Tappe a Paola e Pompei

Felice rientro dal giro della Sicilia, con due soste a Paola e Pompei. A Paola per un aggiornamento d’amicizia con don Pietro De Luca, che lì è parroco e del quale sono amico di penna e di computer da una ventina d’anni. Quando passo da Paola gli telefono e mangiamo insieme. Un uomo intelligente, amico dei giovani, abituato a trattare con i giornalisti. Tre ore con lui vale qualcosa come prendere il polso alla viva sofferenza della Calabria che ancora non trova la sua strada, ma la cerca con piena vigilanza. – A Pompei invece la sosta mirava solo a una nuova visita agli scavi, a 32 anni dalla prima. Ne è venuta invece un incontro che mette conto raccontare, con Ciro il parheggiatore, che fa parte della cooperativa “La Sosta”, con partita Iva e tutto il resto. Gli chiedo la ricevuta per i cinque eruro che gli do, “così può lasciare la macchina per tutto il giorno” e la compila e nel darmela mostra l’avambraccio pieno di tatuaggi, tra i quali un pugnale con la scritta “La Vendetta” e accanto una svastica. Ciro, ma che roba è? “Li ho fatti da giovane”, risponde. Minorenne? chiedo e risponde: “Sì, nel carcere minorile. Lei magari pensa che io sono chissà chi, perchè vede questa che oggi è la svastica, ma noi neanche lo sapevamo, solo che bisognava passare il tempo lì dentro”. E vendetta che vuol dire? “Se uno ti manda dentro, tu gli giuri vendetta”, spiega e mi rassicura: “Ma è roba passata, sono diventato vecchio come lei e non mi sono mai vendicato. Però che vuole, questi non si cancellano più!” Sei giorni addietro avevo letto sui giornali che sono un milione i minorenni incarcerati, oggi nel mondo. Immagino che in verità siano di più. Penso ai miei figli e dico che è una vergogna. Mando un bacio a Ciro e a tutti i ragazzi ammanettati. Penso per un attimo che se Gesù tornasse sulla terra non starebbe a preoccuparsi per le statistiche della messa, ma ci direbbe: “Un milione di ragazzi in carcere? Che aspettate a legarvi una pietra al collo e a gettarvi in mare?”

Commento

  1. l’incontro con Ciro mi rimanda ancora ad un grande gesto profetico e coraggioso di Paolo VI, che prima da vescovo e poi da Papa ha visitato i carcerati: ai quali ha detto “voi siete Cristo!” Cristo si rende presente, per la forza liberante del suo amore, nel volto concreto del carcerato, nel volto di Ciro. Ritorna ancora il paradosso del vangelo, e ritorna il “gesto eucaristico” secondo Giovanni: la lavanda dei piedi.
    Il “richiamo” di Luigi al “fallimento educativo e di futuro” per il milione di ragazzi in carcere è forte, e anche “fastidioso”; condivido pienamente il “penso ai miei figli”, non solo come riflesso ma anche come “fare la verità”. Non è facile per nessuno ma la famiglia è la vera alternativa ad un futuro (se non già ad un presente) senza speranza. è la “logica” di famiglia deve animare anche le opere istituzionali e assistenziali. I “ragazzi” sono “figli”: un milione di figli in carcere? migliaia di figli soldato? migliaia di figli schiavi del turismo sessuale? A chi bisogna “affidarli” questi figli-non-amati? come liberarli da una vita senza futuro?

    1 Settembre, 2006 - 9:08

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