Nove giorni a Natale: aspetto il ritorno dei figli

Ho due figli a Parigi che tornano per Natale. Aspetto il loro ritorno: è la mia attesa più viva in questo momento. “L’uomo è vivo finchè attende” ha detto Benedetto all’inizio dell’Avvento (vedi post del 28 novembre). Nei nove giorni che ci separano dal Natale dirò qui, una al giorno, le mie attese.

6 Comments

  1. Francesco73

    Che bella idea questa della Novena. Complimenti.

    16 Dicembre, 2010 - 15:21
  2. elsa.F

    Jean Josipovici, che ci invita a coltivare e far crescere la particella divina che è dentro ognuno di noi scrive:

    “Beati coloro che coltivano la voluttà dell’attesa”.

    A volte però l’attesa diventa angoscia, penso ai miei figli quando tornano tardi la notte;

    Altre volte l’attesa si logora e rischia di trasformarsi in noia: duemila anni sono tanti!

    17 Dicembre, 2010 - 6:04
  3. Gerry

    Duemila anni sono tanti se la visione è … tolemaica. In una diversa prospettiva (meno antropocentrica e avente invece come punto di fuoco il singolo uomo concreto) sono ben poca cosa. Il computo del tempo è soprattutto quello del nostro tempo, il tempo della nostra vita, che non è una lunga ricapitolazione, ma un sempre nuovo iniziare, simile a molti ma identico a nessuno. Cristo viene presso ciascuno di noi personalmente, come personale e sempre nuovo è il nostro incontro con Lui e come personale per noi è la Croce che porta e su cui viene issato, oggi come ieri.
    I problemi della seconda attesa in questo nostro tempo di mezzo tra il Natale e la parusia non mi appassionano particolarmente: la nostra attesa vera è la vita che viviamo, che si fa attesa ogni qual volta cerchiamo di essere uomini nuovi. Maràna tha.

    17 Dicembre, 2010 - 9:05
  4. Luigi Accattoli

    Da una visitatrice che si firma Ombretta ricevo questo messaggio:
    E’ davvero una bella idea – quella esposta in questo post – perché rende merito dell’attesa ed ha i piedi per terra. So che sei creativo – Luigi – e mi complimento… poi ti emulo perché anch’io attendo i figli e un marito preso dai problemi dei suoi genitori… e quando non vado con lui, mentre aspetto a casa, prego perché i ragazzi realizzino il frutto del loro impegno e i miei suoceri si sentano coccolati affrontando al meglio possibile e giorno dopo giorno l’attesa dell’accettazione che è per me il miracolo primo e vero di fronte alla malattia. Auguri a te ed alla tua famiglia, ma anche agli amici di cui leggo i commenti nel tuo blog. Ombretta.

    17 Dicembre, 2010 - 19:32
  5. Luigi Accattoli

    Gerry: “I problemi della seconda attesa in questo nostro tempo di mezzo tra il Natale e la parusia non mi appassionano”. Io invece non trovo nulla di più appassionante. Le parole del Vangelo che mi calamitano di più sono queste, in Luca 21: “Alzatevi e levate il capo perchè la vostra liberazione è vicina“. Ma immagino che potremmo intenderci, Gerry. Le attese della vita come come segno e invocazione dell’attesa più grande. Può andare?

    17 Dicembre, 2010 - 21:06
  6. Gerry

    Caro Luigi, ti debbo una risposta, che non può essere che affermativa.
    Io volevo solo ribadire la validità dell’insegnamento paolino quando ricorda a tutti noi di vivere la nostra vita in Cristo lavorando e sporcandoci le mani, non di sospendere ogni cosa in attesa della seconda venuta del Signore, che verrà a giudicarci su quel che avremo fatto (aspettandoLo, certo, ma su quel che avremo fatto).
    Riguardo alla parusia, ti faccio parte di un mio piccolo segreto: quando a Messa ripeto “in attesa della Tua venuta” tra me e me soggiungo: “ultima”.

    20 Dicembre, 2010 - 16:37

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