L’Osservatore scriveva: “Il papa non può dimettersi”

Gli oppositori [al motu proprio “Ingravescentem aetatem” che privava del “diritto di eleggere il papa” i cardinali ultraottantenni] fecero pressione – provocando frequenti riprese della questione nei media – perché al compimento degli 80 anni Papa Montini rinunciasse al Pontificato, così come aveva stabilito che a quell’età i cardinali perdessero il diritto a entrare in Conclave. La pressione fu così forte che il Papa si vide costretto a dare una risposta attraverso l’”Osservatore Romano”: avrebbe compiuto gli 80 anni il 26 settembre del 1977 e il 2 di quel mese apparve sul quotidiano vaticano un articolo del vice-direttore Virgilio Levi intitolato “perché il Papa non può dimettersi”. – E’ un brano di un mio informatissimo articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera a pagina 13: “Ingravescente aetate” è la parola chiave dell’atto di rinuncia.

18 Comments

  1. Marilisa

    Il tuo articolo, Luigi, è molto interessante ed eloquente, e ti ringrazio per averci messo a conoscenza delle norme che regolano l’elezione al papato e degli antefatti, che io non conoscevo.
    Per ora non dico di più.
    Grazie ancora.

    19 Febbraio, 2013 - 17:03
  2. Luigi,
    ho letto il tuo articolo su Finesettimana.org.

    Concordo pienamente.

    Il mio vescovo romano conservatore,
    ha fatto un passo profetico,
    verso la liberazione del papato.

    Comunque lo si voglia intendere.

    L’importante è essere in cammino…………….

    19 Febbraio, 2013 - 18:19
  3. lycopodium

    In sostanza, nel 1977 un Levi, nel 2013 non un Levi ma un levati.

    19 Febbraio, 2013 - 23:46
  4. fiorenza

    Un “leati”, dalle mie parti. Più precisamente:”leati da tre passi!”…

    20 Febbraio, 2013 - 0:28
  5. Mabuhay

    Lyco:
    “Infatti il problema non è solo la curia, c’è il partito intellettuale, quello degli affari, le conferenze episcopali, gli atenei etc. Peraltro resta la sensazione di un papato con doppio bemolle, mentre gli altri poteri prosperano.”

    <<Ed essi sempre più stupiti dicevano tra di loro: «Chi dunque può essere salvato?» … A occhio e croce…, tu e -forse- Luigi! 😉

    20 Febbraio, 2013 - 5:02
  6. lycopodium

    Beh, caro Mabu, “occhio e croce” è un bel motto, dice molto più di quello che gli facciamo dire.

    20 Febbraio, 2013 - 6:49
  7. Alexandros

    Pensavo ieri a cosa direbbero coloro che hanno accolto la notizia della rinuncia del Papa come un cedimento alla modernità se venissero a sapere, ad esempio, che i cardinali, secondo il codice di diritto canonico, potrebbero eleggere anche un non vescovo come Papa.

    20 Febbraio, 2013 - 19:26
  8. lycopodium

    La rinuncia del Papa non è un cedimento alla modernità, ma tale è stata l’interpretazione, soprattutto di chi è rimasto molto felice del gesto…

    20 Febbraio, 2013 - 21:27
  9. fiorenza

    Luigi, ho trovato le foto della tomba di Gregorio XII, dell’iscrizione sulla sua tomba e dell’altra iscrizione incisa su una lapide commemorativa posta lì nel 1793, anche questa nel duomo di Recanati. Lui a Recanati morì nel 1417, dopo soli due anni dalla sua “rinuncia”. E in questa seconda iscrizione viene detto “vir sanctus” e paragonato, “propter summam in adversis constantiam”, a Santo Stefano martire. E ho pensato al martirio reale di colui che l’aveva preceduto nella rinuncia, e a quello di colui che l’ha seguito adesso, secoli dopo (Pensai subito, l’11 febbraio, che non poteva essere un caso che avesse scelto, per dare questo annuncio,sconvolgente il giorno in cui aveva indicato la data per la canonizzazione dei martiri di Otranto. Martiri della Fede…).
    Mi sono molto emozionata quando me le sono trovate davanti agli occhi, queste immagini, senza averle cercate: trovate soltanto perché ogni tanto vado a visitare questo bellissimo sito:
    http://idlespeculations-terryprest.blogspot.it/2013/02/pope-gregory-xii.html

    20 Febbraio, 2013 - 22:54
  10. Luigi Accattoli

    Fiorenza non sono informato sulle visite alla tomba. So che è cercata da tanti per l’interesse storico – se anche per la pietà non lo so.

    21 Febbraio, 2013 - 8:11
  11. fiorenza

    Su “Avvenire” di oggi c’è un intervento (“Quando Pietro depone le chiavi”) sulla questione del nome, dell’appellativo, con cui potremo chiamare il Papa dopo che saranno divenute effettive le sue “dimissioni”.
    Umberto Folena chiede al canonista (Carlo Fantappiè): “E allora, come chiamare il Pontefice dopo il 28 febbraio?” La risposta è : “Come si fece un tempo, forse: ‘Pietro del Morrone già Celestino V’. Per analogia, avremmo ‘Joseph Ratzinger già Romano Pontefice’ O qualcosa di simile ».
    Ammetto che sono rimasta un po’ male… Sì, Luigi aveva già detto: “Forse tornerà cardinale , con il titolo di ‘vescovo emerito di Roma’ “… Aveva detto “forse”, però…E quando intitolava “La nuova vita di Joseph vescovo emerito di Roma” il suo articolo del 15 febbraio sul “Corriere della Sera”, io leggevo in quelle parole, in quel “Joseph”, qualcosa come di un po’ “giocoso” da cui traspariva, puro, l’affetto. E non avevo avuto certo nulla da obiettare.
    Ma questo gelido prospettarci un futuro “Joseph Ratzinger già Romano Pontefice”…no…Ma come? Eppure nel duomo di Recanati, su quella lapide (e nel tondo con l’affresco secentesco del suo ritratto, anche questo presente tra le foto postate da “Idle Speculations”) non c’è scritto “Angelo Correr già Gregorio XII” ma: “Gregorio XII”.
    E io, quindi, già pensavo che avrei potuto continuare a chiamare per sempre con il nome di “Benedetto XVI” questo mio amato Papa …
    Certo, nessuno può impedirmi di chiamarlo, dentro di me, come mi pare, ma pubblicamente, intendo, questo non si potrà dunque fare?
    Bho, come vedete, non so nulla (né, in fondo, mi importa di non saperne nulla) di queste questioni di diritto canonico…Ma mi pare così evidente che lui “è” Benedetto XVI, ormai: nella storia, e per sempre…
    http://www.avvenire.it/papa/interviste/Pagine/quando-pietro-depone-le-chiavi.aspx
    (Basta. Corro, con un po’ di ritardo, a recitare l’Angelus)

    21 Febbraio, 2013 - 12:06
  12. discepolo

    Mi pare che il titolo “quando Pietro depone le chiavi” non sia molto felice!
    che un giornale cattolico banalizzi e semplifichi la questione così “quando Pietro depone le chiavi” ci da’ la misura del livello di sensibilità a cui siamo arrivati un livello bassissimo! ormai anche i simboli più sacri diventano semplici slogan. E la cosa tragica è che ciò non da’ più fastidio, non suona stridente come una nota stonata, neppure ai giornalisti cattolici!

    21 Febbraio, 2013 - 15:56
  13. Luigi Accattoli

    Fiorenza ecco che cosa dice il fratello del Papa, don Georg, al “Corriere della Sera” di oggi (pagina 13): “Il suo incarico pubblico è finito e al centro della sua vita futura ci sarà soltanto la responsabilità verso Dio e la meditazione. Credo però che continuerà a chiamarsi Benedetto XVI”.

    21 Febbraio, 2013 - 18:01
  14. Sara1

    Non è questione di cavilli, come mostra il canonista due papi semplicemente non possono assolutamente coesistere senza veder svilita l’essenza stessa del Papato.
    Fino a che Benedetto XVI rimarrà in vita non sarà più Benedetto XVI ma Ratzinger dopo probabilmente sarà sepolto come un pontefice.
    In pratica entra in un limbo molto particolare che non ha precedenti diretti e dovrà essere chiarito molto bene pena vedere il Papa trattato come un amministratore qualsiasi.

    21 Febbraio, 2013 - 19:15
  15. Alexandros

    Direi che l’interpretazione sopra indicata proviene da altra parte.

    http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350437

    Ancora una volta la presentazione di un cristianesimo del tormento, di pene da scontare, di sofferenze da subire. Un Dio che desidera il dolore dei suoi figli.
    Quanto danno alla diffusione della Buona Notizia.

    Non commento l’OT sull’articolo di berlicche, per non innestare discussioni fuori tema rispetto al post. Anche se meriterebbe qualche osservazione critica.

    Per una volta sono d’accordo con Discepolo. Un titolo del genere Avvenire poteva risparmiarcelo.

    21 Febbraio, 2013 - 23:03
  16. lycopodium

    A proposito del link di Alexandros.
    La possibilità di rinuncia all’ufficio (o dimissioni o abdicazione) è stata prevista anche dal Codice del 1917. Ed è comunque un fatto non nuovo nella storia della Chiesa, anche se sono nuove le contingenze.
    Le reazioni di De Mattei e di Radaelli, a mio parere, dicono meno sull’atto in sé di Benedetto 16°, dicono di più sulle contingenze.
    Sono, dette in forma “ipertradizionalistica”, le medesime cose che si dicono in ambito “progressista”.
    Sono entrambe, ancora una volta, “ermeneutiche di rottura”.

    p.s. Il mio link dal blog di Berlicche. Era OT ma non tanto. Serve a mostrare che non bisogna mai avere un approccio ingenuo o buonista ai fenomeni. Perché, accanto al Misterium Salutis c’è un mysterium iniquitatis, ultimamente sconfitto, ma sempre all’opera.

    22 Febbraio, 2013 - 7:22

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