Paolo Giuntella che bella la tua vita

Paolo te ne sei andato ieri stremato dal tumore – del quale ci tenevi informati con humor – eppure abbiamo l’impressione che tu sia partito come all’improvviso, avendoti visto con trepidazione al Tg1 che tenevi ancora la postazione del Quirinale nei giorni di avvio del terzo governo Berlusconi. Oltre che della politica eri un dilettante della musica e della narrativa, dello scoutismo e di ogni impegno di pace e di carità che ti capitasse a tiro e lo eri nel senso originario della parola: trovavi diletto in quello che facevi. Tutto ti interessava, amavi le persone che in contravi per caso. Da inviato in Kosovo non distinguevi tra salvare le persone e raccontare gli atti di salvataggio. Sia da ragazzi quando eravamo nella FUCI sia negli anni della professione, quando non potevo accettare un invito per conferenze dicevo: cercate Giuntella, è simile a me e in più vi divertite. I tuoi cappelli, la barba e la pipa, l’amore per la buona tavola, tutto era segno della tua vocazione a fare in modo che la vita ti piacesse. I colleghi del Tg1 ieri sera ti hanno fatto un bel ritratto, ma hanno anche detto che eri un cattolico “intransigente” e ho immaginato come ti saresti divertito a sentire quell’aggettivo. Avranno voluto dire “tenace”, o “appassionato” perchè proprio non avevi nulla di intransigente. Eri ammiratore dell’arcivescovo Romero e di Aldo Moro ma senza predisposizione al martirio. Il tuo modo di essere cristiano era quello della gratitudine per la bellezza della vita. E la tua vita è stata bella, solo pungolata dal rammarico di non riuscire a fare abbastanza perchè ogni vita possa essere bella. Lo dico abbracciando Laura e i tuoi tre bellissimi figli.

38 Comments

  1. grazie Luigi… non sapevo… mi dispiace moltissimo… l’ho conosciuto in parrocchia…

    23 Maggio, 2008 - 11:07
  2. Leonardo

    Mi ha colpito la notizia della sua morte perché ricordavo appunto di averlo visto pochi giorni fa in telecronaca dal Quirinale e di non aver avuto neanche il sospetto che stesse così male. La morte lo ha colto ben vivo. Preghiamo per lui e preghiamo che quando è l’ora, la morte trovi vivi anche noi.

    23 Maggio, 2008 - 11:59
  3. Clodine

    “Non si perdono mai coloro che amiamo perché possiamo amarli in Colui che non si perde mai”

    C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Egli venne di notte da Gesù, e gli disse: «Rabbì, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui». Gesù gli rispose: «in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio».
    Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» Gesù rispose: «in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
    Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito.
    (Giovanni 3,1-7)

    23 Maggio, 2008 - 12:29
  4. Bel ricordo su repubblica.it – alcuni passi:

    “Di lui, figlio del professore Vittorio Emanuele Giuntella lo storico che fu internato nel lager nazista di Auschwitz, si ricorda anche l’impegno sociale e per la libertà di informazione della categoria dei giornalisti. Giuntella, inoltre, è stato 20 anni fa uno dei fondatori del Gruppo di Fiesole. Nel 1966 fu tra gli ‘Angeli del Fango’, dopo l’alluvione di Firenze. Nel 1979 fonda “Rosa Bianca”, …
    …. inviato speciale in Irlanda, Albania, nelle zone colpite dal terremoto del ’97 in Umbria e Marche e in Kosovo, dove e’ stato menzionato al merito dall’ambasciatore italiano per aver salvato la vita di un disabile, rimasto in un’abitazione incendiata.
    …. L’annuncio della scomparsa del giornalista è stato dato nel pomeriggio alla Camera dal deputato del Pd Giovanni Bachelet che ha reso omaggio al giornalista e amico scomparso “che gli e’ stato maestro nell’assumere impegni in politica”.

    23 Maggio, 2008 - 12:52
  5. aledibu

    “Un arrivederci in Cristo a Paolo, maestro di fede, politica e giornalismo, e un abbraccio nella preghiera a te e ai ragazzi”. Ho appena mandato questo telegramma a Laura e voglio condividere con te, Luigi e con gli amici del blog, (che mi scuseranno se intervengo così poco…), il sottile ma doloroso rammarico di non aver potuto ma credo anche voluto, per la solita pigrizia che non mi fa godere appieno di ogni minuto che il Signore mi dona, frequentare di più questo amico conosciuto tra i monti di Brentonico con la Rosa Bianca circa di vent’anni fa, quando ero un ragazzo di belle speranze, e rivisto poche volte a Roma, quando sono arrivato, giusto dieci anni fa. In questo momento mi consola il ricordo dell’insalata con fichi e noci, gustata a casa di Paolo e Laura nove anni fa, della chiacchierata su scout, politica e Chiesa, dei suoi consigli letterari, come “Confessioni di un clown” di Heirich Boll, del casuale incontro in piazza San Giovanni ad una manifestazione, dove ho potuto fargli conoscere la mia famiglia, e della sua ultima mail, per gli auguri di Natale. Per sentire ancora la sua voce calda e roca, ho appena prenotato il suo “Strada verso la libertà-Il cristianesimo raccontato ai giovani” del 2004-Paoline. Prometto che riporterò su questo blog gli spunti di lettura più interessanti, per chi vorrà con me imparare ancora da questo grande maestro e amico.

    23 Maggio, 2008 - 12:52
  6. ignigo74

    Assieme al tuo amico, caro Luigi, ricordo Andrea, 52 anni: oggi sul Corriere di Milano c’è un suo bel ritratto. Persone piene di passione portate via dal mistero della loro e nostra umanissima storia.
    Di cuore, di cuore, un abbraccio.

    23 Maggio, 2008 - 12:53
  7. Luigi Accattoli

    Ignigo ricorda Andrea a chi non ha con sè il “Corriere di Milano”.

    23 Maggio, 2008 - 13:01
  8. ignigo74

    Una persona dallo sguardo buono e vero, schietto e gentile.
    La diagnosi del male è di tre mesi fa: fulminante.
    I cognomi non sono rilevanti: il silenzio del mistero per noi credenti è abitato dalla preghiera.

    23 Maggio, 2008 - 13:30
  9. Anche a me, caro Luigi, ha stupito quel cattolico “intransigente” detta dal tg1. Forse volevano dire cristiano “vero”, ma alla verità – quella della Vita, non quella dei princìpi – non siamo più abituati. Bellissimo il tuo attributo “dilettante” per Paolo, colui al quale la vita dà diletto, gioria, piacere, godimento. Che bello: facciamolo diventare aggettivo “cattolico”. Me ne viene in mente un altro, alttrettanto bello e “cattolico”, dall’ultima raccolta di poesie di Mario Luzi: “La dottrina dell’eterno principiante”. Vorrei essere così: eterno dilettante e principiante. Uno per cui la vita comincia sempre nuova. E per questo gode tutta la vita.

    23 Maggio, 2008 - 15:37
  10. marta paola

    Come purtroppo avevo presupposto guardandolo nei scorsi giorni in tv.
    Che Iddio lo abbia in gloria anche per la forza che ha dimostrato continuando a lavorare con un fil di voce e a denti serrati.
    Mp

    23 Maggio, 2008 - 15:39
  11. Iginio

    condoglianze per la scomparsa del giornalista Giuntella.
    Detto questo, definirlo pero’ “cattolico intransigente” fa ridere, o meglio fa capire a che punto di confusione sia giunta la societa’ italiana… Era il solito caso di sessantottino cattolico, che percio’ ha potuto tranquillamente fare carriera (non e’ un giudizio mio, e ‘ di Antonio Tombolini, ex presidente dell’ACR, poi finito coi radicali: tanto per capire che roba e’ l’Azione Cattolica degli utlimi quarant’anni). Riposi in pace.

    23 Maggio, 2008 - 15:44
  12. Sumpontcura

    Caro Iginio:
    non conosco abbastanza lo status delle carriere degli intellettuali cattolici dell’ultimo quarantennio. Però, a lume di naso, mi pare che esiti professionali lusinghieri non siano esclusiva dei “sessantottini” progressisti: intellettuali diversamente orientati come Socci, Farina, Cammilleri, Messori non sembrano aver trovato ostacoli insormontabili. Il che è giusto e rasserenante.
    In questo momento Paolo Giuntella conosce la risposta a tanti dubbi che ci impegnano e ci angustiano: starà sorridendo sulle nostre povere polemiche. Forse potremmo affidare all’amore di Dio il ricordo diretto o indiretto che abbiamo di lui; io, che sono attempatello, ho un ricordo luminoso di suo padre, Vittorio Emanuele, docente e maestro di Storia dell’età dell’illuminismo all’università di Roma.

    23 Maggio, 2008 - 16:21
  13. Feynman82

    Non sapevo di questa fede che professava e di questa testimonianza e che rendeva a noi tutti Paolo Giuntella. Non sapevo nemmeno che fosse un fratello Scout.
    Da Scout a Scout allora ti ringrazio se, come ci ha indicato B.P., davvero hai saputo lasciare il mondo un po’ migliore di come lo hai trovato…

    Andrea

    23 Maggio, 2008 - 16:52
  14. neapolis

    nel mio piccolo anche io abbraccio i suoi famigliari.
    Ieri sono rimasto molto meravigliato nel sentire la notizia della sua morte. Pochi giorni prima era regolarmente in onda.
    Sconvolgente.

    23 Maggio, 2008 - 17:07
  15. Sumpontcura

    “Pochi giorni prima era regolarmente in onda”: è il particolare che me lo fa sentire tanto vicino, anche se non l’ho mai incontrato di persona. Tutte le sere prego Dio che mi conceda di conoscere e accettare l’avvicinarsi della morte; e di lavorare con gli altri e per gli altri fino all’ultimo momento possibile.

    23 Maggio, 2008 - 17:14
  16. “Pochi giorni prima era regolarmente in onda”: mi viene in mente questa frase
    If Christ were coming again tomorrow, I would plant a tree today.
    – Martin Luther

    Prego i più “oltranzisti” di accettare ugualmente le citazione che mi viene dagli USA – ovvero:
    “Se Cristo tornasse domani, oggi pianterei un albero” – Martin Lutero

    Non ho condiviso tante cose di Giuntella, ma avendo 18 anni di meno non penso di poterne fare una base per ragionamenti di una qualche importanza. Ma le cose fatte, più che quelle dette o pensate, contano. E i racconti che trasparivano da quel ricordo già postato sono uno squarcio di luce nel grigio.

    23 Maggio, 2008 - 17:48
  17. peccato,
    non vedo quasi mai i telegiornali, ho maturato una forma di allergia nei confronti dei TG,
    non conoscevo la persona Giuntella, e ora ascoltandovi mi rammarico di non essermi accorto di lui.
    Mi ricorda un altro giornalista, un buon cattolico, di cui ora mi sfugge il nome e di quando fecxero i funerali qui vicino a s.policarpo sulla tuscolana, erano molti che testimoniarono la sua fede, e questo mi diede il senso di quanto non mi accorga di come persone così comuni, siano dei bravi testimoni nell’ordinario.
    Non conoscendolo, Giuntella lo ricorderoò nel “nunc dimittis” serale della compieta.
    Per me non esistono cristiani di serie A o B, anche se sono un critico,
    esistono cristiani, con la difficoltà quotidiana di affrontare ogni giornata con il dono della fede che il Signore ha fatto a ciascuno, secondo i talenti che ha voluto dare.
    Io mi dimentico non poco di non giudicare.
    Sta al Signore, nella sua misericordia/giustizia, il verdetto, ricordando quanti talenti sono stati fatti fruttare di quelli dati.
    Ripudio ogni cinismo, verso coloro che non riesco a capire,
    ci pensera il Signore per me.
    Credo che dovrei dare meno importanza a dispute virtuali e riprendere a non trascurare la realtà, fatta di semi che il buon Dio getta continuamente nei cuori delle persone, e ciascuno cerca di far fruttare secondo le proprie possibilità/storia 30 40 50 o 100 x 100.
    Vorrei diventare come te Luigi,
    cantore della misericordia e della vita di Gesù, nella vita degli uomini, di tutti gli uomini, anche quelli a me lontani per stili di vita.
    Il giudizio appartiene solo a Dio e non a me.
    e più volte me ne dimentico.
    Riflessione serale, ma anche stanchezza nel leggere cose molto ideologiche/politiche e cose molto poco cristiane,
    mi affido al Signore che legge nel profondo dei cuori,
    e che dia questa capacità, quando lo vorrà, anche a me.
    Luigi grazie ancora, per quello che hai scritto sul n.8….
    è un balsamo per il cuore, e per la mia povera fede.
    grazie

    23 Maggio, 2008 - 20:32
  18. FABRICIANUS

    IL Signore Gesù accolga nel Suo Regno l’anima buona di Paolo Giuntella.

    Rèquiem aetèrnam dona ei, Domine,
    et lux perpètua lùceat ei.
    Requiéscat in pace.
    Amen.

    Un caro saluto a tutti,
    F.

    23 Maggio, 2008 - 21:41
  19. Sull’Osservatore Romano del 23-24 maggio 2008 si può leggere un ricordo di Paolo Giuntella.

    Degna di nota è l’osservazione finale: “… è ben certo che avrebbe potuto (e
    dovuto) avere più ampie responsabilità e riconoscimenti di quanto in realtà
    la politica non gli abbia saputo offrire”.

    G.G.

    23 Maggio, 2008 - 22:11
  20. Luigi Accattoli

    Benvenuto Giur nel blog. Penso che il giornalismo gli fosse più adatto della politica. E credo che nel giornalismo abbia avuto abbastanza.
    Matteo con l’ultimo commento si riferisce a quanto da me scritto nel numero 8 del “Regno”. Si tratta di uno sviluppo di quanto avevo già trattato brevemente nel blog riguardo a chi va a messa e non fa la comunione. Grazie dell’apprezzamento. Inserisco queste risposte da Sora, dove sono per la presentazione di due volumi che raccolgono gli scritti pastorali del vescovo Luca Brandolini nel ventennale dell’ordinazione episcopale.

    23 Maggio, 2008 - 22:55
  21. Francesco73

    Lo conoscevo e conservo una sua mail molto divertente in cui mi spiegava quanto erano simpatici e gioviali i cattolici “conservatori” (ad es. Chesterton), e uggiosi e respingenti (nella vita privata) quelli considerati “progressisti” (es. Greene).
    In quel dialogo, ovviamente, a me era assegnata la parte del conservatore, perchè lui era a tutto tondo un cattolico concialiare e orogliosamente dossettiano, mentre io – comunque parecchio più giovane – non mi sono mai ritrovato in quella etichetta (come neppure in quella opposta).

    A tutti consiglio di leggere il suo libretto “Il fiore rosso”, una gustosa e intensa galleria di testimoni e profeti cristiani. Soprattutto i capitoletti su Merton, Mounier e la Rosa Bianca aiutano a scoprire queste figure indimenticabili, che parlano al nostro presente con voce di adesso.

    Proprio come Paolo.

    24 Maggio, 2008 - 9:25
  22. raffaele.savigni

    Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni ’80 sono stato per alcuni anni abbonato ad una rivista (“Appunti di cultura e di politica”) della Lega democratica, di cui Paolo fu per qualche tempo presidente (dopo Scoppola, se non ricordo male). Lì ho potuto apprezzare l’entusiasmo di Paolo. Purtroppo molte delle speranze di quegli anni (anche il sogno di un partito di ispirazione cristiana rinnovato…) non si sono realizzate; in parte erano anche un po’ ingenue. Mi chiedo perché Paolo non sia mai stato candidato (o non abbia voluto candidarsi: non conosco bene i passaggi) nel PPI, nella “Margherita” e nell'”Ulivo”. Forse Luigi può dirci qualcosa di più.

    24 Maggio, 2008 - 13:44
  23. Clodine

    “Tratto da “Il fiore rosso.I testimoni, futuro del cristianesimo”

    Ci sono tre modi di “conoscere” Dio, di cercarlo, di ascoltarlo, di incontrarlo.
    La prima è l’approfondimento della fede, usando l’intelligenza e la ragione umana come strumenti indispensabili, perché Dio non è contro l’intelligenza o la ragione….Dunque la Bibbia, dalla conoscenza, dalla ruminazione, dallo studio della Sua Parola, dalla lettura del grande patrimonio culturale, spirituale, teologico, poetico, accumulato nei secoli dai testimoni che hanno cercato, pensato, scritto, creato attraverso la poesia, la letteratura, l’arte , la musica, vere e proprie icone della Trasfigurazione.

    La seconda, senza la quale questo sentiero della ricerca di Dio può rivelarsi arido…è quella dei testimoni : dei maestri,degli intellettuali o spirituali, che siano analfabeti o colti, contemplativi o immersi nel fango della storia per strappare vite umane dall’ingiustizia…testimoni parlanti o silenziosi, muratori o architetti, poveri, umili, perdenti…testimoni che mostrano la ricerca di Dio che offrono con la loro vita il senso profondo della vita

    L’ultima sentiero è quello della contemplazione..le grandi anime mistiche -Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Thomas Merton e tanti altri- si giunge attraverso l’ascolto, la spoliazione di sé, il distacco dai beni materiali, l’abbandono nelle mani di Dio, il silenzio dell’Assoluto, la purezza di cuore che sono condizioni per sentire il Soffio dello Spirito, il suono del Suo sax..”

    Paolo Giuntella

    Ora che ascolti, rapito, il suono del Suo sax, non dimenticarti di noi, che attendimo di vederlo faccia a faccia, non da stranieri !

    24 Maggio, 2008 - 14:23
  24. Luigi Accattoli

    Da Ines ricevo questo messaggio:
    Caro Luigi, forse – dico forse – ti ricorderai di me, Ines, a cui desti il numero del cellulare di Paolo per un favore che chiesi priima a te. Non sono passati tanti anni da quei giorni, sarà per questo che .. faccio fatica a scrivere quella parola, credo però sia difficile per tutti per tutti, tutti coloro che come me e te lo hanno conosciuto profeta di Dio e maestro di Risurrezione. Ho da chiederti una cortesia e un consiglio, essendo prossima la mia partenza per Gerusalemme vorrei portare una sua foto con me da poggiare sulla “Pietra della Risurrezione” che è stata – nei secoli – malamente definita Santo Sepolcro. Poi, vorrei scattare “una foto alla foto” e farne dono alla famiglia, come ho fatto con i miei cari e tante altre persone amiche. Mi pongo però i seguenti problemi: 1. sarà gradita alla famiglia, o sentita come un appropriazione indebita? 2. Non ho l’ indirizzo e-mail della sig.ra Laura e tantomeno quello postale. Con Paolo ci scambiavamo ogni tanto un breve saluto SMS. L’ultimo fu prima delle recenti elezioni. Potresti consigliarmi e aiutarmi in qualche modo ? Soffro molto, ma so che lui ha tirato “schiena dritta” fino all’ultimo, e allora ? Bon Courage come lui diceva sempre e..avanti tutta nell’operare il bene, in nome del nostro Gesù, ma ora anche nel suo insegnamento e con il coraggio della sua profezia. Paolo ha raggiunto i suoi cari in quelli che lui definiva …”i Campi del Signore” dove, ovviamente starà a ridere e giocare , mangiando pane e salame e bevendo un buon bicchiere di vino. Ti abbraccio, Ines

    24 Maggio, 2008 - 17:53
  25. Luigi Accattoli

    Cara Ines, ricordo benissimo le circostanze di quello “scambio di conferenze” che tra me e Paolo era ordinario. Dico a te e a tutti i visitatori che si fanno lo stesso problema: il modo più semplice per comunicare con la famiglia di Paolo è di visitare il blog di Tommaso http://www.tommasogiuntella.it/Home.html
    lì – in fondo alla pagina di apertura – si trova l’indirizzo con cui mandare un’e-mail.
    Ho abbracciato Laura, Osea, Irene e Tommaso stamattina prima della bellissima celebrazione di addio nella Chiesa di Cristo Re gremita all’inverosimile. L’ho fatto anche a nome dei visitatori. Tommaso mi ha detto: “grazie per quello che hai scritto”.

    24 Maggio, 2008 - 17:59
  26. Luigi Accattoli

    A Raffaele Savigni. Paolo non è stato mai candidato perchè non ha voluto essendogli risultata chiara, nel tempo, la sua primaria vocazione alla comunicazione e al prepolitico. Spingeva gli altri a fare politica, ma sceglieva di restare un passo indietro. Molti intorno a lui si sono candidati su sua sollecitazione, fino a Giovanni Bachelet in queste ultime elezioni. Anche la moglie Laura è stata parlamentare della Rete per una legislatura.

    24 Maggio, 2008 - 18:26
  27. Paolo Giuntella, la Vespa e il suo cappello bianco sulla bara. I farfallini ed il sorriso, la capacità di essere allegro. Anche il suo funerale è stato allegro. Perché era pieno di quella gioia e speranza cristiana per una vita oltre la vita.
    Guardavamo ieri la tv, io e la mia ragazza, mentre scorrevano le immagini del funerale di Giuntella. Lei ha detto: “Non c’è nemmeno uno che piange”, le ho risposto: “Questo è il senso della morte cristiana, una speranza più forte di tutto. Vorrei che al mio funerale la gente si divertisse”.

    25 Maggio, 2008 - 11:51
  28. Luigi Accattoli

    Da Andrea Iardella ricevo questo messaggio:
    Paolo Giuntella non verrà, come previsto, a Livorno, il 27 p.v.,per presentare il suo ultimo libro. Non verrà perché preso da altro importante impegno : quello del suo ritorno alla “Casa del Padre”. Ha lasciato, noi e la sua famiglia ,il 22 u.s.,dopo una grave malattia, sopportata con fermezza e con grande coraggio,lavorando fino all’ultimo. Era stato colpito da un male che non perdonò, neanche, sua sorella, che fu rapita poco prima di lui. Il volto di Paolo era molto familiare per il lavoro al TG1 come inviato presso il Quirinale. Mentre altri, come me, ebbero il piacere di frequentarlo, a Roma, negli anni ’70, in varie iniziative. Sempre attivo nel campo sociale fondò anche l’Associazione “Rosa Bianca”. Aveva 61 anni, spesi tutt per la carità, la famiglia e la professione,come apprezzato giornalista. Pregando per lui, per la moglie e i tre figli, saluto cordialmente. Andrea

    25 Maggio, 2008 - 13:52
  29. Carissimo Luigi,
    questo è il ricordo di Paolo che ho scritto oggi per L’unità

    Lo spirito laico del religioso Giuntella

    di Stefano Ceccanti

    Giovedì sera alle 18 alla Libreria Ave di Via della Conciliazione dovevo presentare l’ultimo libro di Paolo Giuntella, “L’aratro, l’ipod e le stelle. Diario di viaggio di un laico cristiano”. Quella stessa via in cui al numero 1 stavano fino a qualche tempo fa tutti gli uffici dell’Azione cattolica e della Fuci e nei cui corridoi per lunghi anni avevamo dibattuto appassionatamente nelle sue visite frequenti e imprevedibili. Da qualche giorno avevamo sospeso quella presentazione. Paolo non stava bene. Il suo male si era aggravato con una velocità impressionante. Giovedì, dieci minuti circa prima dell’ora prevista per quella presentazione ci ha lasciati a soli 61 anni. Per chi è credente ci sta solo aspettando “sotto il pergolato del Santo Benedetto di Israele” come scrive nel suo libro rispetto a Pietro Scoppola e alla sorella Maria Cristina. Mi aveva chiesto qualche giorno fa di commentare i capitoli sulla laicità. Mi sembra doveroso, credo che lui avrebbe preferito così, partire proprio da lì prima di parlarvi di Paolo, di cui molti in questi giorni scriveranno ricordi perché in molti gli dobbiamo molto. Saranno però ricordi diversissimi tra di loro perché Paolo era una personalità così ricca da non farsi identificare in modo esaustivo. Lo stesso libro ce lo dimostra, con uno stile narrativo ispirato al nomadismo, sfuggendo a definizioni, incasellamenti, alternando generi diversi e citazioni eterogenee. Come avrei risposto alla sua puntuale richiesta? La domanda sottesa alle parti sulla laicità è quella su come sia possibile condividere uno spazio di ricerca anche spregiudicata e un’intensa adesione alla verità, come si possa essere pienamente laici e pienamente cristiani. Ce lo dice bene in poche frasi, anche se per lui era molto più importante un buon elenco di esempi in carne ed ossa, a partire da suo padre Vittorio, da Vittorio Bachelet a Pietro Scoppola: “Noi siamo convinti di possedere la verità, mentre è il contrario. E’ la verità che ci possiede, e dunque ci rende liberi. La verità non è un randello, appunto perché non è nostra, non è un nostro possesso da imporre o custodire gelosamente. La verità ci possiede: dunque dobbiamo ascoltare più che urlarla in faccia agli altri. Dobbiamo servirla con i nostri comportamenti miti, umili. Per condividere la verità dobbiamo sottrarci al suo abuso, alla sua parodia identitaria”. Gli avrei detto non solo che ero d’accordo ma che questi suoi stessi concetti sono simili al ragionamento che fa uno studioso francese, Jean Bauberot, che fa vedere come la laicità sia stata una conquista che ha obbligato tutti a condividere lo spazio interno ad un triangolo, mentre ciascuno, in quella parodia identitaria di cui parla Paolo, vorrebbe vedere solo il proprio lato: i credenti della religione di maggioranza rivendicano il peso della loro forza e del radicamento storico, quelli delle religioni minoritarie l’uguaglianza a prescindere dal numero, gli atei e gli agnostici la separazione tra Stato e Chiese. La laicità è possibile quando ciascuno si volta verso i lati degli altri e capisce che la verità tende ad abbracciarli e a criticarli tutti. Sono contento che mi avesse chiesto della laicità perché commentare altre parti mi sarebbe stato molto difficile. Francamente non avrei saputo proprio cosa aggiungere a chi aveva dovuto sopportare la morte precoce di due sorelle in un anno e che a partire da quella esperienza ha scritto, dopo un profondo travaglio richiamato nel libro con una bellissima lettera sotto pseudonimo “Io credo che la morte non abbia l’ultima parola” e che, parlando nelle ultime pagine di sé ci ha scritto in un capitolo dal titolo “Nota di congedo”, oltre al sincero riconoscimento “il mio barometro personale dovrebbe essere moderatamente sul brutto” qualcosa di ancor più profondo: “Il ‘lieve’ problema di salute che mi ha colpito, mi appare un passaporto per entrare nel mondo della grande maggioranza dell’umanità che non gode di privilegi materiali e lotta e soffre per la vita, se non addirittura per la pura sopravvivenza”. Questo è ciò che avrei detto lì, nel dibattito che non c’è stato. Scrivendo per parlarvi di Paolo vorrei però spiegarvi perché sarei stato lì, perché per me Paolo è stato un ‘maestro’ oltre che un amico. Uso la parola ‘maestro’ tra virgolette come fa Paolo nel libro, lui per rispetto a suo padre Vittorio, a Vittorio Bachelet e Pietro Scoppola perché ad essi “l’espressione non sarebbe piaciuta” in quanto “consideravano Maestro uno solo, l’Uomo-Parola di Dio crocifisso”, io per rispetto a lui che in fondo condivideva quel giudizio. L’ho conosciuto prima della Fuci, quando ero uno studente di liceo a Pisa e insieme ad altri coetanei eravamo, più o meno consapevolmente, alla ricerca di una sorta di terza via tra la vecchia identità di sinistra, anche cattolica, che nelle forme classiche del cattolicesimo del dissenso si stava illanguidendo, stava diventando molto ripetitiva, assorbendo dalla sinistra spinte ideologiche e massimaliste superate anziché metterle in discussione, e le forme di nuova destra che cominciavano a prosperare nella Chiesa e fuori di essa. Lui, che generazionalmente era uno dei pochi fratelli maggiori creativi rimasti nella Chiesa cattolica dopo il ciclone del ’68 era l’incarnazione vivente che quella terza via era possibile. Ce lo ricorda nel libro, con tratti autocritici rispetto a qualche via di fuga ribellistica in cui lui stesso era caduto: “la terza via, che alcuni di noi coltivavano come i monaci buddisti in Vietnam, non poteva essere né contro né lontana dai nostri coetanei”. Ancora da liceale mi consigliò, tra le altre, la lettura dell’ultimo scritto di Emmanuel Mounier, “Fedeltà”, che invita i credenti a impegnarsi oltre gli schemi ambigui della politica cristiana e a comprendere le condizioni di possibilità per il vero progetto politico per cui valga la pena di impegnarsi, la costruzione di una “sinistra non comunista”. Quel testo precorre con decenni di anticipo anche la nascita del Partito Democratico che, se è potuto effettivamente sorgere, è anche per la semina di persone come Paolo, per anni instancabile animatore di incontri in tutta la periferia italiana, per abbattere muri, certezze apparenti, ripetizioni datate del passato, che ha seguito in tutta la sua vita l’invito che Mounier fa alla fine di quel testo: “Bisogna che riprendiamo la rivolta dei nostri vent’anni, le rotture dei nostri venticinque anni.”

    25 Maggio, 2008 - 17:00
  30. Luca Rolandi

    Caro Gigi,
    ho pensato di scrivere a te e al tuo blog per ricordare un grande uomo, Paolo Giuntella morto dopo una dolora malattia. Egli lascia una splendida famiglia, la moglie Laura e i figli che i molti comuni amici ricordano per gli inconsueti nomi biblici. Negli anni fucini abbiamo avuto modo di conoscerlo e incontrarlo più volte, apprezzandone l’umanità, la profondità di pensiero e la fede matura.
    Nella professione di giornalisti e reporter, ricercatori di verità, che provano a racconto le vicende del mondo, le gioie e le speranze, le tristezze e delle tragedie dell’umanità più spesso dolente che gaudente, abbiamo sempre meno punti di riferimenti, fratelli maggiori o maestri che ci indicano la strada del coraggio delle proprie idee senza se e senza ma. Paolo è stato un esempio limpido e straordinario nella sua ordinarietà. Alternativo e distanti anni luce da un mondo di giornalismo e giornalisti prezzolati, lottizzati, impauriti e precari, paraceli e voltagabbana, pronti a perdere ogni autonomia pur di fare carriera e salire sul carro del vincitore e delle sirene di “mammona”, sotterrano per sempre le proprie idealità.
    Paolo Giuntella, nella sua poliedrica attività di giornalista del massimo organo istituzionale il TG1 non ha mai perso la sua voce profetica, il suo guardare sempre al di là del contingente per raccontare l’uomo nella sua più piena dignità. Dalle prime esperienze di giornalismo dentro l’Azione cattolica alla FUCI, Dal Gruppo di Fiesole alla Rosa Bianca, dalla Lega democratica, fondata insieme al prof. Pietro Scoppola, alle corrispondente dai palazzi del potere e dai viaggio insieme al Presidente degli italiani, Paolo Giuntella è stato sempre se stesso, con le sue idee, la sua forza e la sua coerenza: un’umanità autentica e non di comodo, una sensibilità per gli altri concreta non pelosa e di convenienza.
    Che bella persona era Paolo Giuntella. Un anno fa, per felice casualità, sono stato a pranzo con lui e due cari amici Tanino Crociata della Fondazione Fuci e Beniamino Lecce della Libreria Ave di Va della Conciliazione. E’ stato un’ora di amicizia, un boccata d’ossigeno di libertà, parlando di Chiesa, di vangelo, di Concilio Vaticano II e di politica, del domani e delle speranze che si affievoliscono per far crescere un mondo più giusto più eguale, più umano. Ricordo la sua idea bellissima di unire le migliori riviste di riflessione dell’area cattolico democratica per creare, insieme ai mondi culturali che compongono la sfida del PD, una elaborazione culturale in grado di fare argine all’individualismo sfrenato e impazzito, al relativo etico che è qualcosa di più profondo di certo legalismo moraleggiante di una certa visione della società da parte delle gerarchie cattoliche. E poi i racconti dei viaggi come inviato del TG, i retroscena dei presidenti della Repubblica, la stagione delle speranze e la difficoltà di accettare il proprio limite e la propria finitudine. Che destino crudele. La sorella, Maria Cristina, brillante storica della chiesa è tornata alla casa del padre solo un anno e mezzo fa. Ora Paolo l’ha raggiunta così come può rivedere, nella pace di Cristo, il padre Vittorio Emanuele Giuntella, storico e profetico ispiratore di quel cattolicesimo democratico libero e coerente di cui oggi sentiamo la mancanza.
    Mi piace ricordare così il cronista che raccontato l’uomo, con i piedi per terra e il volto rivolto verso il cielo. Sta a noi, con i nostri limiti e le nostre debolezza, ma anche il coraggio che deve animarci raccogliere il testimone da uomini come Paolo Giuntella.

    26 Maggio, 2008 - 9:31
  31. Luigi Accattoli

    A Luca Rolandi il mio benvenuto nel blog.

    26 Maggio, 2008 - 9:42
  32. Iginio, ho aspettato qualche giorno a risponderti… giusto il tempo di fare passare il lutto.
    Da utente di questo bel blog il tuo intervento mi è parso un tantino fuori luogo, ma non sta a me giudicare, non essendo il moderatore di questo spazio.
    Da cristiano mi sembra penoso e anche un pochetto poco cristiano sindacare su chi ha fatto carriera e chi no negli ultimi 40 anni. Soprattutto facendo queste considerazioni in una camera ardente, benchè “virtuale”.
    Da socio attivo di Azione Cattolica ritengo più che sgradevole nonchè offensivo quanto hai scritto, ma qualcuno mi ha preceduto nell’elencarti qualche nome ben lontano dall’AC che oggi la fa da padrone su schermi tv e redazioni di giornali.

    26 Maggio, 2008 - 14:25
  33. raffaele.savigni

    Condivido lo spirito del messaggio di Stefano Ceccanti (col suo richiamo alla “terza via”), anche se talvolta mi è sembrato che quel mondo “cattolico democratico” in cui riconosco una parte non secondaria di me stesso sia stato un po’ troppo subalterno alle dinamiche della sinistra laicista. Comunque la generosità di una vita come quella di Paolo Giuntella ci interpella tutti, ed è più grande delle singole scelte politiche, che si possono condividere o meno.Mi sembra innegabile che persone che valgono molto meno di Paolo Giuntella abbiano fatto assai più carriera di lui, in altri movimenti più spregiudicati…

    26 Maggio, 2008 - 19:05
  34. Grazie Luigi e grazie a voi tutti,
    Papa` ci ha lasciati giovedi` `ottimista` come ha voluto scrivere nonostante la fatica su un foglietto poco prima di morire. Ha sempre avuto la Speranza che ha caratterizzato il suo sorriso per tutta la vita. Papa` era contento di quello che aveva avuto. Aveva fatto delle scelte, in alcuni casi delle rinunce, ma le aveva fatte scientemente. Ed e` vero come ha scritto Luigi che papa` prediligeva il lavoro culturale e prepolitico (ripeteva sempre Concilio e Costituzione, bisogna rileggere Maritain, Mounier Lazzati e via con un elenco interminabile di Maestri ed autori, Formazione, Formazione Formazione era il suo motto). Negli ultimi anni poi parlava sempre meno di politica e sempre piu` di Dio e delle Cose Ultime. Era ossessionato dal Mistero del Male ma anche dalla necessita` di comunicare il ` piacere di essere cristiano` e ha questo ha dedicato il suo ultimo sforzo `l`aratro, l `ipod e le stelle` che e` il suo vero testamento spirituale.
    Non fatevi problemi a contattarci, ci fa piacere sentire il calore delle tante persone, dei tanti volti che lo hanno incontrato.
    Abbraccio a mia volta voi tutti, ma proprio tutti, anche chi (iginio) non ha evidentemente mai fatto esperienza di quell`Amore fraterno che negli ultimi giorni ha piacevolmente inondato le nostre caselle elettroniche.
    a presto

    27 Maggio, 2008 - 14:45
  35. Luigi Accattoli

    Grazie Osea di averci fatto visita! Ti rinnovo l’abbraccio che ci siamo scambiati sabato nella chiesa di Cristo Re. Conoscevo e frequentavo il tuo papà e la tua mamma dal 1970. Ti voglio bene. Saluta tutti.

    27 Maggio, 2008 - 15:20
  36. forzajoseph

    Avendo a lungo frequentato – e fino a ieri – casa Giuntella, posso testimoniare che laddove vi fosse divergenza di vedute, questa era sempre considerata una ricchezza.
    In quella casa poi, tempio del libro, mi è stata naturamente inculturata la cultura, se mi passate l’espressione: ho capito, imberbe quattordicenne, che senza (buone) letture non si cresce, non si diventa nessuno. L’amore per la saggistica, religiosa e politica in particolare, da allora non mi ha più lasciato.
    La poliedrica completezza di Paolo fa di lui, posso dirlo senza tema di smentita e con piena cognizione di causa, un gigante del ‘900, oltre che dei primi anni 2000, illuminati dall’ultima produzione letteraria, che costringe ogni cristiano alla matura verifica delle ragioni del suo credere.
    Per questo e per molto altro, GRAZIE PAOLO!
    Ai figli, indomiti nella prosecuzione della buona battaglia paterna, assicuro ancora mia ingombrante presenza: io ci sono davvero! (Tommy però non abusarne, non spedirmi a comprare 200 rose rosse alle 3 di notte…).

    27 Maggio, 2008 - 17:33
  37. lycopodium

    “Papa` ci ha lasciati giovedi` `ottimista`”
    Il Signore dia a tutti noi la grazia di questo ottimismo.

    28 Maggio, 2008 - 22:49

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