Ricordo don Mazzuccato felice d’averlo conosciuto

Sono nato povero e ho sempre cercato di vivere con il minimo indispensabile. Non ho nulla di mio e nulla da lasciare. Tu, Signore, conosci i miei limiti, la mia fede troppo superficiale, mi affido alla tua infinita bontà e misericordia. Mi sembra quasi un miracolo dopo 60 anni ci siano ancora persone giovani e non, credenti e non, disposte a partire nello stile e secondo i principi del Cuamm. Vi saluto tutti con un Addio e in Dio vi resterò vicino: è il testamento di don Luigi Mazzuccato, prete di Padova e straordinario santo della missione, direttore per 53 anni di “Medici con l’Africa – Cuamm”, che è morto giusto un mese fa a Padova. Sono felice d’averlo conosciuto. Lo ricordo nel trigesimo non avendo potuto farlo sul momento. Nei commenti un ritratto che ne feci in una mia pubblicazione e altre informazioni.

6 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Serio capace deciso. Nel mio volumetto su Francesco Canova, fondatore di “Medici con l’Afruca – Cuamm” avevo tracciato questo profilo di don Luigi: “Nel 1955 su designazione da parte del vescovo Bortignon un prete di Padova Luigi Mazzucato diventa direttore del Cuamm affiancandone il segretario Canova. L’arrivo di don Luigi è un altro evento decisivo che segnerà la storia del Cuamm nei decenni e la segna tutt’ora. Al momento della nomina don Luigi ha 28 anni, non ha mai pensato all’Africa e non si è mai occupato di medici e di studenti, ma è un uomo serio e capace, deciso. Presto apprende e anzi inventa quel ruolo, stabilendo un creativo rapporto di collaborazione con Canova e con i suoi sogni, aiutandolo a realizzarli, accompagnandolo nell’accettazione non sempre spontanea di novità su novità. Canova o le anticipa o le soffre, don Luigi invece le metabolizza con tempestiva ruminazione. Il primo viaggio in Africa di questo prete dall’aspetto minuto ma dall’insospettabile energia avviene nel 1968 – in Kenya e Uganda in occasione del convegno di Nyeri, di cui parlerò nel capitolo sei – e ad oggi ne ha totalizzati 112: l’ultimo in Etiopia e Sud Sudan, alla vigilia dell’indipendenza di questo paese, nel maggio del 2011. Non è più direttore del Cuamm dal 2008, quando il suo posto è stato preso da don Dante Carraro, un cardiologo che si è fatto prete a 33 anni. Ma don Luigi continua a tempo pieno nel suo impegno, memoria storica del Cuamm e primo collaboratore del nuovo direttore. Con crescente efficacia il direttore Mazzucato diviene negli anni il principale responsabile istituzionale e organizzativo del Cuamm mentre Canova si dedicherà sempre più alla corrispondenza con i medici in missione, a motivarne a voce e per iscritto la partenza e la permanenza nei paesi di destinazione, o lo spostamento da un paese all’altro”.

    26 Dicembre, 2015 - 15:00
  2. Luigi Accattoli

    Educatore di generazioni. Telegramma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella letto al funerale di don Luigi celebrato dal vescovo di Padova Claudio Cipolla: «Sono rimasto profondamente addolorato dalla scomparsa di don Luigi Mazzucato che, per quasi un sessantennio, è stato l’animatore, instancabile e appassionato, di Medici con l’Africa Cuamm, dedicandosi totalmente alla cura e al servizio dei poveri, degli ammalati e dei sofferenti in terre lontane e in luoghi dimenticati. Ma don Mazzucato è stato anche un grande educatore, una guida spirituale e morale per numerose generazioni di italiani, credenti e non credenti, che gli riconoscevano carisma, lucidità, passione civile. Don Mazzucato è stato un grande italiano che ha speso la sua intera vita per i valori di solidarietà, pace e giustizia sociale. La sua morte lascia un grande vuoto all’interno del Cuamm e nel mondo del volontariato. La sua opera costituisce un patrimonio non solo per chi voglia seguire la sua strada, ma per l’Italia intera. Le rinnovo, a lei e a tutto il Cuamm, espressioni di sincero cordoglio».

    26 Dicembre, 2015 - 15:01
  3. Luigi Accattoli

    Provato l’angoscia. Nel discorso pronunciato l’11 novembre 2010, durante la cerimonia in cui l’Università di Padova gli conferiva la laurea ad honorem in “Istituzione e politiche dei diritti umani e della pace”, don Luigi aveva parlato così di sé e della sua missione: «Entrando nella vecchia sede del collegio, in via Galilei a Padova, ho visto scolpita sulla vetrata dell’ingresso la scritta Euntes curate infirmos. Era il mandato evangelico, la finalità del Cuamm. Mi sembrava di leggervi più che un invito ai discepoli, un comando di Gesù. Andate! Curate gli infermi, prendetevi a cuore i malati, guariteli e dite loro: “il regno di Dio ora è vicino a voi!” (Lc 10,9). […] Il principio guida del Cuamm è sempre stato quello della libertà, come criterio formativo, perché soltanto in clima di libertà, sosteneva il professor Canova, si possono formare convinzioni durature e aiutare i giovani a realizzare i loro ideali. Libertà nella scelta delle iniziative da intraprendere per realizzare gli obiettivi della propria missione: prendersi cura dei malati, i più poveri, nei paesi più poveri, nelle aree più sprovviste e per le fasce più deboli e bisognose della popolazione. Ho sempre detto: poveri ma liberi, non condizionati dalle convenienze, guardando solo dove maggiori sono le sofferenze e le necessità, mossi dalla ricerca della verità perché è la verità che fa liberi, secondo lo Spirito del Signore, che è Spirito di libertà […]. Nei miei viaggi in missione in Africa ho visto la povertà, la sofferenza. Ho provato l’angoscia, nel 1987, davanti al primo reparto di 40 letti per malati di Aids, all’ospedale di Aber in Uganda, tutti occupati, alcuni malati morenti e gli altri destinati a morire nel giro di due anni. Ho provato l’angoscia davanti alle vittime della guerriglia in Mozambico, alle chiese piene di cadaveri nel genocidio in Rwanda (1994), ai bambini malnutriti gravi in Etiopia. Ho sentito il grido straziante di una madre, in una notte a Catiò in Guinea Bissau, da un villaggio vicino, che piangeva disperata la morte del suo bambino. Ho visto le rovine provocate dai conflitti interni in Angola. Ho visto, più recentemente, l’estrema povertà in Sud Sudan e lo squallore di certi ospedali dove nessuno di noi avrebbe il coraggio di farsi curare e forse nemmeno di metterci un piede dentro».

    26 Dicembre, 2015 - 15:01
  4. Clodine

    Mi associo, in occasione del trigesimo, alle preghiere che da ogni parte sicuramente si leveranno per questo uomo straordinario, operaio infaticabile della vigna del Signore. Notavo tuttavia, tratteggiandone la biografia, che una cosa accomuna queste anime “vocate” dalla Carità, chiamate da Dio – Verità eterna e assoluta, datore di questa singolare irresistibile forza che spinge alcune persone a impegnarsi per gli altri fino a consumazione totale- il senso di vuoto interiore, di notte oscura che li accompagna per l’ìntera esistenza. Così per Madre Teresa. Non solo. Ricordo un mio amico salesiano che in Togo contrasse una malattia che lo portò alla morte. E’ storia comune, dicevo, sperimentare il “sonno” dei sensi- La frase “Non ho nulla di mio e nulla da lasciare’ descrive un desiderio inespresso di “oscurità”. Un “servire a “testa bassa”,senza recriminare, in silenzio, dentro una bolla di povertà immane,privati di tutto se non dell’ amore per i derelitti : indizio di un’anima che è giunta, già su questa terra, allo stadio dei perfetti.

    “Nella gioiosa notte,
    in segreto, senza esser veduta,
    senza veder cosa,
    né altra luce o guida avea
    fuor quella che in cuor mi ardea..”
    San Giovanni della Croce

    Caro Don Luigi, prega tu per noi!

    26 Dicembre, 2015 - 19:50
  5. Clodine

    Le riflessioni di don Luigi ” intorno alla parola “Carità” sono di una profondità sconvolgente.
    Com’è diversa la carità ,dall’amore semplicemente immanenente (“Amore”: parola tanto di moda, usata e abusata)
    La Carità è trascendente e immanente insieme,è una forza che viene dall’alto di cui non siamo padroni, vi sono anime preposte e scelte da Dio per questo dono che spinge coloro che ne sono “investiti”” a far ricorso alla sconfinata potenza divina quando si tratta dei bisogni degli altri, viceversa, alle sole risorse umane, eccetto la preghiera, quando si tratta di se.
    Come il lamento sulla croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt. 27, 46).

    http://www.mediciconlafrica.org/blog/donluigi/10-passi-nel-futuro-la-parola-di-don-luigi-mazzucato/

    27 Dicembre, 2015 - 13:29

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