Renzo Delpero loda i gesti di bontà ricevuti in pandemia

Renzo Delpero, 51 anni, operatore sanitario di una Casa di riposo, vive a Vermiglio, una delle zone del Trentino più colpite dalla pandemia. In una conversazione con Marco Mazzurana di Vita Trentina, pubblicata il 19 giugno 2020, narra il travaglio dei tamponi che tormenta la sua famiglia per un paio di mesi e loda parenti e conoscenti per la tanta solidarietà ricevuta. Nei commenti riporto alcuni paragrafi della sua narrazione.

4 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Epopea di tamponi. Colloquio con Vita Trentina 1. Da febbraio ero a casa per recuperare da un intervento chirurgico e quando il 22 marzo mi sono ammalato ho dubitato potesse trattarsi di Covid. Essendo del mestiere, però, mi sono isolato, evitando i contatti con mia moglie e i due figli. Dopo il primo tampone positivo, eseguito a domicilio, mi sono sentito crollare il mondo addosso, ma devo ringraziare il mio medico curante, il dottor Franco Roncato, che mi ha sempre tenuto monitorato e mi ha fornito il saturimetro. Grazie a lui, sono stato uno dei primi pazienti in valle di Sole a essere curato in casa. L’amministrazione comunale ci ha messo a disposizione un appartamento a passo del Tonale per il figlio maggiore Elia, 24 anni, che così evita il contagio e, dopo 14 giorni di quarantena, può tornare al suo impiego di vigile stagionale. Mia moglie Laura e mia figlia, invece, nonostante tutte le precauzioni, si ammalano. Il 20 aprile, dopo un mese di quarantena, inizia l’epopea dei tamponi: 7 i miei, 7 di mia moglie, 4 dalla figlia. Li facevamo all’ospedale di Cles: restavamo in macchina, l’esame veniva effettuato dal finestrino: ma l’attesa del risultato sembrava infinita. A un tampone negativo ne seguiva uno positivo e così bisognava ricominciare. L’epopea termina il 19 maggio, dopo 59 giorni di quarantena, e periodi passati fuori casa, come a turno, da parte di tutti i componenti della famiglia per non contagiare gli altri.

    3 Ottobre, 2020 - 22:26
  2. Luigi Accattoli

    Fede rafforzata. Colloquio con Vita Trentina 2. Prove che abbiamo affrontato tutte con una fede che non ha mai vacillato e, anzi, ne è uscita rinforzata. L’iniziale smarrimento, lo sconforto, la paura di un ricovero ospedaliero. Ma anche l’affetto di un amico che ti spedisce un messaggio, che ti manda a casa una torta o il gelato: piccoli grandi gesti in cui si manifesta il Signore, segni di resurrezione per dirla con le parole del vescovo Lauro, di un’umanità ritrovata. Le telefonate della sindaca Panizza e della assessora Mariotti che, come a noi, sono state vicine a tutte le persone in quarantena del paese. I messaggi di vicinanza del parroco don Enrico e del suo collaboratore don Riccardo. E infine la “mia” Casa di riposo, con una preghiera per chi ci ha lasciato e un pensiero ai colleghi per tutto quello che hanno dato in questi mesi di emergenza. Li ho sentiti spesso piangere dall’altra parte del telefono, per la fatica e per tutto quello che hanno dovuto provare. Il ritorno alla normalità passa anche dalla riapertura delle chiese. Faccio parte del consiglio pastorale e con i nostri don, vista la situazione, abbiamo preferito temporeggiare: la prima Messa con il popolo è arrivata solo il 4 giugno. La quarantena ci ha tolto la libertà, che è davvero la cosa più preziosa, la normalità dello stare insieme: capita di dare tutto per scontato, ora abbiamo capito che niente deve esserlo. E speriamo di non dimenticarcene.

    https://www.vitatrentina.it/2020/06/19/lepopea-dei-tamponi-in-casa-delpero/

    3 Ottobre, 2020 - 22:29

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