non le discussioni su quella o quell’altra categoria teologica,
    ma amare nella libertà, è la più grande sfida che Dio ha riposto, senza timore, nelle mani dell’uomo,
    facile a dirsi,
    ma la sfida è dura.
    Non amare a chiacchiere,
    amare il mio collega di lavoro, anche quando mi sta facendo le scarpe, amare mentre sto facendo chiarezza con con le persone con cui ho poca dimestichezza,
    amare il mio capo che ha deciso di disinteressarsi della situazione in cui versano i miei colleghi,
    non semplicemente amare chi mi ama o chi mi vuole bene,
    soprattutto amare le persone che incrociamo nell’indifferenza, ma anche amare il fratello che mi ha imbrogliato.
    Tutte le parole che mi spingono ad amare sono un grande incoraggiamento, ma accidenti che esercizio duro, duro come spesso sento il mio cuore.
    Attendo un po di follia dal buon Dio.

    29 Ottobre, 2008 - 0:32
  23. Clodine

    Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l`intelligenza degli intelligenti.
    Dov`è il sapiente? Dov`è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, e quello che nel mondo è ignobile e disprezzato, ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono.

    Queste pericopi la dicono lunga e dovrebbero indurci ad una meditazione… Io credo che il pensiero di Di0 non sia il nostro, né tantomeno le sue vie le nostre vie; Egli ha promesso che porterà a compimento il mondo e l’uomo, una promessa che gli uomini di tutti i tempi non hanno mai cessato di credere.

    Questa domanda dovremmo porcela tutti, tutti noi che siamo immersi in questa grande , sublime, ma insieme infinitamente crudele storia del mondo con le sue orribili catastrofi che hanno coinvolto intere popolazioni, assieme alla storia dell’umanità fatta di sangue, orrore, sudore, lacrime ed ogni sorta di tribolazioni, come direbbe Hegel, una storia di santi e di banditi, di sfruttatori e sfruttati.

    Se riflettiamo, cari amici, come non domandarci continuamente stupiti, quasi, e terrorizzati insieme: cos’è il’ “tutto”? Verso dove tende? Ci sarà il nulla oltre? Ciò che mi vado domandando troverà una risposta per cui la ragione possa esserne soddisfatta? Tutto ciò che amo: le persone, le idee, i progetti, il lavorare, il vivere , l’amare, i pensieri grandi e piccoli, l’arte, la musica, la scienza, tutto il mio credere..è destinato a finire nel nulla …assieme alle galassie e al cosmo intero -il che sarebbe una grande insensatezza- o c’è una alternativa? E quale sarà?

    L’unica alternativa seria -che la ragion pura non può dimostrare in quanto supera l’orizzonte dell’esperienza- è che il tutto tende verso quel fine ultimo, il fine di tutti i fini che noi chiamiamo Dio: appunto il Dio compimento della creazione e della storia .

    E’ qui che il nostro pensiero, troppo piccolo per essere quello di Dio, comincia a vacillare: non potrò dimostrare come un Dio creatore possa fare questo passo estremo: la fine, la ricapitolazione, che non può, e non sarà indolore!
    A questo punto, secondo il parere di Matteo e Luigi entra in gioco l’amore, quale forza irresistibile, e salvifica. Personalmente credo non basti , c’è una forza più grande, più forte dell’amore, l’unica che impedisce di vacillare, ed è la fede. Una fiducia in Dio illimitata, quell'”affidabilità”, che mi ha permesso credere nella Sua esistenza,la stessa che mi permetterà di accettere e di credere in quel Dio il quale, se è veramente DIO, il Dio che esiste, non è soltanto il Dio per ME, qui e ORA, oggi, ma è e sarà il mio Dio, dalla mia parte, per l’eternità…

    E’ la risposta, in un certo senso alla domanda di Maioba, il quale chiedeva se si potesse conciliare catastrofismo con la promessa ( ci ho pensato a lungo) .
    Grazie Maioba per avermi indotto alla riflessione, forse non condivisa, ma della quale sono convinta.

    29 Ottobre, 2008 - 13:31
  24. roberto 55

    Resto, in tutta sincerità, ammirato e, quasi, soggiogato dal dibattito accesosi in questo “post”: la sua profondità pare superarmi, lo dico davvero.
    Mi permetto solo una domanda, per la cara Clodine: ma quando, Clo, affermi – in queste ultime righe – che l’Amore non basta e che ci vuole anche la Fede, non ti sembra che anche la tua stessa Fede – per come la descrivi – sia risvolto dell’Amore ?
    O, forse, non ho capito nulla di ciò che volevi dire, Clo ?

    Buona notte a tutti !

    Roberto 55

    30 Ottobre, 2008 - 0:02
  25. Clodine

    Roberto55, la tua domanda è molto importante ed hai capito benissimo: tre sono le virtù che Dio ha infuse in noi: la Fede, la Speranza e la carità, le quali rendono le facoltà dell’uomo idonee alla partecipazione alla natura divina, informano e vivificano tutte le virtù morali.
    Benché, come direbbe Paolo, in Rm 1,17 delle tre la più importante è la carità in quanto senza di essa la fede non avrebbe la sua ragion d’essere (Gal 5,6).tuttavia è con la fede che « l’uomo si abbandona tutto a Dio liberamente ».. Per questo il credente cerca di conoscere e di fare la volontà di Dio perché « Il giusto vivrà mediante la fede ». Questo dono rimane in colui che non ha peccato contro di essa.Ma la stessa senza le opere è morta » (Gc 2,26). Le tre vivono in funzione l’una delle altre, mai slegate Ed è qui che la tua domanda Roberto si fa estremamente importante: a differenza delle altre due la fedesenza l’amore non potrebbe NULLA,non avrebbe alcun valore di per sé perché non unisce pienamente il fedele a Cristo e non ne fa un membro vivo del suo corpo, per cui la Fede postula e soggiace all’amore il quale tuttavia da solo non basterebbe…Il servizio e la testimonianza della fede sono indispensabili per la salvezza: « Chi […] mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli » (Mt 10,32-33).

    Grazie, sei grande Roberto55, ti abbraccio.

    30 Ottobre, 2008 - 1:47

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