Omosessualità: ci vorranno molti santi e molti secoli

19 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Fabrizio Sebastiani così scrive nel suo blog “Alexamenos” a conclusione della recensione che dedica al libretto delle parabole papali:

    Sulla questione omosessuale la chiesa arranca e rincorre il mondo soffrendo per una mancanza singolare: la mancanza di santi al riguardo. Già… perché i veri rivoluzionari della Chiesa non sono papi, discorsi o libri…. sono i santi. Sono loro che in modo del tutto originale e sempre «in tempi di crisi» hanno indicato la via, in un modo inatteso sempre nuovo eppure sempre antico radicando nel Vangelo la propria vita: è lo scriba per il regno dei cieli. La chiesa ha un disperato bisogno di santi omosessuali. Ora. Che però non si vedono all’orizzonte.
    Oppure, come sempre avviene, ve ne sono, ma brilleranno a tempo debito, dopo aver sofferto. Ecco perchè penso che la chiesa non debba sbilanciarsi in questo tema adesso: senza santi si finisce per andare dietro al mondo. E non è detto che la «questione omosessuale» non si sgonfi in futuro con un nulla di fatto dopo aver fatto tanto chiasso.
    Tutto questo disquisire sulla “dottrina” (sia a favore che contro quella diciamo tradizionale) mi puzza tanto di razionalismo, un po quello che intorpidiva le discussioni al tempo di Gesù (chi è il mio prossimo? È lecito dare il tributo a cesare?). Ho come l’impressione che la risposta si altrove, anche se non ne vedo ancora il guado.
    Certo tutto questo livello di discussione non può essere affrontato in un libro leggero e antologico come è «C’era un vecchio…», lo lascio quindi confinato a queste pagine come discussione generale.

    https://www.bzimage.it/blogwp/cera-un-vecchio-gesuita-furbaccione.html

    6 Agosto, 2019 - 9:58
  2. Luigi Accattoli

    Gianni Baget Bozzo: “Ci vuole molto tempo, e molti santi, per modificare un costume: ma è pensabile che anche la meditazione sulla condizione omosessuale ci conduca a comprendere meglio ciò che si deve intendere per legge nuova, legge della carità divina nella carità fraterna”. Articolo di Gianni Baget Bozzo pubblicato sul quotidiano “il Giorno” il 4 marzo 1978 con il titolo “Uno sbaglio di Dio?”.
    In quel testo – il terzo in ordine di tempo dei 14 da me rintracciati – don Gianni rispondeva alla domanda posta a un sacerdote da un giovane omosessuale: “Che cosa sono io, uno sbaglio di Dio?”. La risposta di Baget Bozzo era netta: “La condizione omosessuale non è uno sbaglio di Dio, ma un segno della sua presenza”. Articolata in riferimento al documento “Persona humana” di Paolo VI (1975): “Omosessualità e sodomia non sono la medesima realtà. La tradizione biblica ed ecclesiale ha condannato la seconda, ma non ha affrontato il delicato problema sollevato dalla prima. E’ per questo che il teologo si trova di fronte a un problema nuovo quando deve domandarsi quale sia l’intentio della Provvidenza divina nel far sì che esistano uomini e donne private della inclinazione sessuale che loro compete”. La ricerca dell’intentio divina sugli omosessuali è un momento della ricerca di una teologia dell’omosessualità da don Gianni sollecitata già nel 1976 con un intervento sulla rivista “Testimonianze”.
    Con l’articolo sul Giorno Baget Bozzo sollecitava da parte della Chiesa “uno sguardo di carità e di amore” sulla condizione omosessuale, come capitolo del più ampio “ritorno a quel senso della morale come guida spirituale, anima per anima, caso per caso, che è all’origine della pastorale cristiana”.

    6 Agosto, 2019 - 10:13
  3. Luigi Accattoli

    Mia spinta ai visitatori. “Ci vuole molto tempo e molti santi” scriveva don Gianni quattro decenni addietro perchè gli omosessuali trovino casa nella Chiesa. “Abbiamo bisogno di santi omosessuali” scrive oggi Fabrizio Sebastiani perchè quell’accasamento risulti soddisfacente. Chiedo ai visitatori di misurarsi con la domanda se ci siano, dove siano, che cosa attestino e che parole dicano i santi omosessuali. Sviluppando uno spunto che è nel testo di Sebastiani, io penso che ci siano ma che siamo impediti di vederli da antichi e nuovi paraocchi. Ne segnalo due: quello antico della caccia al sodomita, che veniva mandato al rogo; quello nuovo che postula come necessaria, e quasi previa, l’accettazione del matrimonio omosessuale.
    Il mio è un invito a segnalare testimonianze di santità omosessuale. I santi ci sono ovunque si celebri l’Eucarestia. A celebrarla sempre vi sono stati e vi sono omosessuali. Dobbiamo solo imparare a vederli.

    6 Agosto, 2019 - 10:35
  4. Luigi Accattoli

    Schegge. Nel post dicevo che la santità degli omosessuali è argomento scheggiatissimo: ti puoi far male a maneggiarlo.

    6 Agosto, 2019 - 10:59
  5. faber

    Ciao Luigi, grazie delle tue osservazioni. Riguardo i santi omosessuali: non sarà facile trovarne come invece lo è stato per “fatti di vangelo”, qui il campo si fa ben più ristretto, e poi è probabile che di molti di essi non si sa pubblicamente che lo siano.
    Dunque quando diciamo “santi omosessuali” intendiamo persone che ammettono pubblicamente tanto la propria omosessualità quanto praticano la testimonianza cristiana. Non credi sia facile trovarne. Di volti noti, giusto perchè ha scritto un libero best seller che tra l’altro ho letto “omosessualità controcorrente” (pochissime agili pagine) è Philippe Ariño. Quello che mi ha colpito di questo ragazzo è la gioia e la positività che trasmette sia dalle foto che si trovano online sia nel libro: un chiaro segno non dico di santità che forse è una parola grossa se intesa nel senso canonico (e poi si sa bisogna prima morire… :)) ma comunque è un chiaro segno dello spirito: sono infatti questi i doni che da lo Spirito e se non ne vediamo neanche uno… beh uno può chiamarsi anche con il nome dei teologi più famoso, la firma più vezzeggiata… ma non è una testimonianza.
    Quando vediamo persone arrabbiate con il mondo, incavolate, cupe etc… anche se argomentano con sagacia, beh quelle di sicuro non sono toccate dallo Spirito.
    – Fabrizio Sebastiani

    6 Agosto, 2019 - 21:54
  6. Paolo Cardoni

    Provo a dare un mio piccolissimo contributo anche se forse non è proprio quanto richiesto. Cercherò di sintetizzare al massimo.
    A mio avviso vanno posti in evidenza e chiariti due aspetti che possiamo ritrovare anche nel problema dei divorziati risposati.
    Un aspetto riguarda lo stato redentivo/provvidenziale di questo mondo e uno l’aspetto del rapporto sessuale di coppia.
    Il primo aspetto va affrontato rispondendo alla domanda: questo mondo è in mano a Dio o ancora al “principe di questo mondo”? In altre parole tutto è sotto l’amore provvidenziale di Dio oppure no?
    Quando Gesù risponde ai farisei riguardo al libello di ripudio istituito da Mosè dice che era stato fatto per la “durezza del vostro cuore”. La durezza del cuore può essere anche intesa come l’incapacità per l’essere umano di liberarsi dalla schiavitù del peccato. La durezza del cuore è la condizione di vita dopo il peccato originale. Se fossimo vissuti nel Regno di Dio il problema non ci sarebbe stato. Ma non viviamo nel Regno di Dio e la rottura di una unione sponsale è sbagliata ma possibile e per misericordia va compresa. L’altro aspetto, quello del rapporto sessuale, è la discriminante, di fatto, dell’accesso all’Eucaristia. Se non sbaglio la coppia etero che convive stabilmente e la coppia di divorziati risposati si trovano nella stessa condizione oggettiva. La condizione omosessuale penso possa trovarsi nella stessa situazione. Se vivessimo nel Regno di Dio, cioè come “angeli nel cielo”, non prendendo né moglie né marito, il fatto semplicemente non sussisterebbe. Ma viviamo in un mondo non più conforme al progetto originario e il male e la corruzione ancora sovrastano l’umanità. L’omosessualità quindi, pur non facente parte, probabilmente, del disegno originario non può essere sempre e totalmente imputata alla sola volontà umana che si trova coinvolta, suo malgrado, in una condizione non voluta. Il passo successo chiesto da Gesù è essere “eunuchi per il Regno dei Cieli”. Questa richiesta porta chi l’accoglie a cercare di vivere “come se” si fosse nel Regno dei Cieli ma è, ovviamente, una scelta celibataria volontaria. Secondo le norme canoniche, però, l’unica modalità per accedere al sacramento dell’Eucaristia e poter avere una vita sessuale attiva è solo attraverso il sacramento del matrimonio che essendo, appunto, sacramento diventa vincolante eternamente perché, giustamente, il sacramento è un modo per testimoniare al mondo il Regno dei Cieli. Il problema grave, e al momento insormontabile, è che il matrimonio come sacramento è l’unica opzione possibile per tutti i battezzati. Servirebbe la possibilità di vivere l’amore coniugale (e quindi anche omosessuale) con tutta la serietà, l’impegno, la coerenza, il servizio e il sacrificio reciproco senza erigerlo da subito a sacramento. Il confronto andrebbe fatto con le altre confessioni cristiane e anche con il mondo ebraico con cui condividiamo buona parte della sacra scrittura e soprattutto il libro della Genesi da cui tutto nasce. Ovviamente la cosa è più complessa di come l’ho descritta ma spero di aver reso l’idea del mio pensiero. Un caro saluto a tutti.

    6 Agosto, 2019 - 21:58
  7. faber

    … infine sulle osservazioni di Bozzo: ho letto l’articolo su ilregno.it : molte affermazioni mi paiono decisamente problematiche: prima ancora che sul piano cristiano, sul piano proprio logico. Spero di poterne scrivere in modo approfondito prossimamente. A presto.

    6 Agosto, 2019 - 22:13
  8. Luigi Accattoli

    Da visitatrice che non firma ricevo questo messaggio:

    Caro Luigi, è sempre scottante il tema della omosessualità, e lo sarà per molto tempo ancora. Neanche ci provo a immaginare l’estensione temporale.
    Che ci siano dei santi fra gli omosessuali non ci può essere il minimo dubbio. Non fosse altro per il fatto che sempre hanno dovuto sopportare con infinita pazienza le cattiverie dei benpensanti nei loro confronti. Ma anche per i disagi, per le sofferenze, dovuti al sentirsi “diversi” rispetto ai cosiddetti “normali”.
    Che poi sono tutte da vedersi la normalità e la diversità.
    Ho avuto un alunno omosessuale, che veniva preso di mira dai suoi coetanei, e ne soffriva terribilmente.
    Ho conosciuto da vicino un altro giovane omosex, che fin dalla scuola media era oggetto di scherno da parte di un prof. e dei suoi compagni. Si confidava con me e si chiedeva: “devo forse uccidermi perché sono così?” Questa persona, oggi adulta (55 anni) aiuta in modo stupefacente e scrupoloso alcune persone ammalate di Alzheimer che hanno bisogno di essere assistite in tutto e per tutto. Sembra quasi una missione la sua.
    Ti chiedo, Luigi: non c’è forse santità in questo modo di condurre la propria esistenza?
    Certo però che non vedremo mai, ne sono sicura, degli omosessuali, riconosciuti come tali, santificati dalla Chiesa.
    Trovo sacrosante tutte le parole di Gianni Baget Bozzo su questo scabroso argomento. Tra l’altro, a dirla tutta, a me lui dava la sensazione di esserlo, omosessuale. Ci sono, a me pare, degli atteggiamenti tipici di queste persone. Potrei sbagliarmi, però. Ma non è questo il punto.
    La Chiesa, a mio parere, in generale ha sbagliato non poco nei confronti degli omosessuali. Anche il card. Martini lo ha ammesso, del resto. Non è detto, inoltre, che tutti i preti omosessuali abbiano avuto delle relazioni intime con altri. Non sono forse tenuti alla castità TUTTI i presbiteri e i religiosi? Anche se poi sappiamo quanti scandali sono venuti in superficie.
    Impedire agli omosessuali di accedere al sacerdozio, se lo desiderano, è uno sbaglio grande, a mio avviso. Ricordo ancora la lettera di un omosessuale, inviata ad un quotidiano, in cui si leggevano lo smarrimento, la delusione, la tristezza grande di una persona che aveva vocazione sacerdotale, ma gli era stato impedito di appagare quel desiderio.
    Il discorso potrebbe essere assai lungo, ma chiudo qui. Mi scuso per la lunghezza della lettera. Un caro saluto, Luigi.

    7 Agosto, 2019 - 9:19
  9. Beppe Zezza

    Grazie anche a un continuo insistere su questo tema, nel pensiero comune la “omosessualità” viene fatta rientrare nella categoria dello “essere” e non dello “avere”.
    In altri termini secondo il pensiero comune si È o omosessuali o eterosessuali ( come si ha la pelle bianca o la pelle nera ) e non invece si HANNO tendenze omosessuali. Nella istruzione sul discernimento ecc è scritto “non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay”
    Mentre i dicorsi relativi alla “pratica” della omosessualità e all’adesione intellettuale alla “cultura gay” sono ben chiari e comprensibili alla luce del Magistero costante dell Chiesa, rimane un po’ oscuro cosa siano le “tendenze omosessuali profondamente radicate” e come questo radicamento profondo possa essere valutato.
    È chiarissimo, a mio parere, come un individuo che ha tendenze omosessuali possa essere santo, perfino quando nel suo cammino esistenziale ci siano delle “cadute” anche frequenti. Ma altro è “cadere” altro è affermare che non si tratta di “cadute” ma di “normalità”. Altro è affermare che non c’è possibilità di castità e altro è affermare che c’è un cammino che è necessario intraprendere.

    7 Agosto, 2019 - 19:19
  10. picchio

    E’ evidente anche secondo gli studi scientifici che si è etero o omo, come si è bianchi o neri.. Non si è etero con tendenze omosessuali..
    L’istruzione del vaticano del 2005, poi ribadita nel 2016 è una bella arrampicata sugli specchi. Non avessero voluto preti gay non aveano che da scrivere ” non dsi accetteranno seminaristi omosessuali “. PUNTO. Ma questo non possono e non vogliono dirlo perchè si sono infilati nel corso dei secoli in un cul de sac riguardo all’omosessualità e quindi parlano di tendenze più o meno (??) radicate cosa che giustamente fa sorridere chiunque…

    8 Agosto, 2019 - 1:03
  11. picchio

    dimenticato
    Cristina Vicquery

    8 Agosto, 2019 - 1:04
  12. Beppe Zezza

    Mi dispiace dover contraddire Picchio ma questi studi scientifici semplicemente non ci sono! Nonostante i moli tentativi nessuno ha dimostrato che le tendenze omosessuali abbiano origine genetica o che si sia omossessuali dalla nascita.
    È precisamente quello che si vuol far credere e che è entrato nella viisione comune.

    8 Agosto, 2019 - 14:03
  13. roberto 55

    Mah ! Io credo che abbia ragione Cristina.
    Per il resto, bel “post” (complimenti, Luigi !) ed ottimi interventi (grazie a tutti: è stato stimolantissimo leggervi), ma la domanda – forse, se non m’è sfuggito, non adeguatamente esplicitata – è: si può essere Santi (pur) essendo (anche) omosessuali ? La Santità è compatibile con l’omosessualità ?
    Io credo di si, e, dunque, mi chiedo come mai nessun Santo è risultato, ad oggi (e salvo errori ed omissioni) omosessuale ?
    Si, Gianni Baget Bozzo aveva colto nel segno: c’è bisogno di Santi omosessuali.
    Buona notte a tutti.

    Roberto Caligaris

    8 Agosto, 2019 - 23:54
  14. faber

    @visitatrice che non firma: non concordo su l’idea di santità proposta. Il santo cristiano non è solo colui che soffre ingiustamente, è invece colui che vive questa sofferenze cristificandosi, cioè incarnando cristo. Non solo: egli cristifica anche il mondo, come Gesù. Spesso il santo non solo vive la santità privatamente, ma è un lume, una via, un esempio per gli altri. Il santo testimonia ed è un segno del Regno di Dio, un segno di Speranza per un mondo migliore, un segno di contraddizione. Il santo è sempre fecondo: traduce il male in luminosa gioia per gli altri, suscitando ammirazione e stupore.

    Spesso parliamo di “croce” come sofferenza: certo molti omosessuali vivono questa croce, ma attenzione, la “croce cristiana propriamente detta” è un’altra cosa; non è solo sofferenza, è sofferenza trasfigurata in Cristo che anticipa e annuncia il Regno di Dio. Senza questa trasfigurazione la sofferenza rischia di essere masochismo o moralismo: diventa senza Speranza.
    Questo lo può fare solo un sofferente, omosessuale o meno, che vive profondamente Cristo. E non un sofferente qualunque, anche se per cause ingiuste.
    Altrimenti non ci sarebbe differenza fra Santo e Vittima.

    La Chiesa ha omesso, questo si, nei confronti degli omosessuali, di applicare sia la dottrina che la fede che dice di professare. Ma questo credo proprio causato da un “salto” necessario che solo i santi sapranno creare. Solo lo Spirito Vivifica, la lettera uccide.

    @Beppe Zezza: anche io avrei voluto parlare della questione ESSERE omosessuale in confronto a AVERE tendenze: è un discorso complesso che hai sintetizzato e che non volevo affrontare per sintesi, ma lo condivido pienamente. In effetti lo stesso Philippe Arino da me sopra citato parla proprio di questo nel suo libro.

    Concordo anche circa la debolezza degli “studi scientifici” che tanta risonanza hanno nei media, ma poca sostanza in ambiente scientifico.

    Credo che per argomentare bene la questione non mi basta un commento, dovrò farci un post, magari nel mio blog, spero nei prossimi giorni.

    @roberto55: che sia possibile esserlo non lo credi tu, ma lo crede la Chiesa e lo ha sempre ribadito. Io non sono sicuro che l’idea di santo che aveva in mente Bozzo sia lo stesso del mio… comunque l’affermazione in se è più che corretta e negarla vuol dire negare un pezzone di cristianesimo.

    Fabrizio Sebastiani

    9 Agosto, 2019 - 16:40
  15. Luigi Accattoli

    Dalla visitatrice che non firma ricevo un nuovo messaggio di risposta a Fabrizio Sebastiani, che riproduco parzialmente:

    Io so, e ne sono profondamente convinta, che l’amore per gli altri testimonia in modo vivo Gesù Cristo e il suo messaggio evangelico. Anche se chi lo esprime non conosce Gesù Cristo o lo conosce solo di scorcio o per sentito dire.
    L’amore è l’Essenza di Dio; lo ha rivelato Gesù Cristo pienamente, ma anche altri esseri umani lo hanno fatto e lo fanno tuttora pur essendo di religione diversa da quella cristiana. Un nome importante per tutti: il mahatma Gandhi. Ma potrei farne diversi altri di nomi eccellenti che hanno evidenziato “santità” al di fuori degli schemi classici della nostra religione.
    Per non parlare poi delle tantissime persone anonime che amando i fratelli della grande famiglia umana, senza portare ETICHETTE, sono feconde di “luminosa gioia” per gli altri. Aiutano a vivere, portando sollievo ai sofferenti. Non cercano ammirazione e stupore, e tuttavia spesso vengono ammirati. Dove si alimenta la Vita, lì c’è Dio.
    Infatti io ho portato come esempio un omosessuale che “aiuta in modo STUPEFACENTE (che “suscita stupore”, per riprendere le sue parole) e scrupoloso alcune persone ammalate di Alzheimer che hanno bisogno di essere assistite in tutto e per tutto.”
    Lei crede forse che costoro non siano un segno vivo di Speranza per un mondo migliore? Che non siano un esempio per chi li conosce? Oppure crede che il Regno di Dio venga “cristificato” solo dai cristiani?
    Lo Spirito divino è presente in OGNI essere umano; si tratta di vivificarlo e di lasciarsi guidare da LUI.
    Per me il Cristo è presente in qualsiasi persona manifesti amore disinteressato per gli altri; anche con piccoli segni. Non è l’appartenenza religiosa a porre l’aureola di santità sulla testa di una persona. Di questo sono sicura. Lo sento nella profondità della mia coscienza che è così.
    Quanto al discorso sulla sofferenza, non io di certo identifico la sofferenza con la croce. E non dico neanche che la sofferenza sia il lasciapassare necessario per la cosiddetta santità. Dico però che la sofferenza, di qualsiasi genere, è il naturale viatico per essere accolti nell’abbraccio del Padre. Egli che asciugherà le lacrime di chi ha tanto sofferto nella vita terrena.
    Anche perché Dio ha le stesse lacrime di chi piange.
    Non c’è bisogno della croce, reale o metaforica, per “trasfigurare” le sofferenze in Cristo. Gesù ha accolto in sé, ovvero nella sua Persona, nel momento della Sua Passione, tutti i sofferenti del mondo. Lo ha fatto in nome dell’ Amore. Quando si riuscirà a capire questo?
    Il cristianesimo doloristico ha fatto il suo tempo, ormai. E meno male.
    Solo l’AMORE, con o senza croce, crea il Regno di Dio.
    Diffondiamo l’AMORE e contribuiremo a creare il Regno.

    10 Agosto, 2019 - 21:14
  16. Luigi Accattoli

    Editore cercasi. Segnalo ai visitatori che hanno espresso simpatia, curiosità, riserve sui testi da me richiamati di don Gianni Baget Bozzo sull’omosessualità – e ciò è avvenuto sia nel blog sia per posta elettronica – che mi riprometto di far conoscere per intero quei testi, che sono 14. Ripeto – come avevo già detto nel terzo commento al post del 24 luglio – che a tale scopo sto cercando un editore. Fino a ora ho avuto risposta negativa da due editori. Chi conoscesse una casa editrice interessata a una tale uscita me lo segnali.

    La rivista “Il Regno” ha pubblicato un mio piccolo studio con il titolo “Baget che anticipa Francesco sull’omosessualità. Un lascito inesplorato a dieci anni dalla morte”. Può essere letto qui:
    http://www.ilregno.it/attualita/2019/14/baget-che-anticipa-francesco-luigi-accattoli?utm_source=newsletter-mensile&utm_medium=email&utm_campaign=201914

    10 Agosto, 2019 - 21:35
  17. Beppe Zezza

    Tutti questi nostri discorsi hanno un limite costituiro dal fatto che non diamo lo stesso significato ai termini che utilizziamo.
    Cosa significa “essere santo”?
    Se per “santo” si intende : “dichiarato tale dalla Chiesa Cattolica”, la domanda è abbastanza chiara.
    La risposta invece non potrà essere chiara se non si chiarisce cosa si intenda per “un omosessuale”. Se si intende “uno che pratica là omosessualità” o che “sostiene la cultura gay” , la risposta alla domanda e’ chiara: NO. “Sic rebus stantibus” .
    Se invece si intende invece “uno che ha inclinazioni omosessuali” ( alle quali può anche avere, in una fase della vita, ceduto ) la risposta è SI ( e chissà se non ce ne è già qualcuno tra i santi del calendario – perché in altri tempi non si dava alle “inclinazioni sessuali” l’importanza che le si attribuisce adesso )
    Se per “santo” invece si intende “persona buona” o “che ama”, ebbene lì siamo in un campo nel quale nessuno può dire niente, per il solo motivo che lereali motivazioni delle azioni saranno manifeste solo alla dine dei tempi. OGgi le conosce solo Dio.

    10 Agosto, 2019 - 23:15
  18. Paolo Cardoni

    Mi ritrovo in tutto nelle parole della “visitatrice che non si firma”.
    Quinzio scriveva che “la salvezza non è in rapporto alla colpa ma al dolore” quindi anche la santità. Che poi ci siano persone il cui esempio di vita può essere di aiuto a qualcuno e che definiamo “Santi” è un aspetto della fede ma non credo il più importante. Alla luce anche di altri interventi quindi credo che più che di Santi ci sia bisogno di Profeti.
    Vorrei anche condividere una citazione di B. Fondane in cui la parola “giudaismo” può tranquillamente essere sostituita con “cristianesimo”:
    “E’ tempo di restituire la morale autonoma a coloro che l’hanno inventata, e senza la minima esitazione. Solo così il giudaismo potrà ritrovare se stesso. E, se non si ha proprio voglia di tornare alla Bibbia – sorpassando la ragione, la scienza e il progresso – sarebbe tempo di riconoscere, onestamente, che non siamo più che una forma svuotata di contenuto, dei ripetitori semmai di Aristotele ma niente affatto dei profeti!…”

    12 Agosto, 2019 - 15:01
  19. Clodine-Claudia Leo

    Chi sono i santi, si chiede Beppe…ehh…chi sono i santi..i santi, secondo me, sono tutti coloro i quali, posti in questo mondo dal Signore, probabilmente in virtù di una potente illuminazione o per una speciale mozione dello Spirito Santo sono resi capaci di ricomporre le lacerazioni, le frammentazioni tipiche della stessa umana natura, ivi compreso l’Ego e tutto il serraglio di bestie che porta seco : le ingabbia senza mai più sentirne la eco. In tal guisa queste donne , uomini , fanciulli speciali diventano in Cristo Signore veri operatori di Grazia e Verità..

    Questi per me sono i Santi ,rispetto ai quali ogni tentativo di infilarli in situazioni ambigue crolla miseramente perché non sono loro che vivono ma Cristo vive in loro. A domanda sé un sacerdote benché si sforzi di non palesare le proprie inclinazioni omosessuali possa aspirare alla santità, beh , la questione non verte, credo, se palesare o nascondere,temo che il problema sia a monte. Potrà anche averne il desiderio ardente, ma non basta un mero desiderio di santità…
    Oggi sembrerebbe andar di moda la gravissima tentazione di non considerare che l’amore del sacerdote non può essere equiparato a quello del fedele laico per una ragione di sostanza. Esempio: tra l’amare il povero da sacerdote e amarlo da laico vi è una differenza così abissale per quanto inafferrabile, Il fedele laico ama il povero donando le cose della terra il sacerdote, oltre la misericordia corporale nutre e veste di Cristo, verità, grazia, vita eterna. Ecco perché la differenza è di “sostanza” , una sostanza che preclude al regno del dominio, della brama, del sesso che non rientra nell’aveo dell’ amore , specie se omosessuale. Solo nella misura in cui il sacerdote si distacca dagli istinti e riesce con l’aiuto di Dio a ricomporli in sé e aiutare i fratelli a ricomporli può dirsi sulla via della santità…

    Tutti siamo chiamati alla santità, ma il presbitero deve averla come meta, come obiettivo. Il detto : “fa quello che il prete dice non quello che il prete fa” l’ho sempre seguito: quello che il prete fa, a me non interessa, ci penserà l’ Onnipotente a giudicarlo, in separata sede…e senza sconti….

    15 Agosto, 2019 - 22:26

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