Se insegni religione dovresti farlo con umile fierezza

Un’amica che insegna religione e lo fa con garbo e decisione mi ha chiesto come mai non avessi trattato qui della sua materia, della quale la settimana scorsa si è baruffato sui media. Le ho detto che non amo le questioni troppo disputate ma la risposta non mi ha soddisfatto e ne ho scritto infine in un articolo per LIBERAL che riporto nel primo commento. Esso rievoca – in chiusa – un paradosso caro a Giovanni XXIII riguardante l’atteggiamento insieme accondiscendente e combattivo che oggi è forse l’unico possibile per un cristiano su questo come su quasiasi fronte: “Non c’è altra via, io credo, per la quale i credenti in Gesù possano incoraggiare l’umanità contemporanea ad amare il cristianesimo superando le ferite del passato“.

29 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] E’ possibile oggi in Italia essere cristiani interi e liberi, senza invadenza e senza nascondimento? La disputa sull’ora di religione – riaccesa la settimana scorsa dalla sentenza del Tar del Lazio che esclude l’insegnante di quella materia dagli scrutini – segnala l’attualità della domanda. Ritengo che proprio la scuola possa costituire il giusto laboratorio dove sperimentare quella libera convivenza.
    L’inquadramento dell’ora di religione – che io spero non venga ulteriormente indebolito – è un problema simile a quello della presenza del crocifisso nei luoghi pubblici e a quello della citazione del cristianesimo nella Costituzione europea. Dal microcosmo dell’aula scolastica al macrocosmo continentale vediamo porsi la stessa questione: se sia finalmente possibile una feconda compresenza delle diverse identità nella reciproca accettazione.
    Veniamo da una storia di conflitti che ci condiziona. In reazione a un passato segnato dall’invadenza delle Chiese, appare ancora viva l’obiezione laicista che si oppone a ogni presenza simbolica del religioso nei luoghi pubblici e alla sua menzione nei registri scolastici come nelle carte costituzionali.
    Il superamento dei conflitti – o della loro memoria, come mi pare si debba dire in questo caso – comporta che si compia un passo da parte di ambedue le parti configgenti. Nel caso dell’Insegnamento della Religione Cattolica appaiono chiari i passi che si impongono: gli insegnanti di questa materia debbono ancora migliorare la qualificazione culturale della loro proposta didattica, gli oppositori dovrebbero prendere atto – finalmente – di quella qualificazione.
    La sentenza del Tar vorrebbe escluso l’insegnante di religione dagli scrutini per il “rischio” che egli basi la “valutazione del profitto scolastico” sul fatto che l’alunno esprima o meno “adesione ai valori dell’insegnamento impartito”. Questo “rischio” c’è stato indubbiamente in passato, ma esso oggi è reale?
    Per la conoscenza che ho del mondo della scuola e di tanti insegnanti di religione, non lo vedo reale ma semmai residuale e facilmente contrastabile nella valutazione collegiale. Mi auguro dunque che gli insegnanti di religione continuino a essere presenti agli scrutini, nei quali dovranno – si capisce – far valere esclusivamente criteri di giudizio culturali e pedagogici. Come mi auguro che prendano corpo le materie alternative in modo che anche i loro docenti abbiano voce nelle valutazioni degli alunni.
    Quanto al crocifisso nelle aule scolastiche si pone il problema aggiuntivo della presenza – che sta diventando rilevante – di appartenenti ad altre religioni. Ritengo che in prospettiva si possa pensare alla compresenza di più simboli religiosi. Ho sentito di scuole dove sulla parete sono venute ad allinearsi, a destra e a sinistra della croce, la riproduzione di una miniatura del Corano e di una candelabro ebraico. Per questa via si favorirebbe il riconoscimento dei segni altrui come valore aggiunto della vita associata, propedeutico a una migliore reciproca conoscenza e in vista di un’accettazione informata della diversità.
    E’ possibile che un cristiano continui a considerare la croce come il segno della propria vita, accettando a un tempo che per altri sia soltanto un contrassegno di civiltà e che alcuni legittimamente lo rifiutino? Io credo di sì e penso che ne venga una modificazione impegnativa del dovere – che considero perdurante – di affermare e difendere i propri segni di appartenenza: quell’affermazione e quella difesa andranno perseguite sempre più per le vie del dialogo e della persuasione, che devono mettere in conto un esito di compresenza di segni diversi e anche un loro occasionale accantonamento, se l’opposizione risulti irriducibile.
    Il cristiano “non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede che può essere solo donata in libertà”: così aveva scritto Papa Benedetto nel discorso che avrebbe dovuto pronunciare il 17 gennaio del 2008 all’Università di Roma La Sapienza. Più di una volta egli ha invocato per sé il dono di porsi come pastore “mite e fermo”. Credo siano indicazioni valide per ogni credente e per l’intera comunità cristiana nella società plurale.
    La stessa idea Giovanni XXIII ebbe a esprimerla una volta (era il 1961 e parlava a un pellegrinaggio di bergamaschi) con le parole “umile fierezza”. Non c’è altra via, io credo, per la quale i credenti in Gesù possano incoraggiare l’umanità contemporanea ad amare il cristianesimo superando le ferite del passato.
    Luigi Accattoli su “Liberal” del 18 agosto

    20 Agosto, 2009 - 7:34
  2. Caro Luigi, condivido. Quanto all’insegnamento della “Religione cattolica”, credo si potrebbe fare meglio, molto meglio. Io personalmente rivedrei interamente i programmi. Sarebbe più utile e fruttuoso, in un sistema scolastico come quello italiano a forte impianto umanistico, offrire una panoramica oggettiva della cultura biblica (storia e letteratura dell’AT e del NT), di cui si sa sempre meno e senza la quale oggettivamente si comprende poco della letteratura italiana medievale e rinascimentale. Uno studio del genere avrebbe per altro il privilegio di non presentarsi come disciplina meramente confessionale.
    Ora come ora la cosa più grave dell’insegnamento della religione cattolica, non me ne vogliano i molti o pochi insegnanti che frequentano questo blog, è la sua potenziale oziosità. Personalmente ricordo al liceo interminabili discussioni sul preservativo. La mia formazione ne avrebbe fatto volentieri a meno.

    20 Agosto, 2009 - 9:12
  3. Buongiorno a tutti.
    Se insegni religioni dovresti farlo….. PER LO MENO.
    Premetto che odio generalizzare.
    Questo è l’esempio dell’insegnante di religione di mio figlio.
    In due anni mi sono recato a tutti gli incontri degli insegnanti con i genitori.
    E l’insegnante di religione???
    Ma chi lo ha visto mai!!!!!
    Ho chiesto a mio figlio cosa “insegnasse”. NULLA.
    A parte che dal mio punto di vista, correttezza vorrebbe, che gli insegnanti siano “presenti” agli incontri con i genitori…..
    ora mi piacerebbe ancor più fare la conoscenza di tal insegnante.
    Giusto per chiedergli se ritiene che è un insegnante di pari dignità degli altri e se lo sia la materia che insegna.
    Ora vado al “giudizio temerario”. Temo che si ritenga “superiore agli altri”, anche se della materia non gli importa niente (assunto che deduco dal valore che dimostra di dare con la sua “assenza”, sia ai genitori, agli alunni, agli altri prof, e ultimo ma non per importanza a se stesso sigh).
    Credo abbia un “alta” opinione di se.
    Per questo anno mio figlio farà ancora religione. Negli anni a venire probabilmente, lo consiglierò in modo diverso (ovviamente dopo aver assunto precise preventive informazioni sul modo di agire del prof).
    Saluti a tutti.

    20 Agosto, 2009 - 11:54
  4. Nino

    Caro Luigi, come vedi le buone intenzioni e il buon senso servono a nulla.
    Questo rimane un paesino di sudditi in amministrazione coatta.
    E’ di oggi :
    http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-11/valutazione-2009/valutazione-2009.html

    Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del presidente della Repubblica
    La normativa non tiene conto della recente sentenza del Tar del Lazio
    Ecco le nuove regole di valutazione
    i prof di religione daranno i crediti
    Per l’ammissione alla maturità servirà la sufficienza in tutte le materie
    All’esame di terza media sarà quasi impossibile ottenere il massimo dei voti
    di SALVO INTRAVAIA

    ……………………….
    La prima, che susciterà certamente polemiche, è quella sui docenti di religione, recentemente estromessi dal Tar Lazio dal computo del credito. Il regolamento non tiene affatto conto della sentenza e siccome ha valore di legge a tutti gli effetti potrebbe “sanare” definitivamente la questione relativa ai crediti e rendere superfluo anche il ricorso al Consiglio di stato annunciato dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini.

    Sarebbe troppo chiedere che gli insegnanti di religione fossero per concorso pubblico e non più nominati dal vescovo?
    Solo per giustizia, tanto per equipararli agli altri considerato che li paga la comunità senza distinzione di fedi?
    Allo stato delle cose, cosa ci sarebbe di male se anche gli altri anziché per concorso pubblico chiedessero di essere nominati dalle singole associazioni di appartenenza, ad esempio dall’Associazione Matematici ecc?

    E’ un contributo a perdere sapendo che qui nulla mai cambiera, Tommasi di Lampedusa docet.

    20 Agosto, 2009 - 14:16
  5. raffaele.savigni

    Condvido le opinioni di Luigi. La sentenza del TAR è ridicola, esperessione di un laicismo fazioso.
    Credo che l’insegnante di religione abbia il diritto-dovere di partecipare ai Consigli di claasse ed asnche agli scrutini, ovviamente esprimendo valutazioni sulle competenze e non sulla fede degli alunni.
    Mi chiedo perché le forze laiche ed anche la comunità valdese si accaniscano contro l’insegnamento di Religione anziché proporre alternative serie per chi non intende avvalersene.Sarebbe un salto qualitativo importante, che purtroppo ancora non vedo.
    Quanto ai problemi posti da Nino, credo che sia giusto lasciare a chi lo desidera la possibilità di seguire un corso di religione conforme alla propria tradizione (quindi con insegnanti preparati in teologia cattolica e autorizzati dalla Chiesa), affiancando però ad esso uno o più corsi alternativi (di religione protestante, ortodossa, islamica ecc. e anche semplicemente di storia delle religioni: in quest’ultimo caso l’insegnante sarebbe ovviamente nominato per concorso; negli altri scelto dalla comunità religiosa di riferimento). Si può partire dalla propria identità religiosa per confrontarla con le altre o, viceversa, partire da uno studio comparativo e “laico”, swtorico-critico delle diverse religioni per poi eventualmente sceglierne una. Non capisco perché si rivendichi il diritto di scegliere, in alternativa all lezioni di Religione cattolica, il NULLA anziché un corso serio di carattere diverso: nella società attuale mi sembra indispensabile che tutti abbiano una buona conoscenza del fenomeno religioso (a partire da un approfondimento della propria fede o da un approccio “laico” non importa: l’importante è che questo studio ci sia).

    20 Agosto, 2009 - 17:11
  6. raffaele.savigni

    Una postilla. Ai vescovi chiederei di fasre un piccolo passo indietro, ossia di limitarsi a certificare la competenza degli insegnanti di Religione da essi nominati (competenza acquisita con studi teologici) all’atto della presa di serrvizio, rinunciando alla possibilità di ritirare il “nulla osta” all’insegnamento per dissensi sul metodo.Ovviamente resterebbe al vescovo il diritto di dichiarare anche pubblicamente l’eventuale difformità dei contenuti dell’insegnamento di un determinato docente rispetto all’insegnamento tradizionale della Chiesa. Gli studenti sarebbero avvertiti e potrebbero eventalmente scegliere il corso di un collega più “ortodosso”. Si possono studiare le modalità di applicazione. Ma sarebbe bello un atto di fioducia negli insegnanti di Religione (sempre più spesso laici con competenze teologiche superiori a quelle di tanti preti): se, come viene detto giustamente, l’insegnamento scolastico di Religione non è catechismo (quindi non presuppone la fede ma solo un interesse culturale), l’importante è che l’insegnante sappia coltivare questo interesse culturale, non tanto “convertire” (il luogo in cui “ci si converte” è la comunità). E la competenza professionale di un docente non sparisce d’incanto per problemi pastorali col suo vescovo…

    20 Agosto, 2009 - 17:20
  7. insegnanti di Religione (sempre più spesso laici con competenze teologiche superiori a quelle di tanti preti)
    —————————-

    Buongiorno a tutti,
    esco dalla mia tranquilla lettura,
    chiedendomi in base a cosa il signor Savigni,
    può giudicare che nell’Insegnamento della Religione Cattolica i laici spesso hanno competenze TEOLOGICHE superiori a quelle di tanti preti.!!!

    Lei parla proprio di COMEPETENZE TEOLOGICHE??????????????????

    So per certo che vi sono sacerdoti o laici molto seri,
    ci sono sacerdoti e laici molto superficiali.
    questo sì.

    Con questo anno sacerdotale passiamo dagli osanna ai preti,
    a dargli del neglettismo.

    Non voglio poi entrare nel merito di studi diversificati che preti e laici ormai fanno,
    i primi la normale Facoltà di Teologia,
    i secondi L’Istituto di Scienze Religiose.
    Stà ai laici continuare un approfondimento più serio, visto che l’impronta dell’Istituto vuole essere di ammaestramento, reputata la forma migliore per i laici o religiosi.
    Sembra che si preveda per il futuro che la Facoltà di Teologia sia frequentata solo da candidati al sacerdozio come avveniva ai bei tempi per ristabilire l’ordine naturale di barriera tra preti e laici,
    come il futuro ripristino delle balaustre tra presbiterio e navate,
    affinchè i laici non entrino nello spazio sacro
    destinato solo a chi riceve gli ordini sacri.

    Buon proseguimento

    20 Agosto, 2009 - 18:02
  8. raffaele.savigni

    Caro Matteo, non intendevo affatto generalizzare. Ci sono preti molto competenti (don Grilli della Gregoriana, padre Filippi…), e laici che lo sono altrettanto (Donatella Scaiola, Serena Noceti…). Quel che è certo è che le omelie di molti preti (almeno nella mia diocesi) lasciano a desiderare, lasciano intravvedere una scarsa familiaritàcon lo studio della Scrittura e della teologia; molti preti non insegnano neppure più religione nelle scuole, mentre ci sono laici che hanno studiato teologia, seguono corsi biblici e ci impegnano.
    Nella mia diocesi gli insegnanti migliori di religione sono laici: alcuni di loro hanno scelto di farlo “a vita”, rinunciando alla possibilità (allettante per molti) di passare all’insegnamento di Filosofia, Lettere, Storia.

    20 Agosto, 2009 - 23:08
  9. paula

    Io vorrei soffermarmi sull'”umile fierezza”: purtroppo non è facile in un ambiente in cui l’ostilità verso chi è cristiano è così ostentata e quasi considerata segno di intelligenza. Penso che in questo senso gli atteggiamenti “antipatici” dei vescovi che impongono e ricattano non aiutino il vero senso cristiano della vita a venire a galla perché tra i non cristiani impera il pregiudizio. L’ora di religione nelle scuole per me potrebbe anche non esserci, ma dal momento che c’è me ne avvalgo anche per arricchire esperienze e conoscenze dei miei figli. Per quanto riguarda il peso del voto dell’insegnante di religione penso che non è molto gradevole sapere che il proprio parere non conta nulla, è una questione di umanità (ma forse sono al solito troppo ingenua)

    21 Agosto, 2009 - 7:36
  10. caro Savigni,
    quindi meno frettolosità.

    Le omelie non sono i laici a tenerle e quindi non credo si possano fare confronti tra preti e laici.

    La problematica dell’omelia è che sin dalle generazioni di coloro che sono ai vertici della Gerarchia Cattolica, hanno sempre insegnato nei seminari cosa i preti devono dire alle pecore e non, saper trasmettere cosa il Signore suscita in loro dalla Parola.

    La differenza è notevole,
    tra il dovere di un ufficio,
    e il trasmettere l’intimità personale con il Signore.

    Fondamentalmente,
    a fronte delle esperienze omiletiche generali…
    sin dai seminari troppo spesso non hanno incoraggiato,
    la lettura/manducatio della Parola a partire da cosa la Parola trasmette
    grazie a conoscenze approfondite e spiritualità,
    ma continua a rimanere
    omiletica moralisticheggiante,
    su cosa gli altri devono o non devono fare.

    Nell’ultimo sinodo l’ipocrisia di alcuni gerarchi è arrivata a chiedere un DIRETTORIO per l’omiletica….

    Avere un manuale anche per dire quanto il Signore suscita nel proprio cuore di prete……………???????

    Insegnanti di religione?
    Ci sono preti che non si impegnano,
    ci sono laici che non si impegnano,
    ed anche esattamente il contrario.

    Io conosco laici che una volta che hanno avuto il mandato del vicariato,
    (talvolta!! su apposite pressioni…..)
    ciccia….
    intanto il posto è assicurato…..

    Allora non generalizzerei!
    un saluto

    21 Agosto, 2009 - 9:47
  11. Leopoldo

    Io invece generalizzerei, specie dopo aver letto molti degli interventi che avete scritto: fuori dalla scuola tutti gli insegnanti di religione, che siano preti o laici.
    E, tra parentesi, la scuola deve contribuire ad abbattere le barriere fra gli uomini, quindi lasciamo, per favore, che chi vuole compiacersi delle balaustre come limite del sacro vada a cercarsele in chiesa: contento lui, contenti tutti.
    Preciso, per coloro che volessero uscirsene col solito discorso sul “laicismo”, che io non sono contro la religione, qualunque essa sia, sono convinto che vada garantito il diritto di tutti a partecipare ai propri riti religiosi e, anche, di proporre la propria fede come scelta di vita, ma questo non ha proprio nulla a che vedere con l’insegnamento della religione, anzi della religione cattolica nella scuola.

    21 Agosto, 2009 - 10:58
  12. Nino

    VERY OT ( ma non troppo)

    A lungo andare, tra esperienze personali e le cronache sociali-politiche registrate in lunghi anni, mi pare che in definitiva si possa affermare che i governi-parlamenti succedutisi negli ultimi 50 anni, dal dopo De Gasperi che con alcune leggi cambiò il volto triste dell’Italia del dopoguerra, (Edilizia popolare, il piano casa Fanfani, ed altri interventi non meno importanti in Agricoltura e nel Lavoro sempre ad opera di Fanfani) hanno legiferato con il consenso previo dei cosidetti poteri forti, incluso il vaticano.

    Hanno cioe, emanato leggi non già per regolamentare materie e argomenti diversi mediando tra le diverse posizioni, ma semplicemente costruendosi leggi ad hoc per tutelare e promuovere interessi di parte che riguardano il privato, il “socio” del club che ottiene concessioni supervantaggiose in regime di monopolio o appalti di piccole, medie e grandi opere.
    Ad esempio le Autostrade o il gioco del Lotto e Superenalatto- Lottomatica-Sisal, Telecom, Frequenze radiotelevisive, scivolando pian piano verso la Sanità ( Circa 110 miliardi di euro) e l’istruzione primaria e secondaria, tra le fonti più ricche di risorse da affidare a privati.
    Creando un “consorzio” tra loro non visibile, non scritto, in cui ognuno siede nei rispettivi consigli di amministrazione a diverso titolo controllandosi a vicenda. Una perfetta trasversalità che si riversa anche in politica a tutti i livelli della cosa pubblica in cui anche la gerarchia in particolare la CEI gioca un ruolo non secondario.
    In tutto questo i cittadini non percepiscono la mutazione in “sudditi”.
    Contano nulla, meno di nulla e mi chiedo a che serve che io ne parli.
    Nel senso che da una vita tritiamo la stessa acqua nel mortaio lasciandoci prendere da vis polemica e confrontandoci sull’agenda predisposta ad hoc da altri che gestiscono anche l’informazione ormai in senso totale.
    L’esempio più lampante è di questi giorni in cui per annebbiare e sviare l’attenzione sul prossimo “scudo fiscale” che permetterà ancora una volta a mega evasori il rientro di capitali “lavati” in Svizzera ( La Svizzera lava più bianco, Ziegler Jean ,Mondadori ,1990 Pagine: 190)
    con una piccola percentuale d’interesse sul capitale esportato, le reti televisive RAI e Mediaset, oltreché la stampa ,pubblicizzano grandemente i successi della Guardia di Finanza nella lotta all’evasione fiscale di super Paperoni che posseggono Yachts e auto da centinaia di migliaia di euro, come se costoro sbucassero dal nulla.

    21 Agosto, 2009 - 12:58
  13. ignigo74

    Cari amici,
    l’anno scolastico 2009 – 2010 sarà per me il dodicesimo anno come insegnante di religione.
    Posso dirvi questo: la classe è davvero un microcosmo – come ha scritto il nostro amministratore di pianerottolo – indissolubilmente legato a quello che c’è fuori. E’m una precisa rappresentazione della realtà: interessante e stimolante. Quello che conta più di tutto è questo e allora poco importa che materia sei inviato ad rappresentare in classe: innanzitutto devi rappresentare te stesso, proporti in modo mite e fermo, affinando di anno in anno un bagaglio linguistico e relazionale molto prezioso. Credo che questo valga per tutti gli insegnanti: sapersi sempre mettere in discussione. Ho trovato interessante quel film francese – la Classe, credo si chiamasse – uscito l’anno scorso: è realistico il ritratto di scuola contemporanea che ne esce.
    Però, voglio chiedervi un aiuto e vi comunico un mio pensiero. Oggi al Tg hanno detto che 5 ragazzini sono stati denunciati dalla prof di lettere perché l’hanno pesantemente insultata su internet, per mesi e con ingiurie pesanti. Comportamento grave, sbagliato, da sanzionare, ovviamente. Però io vi chiedo davvero di aiutarmi perché desidero allargare il discorso dall’insegnante di religione all’insegnante tout court. Se fosse capitato a me io mi sarei chiesto innanzitutto cosa nel mio stile relazionale, nel mio comportamento, nel mio parlare ha portato 5 ragazzini ad odiarmi in questo modo. Certo che esistono anche i ragazzini in qualche modo catturati (capti… cattivi…) da atteggiamenti sbagliati e che vanno aiutati a essere giusti e quindi liberi (il contrario di cattivo, è libero!). Certo che ci sono ragazzini che esagerano e probabilmente il caso riferito dal Tg è uno di questi. Ma – vi chiedo – è sbagliata la mia domanda sulle responsabilità di cbhi in ambiente didattico si fa odiare così tanto? Se una prof, un prof, sono poco stimati, poco amati o addirittura odiati, la responsabilità è propri tutta e sempre dei ragazzi? Perché è un fatto indiscutibile che ci siano insegnanti che ti fanno digerire e capire anche una bocciatura – e allora cresci, quanto cresci e ringrazi anche i 4… – e altri che ti fanno odiare persino l’accento della loro voce. Destìni lavorativi ed educativi sbagliati? Gente che ha sbagliato a orientare la propria vita e allora la fa pagare al prossimo? A Milano si dice che quando uno non sa fare nulla, insegna.

    Credo che l’insegnante di religione debba usare di più e meglio lo straordinario manuale relazionale del vangelo: lo dico innanzitutto a me stesso. Farsi difendere da una legge dello stato – da un’imposizione, in pratica – mi disorienta un po’.

    21 Agosto, 2009 - 14:20
  14. Nino

    Ciao Ignigo,
    piacere di risentirti, lucidamente, come sempre, sul tema.
    Sulla parte delle colpe dei ragazzini e/o viceversa degli insegnanti che forse ne avrebbero anche loro per farsi odiare a quel punto, sono parzialmente d’accordo.

    Purtroppo le domande le cui risposte da tempo rimangono inevase sono sempre le stesse: dove sono i genitori? Come educano i figli?

    Credo che in questo episodio come in tanti altri non si possano escludere gravi responsabilità della famiglia che spesso difende i figli fino a picchiare l’insegnate o ricorrendo al TAR per una presunta ingiusta bocciatura.

    Per il resto, caro Ignigo, le tue riflessioni e l’approccio caritatevole con cui affronti il tema mi commuovono ed hanno tutto il mio plauso.

    Ti auguro di portare sempre nel cuore e realizzare quell’intenzione che così bene hai espresso “Credo che l’insegnante di religione debba usare di più e meglio lo straordinario manuale relazionale del vangelo”

    21 Agosto, 2009 - 15:16
  15. Leonardo

    Mi pare che molte delle considerazioni che si leggono in questi giorni sulla questione dell’ora di religione siano malposte, perché prescindono dal dato normativo fondamentale, che è quello limpidamente enunciato all’art. 9 comma 2 dell’Accordo di revisione del concordato, del 1984.
    «La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado».
    È evidente, di qui, che la presenza di un insegnamento dei «principi del cattolicesimo» nella scuola è un interesse dello stato, e non solo della chiesa. In altre parole, una volta superata definitivamente l’equivoca concezione di “religione di stato” che era ancora presente nel concordato del 29, la repubblica riconosce però nel cattolicesimo un fattore determinante dell’identità nazionale e dunque considera confacente al bene comune che tutti i cittadini, siano essi credenti cattolici o meno, ne conoscano i contenuti essenziali. Da questa affermazione, che a me pare storicamente incontrovertibile e addirittura lungimirante se si pensa a quel che era l’Italia nell’84 e a quello che è adesso (come ha spesso ricordato il cardinale Biffi, l’identità italiana o si fonda sul cattolicesimo oppure non esiste), sarebbe stato del tutto coerente far discendere la previsione di un insegnamento di religione cattolica curriculare, obbligatorio, impartito da docenti dotati di titolo di studio adeguato (che attualmente in Italia non può che essere quello conferito da università e istituti della chiesa cattolica), assunto per concorso, senza nulla osta della chiesa. In altre parole, insegnanti come tutti gli altri, tenuti ad insegnare (esattamente come tutti gli altri, in teoria: poi praticamente si vede di tutto …) non quel che pare a loro, ma una disciplina specifica, che ha dei contenuti oggettivi. Per farla breve: quel che c’è nel Catechismo della chiesa cattolica, non quello che pensa, che so, Matteo o Nino o anch’io (benché quel che penso io sia quasi uguale al catechismo …). Questa è (dovrebbe essere) normale onestà scientifica, o se si vuole normale deontologia professionale. Naturalmente, un certo numero di cialtroni e di disonesti ci sarebbe comunque stato, ma questo succede anche adesso, con il ripugnante risvolto che certi prof. di religione che tutto fanno invece che far conoscere il cattolicesimo, sputano sul piatto in cui mangiano ( e che hanno ottenuto grazie anche al benestare del vescovo).
    Purtroppo non si percorse questa strada, perché i vescovi – sbagliando, a mio avviso – vollero tenersi il diritto di dare e ritirare il gradimento agli insegnanti di religione, diritto di cui non se ne fanno un tappo perché non succede praticamente mai che caccino via qualcuno. Di qui il persistere circa un certo carattere confessionale dell’insegnamento, di qui la necessaria restrizione apportata nello stesso comma: «Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento», di qui tutto quell’insieme di norme che fanno dell’insegnante di religione un insegnante di serie B e, secondo la ridicola, ridicolissima, ignorante, ignorantissima sentenza del TAR del Lazio, neppure un insegnante.
    Invece: religione cattolica per tutti. Gli italiano resterebbero quel che sono, ma almeno saprebbero che cosa si perdono a non essere più cattolici e i più intelligenti si renderebbero conto che, se sono ancora qualcosa, lo devono al fatto che i loro avi erano cattolici. Dopo di che, c’è il nulla.

    21 Agosto, 2009 - 16:05
  16. Buonasera.
    “Umile fierezza”.
    Che qualcuno lo faccia con “fiera umiltà” ???
    Potrebbe esser “grave”.
    Un altro pensiero: penso che religione dovrebbe insegnarla chi cerca di tirar fuori solo il meglio di se. Che è quanto di meglio c’è in “ogni altro”.
    Ciao a tutti.

    21 Agosto, 2009 - 16:31
  17. Ciao Ignigo,
    la tua lucidità è un dono.
    (quanno te pare 🙂 )
    Tu che sei nell’ambiente,
    sai meglio di tutti quanto è difficile essere insegnante,
    taluni hanno un dono carismatico,
    potrebbero farsi seguire da scolaresche intere come il pifferaio magico,
    altri vorrebbero “bucare”il “video”,
    sono appassionati, ma fanno difficoltà a comunicare…
    per altri è un lavoro per lo stipendio…. e non sono interessati alla comunicazione,
    spesso sono duri, acidi…

    L’insegnante ha tra le mani, una delle materie più delicate del mondo,
    il ragazzo, la mente umana in formazione, con le sue emozioni.

    Negli anni 80, per qualche anno, avevo insegnato, religione,
    per me fu un momento magico,
    fresco della mia passione biblica,
    mi ero studiato il modo di comunicare al livello più terra terra possibile,
    la passione per i personaggi biblici.
    Già all’epoca, Martini, era il mio modello.
    Conservo ancora oggi, un po’ gelosamente, le espressioni scritte che mi hanno lasciato ogni volta che chiedevo di esprimere con la massima libertà quello che loro avevano recepito.
    Era un test per me, per vedere, quanto ero capace di comunicare.

    21 Agosto, 2009 - 17:26
  18. raffaele.savigni

    Caro Ignigo, non condivido del tutto le tue valutazioni. Può darsi che quell’insegnante che è stata pesantemente insultata dagli alunni abbia fatto male il suo mestiere e non abbia cercato di capire il loro mondo, o comunque non abbia un carisma che la renda capace di incutere rispetto. Ma può anche darsi che quegli alunni non siano stati educati dalle lori famiglie al rispetto per la scuola e le persone che vi operano (conosco alcuni casi di questo genere, te lo assicuro) o abbiano scelto liberamente il male (esiste anche il libero arbitrio, a una certa età). Altrimenti risciamo di dire (come avveniva con le vittime di stupri) che la vittima “se l’è cercata”. E questo non mi sembra giusto: anche un’insegnante non bravissima merita rispetto (si possono criticare i metodi didattici nelle sedi opportune senza offendee la persona).

    21 Agosto, 2009 - 19:29
  19. raffaele.savigni

    Caro Matteo, certamente non si pù imporre un modello unico di omelia come se fosse un codice di leggi. Ma non sarei così ostile all’idea di un “direttorio” (inteso in senso non prescrittivo ma orientativo) sulle omelie: che spieghi ad esempio a certi parroci che l’omelia deve partire dal comento alle Scritture e non dai fatterelli del giorno o dalle opinioni politiche del celebrante oda predizozzi moralistici monotematici (sul sesso o sugli extacomunitari non importa): solo dopo la spiegazione del testo biblico viene l’attualizzazione.Diceva un bravo biblista (Fabtris): comprendere quel testo nel suo contesto; comprenderlo in rapporto all’insieme della Scrittura; vedere cosa dice a noi oggi quel testo scritto duiemila anni fa. Un buon omioleta deve saper fare questo in 10-12 minuti.Ma non escluderei del tutto i laici dalla preparazione della liturgia: anche i lauici possono preparare brevi introduzioni alle letture (che ne forniscano un primo, sommario inquadramento: ad es. per aiutare gli ascoltatori a capire perché l'”emorroissa” creabva problema nella cultura ebraica di quel tempo), nonché le preghiere dei fedeli (che possono essere intese anche come attualizzazioni della Parola appena ascoltata. Credo nella complementarietà tra preti e laici: mi dispiace se per la fretta ho fatto sì che ciò che ho detto potesse essere inteso altrimenti.

    21 Agosto, 2009 - 19:41
  20. Caro Savigni,
    la prego di mettersi l’anima in pace.

    Con la prossima riforma liturgica,
    che restituirà alla Chiesa Cattolica,
    l’unica santa “Messa di sempre” (vedi supplica di Marana thà),
    i laici non dovrebbero avere spazio nel sacro spazio del presbiterio.

    Si prepari a cancellare quello che ha conosciuto dell’attuale celebrazione della s.Messa illusione di chi lo pensava patrimonio assodato.

    Nella mia piccolissima biblioteca ho rispolverato, i libricini per assistere alla santa Messa con traduzione in vernacolo a fronte,
    ne ho anche uno di mio papà in versione francese, particolarmente bello con le raffigurazioni di tutti i simbolici momenti e gesti.
    Già,
    perchè l’ascolto latino, sembra fosse difficile per la plebe,
    se volevano capire, seguissero il libricino.

    Le nonnine e le pie donne zitelle o meno facevano di più,
    presenziavano alla Sacra Scena, sgranandosi tutti i misteri del santo rosario,
    mentre gli uomini,
    stavano fuori la chiesa in attesa della fine dei Sacri Misteri.

    Il Sovrano Pontefice, ci rifarà dono di quei momenti che tutti avevamo dimenticato.

    Non avverrà, all’immediato,
    ma gradualmente,
    l’importante è che noi prepariamo l’opinione pubblica,
    e cerchiamo di fare pressione sui vescovi e preti che non si allineano di buon grado.

    Certo,
    i vescovi sono strani!!1
    nel documento dell’ultimo sinodo raccomandano che la donna possa accedere all’accolitato,
    poveretti fanno fatica ad essere all’unisono con il Sovrano Pontefice.

    21 Agosto, 2009 - 20:44
  21. raffaele.savigni

    Caro Matteo, non darei per assodato ciò che è nei voti di ambienti tradizionalisti, che cercando di guadagnarsi il consenso del papa (favoriti, ahimé, dall’atteggiamento troppo polemico di certi cristiani “postconciliari” che non perdono occasione per attaccare il papa).

    22 Agosto, 2009 - 12:08
  22. raffaele.savigni

    Perché il nostro dibattito sia comprensibile a tutti segnalo che Matteo si riferisce alla lettera pubblicata su http://www.maranatha.it/
    e forse anche all’articolo di Tornielli, reperibile sul suo blog (sul quale sono intervenuto poco fa a proposito della Comunione in man).

    22 Agosto, 2009 - 12:17
  23. Luigi Accattoli

    Conosco i Paolo e Giovanni che firmano la lettera e il sito http://www.maranatha.it e non temo da loro alcun male. Approfitto per salutarli e augurare loro di poter migliorare il rapporto con il parroco e il vescovo.

    22 Agosto, 2009 - 15:39
  24. Caro Savigni,
    mi limito semplicemente a leggere i segni che si sono andati sviluppando in questi ultimi 20 anni in modalità molto chiare.

    Mi limito a vedere come universalmente la santa Messa viene celebrata per rendere comprensibile e vicino il Dio-fatto uomo, mentre una minoranza anche sparuta nella Chiesa Universale chiede ad alta voce l’obbligatorietà della antica “messa di sempre.”

    Sono stato troppi anni in santa Maria Maggiore, per vedere di codeste persone che hanno la loro soddisfazione nella bella scenografia delle celebrazioni nella basilica mariana,
    persone che esistono le une a fianco di altre senza conoscersi,
    e che talvolta trovano un fastidio quando è il momento di scambiarsi il segno di pace e riconciliazione, tanto è il loro desiderio di essere venuti a farsi gli affari loro con il buon Dio.
    Anonimi arrivano in Basilica e anonimi se ne escono.
    Non vogliono fastidi.
    Vogliono sentire l’effluvio del mistero, che resti incomprensibile e sconosciuto, attraverso una lingua incomprensibile e lasciarsi cadere in una sorta di estasi ipnotica all’ascolto dei canti gregoriani. (molto new age…. ma guai a dirlo…)

    Amo la celebrazione anche in latino dell’attuale santa Messa, amo partecipare ai canti gregoriani con il graduale,
    me lo permetto soprattutto quando mi reco nel mio amato monastero,
    ma non resto passivo, come vedo persone che vogliono solo lasciarsi obnubilare dal mistero e basta e continuare a farsi gli affari propri,
    io partecipo.

    Ovviamente la Basilica di santa Maria Maggiore è molto di più, vi si reca un variegatissimo mondo,
    che la Madre di Gesù accoglie senza domandare passaporti.

    Quello che lascia pensare,
    è l’intolleranza dei fratelli tradizionalisti,
    che domandano l’obbligatorietà (a diversi gradi per non dare troppo nell’occhio!!!)
    della santa “Messa di sempre”,
    intanto in tutte le parrocchie, creando disagi al mondo ecclesiale che si troveà a dover gestire due liturgie molto diverse. Cosa veramente unica!!!!
    Se si va a Milano e diocesi,
    la liturgia è ambrosiana.
    Il sacerdote celebra in liturgia ambrosiana.

    A Roma abbiamo diverse chiese che assicurano al popolo cattolico di passaggio nell’urbe le diversità di riti, e sono molte.

    Ora non si capisce perchè non fare la stessa cosa per coloro che sono rimasti fermi al rito precedente all’attuale.

    Qui abbiamo invece l’intolleranza.

    I fratelli tradizionalisti che finalmente si sono visti concedere di riprendere a partecipare alla santa Messa-1962-latino,
    ora vogliono che quella diventi obbligatoria per tutti,
    girate,
    leggete, cosa scrivono……

    Si è partiti da un atto di amore nei loro confronti,
    adesso
    chiedono l’imposizione a tutta la Chiesa,
    ma
    gradualmente,
    hanno timore di una sollevazione….
    e
    allora c’è il pericolo che tutte le loro speranze andrebbero a puttane…

    Il Sovrano Pontefice,
    in quanto investito di autorità divina,
    ha già cominciato a porre gradualmente gli atti necessari.

    A noi essere buone pecore.

    22 Agosto, 2009 - 17:21
  25. Leonardo

    Ma se l’incompiuto osserva con attenzione tanto minuziosa quel che fanno gli altri quando va alla messa in Santa Maria Maggiore, non è che si distrae? Forse gli converrebbe andare da un’altra parte.

    22 Agosto, 2009 - 18:09
  26. Nino

    Ho letto la lettera su Maranhata.
    Luigi conosce Paolo e Giovanni che firmano la lettera e il sito e ci rassicura con “non temo alcun male” (da loro)

    Me ne rallegro.

    Non aggiungo nulla a quella lettera, si commenta da se.
    Solo non capisco la veemente lamentela sulle difficoltà di usufruire della messa tridentina dal momento che nel loro stesso sito danno ampia informativa sulle chiese che la offrono:
    http://www.maranatha.it/ChieseLocali/ChieseIndexPage.htm

    Piuttosto sarei curioso di sapere da questi amabili custodi e difensori della VERA FEDE quanti, tra i 18 mila abitanti di Sestri Levante, sono i battezzati, i comunicati, i cresimati e i matrimoni celebrati in Chiesa.

    Ma forse questi sono dettagli del tutto marginali rispetto alla gravità dei problemi segnalati dai benemeriti fratelli Lambruschini al Sommo Pontefice.

    23 Agosto, 2009 - 0:50
  27. raffaele.savigni

    Matteo, io non sasrei così pessimista. Nella storia ci sono gli eccessi in un senso o nell’altro, le reazioni (talora esagerate), i riequilibri. Certo, bisogna passare attraverso il conflitto, perché siamo uomini di carne: ma se leggiamo gli Atti degli Apostoli e la lettera ai Galati vediamo che anche gli apostoli (Pietro, Paolo, Giovanni) discutevano animatamente sul modo di inserrire i convertiti dal paganesimo nella Chiesa (se era giusto o no imporre loro le prescrizioni della legge mosaica ecc.). Ciononostante la Chiesa è cresciuta, è ndata avanti. Succederà così anche adesso.
    Anche a me dispiacerebbe se mi venisse imposta la Messa preconciliare o anche solo la Comunione in bocca. Ma non credo che succederà. E in ogni caso dobbiamo saper distinguere tra il nucleo essenziale della fede (che, diceva Paolo ai Galat, non possiamo stravolgere) e scelte teologiche, pastorali, liturgiche più o meno valide e profonde ma comunque opinabili.

    23 Agosto, 2009 - 17:41
  28. raffaele.savigni

    Una postilla. san Paolo in I Corinti dice che il cristiano è libero di mangiare carni consacrate agli idoli, perché gli idoli non sono nulla, non esistono. Ma aggiunge che se facendo questo scandalizza un fratello nella fede debve essere pronto a rinunciarvi.
    Una applicazione del principio: io credo di avere il diritto di ricevere la Comunione in mano e non solo in bocca, perché sono un membro del “popolo sacerdotale”, non un infante da imboccare. Ma se mi trovassi in una situazione in cui gli altri fedeli la ricevono in bocca (o se me chiedesse il mio vescovo) fare lo stesso anch’io, per non scandalizzarli. Lo stesso farei se tutti pregassero diceno il Pater o la Salve Regina in latino: non vorrei fare a tutti i costi il “bastian contrario” per ripicca. La libertà del cristiano va combinata con la carità.

    23 Agosto, 2009 - 17:47
  29. Luigi Accattoli

    Nino i fratelli Lambruschini li ho conosciuti in occasione di una conferenza a Sestri Levante: trovi due cenni alla conferenza e a loro due nei post del 15 novembre e del 15 dicembre 2007. Sono seguiti messaggi di reciproco aiuto a credere e approfitto di questa occasione per salutarli. Amano il vecchio messale ma non contestano il nuovo: non ho mai avuto problemi con questi fratelli e l’ho scritto nel blog decine di volte. Ignoro la questione che hanno con il parroco e il vescovo. Immagino – conoscendoli un poco – che possa esere sciolta. A mio lume il vero nodo, che temo non possa essere sciolto, sta nei lefebvriani (non tutti) e negli altri che rivendicano il vecchio contestando il nuovo. – Nino, a te e a tutti un abbraccio domenicale.

    23 Agosto, 2009 - 22:24

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