Si scaldano al fuoco gli eremiti di Camaldoli

Liturgia dei defunti ieri all’Eremo di Camaldoli (Arezzo). Termina con la processione al cimitero dove sono le tombe dei monaci, quella dell’indimenticato don Benedetto Calati sopra a tutte: 1914-2000. Fa freddo, la foresta ha i primi rossori come un alchermes spruzzato a caso. C’è neve dove non arriva il sole. La processione passa tra le celle degli eremiti. Conto i comignoli dai quali sale il fumo: dieci su venti. L’immagine di quel fumo tra gli abeti credo mi accompagnerà per il restante autunno e l’inverno adveniente.

19 Comments

  1. “[Fides.org] Durante il suo viaggio in Austria Benedetto XVI ha visitato anche l’Abbazia cistercense di Heiligenkreuz, dove ha venerato le reliquie della Santa Croce e si è rivolto ai monaci della Comunità e a docenti e studenti della Facoltà Teologica: “Sono venuto anche nell’Abbazia di Heiligenkreuz – ha detto Benedetto XVI -, che non è solo una tappa importante sulla Via Sacra verso Mariazell, ma il più antico monastero cistercense del mondo restato attivo senza interruzione. Ho voluto venire a questo luogo ricco di storia, per attirare l’attenzione alla direttiva fondamentale di san Benedetto, secondo la cui Regula vivono anche i cistercensi. Benedetto dispone concisamente di “non anteporre nulla al divino Officio”. Per questo in un monastero di impostazione benedettina, le lodi di Dio, che i monaci celebrano come solenne preghiera corale, hanno sempre la priorità”.”

    Immagini della liturgia del 2 Novembre ad Heiligenkreuz:

    http://thenewliturgicalmovement.blogspot.com/2007/11/all-souls-at-heiligenkreuz-abbey.html

    3 Novembre, 2007 - 23:21
  2. Francesco73

    Luigi, sei mai stato a Fonte Avellana?

    4 Novembre, 2007 - 16:12
  3. Luigi Accattoli

    Sì, Fonte Avellana è grande cosa: stessa famiglia benedettina di Camaldoli, pari bellezza naturale, migliore architettura. Quanto al monastero. Ma l’eremo di Camaldoli, 1.700 più in alto del monastero e delle Foresteria, è un luogo unico, a mia memoria senza paragoni. Lì attualmente dieci monaci vivono in totale solitudine eremitica, secondo la tradizione risalente a San Romualdo. Luigi

    4 Novembre, 2007 - 17:04
  4. E’ stupenda camaldoli e l’eremo è veramente unico. Ho sempre avuto una grande attrazione per questa esperienza. Spero, un giorno, di poterla vivere e gustare. Intanto la sogno e la desidero. Da scout (fino al 2000) sono stato più volte a camaldoli e ne conosco le atmosfere estive con i suoi colori e bellezze e a proposito di Calati ho letto un suo libro uscito postumo. Mi sembra la grande visione di un “profeta” d’altri tempi. In questo momento non ne ricordo il titolo ma sono certo che tu Luigi lo conosci bene. Se puoi e ti va puoi suggerirlo come lettura agli amici del blog. Io mi permetto di suggerire a chi lo desidera di visionare il mio blog che è dedicato ai diaconi permanenti e non solo… http://www.diaconi.blogspot.com
    fraterni saluti
    vincenzo

    4 Novembre, 2007 - 20:57
  5. Luigi Accattoli

    Il libro intervista che vorresti segnalato credo sia “La visione di un monaco”, curato da Raffaele Luise e pubblicato dalla Cittadella di Assisi nel 2000, poco dopo la m,orte di don Benedetto. Ieri ho visto Raffele nel refettorio della Foresteria, tra i convegnisti di “Oggi la Parola”. Luigi

    4 Novembre, 2007 - 21:21
  6. e canto e canto, preghiera e preghiera
    (non c’era che stonasse corda alcuna
    né gola, né cuore; eravamo grani
    d’un solo grappolo a gocciare il canto
    della stagione che si compie – e il vanto
    nostro non era più nostro; il domani
    fuori cadeva sulle auto, in una
    tacita attesa e dolce nella sera)

    [Questa la scrissi per la notte del capodanno del 1996 alla foresteria dell’Eremo, prima d’inserirla – se mai a qualcuno interessa – nei miei Corollari e controcanti per Francesca.]

    4 Novembre, 2007 - 23:23
  7. Francesco73

    E’ vero, l’Eremo di Camaldoli è unico, e del resto il contesto del Casentino è inimitabile (anche se, dico la verità, fui colpito di più da La Verna, come luogo e come scenario).
    Fonte Avellana mi è particolarmente cara per tantissime ragioni: sono nato lì vicino, i miei genitori ci si sono sposati (oggi non vi si celebrano più matrimoni), ogni anno è sede di un convegno di studi storici un pò specialistici ma comunque importanti, ci è vissuto San Pier Damiani e ci è passato Dante, che ne parla in un bellissimo passo del Paradiso, con quella capacità di suggestione naturalistico-geografica che fa della Commedia – tra l’altro – un imperdibile viaggio nella nostra Italia centrale.
    Nel 1982, per il Millenario, ci è venuto Giovanni Paolo II. Ero piuttosto piccolo, ma corsi a vederlo e ricordo nitidamente la celebrazione sul piazzale, con quel Papa ancora giovane e pieno di vitalissima energia.
    I Camaldolesi, poi, hanno vissuto come ordine un’importante trasformazione, un aggiornamento significativo, credo proprio grazie al decisivo apporto di Calati.
    Non da tutti condiviso e capito, ma certo rilevantissimo.
    Consiglio a tutti anche la visita del Monte Giove, a Fano.

    4 Novembre, 2007 - 23:41
  8. Luigi Accattoli

    A Francesco. Per la visita di papa Wojtyla a Fonte Avellana io ero là, quel 5 settembre di 25 anni fa! Ci furono problemi di sicurezza – si era a poco più di un anno dall’attentato – risolti con vetri antiproiettile a protezione dell’altare papale: credo sia stata l’unica volta di una tale misura.

    A Luca. Se uno fa capodanno a Camaldoli i versi gli vengono da soli! Ma quei controcanti per Francesca, se uno li volesse orecchiare, dove li trova? Luigi

    5 Novembre, 2007 - 9:44
  9. fabrizio

    In tema di “luoghi dell’infinito”, a me è particolarmente cara l’abbazia di Sant’Antimo (Siena), una delle chiese più belle che abbia mai visto immersa in una vallata dai colori incredibili, tornata al culto quindici anni fa grazie a una comunità di frati francesi dopo secoli di abbandono. Un paio di volte all’anno lì, e si riparte di slancio.

    5 Novembre, 2007 - 10:04
  10. Dunque. E scusate la pubblicità.
    Se vuole, uno ne trova qualcosa in Dieci poeti italiani, ed. Pendragon, Bologna 2002 (http://www.pendragon.it/libri/Poesia/libro-275.html).
    Ed eventualmente trova qualcos’altro in Luca Grasselli, Una nuda fedeltà, ed. Alfazeta Fastpress (http://www.libreriabonomo.com/edizioneaz/dettagli.php?isbn_10=9788889982068).

    Online, ci sono tre mie poesie qui: http://www.bibliomanie.it/grasselli_innario.htm
    oltre che, naturalmente, nelle vecchie pagine della sezione Neva del mio blog.

    Ma mi sa che appena posso arriverà qualcosa a Luigi via mail…

    5 Novembre, 2007 - 10:48
  11. Luigi Accattoli

    Luca ho letto i tre testi online e dai “Vespri di San Martino” – attirato dal fatto che stanno per tornare – ho trattenuto questa visione: “…ti si fa accosto un’ombra scura, / come nuda e tremante. Riconosciti“. Complimenti, Luigi

    5 Novembre, 2007 - 12:11
  12. Be’… grazie, che posso dire? Sono sempre molto imbarazzato e lusingato quando uno mi fa i complimenti per una poesia.

    Ma chi è quell’ombra, Luigi?

    5 Novembre, 2007 - 14:06
  13. Luigi Accattoli

    Solo al tuo muoverti assorto si leva / un suono d’altri piedi dietro l’eco / dei tuoi, ti si fa accosto un’ombra scura, / come nuda e tremante. Riconosciti.
    Sorella morte: indovinato?

    5 Novembre, 2007 - 16:38
  14. Ahi, sbagliato! Ma la mia domanda non era “da quiz”, perché non è affatto detto che la risposta sia una sola. Ma la morte no, non c’entra. Ricorda che è il giorno di San Martino.

    5 Novembre, 2007 - 17:14
  15. Luigi Accattoli

    Sarà Madonna povertà? “Quell’inverno imperversava più rigido del solito, a tal punto che molta gente cedeva alla violenza del gelo”. E il povero che grida a Martino è “completamente nudo”. Luigi

    5 Novembre, 2007 - 18:11
  16. Leopoldo

    Chiedo scusa se lascio un messaggio non riguardante l’argomento del blog, anche se un po c’entra, ma vorrei tanto che Raffaele Luise sapesse che cosa uno de lettori del suo “Chiedi alla sabbia” pensa, e non ho trovato altro modo che sfruttare la sua cortesia e il suo blog.
    M’aveva quasi convinto, Luise, dell’autenticità di un percorso spirituale scaturito dal suo pellegrinaggio in Algeria, alla ricerca di sé e della via del dialogo fra culture e religioni diverse. Mi ha letteralmente annichilito il suo restare fermo (ed era in compagnia di cinque uomini, senza contare i famigliari della vittima) davanti alla violenza usata da “quattro individui” su una bimba di dodici, tredici anni e al dimenarsi di lei “inutilmente come un agnellino”. La violentano “a turno per interminabili minuti, finché gli animali soddisfatti tornano alla loro tana”. Luise è lì e “non osa guardare”. Ma la vigliaccheria non mi meraviglia, in fondo, ché siamo uomini e siamo fragili, e io stesso non so come avrei reagito in una circostanza del genere. Ciò che veramente mi scandalizza è il fatto che Luise prosegue nel viaggio edificante senza neppure porsi il problema del suo stare fermo di fronte allo scempio di quella creatura. Gli “animali” tornano alla loro tana almeno con la stessa tranquillità con cui lui torna a commuoversi davanti agli spazi del deserto.
    Improvvisamente i pensieri messi insieme dal Nostro con tanto entusiasmo crollano come un castello di carte e si fanno addirittura controproducenti per chi, come me, sperava di trovarvi un po’ di verità.
    Chissà se canterà mai il gallo per Luise e se lui avrà il tempo di sentirlo, impegnato com’è a dialogare con se stesso.
    Leopoldo Calò (Latiano – BR)

    15 Novembre, 2007 - 11:36
  17. Luigi Accattoli

    Il mio benvenuto a Leopoldo! Segnalerò a Luise il suo commento e l’inviterò a mandare una risposta. Non dico nulla perchè non ho letto il libro. Grazie della visita. Luigi

    15 Novembre, 2007 - 18:25

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