Se ti chiami Chiara

Se ti chiami Chiara non cercare di raggiungere Milano“: scritto con pennarello nero sul muro di facciata di un edificio di via Manin, a Roma, davanti all’ingresso del liceo Albertelli. Ipotesi interpretativa del gergo studentesco: “Questo messaggio è per una che si chiama Chiara, alla quale chiedo di non partire per Milano”. Leggo sui muri delle scuole per imparare la lingua dei ragazzi.

7 Comments

  1. Clodine

    Quant’è bella giovinezza,che si fugge tuttavia!
    Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza.
    ecc ecc ecc…
    Sembrerà strano ma anche nell’Europa del Medio Evo esistevano i linguaggi criprati, a volte legati ai mestrieri,alle corporazioni:carpentieri,fornai,tessitori medici,inventavano parole speciali per i loro utensili, i materiali, movimenti…pensieri, avevano un loro gergo…
    La lingua dei ragazzi sembra illogica,estemporanea, forse perché quando si è giovani si da tutto per scontato. Entrare in dialogo con il mondo giovanile è difficilissimo perchè…passano da un registro all’altro, da una espressione all’altra, è una ricerca, tentativi che affermino la loro autonomia…ed è una fatica per conquistarla, una roba che impegna! E, non è che viene loro offerto molto eh, anzi..proprio niente!

    19 Febbraio, 2011 - 12:06
  2. Marcello

    “Se ti chiami Chiara non cercare di raggiungere Milano“.

    Se sei minorenne stai alla larga da Arcore.

    19 Febbraio, 2011 - 13:27
  3. nico

    Ho avuto per un po’ di tempo il profilo su facebook, quando insegnavo, per dialogare con gli studenti.
    La loro lingua è spiazzante, multicolore, ingenua, piena di domande sottotraccia…
    tutta una scoperta…

    19 Febbraio, 2011 - 15:57
  4. Gioab

    Vado contro corrente. Preferisco mettere in evidenza l’incapacità dell’ “essere “ di essere quando non ha esperienza. Ma anche quando ce l’ha !

    Sapendo di non contare nulla, o poco, in una società gerontocratica oltretutto, a causa della giovane età, chi è senza esperienza cerca di mostrare il suo “essere coraggioso, spavaldo” scrivendo in modo che tutti possano notarlo.

    Vuol mostra alla sua Chiara, la sua capacità di essere grande, sapendo nel profondo di sè che non è così, ma non sa/ non vuole rinunciare. Scrive ad una femmina alla quale non saprà/potrà offrire nulla se non il vuoto dell’inesperienza, per riempire il quale ha bisogno di sapere che c’è qualcuno su cui poter fare affidamento. E’ un segno di debolezza, non di forza. Chi è forte è autonomo, può solo dare non ha bisogno di ricevere. Sa trovare soluzioni, sa pazientare, anche rinunciare. Rispetta non prevarica anche con scritte murarie. Così facendo, mostra il vuoto che è in sé, la sua sfiducia in se stesso, la necessità di avere qualcuno che lo rassicuri.

    E’ la disperazione manifesta, di chi non avendo esperienza si mostra spavaldamente temerario ma così perde anche il rispetto di sè e degli altri, perché non è in grado di controllare gli impulsi che lo fanno dipendere dal sentimento ( di paura in questo caso) che confonde con l’amore per l’amica, e lo rendono abile solo ad emulare gli esempi che la società pongono a modello egiustica. E’ solo un impulso sentimentale dovuto alla giovinezza dal quale tutti siamo stati più o meno controllati e condotti in gioventù.

    E’ il grido di disperazione, l’invocazione d’aiuto che dice “non abbandonarmi” perché sa che deve poter contare su qualcuno, perché ha paura del futuro, di un futuro che non sa e non vuole affrontare da solo.

    E il frutto di una società malata e incapace, che ha prodotto la paura del futuro e vuole credere nel feticcio che lo riassicura.

    “Di’ alla sapienza: “Sei mia sorella”; e voglia tu chiamare lo stesso intendimento “Parente”, perché ti custodiscano dalla donna estranea, dalla straniera che ha reso dolci i suoi propri detti. Poiché, stando alla finestra della mia casa, guardai attraverso la mia grata, per scorgere gli inesperti. Mi interessava discernere tra i figli un giovane che mancava di cuore, il quale passava per la strada vicino al suo angolo, e marciava nella via verso la casa di lei, al crepuscolo, nella sera del giorno, all’appressarsi della notte e della caligine. Ed ecco, c’era una donna che gli veniva incontro, con la veste di una prostituta e astuta di cuore. Essa è tumultuosa e ostinata. I suoi piedi non continuano a risiedere nella sua casa. Ora è di fuori, ora è nelle pubbliche piazze, e vicino a ogni angolo sta in agguato. E lo ha afferrato e gli ha dato un bacio. Ha assunto un’aria sfacciata, e comincia a dirgli:
    “Dovevo fare sacrifici di comunione. Oggi ho pagato i miei voti. Perciò ti sono uscita incontro, per cercare la tua faccia, per trovarti. Ho ammantato di drappi il mio divano, di cose dai molti colori, di lino d’Egitto. Ho cosparso il mio letto di mirra, aloe e cinnamomo. Vieni, beviamo in modo da saziarci d’amore fino al mattino; godiamo l’un dell’altro con espressioni d’amore.

    Essa lo ha sviato con l’abbondanza della sua persuasione. Lo seduce con la dolcezza delle sue labbra. All’improvviso egli le va dietro, come un toro che va fino al macello, e proprio come se fosse stato messo ai ceppi per la disciplina di uno stolto, finché una freccia gli spacca il fegato, proprio come un uccello si affretta nella trappola, ed egli non ha saputo che vi è implicata la sua medesima anima.” ( Proverbi 7.4-23)

    19 Febbraio, 2011 - 16:02
  5. Luigi Accattoli

    Gioab: “scrivendo in modo che tutti possano notarlo“. Conosco la sindrome.

    19 Febbraio, 2011 - 18:01
  6. Leopoldo

    Che cattiveria…

    19 Febbraio, 2011 - 18:20
  7. Gioab

    @ Luigi Accatoli

    Acuto e pertinente. E’ vero !
    “poiché dalle tue parole sarai dichiarato giusto e dalle tue parole sarai condannato”. ( Mt. 12.37)

    Ma Ciascuno fa prevalere sempre le proprie necessità.

    Effettivamente “c’è un tempo per ogni faccenda e riguardo a ogni opera”.” ( Ecclesiaste 3.17) – “un tempo per tacere e un tempo per parlare;” (Eccl,3.7)

    “Ora se fossimo stati venduti come semplici schiavi e come semplici serve, avrei dovuto tacere. Ma l’angustia non conviene quando è di danno al re”.” ( Ester 7.4)

    “Farà il tuo stesso discorso vuoto tacere gli uomini,?” ( Giobbe 11.3) – “Inoltre, tu dici: ‘La mia istruzione è pura, (11.4) – Eppure, oh se solo Dio stesso parlasse E aprisse le sue labbra con te! Allora ti dichiarerebbe i segreti della sapienza, Poiché le cose della saggezza sono molteplici. (11.5-6)

    “Non posso tacere, poiché la mia anima ha udito il suono del corno, il segnale d’allarme di guerra. È stato chiamato crollo su crollo, poiché l’intero paese è stato spogliato.” ( Geremia 4.19) – “Fino a quando continuerò a vedere il segnale, continuerò a udire il suono del corno? Poiché il mio popolo è stolto. Non mi hanno prestato attenzione. Sono figli non saggi; e non sono quelli che hanno intendimento. Sono saggi per fare il male, ma per fare il bene in effetti non hanno conoscenza.” ( 4.21)

    Inoltre, di notte il Signore disse a Paolo per mezzo di una visione: “Non aver timore, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno ti assalirà per farti del male; poiché ho un gran popolo in questa città” ( Atti 18.9-10)

    19 Febbraio, 2011 - 18:20

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