Quando Benedetto affermò che “il Papa può avere opinioni personali sbagliate”

Lungo il Pontificato di Benedetto XVI mi capitò una volta di partecipare alla presentazione di un suo testo: il libro intervista con Peter Seewald che fu pubblicato nel novembre del 2010 con il titolo Luce del mondo (Libreria editrice vaticana). Riferii i piccoli retroscena di quella vicenda con un articolo per Il Regno che fu pubblicato con il titolo Il papa opinionista e il suo laboratorio (Il Regno 22/2010, pp. 789s). Lo riporto per intero nei commenti.

8 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Il sogno di poter leggere lentamente. Sono stato chiamato a presentare il 23 novembre in Sala stampa vaticana – insieme all’arcivescovo Fisichella – il libro intervista del papa Luce del mondo (Libreria editrice vaticana, 283 pagine, 19,50 euro). Immagino che la proposta di coinvolgere un giornalista sia stata del padre Lombardi. Alla presentazione – seduto in prima fila – c’era don Georg che alle 12 ci ha portati tutti nella Biblioteca privata del papa: i cinque del tavolo della presentazione (da sinistra per chi guardava: Seewald, io, Fisichella, Lombardi, Costa) e 17 editori del libro nelle varie lingue.
    – Buon giorno signor Accattoli – mi ha detto il papa – la ringrazio dell’impegno con cui ha letto il libro… ora lei è in pensione…
    – E così ho la possibilità di leggere lentamente…
    – era questo il mio sogno, di andare in pensione e di poter leggere lentamente ma non è stato possibile…

    3 Gennaio, 2023 - 12:40
  2. Luigi Accattoli

    Prostituto e prostituta per una volta fanno lo stesso. Dopo di me ha dato la mano al papa il direttore della Libreria Editrice Vaticana don Giuseppe Costa, salesiano:
    – Santità questa è l’edizione in lingua italiana, le chiedo scusa per gli errori della traduzione…
    – Grazie per il lavoro che avete fatto, grazie…
    – Santità io le chiedo perdono per gli errori che correggeremo con la prima ristampa…
    – Grazie davvero per il vostro lavoro…
    Si è capito che il papa non è restato male per gli errori. Che del resto non impediscono mai di capire ciò che c’è da capire. Solo il caso del “prostituto-prostituta” poteva costituire un intralcio, ma è stato chiarito dal padre Lombardi che in conferenza stampa ha riferito di averne parlato con il papa, il quale l’aveva autorizzato a dire che “il punto è la responsabilità nel tener conto del rischio della vita dell’altro con cui si ha il rapporto: se lo fa un uomo, una donna o un transessuale è lo stesso”.
    In vista della presentazione mi erano state date le bozze del volume e leggendo segnavo al margine gli errori e le durezze della traduzione. Ma dicevo tra me: è inutile che io segnali gli errori, queste sono le bozze e nel frattempo li avranno corretti. Immagino che così avranno ragionato anche l’arcivescovo Fisichella e il padre Lombardi, più svegli di me. Fatto sta che le sviste sono restate.
    In questo libro vediamo Joseph-Benedetto che dubita e si interroga, o che – a seconda dell’argomento che affronta – è sicuro di sé e della sua parola; che ci informa su come è arrivato a una decisione, che ammette errori e ripensamenti o lascia intravvedere qualche futuro orientamento. Cogliamo per lo più quest’uomo chiamato a fare il papa nell’atteggiamento con cui viene pubblicando i due volumi su Gesù: proponendoli non come documenti di magistero ma come attestazioni della propria ricerca del volto di Cristo, secondo le parole epocali: “Ognuno è libero di contraddirmi”. Analogamente nelle risposte di questo libro egli fin dall’inizio ci avverte che “il papa può avere opinioni personali sbagliate” e certo dispone della “facoltà della decisione ultima” in materia di fede ma ciò “non significa che possa di continuo produrre infallibilità” (pp. 23s). Ed è forse qui, nello svolgimento di questa riflessione, che va cercata la prima radice del libro-intervista che affronta temi anche ardui in un’attitudine di libertà e di azzardo: azzardo nella testimonianza della fede, si intende. “Un atto di coraggio comunicativo” l’ha definito il padre Lombardi.

    3 Gennaio, 2023 - 12:41
  3. Luigi Accattoli

    “Ci si può dimettere in un momento di serenità”. A più riprese nell’intervista (28, 135s, 161s, 166, 168) il papa si interroga sui suoi 83 anni e su quanti altri anni gli darà il Signore e in nostra presenza – si direbbe – ragiona dell’opportunità delle dimissioni qualora venga a trovarsi nell’impossibilità di adempiere alla sua missione: “Quando un papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi” (53). Nella stessa pagina nega di aver pensato a dimettersi per lo scandalo pedofilia: “Ci si può dimettere in un momento di serenità, o quando semplicemente non ce la si fa più. Ma non si può scappare proprio nel momento del pericolo e dire: se ne occupi un altro”. Sappiamo che tutti i papi contemporanei – da Pio XII in poi – si sono posti il problema delle dimissioni, ma prima di questa intervista nessuno l’aveva fatto in pubblico.
    Con analoga schiettezza chiede a se stesso – e quasi anche a noi – “se sia veramente giusto offrirsi sempre alle folle e farsi acclamare come una star”, ben sapendo che “le persone hanno il grande desiderio di vedere il Papa” (110). Ragiona apertamente sull’opportunità di dire “io” o “noi” (124) e si dice “timoroso” delle decisioni sulle persone (125). Senza timore e senza pretese, come un opinionista navigato, dice la sua sul burqa: “Se volessero indossarlo volontariamente non vedo perché glielo si debba impedire” (86).
    Tratta ampiamente del conflitto della fede cristiana con il nostro tempo, ma in almeno due passi riconosce con parole impegnative “la moralità della modernità” e l’esistenza di una “modernità buona e giusta”: “La modernità non consiste certo solo di negatività. Se così fosse non potrebbe durare a lungo. Essa ha in sé grandi valori morali che vengono proprio anche dal Cristianesimo” (40 e 87). A queste affermazioni in positivo andrebbero uniti i passaggi in cui riconosce le prevaricazioni religiose del passato: dalle “atrocità” commesse “in nome della verità (79) alle “guerre di religione” (84) e ai “rigorismi” nei confronti della corporeità, con i quali “si giunse a impaurire l’uomo” (150). Nel conflitto con il mondo moderno occorrerà dunque chiedersi a ogni passo “in che cosa il secolarismo ha ragione” e dove essa dovrà invece “opporre resistenza” (88).

    3 Gennaio, 2023 - 12:42
  4. Luigi Accattoli

    Qualche volta dice: “E’ una stupidaggine”. Non teme di pronunciare parole polemiche. “Sono state diffuse moltissime stupidaggini, persino da presunti dotti teologi” dice a proposito del ritiro delle scomuniche ai quattro vescovi lefebvriani (42). Qualifica come “avventurosa, sprecata, stramba” l’esistenza di Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo (65). “E’ una stupidaggine, perché allora il mondo era pieno di sacerdotesse” esclama quando l’intervistatore evoca l’argomento che “duemila anni fa sarebbe stato impensabile” per Gesù “chiamare le donne al sacerdozio” (209).
    Incoraggiato dal contesto colloquiale usa espressioni come “peccaminosità della Chiesa” e “quanto misera sia la Chiesa” (241). Il termine “sporcizia” per indicare il peccato che è nella Chiesa – tipico già del teologo e del cardinale Ratzinger, da Introduzione al cristianesimo (1968) alla Via Crucis del 2005 – ricorre nel volume almeno tre volte a proposito della pedofilia del clero e dello “shock enorme” che ha provocato (44s e 59).
    Pronuncia dei “sì” e dei “no” asciutti e su questioni di rilievo, proprio quelle risposte che noi giornalisti amiamo quando facciamo interviste: dice che comprende chi “per protesta lascia la Chiesa” a motivo degli scandali (55); assicura che non avrebbe tolto la scomunica al vescovo Williamson senza condurre un’ulteriore istruttoria se avesse saputo delle sue posizioni negazioniste della Shoah (174). Di Williamson dice anche che “non è mai stato cattolico nel senso proprio del termine: era anglicano e dagli anglicani è passato direttamente a Lefebvre” (175).

    3 Gennaio, 2023 - 12:42
  5. Luigi Accattoli

    Ci introduce nel laboratorio papale. Accettando di rispondere anche alle domande più scomode, ci introduce un poco per volta nei diversi comparti del laboratorio papale. Spiega l’itinerario canonico e dottrinale che l’ha portato alla decisione sulle scomuniche dei vescovi lefebvriani, facendo presente che si è seguito lo stesso criterio adottato per i vescovi cinesi ordinati senza il mandato papale e che una tale soluzione era stata prevista prima della sua elezione: “Già sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II in un incontro dei capi dicastero era stato deciso di revocare la scomunica nel caso fosse giunta una lettera del genere”, attestante cioè il “riconoscimento” del primato papale (42 e 174).
    Motiva la novità della preghiera per gli ebrei (155). Difende Pio XII indicandolo come “uno dei grandi giusti” che “come nessun altro ha salvato tanti e tanti ebrei” e spiega come si è informato su ciò che contengono gli archivi prima di approvarne le “virtù eroiche” (157ss). Traccia l’itinerario che l’ha condotto a volere – alla comunione – i fedeli inginocchiati a ricevere l’ostia nella bocca (219). Precisa che il punto di questa decisione sta nel suo carattere di esemplarità e non di autorità: il papa mostra una modalità che ritiene ottimale ma non l’impone, la propone alla libera imitazione. Ovvero, se vogliamo, al libero confronto.

    3 Gennaio, 2023 - 12:43
  6. Luigi Accattoli

    Propone la sua opinione e ci incoraggia a dire la nostra. Ci mostra come si stia impegnando nella ricerca di una via pragmatica attraverso cui i missionari e altri operatori ecclesiali possano aiutare a vincere la pandemia dell’aids senza approvare ma anche senza escludere – in casi particolari – l’uso del profilattico (169ss). Riafferma il carattere “profetico” dell’Humanae Vitae di Paolo VI ma non si nasconde l’esistenza di una vera difficoltà a “trovare strade umanamente percorribili” per dare seguito a quella profezia e riconosce la necessità che “in questo campo molte cose debbano essere ripensate ed espresse in modo nuovo” (203-207). Anche per i divorziati risposati accenna a una possibile via di “approfondimento” della loro situazione (che è di “analizzare più a fondo” la “validità dei matrimoni”, p. 202s). Sono questioni disputate sulle quali il papa non teme di affacciarsi, rivendicando di fatto un suo diritto di opinione e con ciò ampliando quello di ognuno di noi.

    3 Gennaio, 2023 - 12:44
  7. maria cristina venturi

    Quello che colpisce di un papa non sono le opinioni personali ma la testimonianza della sua intera persona, della sua vita e della sua morte. Quello che colpì: i primi cristiani di Pietro non furono le sue opinioni personali ( sui cibi ,impuri, sulla circoncisione) la testimonianza globale della sua vita ,direi la sincerita’ globale della sua vita. Quello che invece colpisce negativamente e’ quando certe persone ,anche ai vertici della Chiesa, esprimono le loro opinioni personali e poi nella loro vita fanno il contrario. Parlano di misericordia e sono spietati, parlano di dialogo e non ascoltano, parlanodi umilta’ e sono egocentrici.
    La a testimonianza di Benedetto e’ che e’ stato una persona coerente non un ipocrita e questo glielo
    riconoscono anche i suoi nemici storici.

    3 Gennaio, 2023 - 13:21

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