Scola sull’imparare dai musulmani e loro da noi

In Occidente i cristiani sono passati attraverso il cesaropapismo e la teocrazia, ma oggi sanno giocarsi e documentare la rilevanza pubblica della loro fede nel pieno rispetto delle società laiche plurali in cui vivono. I musulmani possono trarre profitto da quest’esperienza, così come noi possiamo imparare da loro su altri terreni“: così il patriarca Angelo Scola con un intervento sul Sussidiario a proposito del viaggio del papa a Cipro e sul convegno che farà a Beirut, la prossima settimana, la Fondazione Oasis. Su quali terreni possiamo “imparare dai musulmani” l’acuto cardinale non lo dice. Io ne azzardo due, quelli nei quali ho imparato qualcosa trattando con molti seguaci del Profeta: la preghiera pubblica e il pudore dei corpi.

12 Comments

  1. Sospetto che l’acuto cardinale lo “dica” come invito al dialogo, ma allo stesso tempo “non lo dica” perché, infondo, non c’è molto da dire: preghiera e pudore dei corpi sono solo due aspetti.

    Ma la verità è che quando mettiamo davvero nero su bianco tutte le possibili cose che possiamo “imparare” dai mussulmani ci accorgiamo che in realtà non sono cose “nuove” ma piuttosto cose che un tempo esistevano già nel nostro occidente e che nel frattempo abbiamo perduto, o meglio espulso, ma non a noi sono esogene.

    Conclusione: non abbiamo proprio niente da “imparare” autenticamente dai mussulmani: piuttosto essi ci ricordano aspetti da riscoprire, e quanto di bello abbiamo (volutamente) perduto.

    18 Giugno, 2010 - 12:13
  2. Leonardo

    Letto approvato e sottoscritto. Bravo bzimage (che brutto pseudonimo, però).

    (Su entrambi gli aspetti, peraltro, molti cattolici di quelli filoislamici avrebbero oggi molto da ridire se li vedessero praticati “more islamico” da altri cattolici).

    18 Giugno, 2010 - 14:08
  3. Corpi onestamente coperti è un piacere vederli. Ancor più belli (almeno per me) sono i volti luminosi, candidi e pudici, verginali, che ricordano certe icone.
    Merce rara ai giorni d’oggi. Certo tra gli “stranieri” c’è ne è molto di più che tra i “nostri”…

    Ps Chi non ha nulla da imparare, non avrà mai nulla da insegnare…

    18 Giugno, 2010 - 14:34
  4. Gerry

    Tutti abbiamo sempre da imparare, sempre. Anche le cose che – individualmente o collettivamente – abbiamo dimenticato, o delle quali ci vergogniamo. Pregare in pubblico per esempio, farsi un segno di croce in un luogo pubblico, come un autobus. Quando sono in autobus (e non sono troppo stanco) o leggo o prego: quando prego inizio e termino tracciando un piccolo segno di croce sulla fronte. E’ troppo? Io penso sia troppo poco, ma se facessi di più sarei preso per quello che spero di non essere, un matto.

    18 Giugno, 2010 - 15:43
  5. Francesco73

    Preghiera pubblica, e aggiungerei privata.
    Pudore dei corpi.
    Attenzione all’ordine simbolico.

    18 Giugno, 2010 - 16:01
  6. Marcello

    Concordo in pieno con il nostro straordinario ospite: “la preghiera pubblica e il pudore dei corpi.”

    E aggiungo: mi è capitato spesso di parlare di religione con musulmani anche sconosciuti appena incontrati su un autobus. Ti riempono di domande e non trovano affatto sconveniente fare conversazione sulla Trinità o sulla morte di Gesù. Su questa loro mancanza di pudore in tema di religione credo che noi cristiani abbiamo molto da imparare.

    Bzimage, se i musulmani ci insegnassero a riscoprire un qualche minuscolo particolare della nostra fede sarebbe un contributo gigantesco… e -comunque- lo si potrebbe ben chiamare “imparare”.

    18 Giugno, 2010 - 17:28
  7. Clodine

    “E’ possibile un incontro tra Islam e Cristianesimo?” Alcuni sono propensi a credere che Islam e Cristianesimo non possono incontrarsi, ma musulmani e cristiani sì. Affermazione ingenua, che vorrei tanto condividere ma, ahimé credo resterà una piissima illusione…
    Ergastolo al padre della povera Sanaa, giovane donna marocchina uccisa dal padre, mussulmano fervente, perché frequentava un ragazzo cristiano! E prima di Sanaa Hina e prima di Hina Khadija, uccisa anch’essa dal padre e per lo stesso motivo. Poi c’è la storia di Souid spinta giù dal balcone e di Jamila infilzata da un macete dal padre, pazzo di rabbia perché lei si era fidanzata con un ragazzo di Cremona. ….. Non sono gli unici casi e neppure saranno gli ultimi Domandina: come mai sono sempre i musulmani a macchiarsi di questi misfatti a causa della NON accettazione del dialogo con i cristiani? Quante Samira e Jamila schiave dei pregiudizi ci sono in Italia in questo momento? Quante giovani donne ridotte a scimmiette ammaestrate incapaci di condannare un atto inumano come la lapidazione? Quante Hina Salem sgozzate solo per aver osato voler bene ad un ragazzo di altra religione? Personalmente ravviso l’impossibilità di integra­zione con la cultura islamica….e non da parte cristiana ovviamente…!

    18 Giugno, 2010 - 19:14
  8. Un saluto a tutti.
    Clodine, tempo calma e serenità, con l’apporto di molti altri elementi di valutazione, certamente possono indurti a rivedere il tuo giudizio.
    Saluto di nuovo tutti augurando un buon fine settimana.

    19 Giugno, 2010 - 14:09
  9. Clodine

    Prendo in prestito una frase del poeta tedesco Hoelderlin il quale afferma che quando si parla di religioni “dove maggiore é il pericolo, maggiore é la salvezza”. Ma alla luce degli eventi e della storia, l’assioma a mio avviso andrebbe capovolto. Sarebbe il caso dire che dove maggiore é la salvezza maggiore è il pericolo nel senso che, quando nell’esperienza religiosa si ravvisa un tutt’uno indistinto con le leggi civili, dove lo stato di diritto non esiste più e tutto viene sostituito da leggi implacabili dettate dalla “divinità suprema” fino a sostituire l’Iddio Misericordioso al terribile legislatore, strumento e mezzo per propagande di morte, il senso ultimo della vita con Dio viene avvertito come esclusivo situazione necessaria e sufficiente perché la miscela diventi una roba esplosiva e il pericolo addirittura estremo. Per cui se da una parte le religioni sono fonte di vita, di speranza e di giustizia, dall’altra sono strumento di potere e causa di violenza! Poi, per quanto riguarda la cultura islamica, ma anche quella ebraica, sono assolutamente affascinata dalla danza del ventre ad esempio, mi piace molto la cucina…ma un po’ tutta la saggezza orientale mi affascina -la cura che hanno le donne per i capelli, per il corpo- il senso di appartenenza, lo spirito di preghiera….e molto, molto altro ancora.

    19 Giugno, 2010 - 16:31
  10. roberto 55

    Io non sarei così pessimista, Clodine: il “mondo” islamico, anche quella parte di sua realtà trapiantatasi tra noi attraverso l’immigrazione, mi sembra, in verità, molto articolato e non credo affatto impossibile trovarvi terreni di confronto con la nostra fede.

    Buona domenica a tutti !

    Roberto 55

    19 Giugno, 2010 - 22:39
  11. Clodine

    No! Non sono pessimista, diciamo che sono realista…
    Vorrei tanto che l’umanità si stringesse attorno a quel Dio -né tuo, né mio- a quel Dio di tutti,quel Dio che sa…Ma il superamento della follia è cosa lontana. Credo che se il “Sermone della Montagna” -come disse il Mahatma Ghandi, il quale grazie a questo discorso imparò ad amare Gesù- non va dritto al cuore dell’uomo, di ogni uono, difficilmente si raggiungerà quel dialogo auspicato e auspicabile! Contrariamente a noi cristiani, le altre due religioni monteiste richiedono sempre all’Eterno di combattere per la causa di Dio, che alla fine è la “loro” causa”. Sia la Torah che il Corano ammettono la guerra ad esempio, riconoscono l’uso legittimo della forza mentre Gesù, e noi con Lui, non chiediamo altro che «un’esistenza di fede”. Allora c’è da chiedersi se il raggiungimento di questa meta sia un ideale realizzabile o solo un’utopia, un’idea assurda. Comunque, al di la di ogni pessisismo, lascio aperta la porta alla divina Speranza…

    20 Giugno, 2010 - 8:26

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