Se il Papa sia ancora “Vicario di Cristo”

L’Annuario Pontificio 2020 innova sui titoli del Papa: Francesco viene presentato con il solo appellativo di Vescovo di Roma mentre gli altri sette titoli – tra i quali “Vicario di Cristo” – sono posti in calce alla pagina sotto la dicitura “Titoli storici”. Nei commenti metto il dettaglio della notizia, la reazione di protesta dei tradizionalisti e la mia opinione che rimanda a un suggerimento della Commissione Teologica Internazionale – sessione del 1970.

38 Comments

  1. Luigi Accattoli

    La novità dell’Annuario. Il 25 marzo viene pubblicato l’Annuario Pontificio 220 che presenta una novità sui titoli del Papa. Nella pagina con la foto al nome Francesco segue – come in precedenza – il solo titolo “vescovo di Roma”. Sul retro di questa pagina fino all’edizione dell’anno scorso la biografia di Jorge Mario Bergoglio era preceduta dai titoli “Vicario di Gesù Cristo / Successore del Principe degli Apostoli / Sommo Pontefice della Chiesa Universale / Primate d’Italia / Arcivescovo e Metropolita della Provincia Romana / Sovrano dello Stato della Città del Vaticano / Servo dei Servi di Dio”. Nel nuovo Annuario questi titoli sono sotto la biografia, separati da essa con una linea di demarcazione, introdotti dalla dicitura “Titoli storici”. Interrogato dai giornalisti il portavoce Matteo Bruni ha detto che la locuzione “titoli storici” indica “il legame con la storia del papato”. Ossia, che si tratta di titoli che segnalano la continuità della considerazione unica che la figura del Papa ha avuto nei secoli.

    15 Aprile, 2020 - 22:24
  2. Luigi Accattoli

    “Gravissimo”. Per le reazioni di critica alla novità dell’Annuario riporto quella dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò, che prendo dal blog di Aldo Maria Valli alla data del 4 aprile: “Un gesto quasi di sfida – verrebbe da dire – in cui Francesco trascende ogni titolo; o peggio: un atto di ufficiale modifica del Papato, con il quale egli non si riconosce più custode, ma diventa padrone della Chiesa, libero di demolirla dall’interno senza dover rispondere ad alcuno. Un tiranno, insomma. Non sfugga ai Pastori e ai fedeli la portata di questo gravissimo gesto, con il quale il dolce Cristo in terra – come Santa Caterina chiamava il Papa – si svincola dal proprio ruolo di Vicario per proclamarsi, in un delirio di orgoglio, monarca assoluto anche rispetto a Cristo. Ci avviciniamo ai giorni sacri della Passione del Salvatore, che inizia nel Cenacolo con il tradimento di uno dei Dodici; non è illegittimo chiedersi se le parole di comprensione con cui il 16 Giugno 2016 Bergoglio ha cercato di riabilitare Giuda non fossero un goffo tentativo di discolpa anche per se stesso”.

    https://www.aldomariavalli.it/2020/04/04/carlo-maria-vigano-nellannuario-pontificio-2020-un-gesto-di-sfida/

    15 Aprile, 2020 - 22:24
  3. Luigi Accattoli

    Mia prima nota. Credo che per intendere questa novità sui titoli papali occorra tener presente un suggerimento venuto dalla Commissione teologica internazionale, così riferito da Yves Congar nell’articolo “Titoli dati al Papa”, pubblicato da “Concilium” 8/1975, pp. 75-88: “La Commissione Teologica Internazionale, nella Sessione del 1970, ha raccomandato quasi all’unanimità di evitare titoli che rischiano di essere fraintesi, come per esempio Capo della Chiesa, Vicario di Cristo, Sommo Pontefice; e ha raccomandato di usare invece: Papa Santo Padre, Vescovo di Roma, Successore di Pietro, Pastore supremo della Chiesa”.

    15 Aprile, 2020 - 22:25
  4. Luigi Accattoli

    Mia seconda nota. La preferenza di Francesco per il titolo di “Vescovo di Roma”, risalente all’inizio del Pontificato; e quest’ultima riaffermazione di quella preferenza consegnata al nuovo Annuario vanno poste in relazione al suggerimento della Commissione Teologica Internazionale che richiamavo al commento precedente: Papa Bergoglio la fa sua e rimodula conseguentemente l’uso dei titoli ricevuti dalla tradizione. Questo vuol dire che Francesco non si considera “vicario di Cristo”? No, non credo sia questa la sua intenzione. Quel titolo ha due valenze: una che può essere riferita a ogni vescovo, un’altra che partendo da quella comunanza è poi divenuta esclusiva. Francesco l’accetta nella prima valenza, che l’avvicina agli altri vescovi; ma preferisce non usare quel titolo, pur storicamente significativo, perché al momento suona come un distacco della figura papale rispetto agli altri vescovi. Un’altra riprova, questa, della sua preferenza per il titolo di “vescovo di Roma”, che appunto l’avvicina agli altri successori degli Apostoli: primo tra loro, ma uno di loro.

    15 Aprile, 2020 - 22:25
  5. Luigi Accattoli

    Mia terza nota. Nel testo citato sopra – al terzo commento – Congar ricorda che nella Chiesa antica il titolo di “vicario di Cristo” era attribuito a tutti i vescovi e documenta come quest’uso largo si sia mantenuto dal V al XII secolo, finendo poi con l’essere progressivamente ristretto al Vescovo di Roma. Segnala poi come il Vaticano II nella Costituzione “Lumen Gentium” recepisca il titolo papale di “vicario di Cristo” ma attribuisca questo titolo anche ai vescovi. Per questa ripresa dell’uso antico rimanda, in particolare, ai paragrafi 21 e 27 del capitolo III della Costituzione. “Dalla tradizione infatti, quale risulta specialmente dai riti liturgici e dall’uso della Chiesa sia d’Oriente che d’Occidente, consta chiaramente che dall’imposizione delle mani e dalle parole della consacrazione è conferita la grazia dello Spirito Santo ed è impresso il sacro carattere in maniera tale che i vescovi, in modo eminente e visibile, tengono il posto dello stesso Cristo maestro, pastore e pontefice, e agiscono in sua vece” (paragrafo 21). “I vescovi reggono le Chiese particolari a loro affidate come vicari e legati di Cristo [94], col consiglio, la persuasione, l’esempio, ma anche con l’autorità e la sacra potestà, della quale però non si servono se non per edificare il proprio gregge nella verità e nella santità, ricordandosi che chi è più grande si deve fare come il più piccolo, e chi è il capo, come chi serve (cfr. Lc 22,26-27). Questa potestà, che personalmente esercitano in nome di Cristo, è propria, ordinaria e immediata, quantunque il suo esercizio sia in ultima istanza sottoposto alla suprema autorità della Chiesa” (paragrafo 27).

    15 Aprile, 2020 - 22:26
  6. Luigi Accattoli

    Conclusione breve. Nell’uso del titolo di “vicario di Cristo” per il Papa si deve tener conto del fatto che esso in origine si applicava al Vescovo di Roma in quanto veniva dato a ogni vescovo: e in tal senso lo dovremmo intendere anche oggi, altrimenti esso dice troppo. Ed è per evitare di dire troppo che Francesco lo ha collocato tra i “titoli storici”.

    15 Aprile, 2020 - 22:31
  7. Amigoni p. Luigi

    Rif. 22.25 – 50 anni di Commissione teologica e 5 papi

    Non si può non riconoscere che la tradizione non sia “importante” nella Chiesa, se bisogna far scorrere 5 papi e 50 anni di riflessione per recepire insegnamenti di storia, di saggezza, di teologia, di sensus Ecclesiae (se non erro in quella prima Commissione Teologica c’erano Balthasar, De Lubac oltre a Congar; non degli ex nunzi qualsiasi).
    Risale sant’Ambrogio – mi pare – la dizione che i vescovi sono “vicari dell’amore di Cristo”. Comunque “Sua santità” si potrà sempre dire (al prossimo papa).

    15 Aprile, 2020 - 23:18
  8. Amigoni p. Luigi

    Rif. 23.18 – Prima Commissione Teologica internazionale

    …E anche Carlo Colombo, Vagaggini, Medina, Ratzinger (e pure Rahner)

    15 Aprile, 2020 - 23:39
  9. Beppe Zezza

    Una testimonianza personale. Nel duomo di Cerignola – cattedrale – sopra la Cattedra Episcopale è inciso in latino : Colui che qui siede riveste il ruolo di Cristo

    16 Aprile, 2020 - 9:56
  10. Leonardo Lugaresi

    Guarda Luigi che sono tutti “titoli storici”, anche vescovo (di Roma o di qualsiasi altro posto), anche papa, anche quelli che piacciono alla gente che piace. Tutto è storico, nella chiesa. Il problema sarebbe allora quello del senso teologico della storia cristiana, ma questi non mi pare proprio che se lo pongano: segano allegramente il ramo su cui sono seduti senza farsi alcuna domanda …

    16 Aprile, 2020 - 11:07
  11. Clodine-Claudia Leo

    A dire il vero non appena lessi la locuzione: “Titoli Storici”, segnata ancor peggio da una linea di demarcazione quasi a sottolineare una cesura rispetto al florilegio dei titoli attribuiti al Vicario di Cristo in terra , ebbi subito la percezione che dietro ci fosse la volontà di raccogliere dissenso e provocazione e onestamente questa cosa mi ha disturbato un po’. Inoltre mi son detta: “qui prodest? , a chi giova? chi ne beneficia? ma soprattutto a cosa giova?

    Mi son ancora chiesta se dovesse essere così necessario apporla in modo tanto “irriverente”. A me sembra, se non vado errata, che nella definizione del primato, a cui anche il concilio Vaticano II fa riferimento, risuonino queste parole decisive e a tutt’oggi valide: “Chi dice che il vescovo di Roma ha solo il ministero di una ispezione o di una direzione e non il potere di giurisdizione pieno e più alto su tutta la chiesa, non solo in questioni di fede e morale, ma anche in quello che concerne la disciplina e il governo della Chiesa diffusa su tutta la Terra; o chi dice, che Egli non ha che una parte più grande e non TUTTA LA PIENEZZA di questo suo POTERE, o che questo POTERE non è ordinario e immediato su tutte e ciascuna delle chiese quanto su tutti e ciascuno dei pastori e dei fedeli. sia scomunicato” ( D 1833 incluso). Secondo la mia modesta capacità d’intendere , non racchiude , tutto ciò, l’essenza di quei titoli che ora vengono derubricati sbrigativamente a “Titoli Storici” ? Quasi a dire che “valevano un tempo” ma che ora, sono privi di significato. E chi lo dice.

    Esistono poi, a margine ma non da ultimo, delle importanti precisazioni riguardo alla definizione del primato -e qui mi sembra di interpretare il pensiero di Aldo Maria Valle – in base ai quali questo primato mai potrà essere un assolutismo arbitrario quasi il Papa avesse un potere assoluto ma è limitato attivamente da Cristo, passivamente dagli Apostoli (ius nature (ius divinum). Pertanto quei titoli , ovviamente storici per tradizione, rotondi ,roboanti perché coniati e fortemente marcati, sono sempre in vista di un servizio unico e straordinario .

    16 Aprile, 2020 - 11:10
  12. Clodine-Claudia Leo

    Ed essendo Vicario di Cristo in terra, il servizio di Pietro non è forse per la Chiesa e la sua unità motivo di coesione, una roccia a tutt’oggi valida che la stessa Tradizione indica quale linea direttrice? Poi se viceversa diventa una retta che separa l’ortodossia dall’eterodossia. Se il servizio di Pietro, per la Chiesa, per la fede può essere ancora considerato un valido baluardo e non una cava di pietre usate anziché per lapidarsi tra nemici allora, sta scritto che la Chiesa stessa sarà messa fuoco dal Suo Signore e apparirà ciò che nella Tradizione è legno, fuoco, fieno , paglia, oppure oro argento pietre preziose ecc. Ciò che passa perché senza valore, e ciò che dovrà mantenuto e conservato – mi sembra sia scritto in Corinzi 3,12-15, credo…

    16 Aprile, 2020 - 11:24
  13. Clodine-Claudia Leo

    Corrige rif. D 1831- non 1833

    16 Aprile, 2020 - 11:57
  14. Luigi Accattoli

    Beppe mi piacerebbe avere il testo latino inciso sulla Cattedra episcopale – o, ancora meglio, una foto. Da qualche mese sono in Instagram e lì comandano le foto.

    16 Aprile, 2020 - 12:24
  15. Luigi Accattoli

    Al padre Amigoni. Non so il ruolo che abbia avuto Ambrogio nell’attribuire ai vescovi il titolo di “vicari di Cristo”. Ma avendo una moglie ambrosiana mi è capitato di partecipare nella festa di Sant’Ambrogio (7 dicembre) all’Ufficio delle Letture dove viene proposta questa orazione: O Dio, creatore di ogni cosa, che in questo giorno hai costituito sant’Ambrogio nella pienezza del sacerdozio, rendendolo vicario dell’amore del tuo Figlio, pontefice eterno, santifica il nostro vescovo perché pastore e gregge possano conseguire il regno della tua gloria. Per Cristo nostro Signore.

    16 Aprile, 2020 - 12:31
  16. Amigoni p. Luigi

    Rif. 11.24 -…Totam plenitudinem huius supremae potestatis

    Con un po’ di umorismo: con tutta la pienezza di potere che ha, ordinaria e immediata, sancita da un concilio che ha decretato la infallibilità in alcuni casi, potrà un papa variare almeno la pagina introduttiva di un annuario pontificio.
    O no?

    16 Aprile, 2020 - 17:04
  17. Federico Benedetti

    Condivido le osservazioni di Leonardo.
    Aggiungo che il Papa è il papa, cioè il capo della Chiesa Cattolica, proprio in quanto è Vicario di Cristo. Se fosse solo il vescovo di Roma, che motivo avrebbe per essere considerato più degli altri vescovi e su cosa si fonderebbe la sua autorità?
    In altri termini, il vescovo di Roma è papa in quanto Successore di San Pietro e, in quanto tale, Vicario di Cristo.

    Se sminuiamo questi titoli, sviliamo il ministero petrino e a questo punto un vescovo vale l’altro.

    Se non erro sono anni che i gesuiti sostengono il superamento di questi titoli storici del pontefice. Avranno le loro ragioni, ma spero che sia ancora lecito esprimere dissenso.

    16 Aprile, 2020 - 19:56
  18. Luigi Accattoli

    Vescovi vicari di Cristo. Dicevo sopra – nel quinto commento – che la Costituzione dogmatica del Vaticano II “Lumen Gentium” attribuiva sia al Papa sia ai vescovi il titolo di “vicari di Cristo”. Con richiamo a quei passi conciliari, il “Catechismo della Chiesa Cattolica” in almeno due paragrafi riferisce ai vescovi quell’appellativo:

    Paragrafo 894. I Vescovi reggono le Chiese particolari, come vicari e delegati di Cristo, col consiglio, la persuasione, l’esempio, ma anche con l’autorità e la sacra potestà, che però dev’essere da loro esercitata allo scopo di edificare, nello spirito di servizio che è proprio del loro Maestro.

    Paragrafo 1560. Ogni vescovo ha, quale vicario di Cristo, l’ufficio pastorale della Chiesa particolare che gli è stata affidata, ma nello stesso tempo porta collegialmente con tutti i fratelli nell’episcopato la sollecitudine per tutte le Chiese.

    Dunque quel titolo è ben vivo, come attestano il Vaticano II e il Catechismo, ma è vivo nella valenza del primo millennio e inizio secondo, che lo riferivano a tutti i membri del collegio episcopale e al Papa in quanto vescovo, cioè in quanto appartenente anch’egli al collegio. Francesco nell’elencarlo come titolo “storico” rimanda a questa storia per la sua interpretazione e ci informa che preferisce non usarlo nello svolgimento del suo ministero per il peso esclusivo che è venuto ad assumere, come se solo il Vescovo di Roma fosse “Vicario di Cristo”. Del resto egli non fa che rendere esplicito quanto tutti i Papi conciliari già facevano nei fatti: quel titolo figurava nell’araldica pontificia ma non era più usato in nessun momento dell’attività papale.

    16 Aprile, 2020 - 21:05
  19. Federico Benedetti

    Caro Luigi, non discuto, ci mancherebbe.
    Dico solo che il capo della Chiesa è il vescovo di Roma e non l’ottimo Mons Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, o qualche altro eccellente prelato, perché c’è un primato petrino. Quei “titoli storici” , così detestati dai gesuiti, fuori moda, sorpassati… esprimono questo primatum Petri.
    Si possono abolire i titoli, ma bisognerà pur salvare il primato papale, altrimenti tanto vale che la prossima enciclica venga scritta da Mons D’Ercole o, a turno, da tutti gli altri vescovi Vicari di Cristo…

    Arriverà il giorno in cui ci chiederemo se questo pontificato ha rafforzato o se invece ha indebolito il ministero petrino?

    16 Aprile, 2020 - 22:56
  20. Lorenzo Cuffini

    Ma tu guarda quanto pio e pelosissimo ossequio per il papa , sulla bocca di chi, quotidianamente, e da mesi und anni, lo svillaneggia e lo spernacchia.
    Certificando così – se ce ne fosse stato il dubbio – la sua propria retrocessione a pagliaccio, ovvio.
    Ma senza nemmeno avvedersene.
    Una franca indicazione a Federico e al suo “verrà un giorno?”…. non so se verrà, come retoricamente egli si domanda, essendone platealmente convinto. Quelli che è già venuto è il giorno, i giorni, il sempre, in cui un nugolo di mosconi ronzano in fitta – e inutilissima – nube nel tentativo di indebolire e, diciamolo, calunniare e abbattere QUESTO specifico ministero petrino. indebolendolo così, nei fatti, tout court.
    Ai ronzanti, non resta appunto che il ronzio di se stessi: la parabola discendente, anzi cadente, anzi rovinosa, di V.&V, la premiata ditta Valli e Viganò, ormai una specie di patetici Gatto e Volpe, e le sparate sempre più pecorecce di Socci, stan lì a dimostrarlo.
    Povera gente, tutto sommato, se non fosse per qualche babbeo che scambia gli ochhi con la coda e segue il strombazzante trio ( e i soliti sodali di cui sono portavoce) invece di papa e chiesa.
    Auguri.

    17 Aprile, 2020 - 0:07
  21. Amigoni p. Luigi

    Rif. 16 aprile ore 22.56 – Mi ami tu più di costoro?

    Giusto: il primato di Pietro, di Pietro che è venuto a Roma e ha determinato il primato di Roma, “prima nella carità”. Si possono avere timori e si può anche dissentire sulla necessità della scelta “tipografica” (!) fatta; ma a colui oggi reggente e a coloro che l’hanno preceduto e lo seguiranno il Signore ha promesso la grazia di confermarci anzitutto nell’amore per lui. Di questa garanzia ci fidiamo e sulla fede confessante, sicura, di Pietro e degli altri vicari del Signore chiamati Pietro, costruiamo la nostra.

    17 Aprile, 2020 - 0:44
  22. Luigi Accattoli


    Zezza ho trovato la foto della scritta che è sulla cattedra del duomo di Cerignola – Ascoli Satriano da te segnalata: “Hic qui sedet locum Dei tenet”. L’ha rintracciata un amico di Lucca, Gian Paolo Violi, che sa di greco e di latino e si qualifica come mio “lector fidelis”. La foto è di proprietà della diocesi. Il vescovo celebrante è Luigi Renna, attuale ordinario della diocesi.

    17 Aprile, 2020 - 10:13
  23. Beppe Zezza

    Luigi vedo che sei riuscito a procurarti la foto! Io sono all’estero e citavo a memoria perché la scritta a suo tempo mi aveva colpito.
    Ma allora anche per i vescovi la qualifica di “vicario di Cristo” è diventata “storica” ( cioè “obsoleta”)?
    Concordo con Clodine : “Titoli storici” suona un po’ provocatorio. Altre soluzioni grafiche erano possibili se si voleva solo mettere in sordina qualche titolo che, con la attuale mentalità, poteva apparire troppo “pomposo” e non adeguato.

    17 Aprile, 2020 - 10:32
  24. Clodine-Claudia Leo

    Luigi, non credo la cosa sia proprio come tu dici, ovvero “che la Costituzione dogmatica del Vaticano II “Lumen Gentium” attribuiva sia al Papa sia ai vescovi il titolo di “vicari di Cristo” senza alcuna rilevanza tra di loro. Lasciando da parte la complessità e il grande rilievo della Lumen Gentium , che è una costituzione dogmatica – l’ unica essendo il CVII un Concilio eminentemente pastorale- con le sue luci e le sue molte ombre.
    Un Documento importate con una sua logica interna onde concepire ed esprimere la natura della Chiesa e la sua realtà storica – Chiesa mistero e Chiesa visibile; Chiesa corpo mistico e Chiesa Gerarchica; Chiesa Popolo di Dio e Chiesa Sacramento-
    Una costituzione di difficile gestazione che costrinse Paolo VI ad aggiustarne il tiro con note esplicative ed è appunto attraverso la nota esplicativa proevia 1 in riferimento alla LG 22b che si legge la seguente: ” Il ROmano pontefice, in forza del suo ufficio di Vicario di Cristo e Pastore di tutta la Chiesa, ha la sua questa potestà piena suprema e universale che può sempre liberamente esercitare…l’ordine dei vescovi..è pure soggetto di suprema e piena potestà su tutta la Chiesa, benché tale potestà non possa esercitarsi se non con-senziente il Romano Pontefice”.
    Il testo è ridondante e lunga l’intera citazione tuttavia, ma io comprendo questo :
    a) che il papa è il soggetto della piena suprema ed universale podestà;
    b) che egli può esercitare liberamente, cioè senza mediazioni e condizionamenti,
    c) che il collegio pure è il soggetto di codesta medesima podestà,
    d) ma non può farne uno indipendentemente dal Papa.
    Il che vuol dire che due sono i soggetti della potestà in parola, ma diversa è l’uso di essa: il Papa può esercitarla o da solo o con il collegio, viceversa, il collegio, mai da solo e sempre con il Papa suo capo e primate.
    Mi sembra che , da questa prospettiva, non vi sia uniformità, o no?

    17 Aprile, 2020 - 10:37
  25. Clodine-Claudia Leo

    Corrige
    d) ma non può farne uso indipendentemente dal Papa

    17 Aprile, 2020 - 10:39
  26. Clodine-Claudia Leo

    P.S

    Riguardo ai titoli contestati, se è vero, com’è vero, che la Storia è per definizione : Indagine , ricerca critica ordinata a ricostruire eventi umani collegati tra di essi secondo una linea unitaria di sviluppo che trascende la mera successione cronologica , allora, come giustamente dice L’Arcivescovo della Chiesa Cattolica Carlo Maria Viganò, quei titoli definiti obsoleti Sono parte integrante del munus petrinum che legittima l’autorità riconosciuta dalla Chiesa al Papa!

    E questo è quanto punto

    17 Aprile, 2020 - 10:51
  27. Luigi Accattoli

    Beppe ma se sei all’estero come la metti con la quarantena?

    17 Aprile, 2020 - 11:14
  28. Beppe Zezza

    Sono confinato anche io come tutti. Vedo molto lontana la possibilità di tornare in Italia.
    Mi tengo in contatto attraverso i blog.

    17 Aprile, 2020 - 11:32
  29. Lorenzo Cuffini

    🙂
    L’arcivescovo della Chiesa Cattolica Carlo Maria Viganò attualmente è ancora solito camuffarsi sotto travestimenti da operetta con cui incontrare i suoi compari di congiurella anticattolica?
    Solo per ricordare di chi si sta parlando.

    17 Aprile, 2020 - 11:33
  30. Beppe Zezza

    A proposito della scritta di Cerignola credo che sia piuttosto recente ,fatta durante i lavori di manutenzione dell edificio che risale a fine ottocento.

    17 Aprile, 2020 - 11:35
  31. Amigoni p. Luigi

    Rif. 10.37 – “Per mandato della superiore Autorità”

    La Lumen gentium – una delle due costituzioni dogmatiche, con moltissime luci, del Vaticano II – ha una sola “nota explicativa praevia” comunicata ai padri conciliari “per mandato della Superiore Autorità” , cinque giorni prima della approvazione del documento. Non è un testo approvato dal concilio e non è parte della costituzione in quanto tale. E’ una chiave di lettura incorporata ufficialmente nel documento, e collocata dopo le righe di promulgazione del Papa e le firme dei padri. Ma, ai fini del nostro discorso, cui prodest questo “ricordo” ? Secondo me, serve a tutti, per istruirci ancora un volta che “il vescovo, vicario di Cristo, che è a capo della diocesi di Roma”, ha autorità (“il primato”) su tutta la Chiesa. “Vescovo di Roma” vuol dire tutto e solo questo. Tutto il resto è in aggiunta (Mt 6,33)

    17 Aprile, 2020 - 14:47
  32. Clodine-Claudia Leo

    Rif. 10.37 – “Per amore della Verità”

    E’ vero che la Lumen Gentium – unitamente alla DV (Dei Verbum)- è una costituzione dogmatica, è anche vero che la luce, per quanto concerne il capitolo VIII su “Maria Madre di Dio nel Mistero di Cristo e della Chiesa” è sicuramente fulgida..
    Ma è altresì vero, se dovessimo rispondere al quesito : “Quale Ecclesiologia predomini nella LG”, beh, qualche perplessità si ingenera in quanto ivi presenti un po’ tutti i principali orientamenti: la DV e la SC (Sacrosantum Concilium) determinano tracce di ecclesiologia, almeno nei primi due capitoli. Nel III° è evidente l’aspetto giuridico mentre al n°12 del II capitolo si introduce quello carismatico. I due capitoli sul Popolo di Dio e i Laici sono legati alla Gaudium et Spes e aprono all’ecumenismo e alla Missione della Chiesa, tutta intera la LG respira prospettive misteriche eppure, nulla emerge di evidente, o perlomeno esclusivo. Che sia un testo complesso, sia in sé che in rapporto agli altri è evidentissimo.
    Sulla “nota explicativa praevia” -che poi non si capisce bene perché essendo previa e quindi da apporre prima del testo venga posta a margine della Costituzione- questi è un documento di vitale importanza. E’un “Atto Del Santissimo Concilio Ecumenico”, che, se pur relegato a piè pagina, definisce chiaramente il rapporto circa la questione della collegialità episcopale in relazione a Pietro il quale, se non si interpreta secondo questa ‘Nota’ o la si ignora si va incontro ad un’ermeneutica della rottura e della discontinuità , non quella della riforma e della continuità dell’unico soggetto Chiesa. Mi dispiace, basterebbe leggerla; è talmente chiara. Solo se si è in perfetta malafede la si potrebbe equivocare.

    17 Aprile, 2020 - 18:19
  33. Amigoni p. Luigi

    Rif. 10.37 di ieri – Nota previa (per chi legge)

    La nota previa, offerta dalla Superiore Autorità (ecco un altro titolo storico dei papi, decaduto – e così torniamo al tema del post) poco prima della approvazione della Lumen Gentium) e incorporato nel testo, serve a chi legge il documento, non a chi l’ha scritto e approvato, facendone a meno.
    Il capitolo 2° della LG – il popolo di Dio – è tra i punti (insieme al capitolo 8° e ad altri) che ha reso ricco, prezioso e lineare il documento, mai giuridico. E’ utile riconoscere che a LG si è ispirata Gaudium et spes, non viceversa. Approvata oltre un anno dopo,
    la futura GS era, a quel tempo, in alto mare.

    18 Aprile, 2020 - 8:58
  34. Clodine-Claudia Leo

    Rif. 10.37 di ieri – Sulla Nota previa

    Lungi da me entrare nel ginepraio della Lumen Gentium la cui stesura, come si evince dalle cronache e i testi narranti il dibattito post conciliare, infiammò non pochi animi. Un testo cicciuto, corposo, le cui tracce di studio lessi e rilessi svariate volte. Non trovo sia la migliore espressione teologica della Chiesa “ad intra” e “ad extra”, francamente. Trovo poco brillante il linguaggio, in qualche caso scadente, non mancano ripetizioni e neppure qualche dottrina che presta il fianco -come del resto s’apprestò, e molto- ad interpretazioni discutibili ed incoerenti , chi la conosce lo sa non c’è bisogno di dilungarsi.

    Il 21 nov. 1964, nell’allocuzione a chiusura del terzo periodo conciliare, Paolo VI dichiarò che ” quant’in passato era stato solo un modo di vivere, trova ora espressione anche in un’esplicita dottrina; e quanto fin’ora era soggetto a ripensamenti, dispute e perfino controversie, è ora redatto in una sicura formula dottrinale” (AAS 56/1964/1110). Parole perentorie che danno l’impressione di porsi ben al di là del limite non definitorio che il CVII si era prefisso. Nel contesto non escluderei un qualche riferimento anche alla Nota explicativa praevia redatta nel tentativo di dipanare la matassa circa la dottrina sulla collegialità.
    Bene riconoscere che a LG si ispirò la Gaudium et Spes, e questo infatti dissi: che, cioè, i due capitoli sul Popolo di Dio e i Laici sono legati a questa.
    Il verbo legare -tenere insieme- non è sinonimo di estrapolare, desumere da un contesto.

    18 Aprile, 2020 - 15:22
  35. Clodine-Claudia Leo

    né sarebbe stato possibile essendo la LG promulgata nel 1964 e la Gaudium et spes nel 1965…

    18 Aprile, 2020 - 15:32
  36. Vito

    Ho 86 anni, e sto per pubblicare un mio ponderoso libro intitolato “Il più piccolo Stato del mondo”, sullo Stato della Città del Vaticano. Corredato di fotografie, anche storiche, e piantine e mappe esplicative.
    Sono rimasto sorpreso da questo “isolare” come titoli storici alcuni appellativi del Sommo Pontefice. Fra l’altro quest’ultimo appellativo è quello che anche oggi appare in ciascuna legge dello Stato, emanata dal Papa. Inoltre è sempre valido, e non può essere definito “storico” (quasi fosse in pratica superato) l’altro titolo, in vigore in maniera certa, e cioè “Sovrano dello Stato della Città del Vaticano”. Il Pontefice viene, in alcuni Paesi del mondo, accolto con gli onori che gli competono come capo di Stato; e non solo come capo della Chiesa cattolica. Sul “Vicario di Cristo” sarei più possibilista, anche per motivi di ecumenismo. Grazie per l’attenzione.

    14 Giugno, 2021 - 16:58
  37. Luigi Accattoli

    Vito salute. Mi dice il suo cognome? In questo blog vige la regola della firma con nome e cognome; e così anche ci prepariamo a riconoscerla quando vedremo il suo volume in libreria… grazie… Luigi

    14 Giugno, 2021 - 17:17

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