Non lasciare solo chi non ha più nessuno

«L’importante è non lasciare solo chi non ha più nessuno»: lo dice Giovanna La Vecchia, romana, che si dedica all’assistenza degli anziani per “restituire” il bene ricevuto quando altri volontari l’aiutarono ad assistere la mamma colpita da Alzheimer. Racconto la sua parabola nella mia bacheca di Vino Nuovo.

15 Comments

  1. giosal

    Caro Luigi, un tempo conobbi due ragazzi, uno di tre o quattro anni più grande dell’altro. Erano vicini di casa.
    Il maggiore apparteneva a una famiglia normale. Il secondo era di una famiglia disgregata e povera, che viveva anche di furtarelli. Per tale ragione quel ragazzo era scansato da tutti e a volte, a torto o a ragione, era anche battuto.
    Un giorno lui, all’età di circa otto anni, rubò delle palline al più grande, che lo trovò sul fatto e lo picchiò. Lo picchiò forte, approfittando anche della sua maggiore età.
    Il tempo passò e i due ragazzi da adulti presero ognuno la propria via. A volte si rivedevano e si salutavano di lontano. Il più piccolo diventò un pescatore, ma era rimasto sempre solo. Poi un malaccio se lo prese, lui ancora giovane, e se lo portò via.
    Il tempo è passato e via via quella vicenda lontana mi è tornata alla mente per farmi vergognare. Perché mi mancò sempre il coraggio, lui ancora in vita, di andargli incontro e mettergli una mano sulla spalla per dirgli: quella volta sbagliai!

    16 Novembre, 2010 - 17:09
  2. discepolo

    L’importante è non lasciar solo chi non ha più nessuno
    già, avrebbero potuto metterlo nella lista dei “valori” sia di destra che di sinistra sia Fini che Bersani nella trasmissione di Fazio e Saviano.
    ma l'”onora il padre e la madre”non è fra i valori odierni come non lo è l’aiutare i malati e gli infermi…il soccorrere e onorare i deboli e gli anziani
    tra i valori che NON sono stati menzionati dai due leader :
    la fedeltà assoluta alla parola data,l’onore, la lealtà, lo spirito di sacrifico, il senso del dovere…, la riverenza verso gli anziani,,,
    forse nel Giappone dei samurai troveremmo ancora oggi questi valori, nell’ Italia cattolica sicuramente no….
    MC

    16 Novembre, 2010 - 17:17
  3. Luigi Accattoli

    Giosal grazie delle parole che hai scritto.

    16 Novembre, 2010 - 17:44
  4. Io, invece, ringrazio Giosal e te, Luigi, perchè fino ad oggi non sapevo quanto mi puoi comprendere e l’ho scoperto nelle ultime frasi del tuo articolo su Vino Nuovo.
    Un bacio ad entrambi per aver condiviso qualcosa di così importante e personale.

    16 Novembre, 2010 - 20:42
  5. Io vi ringrazio entrambi, Giosal e Luigi, per aver condiviso qualcosa di così importante e personale.Un bacio a tutti e due…

    (Ho scoperto dal tuo articolo su Vino Nuovo, Luigi, della tua comprensione nel diventare estranei per la propria madre.)

    16 Novembre, 2010 - 20:47
  6. Nino

    Luigi,
    la parabola che racconti è toccante e mi piacerebbe che parlasse anche agli scettici come MC. “forse nel Giappone dei samurai troveremmo ancora oggi questi valori, nell’ Italia cattolica sicuramente no….”

    Alla quale dico che a Roma, Messina, Napoli e Cosenza, per il momento, operano persone: padri di famiglia, mamme, nonne e nonni che dedicano parte del loro tempo a visitare i malati e le persone disagiate e sofferenti che non hanno nè parenti ne amici, ovvero che magari li hanno, ma che li hanno abbandonati al loro destino, ai carcerati e ai rifugiati, in silenzio e con discrezione offrendo una testimonianza di fraterna solidarietà umana gratuitamente a prescindere da razza, fede o religione.

    Qualora MC fosse interessata all’argomento sarò lieto di offrirle il supporto adeguato per importare a Milano questa esperienza di servizio.

    16 Novembre, 2010 - 21:09
  7. mattlar

    Giosal, veramente grazie del tuo bellissimo racconto. Tempo fa, per Per le vie del centro, dove lavoro, mi si è avvicinato un ragazzo della mia età (38) chiedendomi dei soldi. Lo riconobbi immediatamente dagli occhi: anche lui, come l’amico di Giosal, era cresciuto da bambino vicino a me, in una famiglia diversa, più ai margini; ha passato qualche anno in carcere; qualche anno nella tossicodipendenza; ma frequentavamo la stessa parrocchia e veniva a catechismo a casa mia, mentre ancora non c’era una chiesa di mattoni. Spesso eravamo noi le vittime delle sue aggressioni fisiche, che erano più una ribellione verso la vita che un odio personale; più il desiderio di vincere quella lotta contro la storia che lo ha messo dalla nascita nella condizione di chi perde e di chi è destinato a ricevere colpo su colpo. Ci siamo ritrovati nella lussuosa via del Babbuino, io in giacca e cravatta, lui a chiedere i soldi, con la promessa di usarli solo per un panino. Gli ho detto chi ero e ci siamo abbracciati. Non so se ha capito bene chi fossi, né ancora saprei dire quale fosse la cosa migliore da fare: dargli un contributo più sostanzioso, indirizzarlo da qualcuno (preti, comunità di accoglienza, alloggi), condividere con lui un panino. Posso solo raccontare lo smarrimento che provo nel sapere che alcune vite, partite sul binario sbagliato, molte volte non trovano gli appigli per uscirne. E molte volte, anche la nostra mano tesa non può che constatare un senso di impotenza difficile da descrivere.

    17 Novembre, 2010 - 11:57
  8. discepolo

    caro Nino ,un po’ di pietà per gli scettici come MC , ne hanno viste tante!
    Gli scettici come MC sentitamente ringraziano ma
    l'”esperienza di servizio “anche gli scettici come MC la fanno tutti i giorni, evidentemente non è una prerogativa dei non-scettici.!!!!!
    La mia migliore amica (atea) ha curato amorevolmente per quindici anni la madre malata di Alzheimer..abbandonata da tutto il resto della famiglia , dai cari fratelli in carriera (cattolici) che la volevano relegare in un istituto.
    Per questo ha dovuto lasciare gli studi universitari e non si è mai potuta laureare in veterinaria e fare la veterinaria come era il suo sogno.. adesso che ha la mia età ,non si è sposata , non ha una professione, sai la gente cosa le dice ? anche i cari fratelli cattolici che nel frattempo si sono sistemati? ? Ma tu hai fatto male , sei stata STUPIDA a sacrificarti per tua madre! tu dovevi vivere la TUA VITA! non è giusto sacrificarsi per gli altri!
    Per questo dico che lo “spirito di sacrificio ” è una roba da giappone dei samurai . Prova a parlare di spirito di sacrificio e senso del dovere a un assemblea e vedi quante pernacchie ti prendi!!!E non solo dagli scettici…
    Un caro saluto
    MC

    17 Novembre, 2010 - 12:30
  9. discepolo

    e per dirne un’altra:
    quanti ne conosco che hanno divorziato o si sono separati da un coniuge colpito da una grave malattia psichiatrica o fisica.. quanti dopo aver avuto un figlio disabile che hanno schiaffato in un istituto ….quanti auspicano la dolce morte a un congiunto , un padre , un nonno , che è diventato solo un peso !!!
    certo non si possono giudicare queste persone ..e io non le giudico bisognerebbe essere nei loro panni.!!!!.
    ma che mi si venga a dire che viviamo nel “migliore di mondi possibili” e che la maggior parte degli uomini , compresi i cattolici, non sono egoisti ma buoni ed altruisti e disposti a sacrificarsi , no , questo proprio non ci credo.. c’è un piccola parte di buoni ed altruisti, un’ enorme maggioranza (e mi ci metto anch’io) di egoisti e peccatori.. ma quello che è peggio è che tra i VALORI che vanno di moda oggi , tra i Valori in cui la gente almeno crede (anche se magari non riesce a metterlo in pratica)non c’è l’ombra di quello che un tempo si chiamava spirito di sacrificio…non c’è proprio nella lista !!!!
    MC

    17 Novembre, 2010 - 12:44
  10. Leonardo

    Detto sottovoce (perché qui si parla di cose serie), a me sembrerebbe che il problema sia quello di avere una ragione adeguata per compiere i sacrifici che la vita ci indica. Il sacrificio ha sempre, io crederei, un valore oggettivo, e Dio ne terrà conto: anche chi dà la vita per una causa che non lo merita, comunque ha dato la vita e penso che questo sia qualcosa, comunque. Una volta, poi, quando la società era un po’ meno anticristiana, molte persone assorbivano l’idea che, nella vita, i sacrifici quando toccano bisogna farli. E a chi la tocca la tocca. Si vedevano (e si vedono tuttora, sempre meno però) persone che si sottomettevano a sacrifici a volte durissimi e protratti lungamente nel tempo (vite intere, persino), così, senza fiatare, senza ribellarsi, accettandoli come “la parte che era toccata a loro”.
    C’è tanto merito, in questo, quale che si l’animo con cui ci si sacrifica, ma può esserci anche tanta opacità, tanta tristezza. Un sacrificio che non può rendere lieti, che è solo perdita e dolore.
    Forse la differenza può farla la grazia di comprendere che tutto è per Cristo e di Cristo, perché tutti i sacrifici sono assunti dal suo sacrificio.

    Già, ma se ormai ci siamo ridotti a non credere più che la Messa è il sacrificio di Cristo che avviene ora, se la Messa è fatta per lo più con l’idea che sia una nostra riunione più o meno festosa (e verbosa), come faremo ad imparare a sacrificarci?

    17 Novembre, 2010 - 14:08
  11. giosal

    Ti sono nel cuore, Principessa. Anch’io ho assistito, insieme a una mia sorella, mia madre negli ultimi anni. Ma ho avuto la fortuna, anche a differenza di Luigi, di averla sempre, o quasi, nelle sue normali facoltà mentali. Si è spenta come una candelina.

    Mattlar, io credo che la vita sia piena di questi casi. Soltanto che non li vediamo, chiusi come siamo nel nostro ego. E anche il caso che ho citato l’ho avvertito solo col passare del tempo.

    Trovo interessante lo scambio tra Nino e discepolo perché penso, anch’io, che il porgere la mano a una persona sola, tanto più se anziana, diventi quasi un obbligo nella nostra società sempre più gelida.
    Anni fa partecipai, con l’Auser delle mie parti, a una discussione sulla banca del tempo. Ma l’idea cadde perché la maggior parte delle persone dell’Associazione (anziane, naturalmente) si sentivano bene, sì, di venire a pomeriggi di ballo liscio, ma meno bene nel dedicare qualche ora al mese nell’assistenza ai più bisognosi. E tuttavia penso che bisogni insistere.
    Un caro saluto

    17 Novembre, 2010 - 21:10
  12. Mabuhay

    Ciao a tutti.
    A me piace molto la riflessione che Leonardo ha fatto, e che vorrei accostare alla “sentenza” citata da Luigi: “L’importante è non lasciare solo chi non ha più nessuno”. Questo e’ un principio umano, che ci definisce, e la cui perdita ci fa avvicinare sempre di piu’ agli animali. (Logico poi che l’aggettivo ‘cristiano’ messo vicino a questo principio offre una indiscutibile qualita’ che ne arricchisce sostanzialmente il significato. Almeno x chi ci crede).

    Bisogna continuare a lottare sul fatto che l’accettare il sacrificio, la sofferenza, la rinuncia come parte della vita porta alla gioia, alla soddisfazione, al “benessere” mio e degli altri. Anche se puo’ essere difficile, molte volte frustrante and…depressing, soprattutto quando si ha a che fare non solo con malattie, ma anche con poverta’ estreme, hopeless solitudini, ingiustizie mega=galattiche. E tu non puoi “fare” niente. Ma puoi stare li’, con loro. Puoi esserci. E aiutare anche loro ad ‘esserci’, ad essere Vivi. E io credo che il mondo sia ancora vivo anche per questo; anche grazie a queste persone.

    La via di Cristo non e’ la via della negazione della nostra umanita’ e dei nostri bisogni. Penso che Gesu’ Cristo ci abbia voluto insegnare/mostrare come essere “meglio” umani…anche con il sacrificio, la rinuncia, etc…fonte di vita e di gioia.

    P.S. Penso ai miei nipoti, ai nostri giovani…..spero di non aver parlato arabo!

    18 Novembre, 2010 - 5:14
  13. lycopodium

    Sto in ammirato silenzio di fronte ai vostri commenti (credo di aver attraversato e/o attraversare un pochino di vicende qui descritte).
    Grazie.

    18 Novembre, 2010 - 6:18
  14. Sono due giorni che apro e richiudo questo post.Due giorni che provo a mettere parole insieme e non ci riesco.Allora provo a scrivere così come sento:
    Discepolo MC ha perfettamente ragione.In uno dei suoi migliori contributi a questo blog ha messo in evidenza, senza fronzoli e lucidamente, quella che è la realtà tangibile per la maggioranza delle persone. Io mi trovo esattamente nella situazione che Discepolo MC descrive, con una famiglia che se ne è lavata le mani completamente della situazione e che, talvolta, pretende pure di aver ragione nonostante le loro mancanze. E’ vero, non tutti siamo uguali e sentiamo lo spirito di sacrificio con la stessa intensità, ma un minimo di rispetto – se non di affetto – a quelli che decidiamo di donare la vita per il benessere e l’assitenza altrui, forse sarebbe dovuto.
    Più di una volta ho riconosciuto a persone meritevoli che loro vivevano il Vangelo piuttosto che leggerlo o annunciarlo soltanto. Non mi metto nella categoria (ci mancherebbe altro!) ma di sicuro provo a mettere in pratica ogni giorno quanto mi è stato insegnato, specie da quella donna che ora non mi riconosce più, da quella mamma dolcissima che guarda al Crocifisso sempre con la stessa intensità, nonostante gli occhi e la mente persi in una dimensione inaccessibile dalla razionalità.

    E un grazie anche a Discepolo MC, che mi ha dato la possibilità di capire certe cose che accadono,e di praticare quel perdono così importante nella vita di ciascuno.

    18 Novembre, 2010 - 15:57
  15. roberto 55

    Bellissimo “post”.
    Anch’io, come Lyco, vi leggo in ammirato silenzio, ed anch’io, come (mi pare) anche Lyco, ho personalmente attraversato le vicende di cui si parla.

    Buona notte !

    Roberto 55

    19 Novembre, 2010 - 22:28

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