Padre Pio nella pandemia delle “febbri spagnole”

Padre Pio fece la Spagnola: a tre riprese fu costretto a letto dalla febbre tra il settembre e il dicembre del 1918. Quel virus micidiale a San Giovanni Rotondo – che aveva allora diecimila abitanti – fece 330 morti. A Pietrelcina, dove Padre Pio era nato, morirono anche una sorella di nome Felicita – di 29 anni – e un bimbo di questa che aveva quattro anni e si chiamava Pellegrino. Stefano Campanella, cultore della storia del santo, ha appena pubblicato un libretto intitolato “La pandemia di Padre Pio”, ricco di informazioni e interessante per il paragone tra il dramma pandemico che viviamo oggi e quello che fu vissuto allora, ma anche per lo spirito cristiano con cui lo visse il cappuccino con le stimmate. Nei commenti alcuni spunti che prendo dal volumetto.

13 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Stefano Campanella
    LA PANDEMIA DI PADRE PIO DISCEPOLO DELL’ADDOLORATA
    San Paolo Editore – gennaio 2021
    pp. 96 – 7,90 €

    28 Gennaio, 2021 - 9:27
  2. Luigi Accattoli

    Aveva 31 anni. Quand’è a letto per la Spagnola Padre Pio ha 31 anni. Siamo sul finire della guerra ma il nostro frate non è al fronte perché “riformato” per una congenita debolezza polmonare: “broncoalveolite doppia”. In una lettera del 17 ottobre 1918 racconta al direttore spirituale la condizione di “impotenza assoluta” alla quale l’avevano portato le “febbri spagnuole, che anche qui fa strage di morti”. Quando, a causa del virus H1N1, muoiono a Pietrelcina la sorella e il nipotino, a tre giorni di distanza l’uno dall’altra, Pio non è in grado di andare a fare visita alla famiglia Forgione trovandosi a letto con la febbre e del resto nel piccolo borgo non si possono svolgere i due funerali: proprio come è avvenuto la primavera scorsa, anche allora la celebrazione delle esequie era stata sospesa e le casse con i morti venivano portate dalle case “direttamente al cimitero sul carretto disinfettato per paura del contagio”.

    28 Gennaio, 2021 - 9:28
  3. Luigi Accattoli

    Non prega per sé. L’autore del libretto ci informa sul modo di pregare che ha Padre Pio nel mezzo di quel dramma: “elemosina” preghiere per la propria famiglia ma non prega per sè, come confida a un confratello: «Ho fatto un voto al Signore di non pregare mai per me, di non chiedere mai nulla, ma di pregare solo per gli altri». Sulla “prova” della pandemia, come su ogni altra “sofferenza” della vita “per quanto basso ne sia il motivo”, ha parole che suonano a un tempo antiche e attuali. Così scrive a Margherita Tresca, “figlia spirituale” vicina a entrare nel monastero romano delle Brigidine: «Soffri, ma rassegnata, perché la sofferenza non è voluta da Dio se non per la sua gloria e per il tuo bene: soffri, ma non temere perché la sofferenza non è castigo di Dio, sibbene un parto di amore che vuole renderti simile al Figlio suo: soffri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te e con te e ti va associando nella sua passione e tu in qualità di vittima devi pei fratelli quello che ancor manca alla passione di Gesù Cristo».
    Essendo Padre Pio abitualmente sospettato di aver professato una spiritualità doloristica lontana dalla sensibilità dell’uomo d’oggi, segnalo in questo testo le espressioni: “la sofferenza non è voluta da Dio”, “non è castigo di Dio”, “Gesù stesso soffre in te”. Per intenderci in breve: sono parole che ritroviamo ogni mercoledì nelle catechesi di Papa Francesco.

    28 Gennaio, 2021 - 9:29
  4. Luigi Accattoli

    Dall’arcivescovo Moscone. Approfitto di questo richiamo a Padre Pio per segnalare un’ottima “supplica” al santo con le stimmate proposta ai suoi devoti dall’arcivescovo Franco MOSCONE, somasco, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e Direttore Generale dei Gruppi di Preghiera Padre Pio:

    SUPPLICA A PADRE PIO IN TEMPO DI CORONAVIRUS
    http://www.operapadrepio.it/gruppidipreghiera/wp-content/uploads/2020/03/supplica.pdf

    28 Gennaio, 2021 - 9:29
  5. maria cristina venturi

    “Soffri ma rassegnata”, dice Padre Pio. La “cristiana rassegnazione” con cui un tempo ( sembra tanto tempo fa)le madri, le famiglie cristiane affrontavano le disgrazie, le malattie, i lutti, persino le perdite dei figli da bambini, e tutte le sofferenze e le disgrazie che costellano la vita,non era una virtu’passiva ma attiva . Si doveva sforzarsi ed essere coraggiosi per entrare nel significato di questa “cristiana rassegnazione”. Quanti “santi e sante della porta accanto” hanno vissuto cosi’, ignorati dagli uomini ma conosciuti da Dio!
    In questo possiamo dire di vivere in una societa’di fatto post -cristiana.
    Padre Pio oggi , coi suoi consigli , “tu in qualita’di vittima devi pei fratelli quello che ancora manca alla passione di Gesu'” , non credo sarebbe ben accetto, .
    Piuttosto si insegna a lottare, ribellarsi, a non accettare fino alla fine, persino a portare rancore a Dio ” Come hai potuto permettere questo!”
    Svuotando cosi’di significato il valore cristiano della sofferenza.

    28 Gennaio, 2021 - 9:54
  6. Lorenzo Cuffini

    ” Come hai potuto permettere questo!”
    Capirai che scandalo.
    Non va bene per qualche pio orecchio comodoso?
    Nessun problema.
    Lo si puo’ sostituire egregiamente con ” Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” E’ piu’ forte e più accusatorio, ma ha il vantaggio del copyright.
    Resta il dettaglio di dover andare in faccia a Gesù Cristo a dirgli che, così dicendo, ha svuotato di significato il valore cristiano della sofferenza.
    ( ps. Padre Pio non è stato ” ben acetto” manco ai tempi suoi, e anche quando trattava temi come questi, come dimostrano tra l’altro le parole riportate da Luigi, sfuggiva e sfugge ancora oggi a ogni etichettatura e classificazione)

    29 Gennaio, 2021 - 1:05
  7. Beppe Zezza

    2 «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
    Tu sei lontano dalla mia salvezza»:
    sono le parole del mio lamento.
    24 Lodate il Signore, voi che lo temete,
    gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
    lo tema tutta la stirpe di Israele;
    25 perché egli non ha disprezzato
    né sdegnato l’afflizione del misero,
    non gli ha nascosto il suo volto,
    ma, al suo grido d’aiuto, lo ha esaudito.
    Sal 21. Sofferenza cristiana
    Salmo 21

    29 Gennaio, 2021 - 11:07
  8. Lorenzo Cuffini

    🙂
    Certo: meglio mettere le cose in chiaro.
    Che non sia mai che quel ” Mio Dio , mio Dio perché mi hai abbandonato? ” vada a scompaginare le rispostine pronte all’uso che si pensa di avere in tasca a proposito di sofferenza, e che si è pronti a cacciare a forza sui malcapitati che , sfortuna loro, ci si è messi in testa di “aiutare” cristianamente (?!).
    Quindi, a quelle urticanti parole meglio affiancare subito subito la fine del Salmo 21, di cui sono l’inizio.
    Una domanda e una precisazione.
    Domanda: se Gesù Cristo si fosse preoccupato anzitutto di ” mandare un messaggio” di cristiana rassegnazione in quel momento cruciale, perché mai non avrebbe citato direttamente il versetto 24, o il 25? Forse si suppone che non conoscesse la Scrittura al par nostro? Difficilino da sostenere.
    Precisazione: se si vuol fare una operazione di “chiarezza scritturale” facendo vedere che quelle parole son cavate da un Salmo, e non un Salmo a caso, bene: allora facciamola fino in fondo. Perché ” censurare ” tutto quel che c’è di mezzo tra inizio e fine?

    “2 «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
    Tu sei lontano dalla mia salvezza»:
    sono le parole del mio lamento.
    3 Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
    grido di notte e non trovo riposo.
    4 Eppure tu abiti la santa dimora,
    tu, lode di Israele.
    5 In te hanno sperato i nostri padri,
    hanno sperato e tu li hai liberati;
    6 a te gridarono e furono salvati,
    sperando in te non rimasero delusi.
    7 Ma io sono verme, non uomo,
    infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
    8 Mi scherniscono quelli che mi vedono,
    storcono le labbra, scuotono il capo:
    9 «Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
    lo liberi, se è suo amico».
    10 Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
    mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
    11 Al mio nascere tu mi hai raccolto,
    dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
    12 Da me non stare lontano,
    poiché l’angoscia è vicina
    e nessuno mi aiuta.
    13 Mi circondano tori numerosi,
    mi assediano tori di Basan.
    14 Spalancano contro di me la loro bocca
    come leone che sbrana e ruggisce.
    15 Come acqua sono versato,
    sono slogate tutte le mie ossa.
    Il mio cuore è come cera,
    si fonde in mezzo alle mie viscere.
    16 È arido come un coccio il mio palato,
    la mia lingua si è incollata alla gola,
    su polvere di morte mi hai deposto.
    17 Un branco di cani mi circonda,
    mi assedia una banda di malvagi;
    hanno forato le mie mani e i miei piedi,
    18 posso contare tutte le mie ossa.
    Essi mi guardano, mi osservano:
    19 si dividono le mie vesti,
    sul mio vestito gettano la sorte.
    20 Ma tu, Signore, non stare lontano,
    mia forza, accorri in mio aiuto.
    21 Scampami dalla spada,
    dalle unghie del cane la mia vita.
    22 Salvami dalla bocca del leone
    e dalle corna dei bufali.
    23 Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
    ti loderò in mezzo all’assemblea.

    Morale: a coloro che, del tutto legittimamente, specie se credenti e cristiani, sentissero montare dentro di sé, ripetutamente, quotidianamente magari, quel “Come hai potuto permettere questo!” et similia…. bene: non si spaventino, non si reprimano, non si “subliminino” in mistiche fughe proposte dall’alto d’amblé .
    Hanno Gesù Cristo crocifisso: si abbarbichino a lui, e a lui solo.
    E’ già tantissimo, è già tutto.
    Da lui potrà eventualmente venire ogni altra cosa: sopportazione, speranza, chiamata all’offerta di sè

    29 Gennaio, 2021 - 12:59
  9. Amigoni p. Luigi

    Rif. 29 gennaio, ore 11.07 e 12.59 – Salmo di fiducia

    Sull’utilizzo del salmo 21(22) ho una esperienza – di oltre 40 anni fa – che mi ha segnato, positivamente, e che ho sempre richiamato.

    a) Sentivo utilizzare il primo versetto (Dio mio, Dio mio…) in ambito focolarino, come segno che nella sofferenza siamo abbandonati da Dio e che viviamo lo stesso stato provato da Gesù.
    b) Poi dai primi commenti letti, avevo imparato che, nel sistema di allora, la citazione del primo versetto era di rimando a tutto il salmo: quindi Gesù sulla croce ha recitato tutto il salmo 21 (di fatto – siccome non c’erano i registratori – non siamo sicuri di questo; ma gli evangelisti glielo attribuiscono).
    c) Il salmo 21 è un salmo di fiducia, che nasce in un terribile stato di prostrazione e abbandono. A dichiarare tale condizione fan da introduzione le parole del primo versetto, che sanno di bestemmia.
    Se grande è la disperazione, coraggiosissimo e “divino” è l’atto di fiducia nel Padre. Nel dolore è giusto protestare e ribellarsi, salvo poi compiere il vero atto di fede-fiducia in Dio. Ed è grazia poterlo compiere.

    29 Gennaio, 2021 - 19:11
  10. maria cristina venturi

    Padre Pio consiglia alla sua figlia spirituale non un atteggiamento di ribellione e di accusa ma un atteggiamento di rassegnazione.
    Capisco che questa parola oggi n on piaccia, anzi dia proprio sui nervi , considerando piu’eroico il grido di ribellione, dell’atteggiamento dell’agnello muto condotto al macello .
    Eppure nel Getsemani Gesu’non ha imprecato contro il Padre , non ha maledetto, ma ha detto sia fatta la Tua volonta’ . Quante donne ho conosciuto , quante madri di famiglia, che hanno avuto la forza d’animo di dire come Gesu’ al Padre sia fatta la Tua volonta’ !
    Non e’ facile, ma non e’una ottusa sublimazione , e’invece una immedesimazione nella passione di Cristo.

    30 Gennaio, 2021 - 8:52
  11. Amigoni p. Luigi

    Rif. 9.54 del 28 gennaio – Cristiana rassegnazione

    Credo che la rassegnazione – di antico uso e alludente alla passività – non sia parola oggi adeguata per dire la fede-fiducia in Dio. Chiunque l’abbia detta secoli o decenni fa non penso sottintendesse che non fossero da cercare rimedi alla malattia, per quanto scarsi e inefficaci.
    Dopo tutto anche mettersi a letto, usare le mascherine e non incrociare gli altri erano piccoli elementari rimedi che si praticavano, nella speranza di guarire e non fare ammalare, anche all’epoca della spagnola di padre Pio, in tempo di “disinvolta” rassegnazione cristiana. E se vogliamo stare al vangelo di Giovanni e prendere in senso non del tutto simbolico le ultime parole di Gesù, troviamo non un atto di fiducia nel Padre ma un poco rassegnato “ho sete”. Stava salvando il mondo, ma soffriva la sete e non si rassegnava alla arsura. E se stiamo a Mc 14,36, la prima parte (“allontana il calice”) è un atto di (moderata) accusa e ribellione a Dio. Fino a lì Gesù non è agnello muto.

    30 Gennaio, 2021 - 14:42

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