Parabola di Arturo e del cammello

Oggi Arturo Paoli – caro amico – compie un secolo di vita: egli è benedizione per tanti e io benedico lui in questa sua festa dedicando ai visitatori una parabola che narra nel volumetto La pazienza del nulla [pubblicato da Chiarelettere in vista del compleanno centenario] come “icona” dell’esperienza del deserto che fece negli anni 1954-1957: “Ogni anno eravamo soliti fare un lungo pellegrinaggio nel deserto per ritrovare, sulle orme di fratel Carlo [de Foucauld], la sua ispirazione di infinito; il tragitto era di seicento chilometri all’incirca. Andavamo in carovana, guidati da nomadi buoni conoscitori del deserto, con una truppa di cammelli che portavano gli elementi necessari per innalzare una tenda sotto cui passare la notte, le vettovaglie e l’acqua. Tutte le mattine — immancabilmente — un cammello a turno fuggiva lontano e si sottraeva al suo lavoro quotidiano. Ci avevano avvisato di non corrergli dietro cercando di acchiapparlo, di non gridare, di lasciarlo partire tra l’indifferenza generale. Passato il mezzogiorno si scorgeva un punto all’orizzonte che si avvicinava sempre di più: il fuggitivo tornava. Quando, dopo alcune ore dall’apparizione, il fuggitivo era abbastanza vicino al gruppo, un arabo si avvicinava a lui dolcemente, senza grida, senza recriminazioni, senza alzare le mani, e cominciava a camminargli accanto cantando sommessamente. E questo accompagnamento durava fino all’arrivo di tappa. Il giorno dopo il transfuga di ieri era quello che offriva per primo il suo dorso, e un altro fuggiva”. Nel primo commento la sorprendente spiegazione della parabola.

61 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Spiegazione della parabola riportata nel post] Uno legge la parabola del cammello e immagina che il creativo Arturo, amico dei teologi della liberazione, segnali nel cammello fuggiasco l’uomo ribelle che va ammansito senza gridare – invece per Arturo il cammello è Dio: il Dio di Gesù Cristo, indocile alle regole delle carovane e che si lascia avvicinare solo in una quieta attesa. Nella scena del cammello ritornante egli avverte “Uno” – e lo scrive con la maiuscola – che “poco a poco si avvicina a me” e così ne interpreta l’insegnamento: “L’arabo mi offriva il modello di comportamento. Dovevo avvicinarmi dolcemente, senza protestare, senza gridare, e camminare in questa prossimità. Lì comincia l’esperienza dell’Altro”. – Leggete il secolare Arturo se amate le sorprese.

    30 Novembre, 2012 - 11:50
  2. Grazie!

    30 Novembre, 2012 - 12:18
  3. Mabuhay

    Ma come mi divertono questi ultimi post!
    Dall’Asia all’America Latina, via Napoli, con un po’ di deserto!
    Bellissimo… E tutto su un pianerottolo.

    30 Novembre, 2012 - 13:29
  4. Marilisa

    Che meraviglia !!!
    Ogni altra parola sarebbe superflua.

    30 Novembre, 2012 - 13:36
  5. fiorenza

    (Ciao, lontano- vicino Mabuhay!)

    30 Novembre, 2012 - 13:47
  6. fiorenza

    “Nel deserto avevo perduto la relazione con il Dio patriarcale, il Dio muto perché irraggiungibile, nel suo spazio da cui contempla, in una beata insensibilità, il nostro dramma.
    Ti ho raccontato spesso come, dopo aver perduto la voce dal tanto gridare, o gemere, questa mia vera solitudine, il vuoto assoluto in cui è impossibile vivere a lungo, il misterioso Altro si era avvicinato a me, in punta di piedi, dolcemente, e mi aveva consolato.”
    (Arturo Paoli, Il sacerdote e la donna, Marsilio ,2000 (I ed.1966), p.46

    30 Novembre, 2012 - 13:58
  7. fiorenza

    “Il tempo del deserto si era concluso con l’incontro con l’Altro, l’assolutamente altro…La Bibbia ci parla di questi momenti…anticipazioni che sembrano smentite dal tempo presente, e che diventano “sostanza di cose sperate”: il paradiso terrestre, la trasfigurazione, il Regno. I discepoli di Cristo che vivono una realtà di persecuzione, organizzata dai beffeggiatori del Regno, si scoraggiano continuamente, e racchiudono dolore, speranza e ironia nella domanda che rivolgono spesso: “Quando verrà questo Regno?”.
    Il mio deserto fu un’anticipazione che dovevo confrontare con il ‘qui e ora’ , e dovevo adattarmi alla fuga del volto che avevo intravisto nella sua nudità…”
    (Arturo Paoli, op. cit., pp.66-67)

    30 Novembre, 2012 - 14:10
  8. fiorenza

    Grazie anche da me, Luigi. L’invito a leggere “il secolare Arturo” è una benedizione.

    30 Novembre, 2012 - 14:12
  9. discepolo

    Scusate a me questa parabola fa molta tristezza . Ci vedo una parabola del conformismo, delòla rassegnazione.
    Il cammello ribelle che fugge può simboleggiare l’uomo tentato di fuggire all’ingranaggio sociale che lo sfrutta , ma poi , ahimè , cede, perchè da solo non può affrontare il deserto e torna docile e con le orecchie basse a far parte dell’ingranaggio , anzi è ancor più docile, è il primo che offre il dorso ecc. Il fatto che lo si faccia tornare con le buone e non col le cattive, è una metafora della nostra società ipocrita : è con le buone che si convince un “ribelle” , lo si riduce alla ragione ( e alla schiavitù )con parolette mielate, con bontà, con carezze.. che tristezza!!!
    il cammello è uno schiavo che fugge .. e che poi torna perchè non può farne a meno.
    felice l’uomo che NON si comporta così!!! felice l’uomo che ne’ parolette gentili, ne’ carezze, convincono a tornare a porre il collo sotto la schiavitù!
    felice l’uomo ( cammello) che è ribelle sul serio e che non torna a costo di MORIRE da solo, sotto il Sole del deserto!
    felice il ribelle sul serio, il solitario, il testardo, il non-conformista!!!
    io la vedo così! 😉

    30 Novembre, 2012 - 15:26
  10. gino gandolfo

    don Vito Piccinonna, assistente nazionale settore Giovani – I giovani di Azione cattolica assieme a tutta l’associazione ringraziano il Dio della vita per i cento anni di padre Arturo Paoli. Uomo di Dio, ha vissuto la sua esistenza in prima linea, lontano dalla retorica, a fianco dei più poveri.
    Arturo Paoli (Lucca, 30 novembre 1912), ordinato prete diocesano nel ’40, ha partecipato alla Resistenza. Viene chiamato a Roma, su richiesta di Mons. Montini, come vice-assistente della Gioventù di Azione cattolica (1949-54), all’epoca di Gedda. Si sa, i profeti sanno guardare dentro e oltre la storia, sanno farsi sospingere dallo Spirito con libertà e tale “progresso” non sempre è condiviso e compreso… Fu per questo che Paoli ricevette l’ordine di lasciare Roma per imbarcarsi come cappellano sulle navi che trasportavano emigranti.

    L’esperienza del deserto fu decisiva per la sua vita e per l’ingresso nella congregazione dei piccoli fratelli di Charles de Foucauld. Proprio nelle dune del deserto, lunghe seicento km e sulle quali resta per oltre tredici mesi, vero e proprio “spartiacque”, comprende cosa sia “lo svuotamento, il nulla, per l’appunto”. E’ nel deserto che comprende l’essenziale. “Occorre silenzio. Il ricco si lamenta delle sue malattie, dei contrattempi, ma non si interroga sulla propria esistenza. Il non abbiente si misura con la fatica del vivere. Si scopre che il deserto non è solo un luogo ma la morte di progetti e speranze. La Chiesa ci ha sempre trattati da bambini, ci dà il catechismo, la fede, i dogmi da seguire. Occorre una grande riforma. Bisogna cambiare il metodo. C’è stato una specie di eccesso di razionalizzazione della fede mentre il cristianesimo di Gesù è semplice: «Fa’ questo e vivrai. Ama il prossimo tuo». Sento che quello che Gesù vuole è che ci si interroghi sul senso dell’esistenza”.

    Ha dedicato quasi cinquant’anni completamente ai poveri, agli emarginati, alle vittime di ingiustizie in Argentina (di qui sarà costretto a scappare perché segnalato al secondo posto tra le persone da “eliminare a vista”), in Venezuela e in Brasile. Nel 1999 è stato insignito del titolo di Giusto tra le nazioni dallo Stato di Israele per aver nascosto e salvato numerosi ebrei durante la seconda guerra mondiale. Il suo schierarsi a favore dei poveri contro l’idolatria del mercato, il desiderio di vivere come Gesù armonizzando il mondo, la lontananza da ogni potere e il sogno di vivere dentro una Chiesa che non si allea coi potenti e non cerca la reciproca protezione, lo spingono anche a rifiutare la medaglia d’oro che annualmente la Camera di Commercio assegna ai lucchesi che hanno onorato la città nel mondo. La lettera pubblicata suscitò non poche polemiche: “Conosco personalmente alcuni di voi per non dubitare della vostra nobilissima intenzione, ma permettetemi di rifiutare un premio come missionario cattolico. A parte il fatto di sapere che il solo suggello che posso mettere sui quarant’anni di vita in America Latina è quello suggeritomi dal Vangelo “sono un servo inutile”, mi tormenta un’altra considerazione. Appartengo per nascita e formazione all’occidente che globalmente si dice cristiano, dalle Montagne Rocciose agli Urali, ed è incontestabile che questo mondo cristiano che si definisce Primo Mondo è al centro delle ingiustizie che sono la causa della fame di milioni di esseri che il catechismo ci ha insegnato a chiamare fratello: io torno in Brasile e non posso tornarvi ostentando sul petto una medaglia che premia la mia attività di ‘missionario’, rappresentante di una civiltà cristiana che spoglia della terra esseri umani che vi vivono da secoli prima di Cristo. E questa spoliazione dura dal 1492″.

    Sia nella vita attiva che in quella contemplativa il centro chiaro di tutto è Gesù amore. Da Lui si sente guidato verso una maturità che solo gli uomini di Dio sanno intravedere anche in mezzo ai chiaroscuri della vita. Così scrive: “Sono sempre alla ricerca di quello che può piacere al mio Amico. Credo perdutamente in questa amicizia: ho capito che non servono a nulla intelligenza, cultura, studi. Gesù non vuole che la religione diventi teoria. Io sono posseduto da Gesù e la mia unica paura è di non sapere riportare la sua parola”.

    Questo desiderio di farsi possedere da Gesù e di riportare la sua Parola rappresentano la verità di una vita costruita sulla roccia, vissuta nel desiderio della santità. Su Roccia a chi interrogava Arturo proprio sulla santità egli rispondeva: «Il test della santità vera è la contemplazione infusa. Ora la contemplazione si esplicita in una visione profonda, intima, saporosa di Dio e delle cose di Dio. È una saggezza che aiuta a vedere le cose, gli avvenimenti della storia, i veri valori della vita nella loro giusta luce».

    Si coglie immediatamente nelle parole di questo grande formatore dei laici e amico dei poveri il sottofondo conciliare. Proprio nel Concilio Paoli vede “il progetto della Chiesa come deve essere, come deve porsi nel mondo di oggi. Ora aspettiamo i santi che di fatto realizzeranno questa nuova forma di essere della Chiesa nel mondo. Niente paura, dopo il Concilio ci saranno delle eresie, dopo ogni Concilio ci sono delle eresie, ma si ha anche l’epoca dei santi”.

    Un grande amore nella vita di Arturo Paoli è rappresentato dai giovani. Il già Vice-assistente nazionale della Giac per i giovani e con i giovani lotta, soffre e spera. Più volte si è battuto per la loro libertà e pur constatando che è difficilissimo il momento che stanno attraversando, che il mondo adulto risulta sovente poco esemplare per le nuove generazioni, afferma: “Coraggio giovani, il prossimo futuro si offrirà a voi, solo a voi. La generazione adulta scomparirà presto perché il futuro è solamente di chi crede e spera fortemente nella vita che rinasce nel tempo. Abbiamo bisogno di voi, avete in mano il futuro; la politica risorgerà, voi impegnatevi, occupatevi della vostra patria, della vostra comunità umana. Datevi un progetto e una speranza. E siate audaci, senza guardarvi indietro”.

    Ancora tanti auguri, caro Padre Arturo, e mentre mi permetto di chiederti scusa per non averti compreso subito, continua a sentire il nostro affetto carico di stima e di gratitudine. Auguri!!!

    30 Novembre, 2012 - 16:14
  11. Luigi Accattoli

    Discepolo, facciamo che il cammello sia Dio. Fugge perché non gradisce le regole che la carovana (la Chiesa, poniamo; oppure ognuno di noi, se stiamo facendo la traversata in solitaria) gli ha dettato: “soccorre protegge salva giudica e manda questa e questa e questa è la sua volontà…”. E’ inutile inseguirlo. Ma non ci abbandona nel deserto, torna a poco a poco da noi e a noi si ripropone. Il segreto è nell’attenderlo e nell’accompagnarci a lui in una ritrovata e nuova prossimità.

    30 Novembre, 2012 - 16:47
  12. Luigi Accattoli

    Voglio dire: per Arturo il cammello non è lo schiavo che fugge ma Dio che sfugge al trattamento idolatrico cui ognisempre proviamo ad assoggettarlo. Dio per lui è un tu. c’è una battaglia da condurre con lui, come con ogni tu.

    30 Novembre, 2012 - 16:53
  13. E la battaglia è la battaglia dell’attesa, del non tirarLo per la camicia…

    che fatica, per noi piccoli cammellieri che hanno dimenticato come cantare…

    30 Novembre, 2012 - 17:30
  14. Marilisa

    Non farò a meno di comprare il libro di Arturo Paoli.
    Già il titolo è significativo, e questa parabola fa presagire il meglio del meglio.
    Tantissimi auguri al piccolo fratello centenario Arturo Paoli.

    30 Novembre, 2012 - 17:41
  15. discepolo

    scusami caro Luigi ma non posso proprio veder Dio nel cammello che fugge.!!!!. prima di tutto perchè non posso concepire un Dio “sottoposto alle regole della carovana” Dio è al di sopra di tutto perciò se ne ride e se ne sbeffeggia alla grande delle” regole della carovana” , Dio non è un cammello che ha bisogno di fuggire ( e da cosa? è Dio che detta le regole! ) ne’ di essere blandito con canzoncine e carezze per essere richiamato alla carovana. Non è Dio che fugge nel deserto e che poi torna e il capo carovana lo riaccoglie con carezze. non credo che neppure i tuoi amici arabi potrebbero interpretare la storia così. così si può interpretare la storia solo se si mette l’UOMO, cioè il capocarovana, come centro, e DIO, come cammello , cioè come elemento volubile.
    Non è così. DIO è il PUNTO FISSO, noi siamo i volubili. Credo che i musulmani sarebbero d’accordo con me.
    Dio non è il cammello ma è piuttosto il deserto e il cielo che sta sopra il deserto.
    Gli uomini e i cammelli passano e muoiono. Il deserto e il cielo che sta sopra il deserto rimane per millennni e per l’eternità. Questo è Dio.

    30 Novembre, 2012 - 18:57
  16. lycopodium

    Mah, da un’altra parte ho lette di Uno che ha lasciato la carovana (o, meglio, l’ha lasciata andare), ma solo perché doveva stare a casa sua.
    Lo preferisco.

    30 Novembre, 2012 - 21:12
  17. Gioab

    “invece per Arturo il cammello è Dio: il Dio di Gesù Cristo, indocile alle regole delle carovane e che si lascia avvicinare solo in una quieta attesa.”

    Sarebbe da capire se era un cammello (2 gobbe) o un dromedario (1 gobba).La differenza non è di poco conto.

    E anche se non passa per la cruna di un ago perchè si tratta di un filo, rimane sempre un animale impuro ( Lev. 11.4 Deut 14.7) Sarebbe stato un dio impuro in quel simbolismo.

    30 Novembre, 2012 - 23:03
  18. lorenzo

    @discepolo

    Dio lo sarebbe eccome, il Punto Fisso.
    Ma il Dio di Gesù Cristo ha deciso di non esserlo piu’, di abbandonare la sua fissità per scenderci incontro e per venirci letteralmente a cercare, uno per uno.
    Sono sempre ogni volta stupefatto da questo Dio rivoluzionario…
    🙂

    1 Dicembre, 2012 - 0:12
  19. lorenzo

    Noi invece, fedeli alla nostra mentalità piu’ tradizionale, amiamo vederlo lassù, e ce lo rimettiamo di continuo, facendoci delle immagini di Lui che troviamo piu’ “presentabili” come Dio, meno intollerabili di questo Dio impotente, sconfitto, prigioniero, che si mette nelle nostre mani e che decide di avere bisogno di noi…

    1 Dicembre, 2012 - 0:15
  20. roberto 55

    Buon compleanno ad Arturo Paoli, ben rientrata tra noi a Fiorenza, ed un caro saluto a tutto il “pianerottolo” !

    Roberto 55

    1 Dicembre, 2012 - 0:49
  21. Marilisa

    1)”felice il ribelle sul serio, il solitario, il testardo, il non-conformista!!!
    io la vedo così!”

    2) “Dio è al di sopra di tutto perciò se ne ride e se ne sbeffeggia alla grande delle” regole della carovana”…
    ” è Dio che detta le regole!”

    E quali sarebbero queste regole? Forse i comandamenti?
    Il fatto è che le regole che gli uomini si danno per il loro quieto vivere, il più delle volte vengono filtrate da un odioso perbenismo dettato da una miope visione di comportamenti omologati.
    E questi non di rado sono vere e proprie deviazioni dei comandamenti
    Chi non è allineato viene etichettato come paranoico o deviato o ribelle.
    Questa è la regola prima di qualsiasi società, di solito.
    Ma Dio è Altro, e i benpensanti sapientoni della nostra società cristiana ancora non l’hanno capito o non vogliono accettarlo.
    Non si accorgono che Egli sfugge molto spesso alle regole che gli uomini si danno per costruire un’impalcatura sociale sorretta da norme che escludono a priori, e rigidamente, le variabili dei comportamenti umani.
    Forse da questo punto di vista è vero che Dio “se ne ride e sbeffeggia di queste regole”, che magari a volte non sembrano propriamente coincidere con i Suoi comandamenti.
    Gesù Cristo ha dimostrato per primo il suo non conformismo.
    Ma molti cristiani non se ne ricordano.
    Che Dio sia al di sopra di tutto è un conto.
    Penso però che Dio non rida affatto quando l’uomo, da solo o in carovana, si ripiega su se stesso. Anzi penso che si rattristi e forse pianga.
    E tuttavia, per l’ Amore che ha per essi, non li abbandona mai, e prima o poi si ripropone facendo in modo che essi lo vedano avvicinarsi di nuovo da lontano, proprio come il cammello della bella parabola.
    Per “cantare sommessamente” gli uni vicini all’Altro.

    1 Dicembre, 2012 - 1:21
  22. lycopodium

    Non ci siamo.
    La mentalità odierna pompata dall’industria culturale ama (posto che sia amore) moltissimo l’idea del Dio impotente, sconfitto, prigioniero.
    Contenta di averlo tra le mani, per buttarlo via e non averne più bisogno.
    Così, continuando a far la guerra a supposte immagini sbagliate di Dio e del Dio di Gesù Cristo (ma quando mai), non ci accorgiamo a chi e a cosa proprio questa guerra interna (con il correlato di autocelebrazioni poetiche) è funzionale.

    1 Dicembre, 2012 - 7:30
  23. Clodine

    A volte penso che il Dio di Gesù Cristo, il Nostro Dio, il Vero Dio, quello che si è fatto carne, sia stato, alla lunga mal compreso. Nel senso che lo si è voluto cucire sui propri abiti ad uso e consumo delle proprie voglie ed esigenze con la convinzione che “tanto, poiché è misericordioso e ci salva sempre, possiamo entrare in totale confidenza con Lui”. Lo si è fatto scadere ad un semidio, anzi , peggio, si è andato smarrendo il confine, la linea di demarcazione che ci separa dal SANTO, da Colui che è totalmente altro, l’inaccessibile…Tra noi e Lui ci separa l’abisso…e se non passiamo per “la porta delle pecore ” siamo fuori! Basterebbe leggere cosa dice a Giobbe durante quel dialogo terribile: “chi sei, tu, che osi…”. Ma oggi, “si osa” tanto che l’uomo si fa Dio e a Dio Gli si vorrebbero far indossare i panni dell’uomo! Il concetto si è rovesciato; non così per le altre due religioni monoteiste che hanno conservato il discernimento, e il senso del sacro. Quello che l’occidente a perduto: il senso del sacro.

    1 Dicembre, 2012 - 8:10
  24. Clodine

    corrige: ha perduto!

    1 Dicembre, 2012 - 8:11
  25. lorenzo

    Caro Lycopodium,
    permettimi la franchezza. Della mentalità moderna, e della industria culturale che la pompa, me ne importa una beneamata fava.
    Non mi intendo di guerre interne, e non me ne interesso neppure.
    Il Dio di Gesù Cristo , cioè Gesù Cristo , E’ impotente, sconfitto e prigioniero. Nonostante tutti i tentativi che da ogni generazione, la prima inclusa, si ripetono di farlo apparire sfolgorante, vittorioso e con gli stendardi in mano, la sua gloria e la sua onnipotenza decide di manifestarle da un patibolo. A noi è certo piu’ vicina l’immagine del Cristo Pantocrator, ma io la faccia di Gesù vado a cercarmela nell’Uomo della Sindone. Trovi che questo sia un cedimento alla mentalità corrente, funzionale a chissà che disegni oscuri?
    Io trovo l’esatto contrario, e dei disegni oscuri non mi occupo per nulla.
    Puo’ darsi benissimo che teologicamente quello che dico sia una caprata.
    Ma è l’unico motivo per il quale io sono cristiano, e lo resto appassionatamente. Il Dio Onnipotente e Creatore e Altissimo che se ne stesse lì indifferente e algido mentre io campo tra corpi che si degenerano grottescamente, lo troverei insopportabile.
    Io mi tengo ben stretto il mio Crocifisso condannato, rifiutato, fatto fuori e fallito. Risorto e Dio, chiaro. Ma se io mai lo incontrerò, lo incontrerò come Tommaso: nella gloria, con addosso sul suo corpo i segni ben presenti della sua sofferenza e della sua morte.
    Un’ immagine sbagliata? Non vedo dove.

    1 Dicembre, 2012 - 9:56
  26. lycopodium

    @ Lorenzo.
    Se il Dio onnipotente – che, tra parentesi, professiamo nel Credo e invochiamo nella Liturgia – è una proiezione/alienazione della nostra “volontà di potenza”,
    allora e allo stesso modo
    il Dio impotente, sconfitto, prigioniero, condannato, rifiutato, fatto fuori e fallito
    è una proiezione/alienazione del nostro “cupio dissolvi”…

    1 Dicembre, 2012 - 10:11
  27. lorenzo

    Ciao Clodine.
    Se mi permetti, non è che oggi ” a Dio Gli si vorrebbero far indossare i panni dell’uomo! “.Quei panni se li è indossati da solo. E ha fatto di piu’ che indossarsene i panni. Per noi, Dio è anche UOMO. Non diciamo vero Dio e vero uomo?

    1 Dicembre, 2012 - 10:11
  28. lorenzo

    @Lycopodium

    Appunto.Stiamo al credo, alla liturgia, al vangelo.
    Punto.
    Quale volontà di potenza? Quale cupio dissolvi?
    Io non so manco dove vado a parare nei cinque minuti successivi, so solo che tiro su gli occhi e ho un crocifisso davanti al naso.
    Mi basta questo. Senza questo, non mi basterebbe nessuna promessa di eternità beate.

    @clodine
    Il libro di Giobbe è bellissimo e fondamentale.
    Ma viene ” prima” di Gesù Cristo. Che cambia tutto. Almeno, per me.

    1 Dicembre, 2012 - 10:22
  29. lycopodium

    Beh, Lorenzo,
    “Nonostante tutti i tentativi che…” l’hai scritto tu, mica io.

    1 Dicembre, 2012 - 10:33
  30. Clodine

    Il Cristo Pantocrator ci indica e ci suggerisce che Egli è uomo, è vero, lo fu, con la tunica (Kiton) rossa, colore della divinità, e il manto (Himation) azzurro colore dell’umanità: egli infatti è Dio che si è rivestito della natura umana. C’è un’, iscrizione a margine dell’icona che lo ritrae, il Pantocratore: + SPONCIA LIGNEA CRUX . CLAVIC . CORONA. DANTE EX PARTE METUM. COGUN ET FUNDERE FLETUM . PECCATOR PLORA . CUM VIDERIS HEC ET ADORA + ”
    “La lancia, la spugna, la croce lignea, i chiodi e la corona, da una parte incutono timore, dall’altra costringono al pianto. Piangi, peccatore, alla vista di questi simboli, e adora”. E adora, e fatti piccolo come…non innalzarti a divinità, perché sei solo polvere! Certo che si è fatto uomo, ma Dio è Dio, e noi vermi di terra…tutto qui!

    1 Dicembre, 2012 - 11:18
  31. lorenzo

    Sì, Lycopodium. L’ ho scritto perché i tentativi ci sono e restano e si moltiplicano.
    Non credo per la questione proiezione/alienazione.
    Quanto per rifiuto.
    Piu’ o meno consapevole. Nonostante il Credo, la Liturgia e il Vangelo siano chiarissimi.

    1 Dicembre, 2012 - 11:39
  32. lycopodium

    Grazie Clodine.

    1 Dicembre, 2012 - 11:42
  33. lorenzo

    ” vermi di terra”….
    🙂
    Io sono piu’ banale e normalmente mi definisco una bestia.
    La sostanza non cambia, però. Mentre Dio, è Dio. Il fatto è che che- con l’incarnazione -Dio salta d’un colpo solo il fossato esistente dalla creazione, e da creatore e padre diventa “collega” e fratello. E, con l’Eucarestia, Dio Onnipotente va ad “impastarsi” letteralmente con ciascuno di noi vermi di terra; e viceversa!

    1 Dicembre, 2012 - 11:45
  34. lycopodium

    Il Dio onnipotente e creatore e altissimo che Cristo ci ha rivelato è Padre. Basta questo Nome per tagliare via ogni discorso sull’indifferenza e sull’algidità.
    Grottesco e insopportabile è il Potere che separa il Padre dal Figlio e nel Figlio separa il Sacerdote dalla Vittima, il Re dall’Uomo dei Dolori.
    Pantokrator e Sindone sono lo stesso Volto del Risorto.
    Il resto è proiezione/alienazione.

    1 Dicembre, 2012 - 11:50
  35. lorenzo

    Che Potere?

    1 Dicembre, 2012 - 12:13
  36. Clodine

    Ma se Cristo, il Figlio, il Logos, Colui che era, che è e che viene, una volta assoggettata l’umana natura è dovuto passare attraverso le forche caudine della Volontà di Dio, ha avuto bisogno di annientarsi , di ridursi a servo prima di riprendere il Suo posto, quello di sempre, alla destra del Padre, quanto più noi dovremmo recuperare il rispetto per la sacralità che l’Onnipotente impone. Non un amichetto d’avventura, ma Dio, il creatore, Colui che alla fine giudicherà. Io non mi permetto di usare Dio, o farlo a misura delle mie esigenze. Ho bisogno io, di Lui, non Lui di me…

    1 Dicembre, 2012 - 12:55
  37. Marilisa

    “La mentalità odierna pompata dall’industria culturale ama (posto che sia amore) moltissimo l’idea del Dio impotente, sconfitto, prigioniero.
    Contenta di averlo tra le mani, per buttarlo via e non averne più bisogno”

    Questa è esattamente la “mentalità” di chi si è arenato e vuol vedere a tutti i costi un Dio potente che si impone su tutto e su tutti, detta regole da rispettare e non vuole essere contraddetto.
    Un imperatore che può benissimo fare a meno degli uomini.
    Un Dio che brandisce la spada della guerra, non quella dell’amore.
    L’ “industria culturale”, caro lycopodium, non c’entra un bel niente. Proprio un bel niente di niente.
    Pretenderesti che regnasse la non cultura? O, se vuoi, l’ignoranza?
    C’entra invece, in questo caso, il desiderio dell’onnipotenza rappresentata da un Dio su cui l’uomo proietta la sua propria volontà di potenza. Ben altra cosa.
    Quando eravamo bambini ci dicevano che bastava rivolgersi a Dio per avere tutto ciò che avessimo voluto. Dio l’onnipotente per eccellenza.
    Oggi ci è stato detto, e lo sperimentiamo, che quell’ “onnipotente” con cui siamo soliti definire Dio, in realtà è traduzione impropria di un termine(forse ebraico) che niente ha a che vedere con l’onnipotenza.
    È un’idea infantile, simile a quella dei bambini che vedono il loro padre come un dio, e ne gioiscono, fino a che non si accorgono che il papà è disarmato quasi quanto loro, e scoprono pian piano che è molto più amabile e forte il padre pieno di amore verso di loro.
    Tu lycopodium non l’hai sperimentato? Io sì.
    Il Dio di Gesù Cristo è ben diverso dal Dio potente, vincitore e che fa prigionieri gli uomini.
    Dio ha dato all’uomo–per amore– una libertà immensa e nel momento in cui l’ha fatto, ha rinunciato alla sua potenza.
    Mettiti il cuore in pace, lycopodium, e magari pensa alle tragedie umane, a cominciare da Auschwiz dove il silenzio e l’ “impotenza” di Dio erano grandi come il mondo e aleggiano tuttora.
    Dio, di fronte alla cattiveria degli uomini, non può far nulla.
    Dio ha bisogno degli uomini per compiere il bene e dimostrare la sua potenza. Perché la potenza di Dio risiede nell’ Amore.
    Questa è la grande novità del cristianesimo.
    Questo è il Dio dei cristiani, diverso in parte da quello delle altre religioni.
    Gesù Cristo lo ha dimostrato con una tale evidenza che sembra impossibile che ancora molti cristiani non l’abbiano capito.
    Ma è indubbio che gli uomini devono fare ancora molta strada per scoprire la potenza e la legge dell’Amore.
    E fino a quando vogliono vedere il loro Dio impugnare la bacchetta magica con cui risolvere tutti i problemi, e la sferza con cui castigare e punire i figli cattivi, anziché imponendosi con la forza dell’amore, non avrà compimento il Regno di Dio.

    1 Dicembre, 2012 - 13:31
  38. Luigi Accattoli

    La parola ad Arturo. Avendo scatenato – senza volerlo – questa rissa cristiana, mi sento in dovere di mettere a disposizione di tutti qualche altra parola di Arturo Paoli, dal libretto citato nel post, che possa aiutare a intendere l’ardua parabola dell’arabo e del cammello.

    Ritornando alla scena arabo-cammello, io-Amico invisibile, anch’io canticchiavo il mio ‘Corano’. Ma più che altroi ascoltavo. Ascoltavo? Nessuno mi parlava, ma certe parole lette migliaia di volte bel Vangelo come rivolte a tutti, ora erano rivolte a me e s’impastavano alla mia vita, diventando d’una concretezza assoluta. Capivo come certe indicazioni del Vangelo che a una prima lettura sembrano un po’ vaghe e generiche, quasi poetiche, hanno una forza superiore agli stessi comandamentui di Dio. L’amoe è ben più forte della legge e io lo scoprivo camminando sulla sabbia: ‘Le voltpi hanno tane e gli uccelli hanno il loro nido, ma il Figlio dell’Uomo non ha dove posare la testa’ (Matteo 8, 20). ‘Non preoccupatevi dicendo: che mangeremo o che berremo o come ci vestoiremo, i pagani si preoccuoano di queste cose (Matteo 6, 31-34). Capivo, accamimnando accanto a Lui, che se mi fossi ricoperto di tutti i peccati della terra, non avrei potuto offenderlo tanto quanto chiedendogli: dove andremo a dormire stanotte? (…) Stavo facendo l’apprendistato dell’insicurezza” (pagine 81ss).

    1 Dicembre, 2012 - 14:57
  39. Luigi Accattoli

    La parola ad Arturo 2. “Il pellegrinaggio nel deserto continuava. Io seguivo le tracce dell’arabo che addomesticava cantando il cammello, mentre a mia volta ero addomesticato dal Figlio di David discendente dal deserto. Facevo il mio apprendistato della libertà. Noi abbiamo paura della libertà” (pagina 83).

    1 Dicembre, 2012 - 14:59
  40. Luigi Accattoli

    La parola ad Arturo 3. “L’esperienza dell’Essere che cammina accanto e si avvicina tanto che i gomiti si toccano, e a volte si allontana e lascia disperare del suoi ritorno, trasmette una capacità di amare che stende in tutta la sua ampiezza il vero essere della persona. Ed è un amore autentico che non vede gli altri come conigli” (pagina 95)

    1 Dicembre, 2012 - 15:04
  41. Luigi Accattoli

    La parola ad Arturo 4. “Questa digressione politica [sul rapporto tra conversione del cuore e cambiamento della storia] non svii il lettore dalla mia tappa che chiamerei contemplativa, per me essenziale. Se torniamo all’immagine dell’arabo che cammina accanto al cammello, la spiegazione di questa specie di incursione nel politico si chiarisce; essa dipende dal fatto che il Cristo non è diviso” (pagina 104).

    1 Dicembre, 2012 - 15:32
  42. lorenzo

    una rissa cristiana….
    🙂
    Sulla carta un ossimoro, nella realtà pane quotidiano…
    Ma non mi pare questo il caso.
    Diciamo cose egualmente vere da due punti diversi, mi pare. Non è il caso di scazzottarsi o farsi saltare la mosca al naso per così poco.

    1 Dicembre, 2012 - 16:35
  43. Marilisa

    Luigi, non si è aperta una “rissa cristiana”, è solo una disputa su come si debba intendere Dio.
    Per quanto sia lecito farlo sul Dio misterioso e ignoto.
    Per me non adattandolo a certi modelli umani che ci sono stati inculcati in passato e che, inoltre, spesso corrispondono nella sostanza alle tendenze caratteriali di ogni singolo individuo ( parlavo infatti di “proiezione”), e che riesce difficile superare nonostante i messaggi evangelici.
    Per molti cristiani c’ è una netta dicotomia tra Dio Padre e Gesù Figlio.
    Sarebbe bene invece armonizzare le due figure in un’ unica visione di Amore.

    1 Dicembre, 2012 - 16:50
  44. Clodine

    Il Padre è il Padre, e il Figlio il Figlio…

    1 Dicembre, 2012 - 17:13
  45. Clodine

    E lo Spirito Santo l’Amore, che il Padre irradia il Figlio e questi lo trasmette agli uomini a Lui affidati in un dinamismo circolare…
    Non c’è confusione tra le tre ipostasi, ma tutte tre, distinte, sono nell’Uno…

    1 Dicembre, 2012 - 17:15
  46. lycopodium

    Luigi, ben vengano cose del genere
    Il brutto delle cose troppo zuccherose è, per riprendere l’immagine di Lorenzo, che poi ci vanno a finire le mosche…
    E quanto alle dispute sul Dio, non misterioso e ignoto, ma rivelato da Gesù Cristo, ciò che non deve essere è adatttarlo a certi modelli umani che ci vengono inculcati nel presente.

    1 Dicembre, 2012 - 18:00
  47. Marilisa

    Sbagli, lycopodium, a dire che “Dio non è misterioso e ignoto”.
    Troppo semplicistico ricorrere a Gesù Cristo che lo rivela.
    Non facciamo confusione, per favore.
    È risaputo: Dio è un Dio nascosto. Dio è Mistero.
    È vero che nel Vangelo leggiamo espressioni quali “Dio nessuno l’ha mai visto ma il Figlio unigenito lo ha raccontato (Gv 1,18). …Chi ha visto me ha visto il Padre…” etc…
    La nostra attenzione però deve volgersi in modo speciale a quel “lo ha raccontato”. Cioè ha svelato l’intima essenza di Dio.
    Ciò non vuol dire–come molti, e forse anche tu, erroneamente credono– che Gesù si identifica con il Padre, ma significa invece che quelli che, guardandolo vivere e ascoltandolo parlare, lo riconoscono come inviato, ovvero Figlio prediletto di Dio Padre, che dice e fa– mediante la potenza dello Spirito– le cose di Dio, allora coglieranno la sostanza di Dio mediante il legame invisibile e indissolubile che unisce Gesù a Dio Padre.
    Gesù tale legame lo realizzava, fra l’altro, pregando molto e intensamente per conoscere la volontà del Padre. Eppure non ha scongiurato la morte sulla croce.
    Gesù ce ne ha svelato l’essenza d’Amore, si è proposto come la Via che conduce al Padre. Ha rivelato, tramite le sue parole e le azioni in mezzo a poveri e ammalati, amici e avversari e peccatori, che Dio perdona e ama.
    Rendendosi solidale con la sofferenza umana fino all’estremo, Gesù ha rivelato che Dio si abbassa verso l’uomo fino a comprendere totalmente la nostra sofferenza .
    Ma non vuol suggerire che Egli lo rende visibile nelle sue sembianze umane. Egli è la Via e quindi la Vita.
    E comunque la volontà di Dio resta misteriosa. Lo sperimentiamo tutti i giorni, e a noi non resta che chinare il capo, soprattutto quando c’ è il dolore.
    Dunque, Dio non è Mistero? E nel mistero non c’è l’ignoto?

    Quanto alle parole “ciò che non deve essere è adattarlo a certi modelli umani che ci vengono inculcati nel presente”, le trovo rigide, pretestuose e senza alcun fondamento, proprie di chi, oltre che guardare al presente con preconcetto malanimo ritenendolo sempre negativo, non vuole schiodarsi di un millimetro da idee acquisite e ormai cristallizzate, che–chissà perché– teme di riconsiderare. Senza dimenticare che un ruolo non secondario lo gioca il pregiudizio verso quelli a cui si è data una precisa etichetta diversa da quella che si vorrebbe.
    Ma Dio non ha etichette, per fortuna.

    1 Dicembre, 2012 - 21:19
  48. fiorenza

    Piccola divagazione: da qualche parte ho letto che, siccome il cammello è l’unico animale che in certi momenti sembra avere un’espressione sorridente, se non le labbra atteggiate ad un vero e proprio sorriso, gli arabi si spiegano questo con la leggenda del centesimo -ultimo e definitivo- nome di Dio ignoto agli uomini e noto soltanto agli angeli e… ai cammelli. Grandissimo è il rispetto degli uomini del deserto per il cammello: non bastano le ragioni “troppo umane” (la sua utilità, etc.) a spiegare questa “venerazione”.
    E piccola nota “personale: a me gli uomini del deserto piacciono tantissimo. E mi piacciono i santi nostri che hanno vissuto con loro o come loro.

    1 Dicembre, 2012 - 23:05
  49. lycopodium

    Marilisa,
    Gesù Cristo rivela Dio, perché è il Figlio di Dio.

    1 Dicembre, 2012 - 23:32
  50. fiorenza

    E’ strano quanto spesso ci si accorga che è necessario ricominciare oggi da zero a presentare le verità di fede, come alle origini della storia cristiana. Quando, e perché, e come è accaduto che l’iniziazione si è interrotta?

    1 Dicembre, 2012 - 23:48
  51. lycopodium

    Grande domanda, Fiorenza!

    1 Dicembre, 2012 - 23:52
  52. Luigi Accattoli

    Questa rissa cristiana che non ha
    se non parole d’ombra e di lamento…

    Eugenio Montale, Notizie dall’Amiata, da Le occasioni, 1951.

    2 Dicembre, 2012 - 0:07
  53. fiorenza

    “La rissa dell’anima e del corpo, la ‘rixa’ di cui esistono saggi nelle lett. popolari. Condizione più o meno perpetua. (L’Amiata è il regno di David Lazzaretti…) Ecco fatto.”
    (Da una lettera di Eugenio Montale a Sivio Guarnieri, 26 maggio 1964)

    2 Dicembre, 2012 - 0:27
  54. Marilisa

    “Gesù Cristo rivela Dio, perché è il Figlio di Dio.”

    Ma va’ ! Sai che non lo sapevo, lycopodium?
    E noi lo siamo? Vuoi vedere che sì?

    2 Dicembre, 2012 - 1:10
  55. fiorenza

    Tornando a divagare (a fantasticare sui cammelli): ve lo ricordate quel film-documentario che aveva il titolo “Storia del cammello che piange”? Girato nel 2003 nel deserto di Gobi, in Mongolia. Gli autori sono solo due studenti che devono realizzare il film di fine corso per la Scuola di Cinema di Monaco: una ragazza mongola e un giovanissimo fiorentino. Eppure questo è un piccolo capolavoro. Storia di una famiglia di nomadi in cui accade che, subito dopo un parto difficile, una mamma cammello respinge il figlio, e ogni volta lo allontana e si allontana quando cerca il suo latte. Solo una musica e un canto ripetuto a lungo secondo un antico rituale, otterranno il “miracolo”. Una musica suonata su uno strumento a corde da un musicista fatto venire da lontano per lei, per la mamma cammella. Una donna della famiglia che le si fa vicina dolcemente, cantando e accarezzandola. Un canto struggente, come un’implorazione. Una musica indimenticabile. Tutta la famiglia, dai vecchi ai bambini, insieme con tutti gli altri cammelli, assiste in silenzio. E, infine, quando gli uomini le portano vicino il piccolo, lei, dopo un attimo di esitazione, per la prima volta lo accoglie. E piange. “Storia del cammello che piange”. Qui (per chi non l’ha visto) una breve sintesi:
    http://www.youtube.com/watch?v=coSKufLNvzY

    2 Dicembre, 2012 - 1:14
  56. Marilisa

    L’ iniziazione non si è mai interrotta. Mai!
    Oggi però, grazie a Dio, si capiscono molte più cose di prima, ma tanti non si aprono al sapere.
    Alle origini della storia cristiana non erano rose e fiori come qualcuno, ahimè disinformato, può credere.
    C’ erano varie comunità cristiane con aspre controversie fra loro, come si evince da alcune letture neotestamentarie.
    E l’iniziazione, che pure c’era, di certo non le impediva.

    2 Dicembre, 2012 - 1:32
  57. fiorenza

    Qui si è lasciato più spazio al rituale e si sente meglio quella misteriosa musica per me indimenticabile e si vede di più la donna che accarezza la cammella ripetendole, a lungo, il canto:
    http://www.youtube.com/watch?v=xApgWWVKOCQ

    2 Dicembre, 2012 - 1:44
  58. lycopodium

    Mi fa piacere, Marilisa (h. 1.10), che sul punto la pensiamo allo stesso modo.
    Si tratta, allora, di differenti modi di presentare Gesù Cristo.
    Uno che parte dall’identità del Figlio di Dio, l’altro dalla fenomenologia del Gesù c.d. storico.
    Peraltro non ci può essere reale discontinuità.
    Per un elementare principio di senso comune, una qualunque realtà non può manifestarsi, se non è.
    Lui È e lo ha manifestato, in ultimo e in definitivo, con la sua risurrezione.

    2 Dicembre, 2012 - 8:55
  59. Sara1

    Può darsi che oggi le verità della fede si siano perse ma queste verità in origine si sono venute chiarendo attraverso dispute piuttosto accese. (questa discussione ricorda un po’ quelle tra docetismo e arianesimo).

    2 Dicembre, 2012 - 10:54

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