Sobbalzi e divertimento a “Oltremare” di Riccione

Quattro buone ore di vedute e scoperte godute questo pomeriggio a Oltremare, il parco giochi di Riccione di nuova concezione che ti aiuta a gettare un’occhiata nel fondo dei mari, a intuire qualcosa sull’origine del pianeta Terra e a conoscere il comportamento di animali vicini e lontani. Un filmato tridimensionale sugli abissi oceanici – “Into the deep 3d” – ti incanta con lo spettacolo dei Maccarelli reali maculati, dei Pesci sarcastici dalla frangetta che strillano a squarciagola, del Pesce Garibaldi maschio che scaccia la femmina ghiotta delle uova che ha deposto, dell’aragosta che muta guscio e cresce di un centimetro e mezzo all’anno. Un altro spettacolo intitolato “Pianeta Terra” – anch’esso a tre dimensioni – ti spaventa e ti diverte con una simulazione coloratissima del Big bang e dei vulcani e dei terremoti da cui viene l’aiuola che ci fa tanto feroci, ma tutto considerato non ti fa sobbalzare più di un telegiornale. Puro divertimento sono invece lo “Spettacolo della fattoria” e quello del “Volo dei rapaci”. Il falco pellegrino che sale altissimo e scende a folgore in picchiata, il falco sacro che è maestro del volo radente, l’aquila delle steppe che proietta un’ombra larga tra la gente. E ragazze e ragazzi che li fanno volare e una incinta che corre qua e là con il guanto e il pancione, rossa in faccia e quanto lieta. Bravi tutti a Oltremare, tutti giovanissimi anche ai gelati e alla biglietteria, ai delfini e ai cavallucci marini – Hippocampus – e dove ti mostrano piante e animali del delta del Po.

23 Comments

  1. Clodine

    Dott Luigi, non sapevo che a Riccione ci fosse un parco giochi a questo livello, non sono mai stata a Riccione, so che c’è un pullulare di discoteche per cui ho sempre pensato fosse meta di tin agers. Mi chiedevo se da parte dei ragazzi ci sia adesione a questa esperienza tridimensionale, in genere, specie in clima vacanziaro, sono più attratti dal ballo e, ahinoi, purtroppo, anche dallo sballo talvolta! Certo che è spettacolare e stupefacente la natura con la sua esplosione di colori, di bellezza di fascino, rimanda sempre al Creatore che di tutto è artefice. Non appena ho letto “la danza” del mare che con dovizia ci descrive subito, quasi in parallelo, ha cominciato a scorrere nella mente l’ultima parte del libro di Giobbe, quando, in quel dialogo doloroso tra la creatura ferita e Dio si apre lo scenario che sottende alla crezione: un guanto di sfida dell’Onnipotente che ammonisce Giobbe il quale osa recriminare e gli rammenta chi e'” Colui che tutto può”, quindi conclude..

    Chi ha elargito all’ibis la sapienza
    o chi ha dato al gallo intelligenza….
    Chi lascia libero l’asino selvatico
    e chi scioglie i legami dell’ònagro..
    L’ala dello struzzo batte festante,
    ..abbandona infatti alla terra le uova
    e sulla polvere le lascia riscaldare
    tratta duramente i figli, come se non fossero suoi,
    della sua inutile fatica non si affanna,
    perché Dio gli ha negato la saggezza
    e non gli ha dato in sorte discernimento
    Puoi tu dare la forza al cavallo
    e vestire di fremiti il suo collo?
    Forse per il tuo senno si alza in volo lo sparviero
    e spiega le ali verso il sud?
    al tuo comando l’aquila s’innalza
    e pone il suo nido sulle alture?
    Di lassù spia la preda,
    lontano scrutano i suoi occhi.
    I suoi aquilotti succhiano il sangue
    e dove sono cadaveri, là essa si trova.
    Ecco, l’ippopotamo, che io ho creato al pari di te,
    mangia l’erba come il bue.
    Guarda, la sua forza è nei fianchi
    e il suo vigore nel ventre,
    rizza la coda come un cedro,
    i nervi delle sue cosce s’intrecciano saldi,
    le sue vertebre, tubi di bronzo,
    le sue ossa come spranghe di ferro.
    Esso è la prima delle opere di Dio;

    scusate se sono andata in O.T…mi sono lasciata prendere dalle meraviglie della creazione..il dott Luigi è sempre contagioso!

    Clo

    .

    19 Agosto, 2008 - 7:12
  2. Iginio

    Diceva: «Scrivo per evitare che si realizzino». Ma le sue previsioni su politica, economia e comunicazioni si sono avverate tutte. Esce la prima biografia di un genio «onnivoro»
    di Tommy Cappellini
    Tratto da Il Giornale del 18 agosto 2008

    «Vedo il reale, e nel reale riesco a distinguere i fatti dominanti e ne traggo le conseguenze. Ciò che è accaduto ha confermato, quasi sempre e quasi in tutti i campi, ciò che avevo previsto». Così constatava Jacques Ellul alla fine della sua vita, e sarebbero parole arroganti per un sociologo se non fossero verificabili tra le pagine dei suoi libri.

    E se lui non avesse aggiunto: «Non posso gioirne né essere orgoglioso: scrivevo per evitare che i miei presagi si realizzassero». Più che modestia, pacata consapevolezza di sé. A volte poter vedere in trasparenza i moti e gli alibi dell’anima collettiva – «i mostri invisibili nell’aria di tutti i giorni», per dirla con Kafka – può essere fonte di grande tristezza; Ellul, invece, li coglieva senza avvilirsi e senza ammonire. Trovava un margine di speranza anche nello studio delle derive sociali più inique e irresponsabili.

    Ellul nacque a Bordeaux nel 1912 e morì pochi chilometri più lontano, a Pessac, 82 anni dopo. Fece pochi viaggi, ma amava ripetere, persino durante la sua lunga attività politica: «Sono uno straniero residente in Francia, un cosmopolita». A diciassette anni divenne l’unico sostegno dei due genitori ammalati e indigenti. «Credetti, a torto, di toccare il fondo della disperazione», disse di quegli anni in cui, comunque, si sentì «prodigiosamente libero», come lo fu in ogni momento della sua vita. La libertà era in lui organica, mai un traguardo da raggiungere o, peggio, da custodire, ma solo un punto di partenza. La lettura di Marx, durante il giovanile periodo di miseria, avrebbe potuto spingerlo tra le file dei comunisti. Accadde il contrario: diventò cristiano.

    Appena intrapresa la carriera accademica, il governo di Vichy lo accusò di sovversione e Ellul si adattò a vivere da contadino insieme alla moglie Yvette fino al termine della guerra. Partecipò alla Resistenza e osservò la condotta dei partigiani comunisti verso coloro che non lo erano, concludendo: «Non ho mai capito quelli che hanno aspettato il 1968 per aprire gli occhi e vedere ciò che era il comunismo, in azione e applicazione: una radicale corruzione interna dell’uomo». Negli anni successivi nemmeno l’esistenzialismo di Sartre o il situazionismo di Debord fecero presa su di lui. Non gli rimase che diventare se stesso. Diventare cioè, nelle parole di un suo biografo, «lo studioso dei media che scoprì, prima di Bourdieu, che l’opinione pubblica non esiste (è solo consenso creato artificialmente) e colui che, pioniere dell’ecologia in politica prima di Michel Serres, ideò l’etica ambientale. Il sociologo che denunciò l’odio autodiretto dell’Occidente prima di Pascal Bruckner e che permise a Ivan Illich di concepire le nozioni di soglia di sviluppo e austerità conviviale. Il filosofo che condusse una critica alla società che prefigura le principali tesi di Baudrillard e che anticipa la mediologia di Régis Debray».

    Tutto vero. Si capisce, dunque, come l’appassionato saggio che il giornalista francese Jean-Luc Porquet gli ha dedicato possa intitolarsi Jacques Ellul. L’uomo che aveva previsto (quasi) tutto (Jaca Book, pagg. 264, euro 24, traduzione di Guendalina Carbonelli). Si tratta di uno studio che compensa la mancanza di ripubblicazioni di Ellul nel nostro Paese. Mancanza grave, poiché non c’è argomento che oggi monopolizzi le pagine dei quotidiani che lui non abbia affrontato trent’anni fa in un modo attualissimo, poiché radicale. E quindi, all’epoca, molto osteggiato.

    Basta aprire Il tradimento dell’Occidente, per ritrovare quella critica al relativismo e alla nostra genuflessione davanti all’Islam e alla Cina che è stata ripresa – e integralmente – solo sulla scia scandalosa dell’11 settembre: «Inutile cantare le lodi della civiltà araba, cinese o giapponese: sono esistite, certo, ma come larve, embrioni, approssimazioni, tentativi. Hanno sempre messo in luce un solo aspetto dell’insieme sociale o umano, ed hanno mirato all’immobilità. Solo l’Occidente, proprio perché era spinto dalla libertà e aveva messo in luce l’individuo, ha lanciato il tutto nella sua corsa a cui tanti, oggi, si ispirano». Parole del 1975.

    Ma Ellul, in anticipo su Ratzinger, prevedeva pure le derive di un’Europa che oggi vuole liberarsi persino dal senso delle cose che fa, dal nodo divino che unisce tutto e tutti: da qui la sua critica a quella «libertà» contemporanea che altro non è se non la buona coscienza lirica del fare i propri comodi. E la sua critica a quella Tecnica ormai ausiliaria di questa “specie di libertà”: «Essa ha solo un ruolo: quello di spogliare, mettere in luce, e poi sfruttare razionalizzando, trasformare ogni cosa in mezzo… La scienza maschera tutto ciò che l’uomo aveva creduto sacro, e la tecnica se ne impadronisce e se ne serve. Nessuno scrupolo la ostacola. Fa il proprio lavoro. Essa nega il mistero, che diventa solo quanto non tecnicizzato».

    Alla luce degli ultimi dibattiti su clonazione, eutanasia, eugenetica, possiamo ancora dimenticare questa (antica) allerta di Ellul? Che così commenta la psicologia degli scienziati: «Basta il più piccolo dubbio sul valore assoluto di ciò che fanno, la più misurata domanda sulla finalità del loro lavoro, che subito un dito vendicatore si punta contro l’infame che ha osato attentare alla maestria del progresso… Hanno bisogno di essere non solo gli eroi della scienza e della potenza, ma anche i martiri dell’incomprensione e del regresso. La tecnica è totalitaria. Non si pone mai il problema del bene e del male, del lecito o illecito della propria ricerca».

    Nel 1962, l’«allievo» di Ellul Ivan Illich era ospite del vescovo Helder Camara, a quel tempo impegnato nell’assistenza ai poveri del Brasile. Un giorno, Camara chiese a Illich di accompagnarlo a una riunione con un generale, un pezzo grosso al quale voleva chiedere aiuto. Illich si sedette in fondo alla stanza e ascoltò il colloquio dell’amico con quello che, due anni dopo, si sarebbe rivelato – e Camara già lo intuiva – uno dei più crudeli torturatori della dittatura militare. Fu un incontro raggelante. Una volta usciti, Helder spiegò: «Ivan, non devi mai rinunciare. Fino a che una persona è viva, da qualche parte sotto la cenere arde ancora del fuoco, e tutto quello che noi dobbiamo fare» – portò le mani magre e buffe attorno alla bocca – «è soffiare. Soffiare con attenzione e vedere se il cuore si riaccende».

    È retorico dire che Ellul fa parte di quei coraggiosi intellettuali cristiani del secolo scorso – come Illich, Bonhoeffer, Chenu – che non smisero mai di soffiare. Retorico, ma anche vero.

    19 Agosto, 2008 - 11:59
  3. Clodine

    Iginio, ho letto i tuoi post (mi consola vedere che sei più, molto più of-Topic di me) interessante il primo. L’epopea del giovane afgano, il suo dramma. Uno dei tanti Giobbe dei nostri tempi, che vive la tragedia dell’immigrazione clandestina, del dolore, della fame, del rifiuto, fino alla scoperta di Gesù quale realtà travolgente e sanante.

    Per il resto, che dirti Igino: i grandi problemi dell’umanità possono essere sintetizzati anche i quei famosi tre interrogativi Kantiani: a) interrogarsi sulla verità, quindi il sapere b) cosa sia oppurtuno fare, quindi la norma; c) in cosa posso sperare, quindi interrogazione sul senso.

    Vedi iginio, nella vita concreta esistono delle connessioni per cui ciò che è funzionale trova il nesso in ciò che è essenziale. Anche quella dimensione “tecnico-razionale” cui fai riferimento non è poi così distante da quella globale-personale. Ciò che è autentico e ciò che non lo è fanno entrambe parte dell’esistenza dell’uomo…un po’ come sosteneva Marx secondo il quale “alienazione” e liberazione sociale non sono che le facce della stessa medaglia! Naturalmente, nell’uomo concreto i problemi essenziali riguardanti sia la “norma” del vivere, come quella del “dovere” e l’applicazione dei “valori” possono essere dimenticati e rimossi, soprattutto sotto l’influsso narcotizzante della società del benessere. Fino a quando non vengono svegliati dalla riflessione, dalle domande di senso, dall’interrogarsi sul destino individuale e collettivo in prospettiva di un futuro che si profila sempre più drammatico e minaccioso .

    19 Agosto, 2008 - 14:29
  4. Clodine

    A margine di quanto detto, vorrei citare un discorso pre natalizio di benedetto XVI alla curia romana, nel quale citò una famosa frase :
    “SENZA DIO SONO IRREALI I PROGRAMMI DI ORDINE SOCIALE”

    I programmi di “ordine sociale” non diventano realtà senza l’ispirazione cristiana. Mediante l’incontro con Gesù Cristo e i suoi santi, mediante l’incontro con Dio il bilancio dell’umanità viene rifornito di quelle forze del bene, senza le quali tutti i nostri programmi di ordine sociale non diventano realtà, ma, di fronte alla pressione strapotente di altri interessi contrari alla pace ed alla giustizia, rimangono solo teorie astratte”.

    ciao a tutti

    19 Agosto, 2008 - 14:41
  5. principessa

    Mi ricollego a quanto detto da Clodine perche’ sono profondamente convinta che mai come oggi l’Uomo ha bisogno di amore e perfino di tenerezza, quella dell’animo!.
    Serviti e asserviti come siamo dalla tecnologia, minacciati dalla scienza che pretende di sostituirsi a Dio, soffocati dagli imperativi di sicurezza sociale. Dalla culla alla tomba ci ritroviamo coinvolti in una ricerca del benessere effimero e della felicita’ di plastica derivante da attivismo sfrenato e consumismo ancora piu’ tale.Con in piu’ la vita biologica che si allunga sempre di piu’. Ma stiamo perdendo il calore di una stretta di mano, del contatto fisico tra persona e persona; stiamo perdendo la bellezza del rapporto personale con Dio, di cui ci illudiamo di poter fare a meno. Non conosciamo piu’ il sentimento della pieta’, della compassione, della comprensione, della pazienza, dell’ascolto,della mano tesa, della fratellanza. E, soprattutto, abbiamo dimenticato il sentimento del perdono – dato e ricevuto – (non quello televisivo che e’ diventato merce da mercato), che ci rende partecipi gli uni degli altri nelle gioie e nei dolori.
    Se recuperiamo tutto questo prima che sia perso per sempre, se ci riavviciniamo a Dio e lo poniamo al giusto posto principale nella nostra vita, qualunque altra cosa che ci riguarda come uomini trovera’ per incanto la sua collocazione nella nostra esistenza.

    @Luigi
    Da bambina mio nonno pescatore mi regalo’ un ippocampo essiccato al sole dicendo di portarlo sempre con me per buona fortuna. Le tue parole sulla visita ad Oltremare me lo hanno ricordato e sono andata a cercarlo nel cassetto dov’era. E’ una piccolissima cosa che e’ con me da 45 anni eppure e’ un filo che mi collega a quel nonno che, nonostante gli orrori della guerra e la totale mancanza di alcuna ricchezza materiale, ha saputo indicarci sempre le bellezze della vita e la via del Signore per goderle.

    @TUTTI
    Vi devo un grazie dal profondo del cuore per i pensieri e le preghiere che ci avete assicurato! e vi posso dire che siamo stati ascoltati in pieno!! Stamattina alle 5 l’uragano ha toccato terra 100 km a sud di qui ed ha intrapreso un svolta verso est, inaspettata!!!!! e imprevedibile, che ha fatto risparmiare tutta la regione dove abito. In questo momento sperimentiamo solo un temporale come negli altri giorni. Le zone colpite registrano, per fortuna, nessuna vittima ma tanti danni materiali e black-out elettrici.
    Grazie a tutti per le preghiere e la vicinanza che ho veramente sentito con grande affetto!!

    19 Agosto, 2008 - 16:26
  6. Sumpontcura

    Ho letto i contributi di Iginio e di Clodine, ma non mi dispiace il clima rilassante e rilassato suggerito dal post di Luigi: dunque, apprezzo e ringrazio ma torno in tema, con qualche divagazione estemporanea ferragostana.
    Gli abissi oceanici mi fanno pensare ad abissi più casalinghi. Intriganti (in tutti i sensi) mi paiono i Maccarelli, copia un po’ sbiadita degli scudo-maculati Maccaroni (detti anche, per metonimia, Forchettoni): fra i nomi dialettali dei maccarelli comuni c’è “sgombro” in tutta Italia, “sbirru” in Sicilia e in Sardegna (non ci crederete ma è così) “pisanu”. I Pesci sarcastici dalla frangetta che strillano a squarciagola… Ma come, non si era detto che i pesci erano muti? Questi saranno, probabilmente, della sottorazza delle Sardine (o sabine) Gu(i)zzanti. Massiccio e generoso, ecco il Pesce Garibaldi maschio che scaccia la femmina ghiotta delle uova che ha deposto: ma le uova assomigliano (ahilui e ahinoi!) a tanti zero virgola, e il Garibaldi maschio lascia Riccione e torna nella città estense che da lui prende il nome. Ed ecco, infine, l’aragosta, che muta guscio spesso e volentieri, sempre però volteggiando fra poche lettere che vanno e vengono (P, S, L), alternandosi intorno alla D, una volta superate e accuratamente nascoste l’orrida C della falce e l’impresentabile C dello scudo sinistro; che cresca di un centimetro e mezzo all’anno è comunque sicuro: lo afferma nero su rosso un aggiornatissimo quotidiano fondato nemmeno un’ottantina d’anni fa…

    19 Agosto, 2008 - 17:38
  7. Sumpontcura

    Principessa! Che sollievo!
    Stavo qui a cincischiare (e a pregare), col cuore sempre più piccolo e strizzato col passare delle ore. Un bacione a tutti (ai gatti, al posto del bacione, una carezza sulla testa con un pat pat lieve lieve).

    19 Agosto, 2008 - 17:45
  8. Sumpontcura

    Dal post delle 19:38 è saltato inopinatamente il finale: “un aggiornatissimo quotidiano fondato nemmeno un’ottantina d’anni fa, che in tutta la sua onorata carriera al servizio della verità (pravda) non ha mai sbagliato un’analisi né una previsione…”

    19 Agosto, 2008 - 17:54
  9. Lea

    Grande sollievo per Principessa… mi sono gustata la disinvolta brillante loquela di Sump 🙂

    Un saluto a tutti!

    19 Agosto, 2008 - 18:28
  10. FABRICIANUS

    Un carissimo saluto a tutti!!!
    Mi trovo ancora in Calabria. Oggi in spiaggia, mentre leggevo un bel libro di Don Virginio Colmegna “HO AVUTO FAME” Ed. Sperling-Kupfer, mi sono soffermato ad osservare i bimbi che giocavano…Che belli i loro volti così scherzosi e sereni…se non fosse stato per i miei 29 anni, mi sarei messo a giocare con loro, ai castelli di sabbia!!

    Un affettuoso saluto al Dott. Luigi, e uno specialissimo e altrettanto affettuoso saluto a Clodine, Principessa, Sump, e a tutti gli amici del pianerottolo!!

    Principessa, condivido in pieno il tuo post delle 16.26 di oggi 19 Agosto.

    X Clodine: Molto interessante il tuo richiamo al discorso pre-natalizio di Benedetto XVI: L’incontro con Gesù è davvero importante, soprattutto per la creazione di un nuovo umanesimo…

    Segnalo a Luigi e a tutti voi, il ricordo del Vescovo Egger, che oggi 19 Agosto troviamo su Avvenire, a firma di Mons. Bregantini.
    Chiedo a Luigi: E’ solo frutto del caso, la forte somiglianza tra i due?? Mi piace pensare di no…Mons. Egger Vescovo della Diocesi da cui proviene Mons. Bregantini e i due che venivano continuamente “confusi”.

    Ciao a tutti!! F.

    19 Agosto, 2008 - 20:13
  11. Clodine

    Si, anche a me piace gongolarmi nel clima distensivo suggerito dal post di Luigi. Mi sono imbattutta, mio malgrado, in tutt’altre faccende ed elucubrazioni. Ma ora,suggestionata dalle rimembranze di Principessa riprendo la via dei “maccarelli” Sumpiani..

    Il maccarello!!!….e si, perchè era il pesce più economico che si potesse trovare sul mercato e mamma ce lo faceva digerire in tutte le salse: a mo’ di sformato, oppure impanato con pomodorini, o lesso con la salsa di limone, certe volte sfilettato e cotto al vapore, o in padella con patatine… Ma in qualunque modo lo cucinasse, qualunque diavoleria inventasse aveva lo stesso sapore forte del pesce azzurro che rimaneva sullo stomaco come un mattone per ore..e non calava ..con tutta la buona volontà, era immangiabile, lo detestavo..odiavo la sua forma allungata, il suo colore bluastro e striato, il suo odore ..e le spine, diaboliche, che bucavano le guancie.. ohh..Gesù Gesù ..il maccarello no!!!

    Un ricordo bello del nonno ce l’ho anch’io Principessa. Ricordo che mi regalò una conchiglia: bella grande affinché accostandola all’orecchio potessi sentire il rumore del mare. Me la donò per consolarmi del fatto che l’ amichetta del cuore andava al mare ed io restavo a guardare mentre partiva, armata di ciambella e prendisole, sulla 600 del suo papà. Ed io li, che con il magone mal celato da un sorrisetto la guardavo felice, mentre agitavo la manina in un malinconico silenzioso “ciao” , fino a vederla scomparire del tutto…
    Era allora che quella conchiglia diventava la mia spiaggia, il mio mare, non ero sola, potevo sentire il fragore delle onde!

    19 Agosto, 2008 - 20:43
  12. roberto 55

    Principessa, che sollievo !
    Il Signore grande e buono ha ascoltato le nostre preghiere: che gioia ! Sono proprio felice.
    Forse anche per questo, avverto, stasera, in tutto il “pianerottolo” un’aria distea, rilassata e, vorei persino dire, “familiare” (nel senso migliore e più profondo dell’espressione): è molto bello.
    Sono debitore di complimenti verso Matteo per la divertente storiella del Pope e del Rabbino e verso Sump per gli spassosi equilibrismi verbali in cui ti sei ottimamente cimentato prima: vorrei anche dire a Clodine che la lettura delle tue riflessioni (religiose e non) allarga il cuore a chi come me (e non credo solo a me) sente il bisogno di apprendere le tue molte conoscenze.
    Tra l’altra sera ed ieri sera, poi, ho letto, Sump, e come avevi consigliato, i commenti dei giorni scorsi: anche perciò ho voluto manifestare la mia modestissima espressione di vicinanza e simpatia a Raffaele Savigni; ho, poi, notato che Principessa, per la seconda volta in poche settimane (ma questa volta, Principessa, non è colpa mia !), ha affrontato questioni politiche: bene (dal mio punto di vista), ma ci voleva proprio il deputato leghista Borghezio per farti parlare ancora di politica ? Scherzo, ovviamente: sono contento che ti sei “sciolta” anche su quest’argomento e mi piace pensare che vi abbia contribuito il clima per lo pù amichevole del “pianerottolo”.
    Dimenticavo, Luigi: io abito in un piccolo paese posto “a cavallo” tra i confini delle province di Venezia, Padova e Treviso e “pendolo” tra questo paesino di campagna e la zona industriale di una delle principali città del Veneto dove si trova l’azienda per cui lavoro; passerai da queste parti ?
    Buona notte a tutti !

    Roberto 55

    19 Agosto, 2008 - 21:45
  13. Sumpontcura

    Un saluto fraterno a tutti coloro che hanno avuto, oggi, qualcosa da raccontare, notizie da dare, sorrisi da ricambiare, riflessioni da trasmettere, tenerezze, o scherzi, o preghiere, sospiri e rese di grazie, in tema o fuori tema.
    Iube domne benedicere. Noctem quietam et finem perfectum concedat nobis Dominus omnipotens. Amen.

    19 Agosto, 2008 - 22:22
  14. caro roberto55,
    io sono debitore nei confronti di un ramo di cultura senza pari,
    che con la sua letteratura o con le sue storielle yddish, ma anche con le sue continue scoperte scientifiche, con la sua continua cocciutaggine di riappropriarsi di tutte le proprie radici costi quel che costi,
    mi fa scoprire sempre come l’uomo si pone davanti a Dio quasi da pari a pari,
    ”’non vi chiamo servi, ma amici’
    e loro, gli ebrei sono abituati a dare del tu a Dio e a scherzarci su, senza troppe manie e o false ipocrisie. Amos Oz, dice che non potrebbero mai avere un papa come accade per i cattolici, hanno bisogno di discutere su tutto. (Mose’, Abramo, e altri ancora non si sono fatti scrupolo di discutere e contrattare con Dio)
    In questo senso mi sento molto vicino al loro mondo.
    ciao

    19 Agosto, 2008 - 22:30
  15. principessa

    Consentitemi un ulteriore accenno alla situazione metereologica della Florida perche’ ci sono avvenimenti che neppure i metereologi stanno riuscendo a spiegarsi. Ebbene, accade che l’uragano Fay invece di indebolirsi dal toccare terra ha preso forza ed ha rallentato (il totale contrario di cio’ che avrebbe dovuto fare) drigendosi verso nord-est. Ma la cosa ancora piu’ strana e spettacolare e’ che sta compiendo un giro intorno alla regione di sud-ovest eliminandola del tutto dalla sua traiettoria, MA ritornando verso ovest tra qualche ora (potrebbe anche riattraversare la Florida e arrivare nel golfo de Messico). Nessuno riesce a spiegarsi il fenomeno……..e’ come se avesse voluto risparmiare una sola regione………..
    Mi piace pensare che il potere della preghiera va oltre ogni immaginazione…

    Abbracci sinceri a tutti e specialmente a Clo,Sump, Lea,Roberto e Fab (grazie per il consiglio dell’articolo di Avvenire, molto toccante!)
    Una buona notte e a domani

    20 Agosto, 2008 - 2:45
  16. Clodine

    Ohh Pri’, meno male, non sai che sollievo mi da sapere che quel diavolo d’uragano ha deviato preservando dalla distruzione la zona dove vivi. Abbiamo pregato perché questo avvenisse: la potenza della preghiera è davvero straordinaria…
    Tuttavia continua ad essere prudente e non abbassare l’attenzione mi raccomando, non uscire fin quando il livello di guardia non sia ridotto ai minimi termini…
    Sump, ma lo sai che mi sono svegliata in piena notte? Eh già, credo si sia risvegliato dalle griglie dell’inconscio l’indigesto maccarello , che credevo ben rimosso: tua la colpa !! Sicché …non riuscendo a riprendere sonno ho pensato di sbirciare sul pienerottolo onde vedere se qualcuno apriva la porta: nessuno…il silenzio completo.Non ci crederai ma non appena ho letto la tua benedizione Sump..ao..sono caduta di li a poco tra le braccia di morfeo seduta stante come un angioletto…
    Un abbraccio a Roberto55 che ha sempre una parola buona per me…Grazie di cuore!
    Buona giornata

    20 Agosto, 2008 - 8:20
  17. Sumpontcura

    E’ vero, Clodine, le preghiere che aprivano la Compieta erano e sono dolcemente rassicuranti. Felice di averti aiutato a chiudere gli occhi serena, affidata all’amore e alla sapienza di Dio. Un abbraccio.

    20 Agosto, 2008 - 11:13
  18. Sumpontcura

    Caro Matteo,
    spero che non ti dispiaccia se interloquisco nel tuo scambio con Roberto55. Mi trovi concorde nel rispetto e nell’ammirazione che manifesti nei confronti della cultura yiddish, anche se l’espressione “senza pari” mi sembra davvero iperbolica.
    1. Le mie perplessità nascono, invece, quando ti mostri solidale “con la sua continua cocciutaggine di riappropriarsi di tutte le proprie radici costi quel che costi”: io – che pure, lo sai, cerco di fare costante riferimento alla tradizione, a volte in contrasto con te, che nei confronti delle tue radici rivendichi invece sempre atteggiamento critico e mani libere – trovo cieca e nefasta un’affermazione del genere: “tutte” le radici? “costi quel che costi”? Ma questo è il principio di ogni fondamentalismo!
    2. “L’uomo si pone davanti a Dio quasi da pari a pari”: Prendo in prestito da te una frase che ripeti spesso: che razza di teologia è questa, Matteo? Non voi avete scelto me, io ho scelto voi. E sul rapporto fra Dio e il popolo eletto, e sulla necessità di rompere il vecchio patto e istituirne uno nuovo, credo sia sempre opportuno rileggersi la terribile parabola dei vignaioli omicidi, in Matteo 21, 33-46: “Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare”.
    3. “Amos Oz dice che non potrebbero mai avere un papa come accade per i cattolici, hanno bisogno di discutere su tutto”. Di credenti che discutono su tutto ne abbiamo tanti anche noi. La differenza fra cattolici ed ebrei non è questa: è che gli ebrei non riconoscono la divinità di Gesù Cristo: poveretti! In questo senso prego Dio che, con tutta la loro raffinata cultura yiddish, essi giungano a comprendere l’esigenza di rivedere criticamente le proprie radici, e si avvicinino con umiltà alla religione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

    20 Agosto, 2008 - 11:14
  19. Caro Sump,
    abbiamo sensibilità diverse,
    il Creatore non ci ha fatti con lo stampino,
    io ho quella percezione che mi viene dalla mia personale cultura sempre in continua evoluzione/movimento/cangiamento, trovando negli altri ricchezze di cui appropriarmi.
    Non entro nel merito delle tue riflessioni, di cui prendo semplicemente atto, come di un tuo personale apporto che gradisco nella vicendevole dialettica.
    Non credo nelle smancerie, e non ho bisogno di farne, capisco che siamo su lunghezze di onda diverse, quindi prendo il tuo intervento come valido apporto delle riflessioni globali, ma sulla base di vicende che ormai abbiamo alle spalle non mi imbarco in discussioni.
    Ribadisco che ciascuno da il suo apporto, in piena libertà, sapendo che ha il rispetto dell’altro.
    un saluto

    20 Agosto, 2008 - 13:40
  20. Lea

    “Amos Oz dice che non potrebbero mai avere un papa come accade per i cattolici, hanno bisogno di discutere su tutto”.

    Al posto del Papa, prima avevano il Sommo Sacerdote e, dopo la distruzione del Tempio, il Patriarca di Giudea, poi quello di Babilonia. Oggi, non sappiamo; non vengono certo e dirlo a noi… In ogni caso quello di oggi non è l’ebraismo della Torah, ma l’ebraismo Talmudico, nato dopo il ’70 (distruzione di Gerusalemme) da Yavne, in netta contrapposizione col cristianesimo e prendendone le distanze anche espungendo dalle Scritture quanto potesse farvi riferimento…
    E invece oggi, nella Chiesa, va tanto di moda giudaizzare il cristianesimo che, nel Signore Gesù, ha introdotto la ‘Creazione nuova’, quella dell’ottavo giorno… Nell’ebraismo e nell’ebreo Gesù abbiamo le nostre radici, ma poi l’albero, con la morte e risurrezione di Cristo è esploso in un altro orizzonte…

    In ogni caso anche noi, quanto a discussioni, mi sembra che non è che ci facciamo mancare qualcosa 😉

    20 Agosto, 2008 - 16:05
  21. per secoli fino al culmine della shoà, il popolo ebraico ha dovuto rivivere sulla propria pelle la crocifissione, come il più importante tra i propri figli,
    e ricordando quanto disse Pio XI,
    con gli ebrei mi sento solidale,

    in quanto cristiano non posso non essere in qualche modo partecipe dell’ebraicità, come in diversi momenti mi ha ricordato GPII.

    Ma questo fa parte della mia sensibilità.
    Nessun altro è tenuto a condividerla.

    20 Agosto, 2008 - 17:46
  22. Luigi Accattoli

    Mio caro Fabricianus Egger e Bregantini anch’io qualche volta li ho scambiati a motivo più che altro della barba che li accumunava. Ma simili anche nel fuoco evangelico e nella mitezza di carattere. Conterranei e dunque rispettosi del prossimo come è proprio di quella cultura. Bravi vescovi alla pari, di certo.

    20 Agosto, 2008 - 21:22

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