Storia dell’uomo che a Lesbo piangeva tanto

Parabole di Papa Bergoglio 1. Avvio un nuovo genere nel blog che intitolo ai racconti di vita che Francesco inserisce nelle conversazioni e nelle omelie. Egli ama parlare in parabole e il suo insegnamento in esse è più vivo, prezioso a intendere il suo cuore. Inizio dal racconto che ha fatto domenica al “Regina Coeli”, delle lacrime di un uomo incontrato sabato a Lesbo: un giovane musulmano che piangeva il martirio della moglie cristiana. Nei commenti, il testo del racconto e la mia intenzione sulle parabole papali.

10 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Non ha quarant’anni. Cari fratelli e sorelle, ringrazio quanti hanno accompagnato con la preghiera la visita che ho compiuto ieri nell’Isola di Lesbo, in Grecia. Ai profughi e al popolo greco ho portato la solidarietà della Chiesa. Erano con me il Patriarca Ecumenico Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymos di Atene e di tutta la Grecia, a significare l’unità nella carità di tutti i discepoli del Signore. Abbiamo visitato uno dei campi dei rifugiati: provenivano dall’Iraq, dall’Afghanistan, dalla Siria, dall’Africa, da tanti Paesi. Abbiamo salutato circa 300 di questi profughi, uno ad uno. Tanti di loro erano bambini; alcuni di loro – di questi bambini – hanno assistito alla morte dei genitori e dei compagni, alcuni morti annegati in mare. Ho visto tanto dolore! E voglio raccontare un caso particolare, di un uomo giovane, non ha quarant’anni. L’ho incontrato ieri, con i suoi due figli. Lui è musulmano e mi ha raccontato che era sposato con una ragazza cristiana, si amavano e si rispettavano a vicenda. Ma purtroppo questa ragazza è stata sgozzata dai terroristi, perché non ha voluto rinnegare Cristo e abbandonare la sua fede. E’ una martire! E quell’uomo piangeva tanto. Regina Coeli del 17 aprile 2016.

    20 Aprile, 2016 - 10:08
  2. Luigi Accattoli

    Vi voglio raccontare. Starò attento alle parabole che il Papa narra nei giorni e ripercorrerò la predicazione che ha svolto fino a oggi, cavandone i racconti. Prenderò sia le narrazioni riguardanti incontri e fatti e aneddoti degli anni del Pontificato, sia quelle degli anni precedenti, purché le abbia proposte da Papa. Credo – a occhio – che di tali racconti ne abbia svolti a oggi un’ottantina.

    20 Aprile, 2016 - 10:09
  3. maria cristina venturi

    Non mi pare che gli aneddoti di cui papa Francesco infarcisce i suoi discorsi rientrino nel genere delle “parabole”
    parabola viene dal greco “parabolè”: similitudine. E’ in genere un racconto che serve da similitudine o comparazione fra realtà materiali e realtà spirituali o morali.
    ad esempio Gesù in molte sue parabole fa una similitudine fra regno materiale e regno spirituale.
    ad esempio nella parabola del seminatore che semina i chicchi di grano che cadono uno sulla dura terra, l’altro sulla sabbia, l’altro sulla terra feconda e si trasforma in chicco di grano e da’ frutto, vuol far evidentemente una similitudine con la Parola di Dio che può cadere in cuori duri aridi, in cuori vani e poco stabili come sabbia o infine in cuori predisposti ad accoglierla e solo in questo caso da’ frutto.
    la parabola non è un semplice anedotto ( ho visto un tizio che ha fatto questo.. che ha detto questo.. ho saputo di uno che ha avuto questa esperienza) ma una similitudine ,una comparazione.
    Quelle di Bergoglio non sono parabole ma semplici aneddoti, racconti, esempi. Non fa alcuna comparazione fra regno materiale e regno spirituale.
    ha visto uno che piangeva molto a Lesbo. OK bel racconto, bella testimonianza. Ma non è una parabola.

    20 Aprile, 2016 - 19:01
  4. maria cristina venturi

    Anch’io vedo ogni giorno molti che piangono , bambini che piangono, mamme che piangono, padri che piangono, non sono parabole. sono solo la realtà tragica della vita, che ognuno di noi sa , conosce, il dolore della vita. Lo sapevamo, lo conoscevamo ancor prima che Bergoglio fosse fatto papa. E lui non ci dice nulla di nuovo o di profondo o di spirituale su questo dolore e su questo male e su questa sofferenza.

    20 Aprile, 2016 - 19:09
  5. Lorenzo Cuffini

    In poche sue parabole, non in molte, e niente affatto in tutte, Gesù fa una similitudine tra “regno materiale” e regno spirituale. Niente affatto vero che questa comparazione stia sempre alla base del parlare per parabole di Gesù.
    Le parabole di Gesù spesso sembrano velare e nascondere , altroché rendere chiaro e lampante come le morali delle favole classiche! E il bello è che Gesù lo dice pure apertamente,in Mc 4, 11-12. Un passo che avrebbe fatto scattare Maria Cristina facendoglielo bollare come gesuitico ante litteram…:)
    Molti dei racconti di Gesù sembrano proprio, per usare le parole qui sopra “semplici aneddoti, racconti, esempi”…..
    Ussignur, e adesso come la mettiamo?

    20 Aprile, 2016 - 19:37
  6. Lorenzo Cuffini

    “Non dice nulla di nuovo” certamente, sul dolore , sul male e sulla sofferenza.
    Nulla di nuovo è stato mai detto, dopo la novità del Vangelo. Che peraltro ne dice pochissimo, a parole, ma lascia capire moltissimo dai fatti.
    Perché mai dunque Bergoglio dovrebbe dire ” qualcosa di nuovo”?
    Che “non dica nulla di profondo e di spirituale” significa evidentemente che chi lo dice tiene A PRIORI i padiglioni auricolari ben ben ben chiusi. Forse non farebbe male ricordarsi una frasetta sferzante usata proprio da Gesù ” guardano senza vedere e ascoltano senza intendere né capire “.
    Padronissimo ciascuno di usare orecchie, testa e cuore come vuole, obviously.

    20 Aprile, 2016 - 19:44
  7. Clodine-Claudia.F.Leo

    La parabola, che io sappia, è la curva che un oggetto descrive quando si sposta nello spazio. In questo contesto “lo spazio”dentro al quale vanno collocate Le parabole di Gesù esulano dalla dimensione “temporale” ma vanno inquadrate dentro uno spazio “misterico” e “trascendente” . Nostro Signore,il quale ce ne ha fornite moltissime, possiamo dire che il 40% delle Sue Parole sono espresse in Parabole, è pertanto l’unico al quale è dato il potere di usare questa “strategia”sublime che non appartiene neppure agli Apostoli i quali non inventeranno nessuna parabola ex novo, ma faranno tesoro di quelle del Maestro allo scopo di avvicinare (a livello semantico parabola “para-ballein” significa “gettare accanto”, presso…) due poli, e permettere la ricezione unitaria di un messaggio che rimanda ad un “oltre”. Un vero “salto” dal visibile, all’invisibile.
    E’ una nube, la parabola, che dice una presenza e lascia velato il mistero, tanto che si richiede una vera e propria “uscita” da sé stessi per via di una dinamica spirituale insita, tale, da non lasciare indifferenti ma obbliga ad una ricerca personale.
    Ora, francamente, a me non sembra che a livello di struttura il papa si esprima in “parabole” in senso cristologico, metafisico, per quanto la sua ‘omiletica, come approccio didattico, offra spunti narrativi di reale interesse sul versante del comportamento umano : onestà/disonestà,conflitti/imprevisti della vita, sofferenza, ecc ..

    20 Aprile, 2016 - 21:52
  8. Luigi Accattoli

    Da una visitatrice che non vuole apparire ricevo questo messaggio:

    Luigi, forse non ci crederai ma stamane, prima di aprire il tuo blog, riflettendo in silenzio mi dicevo che Papa Francesco parla in parabole proprio come faceva Gesù. Ed è il modo migliore, più diretto e incisivo, per raggiungere il cuore della gente. La parola “parabola” mi risonava di continuo nella testa. E ne davo grande merito a questo Papa. Poi mi affaccio sul blog e leggo, scritto da te, di parabole di Francesco. Che strana e bella coincidenza! Incredibile.

    20 Aprile, 2016 - 22:07
  9. Clodine-Claudia.F.Leo

    Se sia lecito valorizzare e usare i linguaggi “parabolici”, oggi, allo scopo di dare valore ad un messaggio perché veicoli dei contenuti importanti, fondanti, credo di si…Ne fece grande uso la rabbinica antica, ma anche quella recente, Buber ad esempio. Anche la cinematografia, altri “strumenti” comunicativi , tutto è lecito ai fini della ricerca e del risveglio delle coscienze, per un aiuta alla riflessione, un soffermarci , sofferto, sulle umane tragedie..

    20 Aprile, 2016 - 22:15
  10. Clodine-Claudia.F.Leo

    Nell’Antichità cristiana ne fece uso Agostino, per dire, famosa la sua interpretazione allegorica del Vangelo di Luca 10, 30-37 in cui legge l’intera storia della salvezza nel samaritano-Cristo. E’ un linguaggio “ispirato”, in grado di mettere in moto, coinvolgere, chi ascolta. Invita alla “lectio” della Parola, “pizzica” sul vivo tutte quelle costanti universalmente condivise del comportamento umano . Una “fusione” di esperienze comuni agli uomini di ogni tempo nella concretezza della vita. Obbliga a guardarsi dentro, nel cuore della propria storia…per proiettarla in Dio…

    20 Aprile, 2016 - 22:32

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