Thellung: “Cancelliamo la parola scomunica”

Antonio Thellung, cristiano libero e fantasioso amico, pubblica un altro libro, il più suo nel titolo,  Elogio del dissenso (Edizioni la Meridiana), e lo presenta al Centro Russia ecumenica di don Sergio Mercanzin che i visitatori del blog conoscono come amico di Milingo. Antonio propone un dissenso “affettuoso” – che cioè sappia presentare le proprie ragioni senza mettere mai alla prova la comunione ecclesiale – e suggerisce alle autorità della Chiesa di accoglierlo “benevolente”. Come si farebbe in famiglia. Sostiene che la parola scomunica, “la più anticristiana tra tutte”, dovrebbe essere “cancellata” dal linguaggio della Chiesa. Io non so se tutto ciò sia praticabile, ma dico che se lo fosse sarebbe bello. E dunque sostengo il sogno di Antonio e segnalo ai visitatori il sito con cui si presenta a chi vuole ascoltarlo: www.elogiodeldissenso.it Questo il suo biglietto da visita: “Felicemente sposato, padre, nonno e bisnonno, è stato educato al dissenso da figli e nipoti. Fondatore di comunità, ricercatore, pilota d’auto, pittore, scrittore, per molti anni si è dedicato all’assistenza di malati terminali. Raggiunta ormai l’età che comprime il futuro sta tentando di non sprecare il presente“. Io l’ho conosciuto nell’attività di assistenza ai malati e assicuro che la sua amicizia vale un tesoro.

37 Comments

  1. … tra l’altro, mi pare, animatore/fondatore di una delle prime comunità di famiglie in Italia.
    W il dissenso affettuoso.

    29 Maggio, 2007 - 9:42
  2. fabrizio

    mah, non so, il sito mette sul piatto tante e tali questioni che dovremmo discuterne per giorni e giorni, senza probabilmente approdare a nulla.
    C’è una frase nel sito che è significativa:
    “Alcuni sembrano impegnati in un dissenso a priori, come se l’autorità esprimesse sempre e comunque qualcosa di sbagliato, senza rendersi conto che il “dissenso comunque” diventa una contrapposizione speculare all’autoritarismo, e quindi altrettanto immotivato”.
    Penso che intitolare il sito e il libro ” Elogio del dissenso” vada però proprio nella direzione di quel “dissenso a priori” denunciato nel sito stesso.
    Per quello che ho letto velocemente, entrando nella sostanza degli argomenti mi sembra che l’autore dissenta quasi integrale dai pontificati e dal magistero di Paolo VI e Giovanni Paolo II… non ci trovo grande differenza con le posizioni di we are church.

    Fabrizio

    29 Maggio, 2007 - 12:23
  3. Luisa

    Beh c`è è anche l`elogio della pigrizia, quello della solitudine, il dissenso tout court istituito in principio.
    Siccome sono curiosa sono andata sul sito , ho letto un pò e quel poco…. mi ha trovato rapidamente in dissenso 😉
    Quando leggo la contrapposizione fra “le minoranze vivaci e coscienziose” e “il blocco unitario di sudditi(dei quali secondo la visione dell`autore faccio parte) che delegano all`ammasso le proprie coscienze”, prigionieri di pregiudizi e posizioni sclerotizzate, essendo inteso che sono le prime a essere costruttive,….già comincio a sentire spuntare all`orizzonte il dissenso……
    Quando leggo della credibilità della Chiesa secondo l`autore molto bassa….comincio a pormi delle domande…..
    Quando leggo di una visione della Chiesa come una costruzione ingessata sul
    passato,basata su divieti e riprovazioni, soffocata dal legalismo, rispetto a una Chiesa che sarebbe una Chiesa della fiducia e della speranza ….comincio a capire l`orientamento di chi scrive….
    Quando leggo che non è relativismo nè individualismo, ascoltare il Magistero ma poi seguirlo solo se è in armonia con la mia coscienza….mi dico che non ho più voglia di continuare a leggere , non perchè quello che leggo sia sprovvisto di interesse,ma perchè ho già avuto modo di leggere e rileggere queste posizioni,che conosco e sulle quali dissento.
    Niente di nuovo, dunque ammetto che ho interrotto la lettura..che avevo cominciato dalla fine , cioè dal riassunto o conclusione.
    Saluti, Luisa

    29 Maggio, 2007 - 13:00
  4. forzajoseph

    Stavolta.dottore, non trova il mio appoggio. Il dissenso è sinonimo di mancata docilità. Si fa presto, prestissimo. Viene facile a ciascuno di noi. Ma il vero eroismo moderno sta nel morire a se stessi ed ai propri “secondo me”. “Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso,,,,” Riconoscersi nelle idee eterne formulate da Qualcun Altro è il vero intellettualismo, non quello di questi sedicenti preti che attendono con ansia l’arrivo della Domenica, non per celebrare la Vittoria del Cristo, ma per poter leggere tutta d’un fiato l’omelia laica di Scalfari su Repubblica. Viva il Papa!

    29 Maggio, 2007 - 14:00
  5. fabrizio

    Faccio una richiesta personale a tutti quelli che usano un nickname (mi vengono in mente il moralista, cogitor, forzajoseph, ecc.): perchè in fondo al commento non aggiungete anche il vostro nome? Sarebbe più semplice e meno impegnativo citarvi.
    Ho fatto questo preambolo per dire a Forza Joseph, con cui sono in gran parte d’accordo, che i preti che aspettano l’omelia di Scalfari non sono “sedicenti”, ma sono proprio preti, perchè non si sono ordinati da soli.
    Ciao
    Fabrizio

    29 Maggio, 2007 - 14:19
  6. Luisa

    ….ed io vorrei domandare a Luigi Accattoli, che cosa intende per cristiano libero.
    Libero da che cosa, da chi ?
    Libero rispetto a chi sarebbe prigioniero? E costui sarebbe prigioniero di chi, di che cosa?
    Io mi sono a lungo considerata una cristiana in ricerca libera e liberata dai dictat imposti , cercavo, credevo ubbidire solo alla mia coscienza, ebbene non solo non ho tovato la pace,ancor meno l`armonia ,ma mi sono resa conto che ero prigioniera del mio io, dei suoi desideri, che a dei dogmi ne sostituivo altri , il dogma della libertà di coscienza. Ma che coscienza?
    Non mi sono mai sentita così libera come da quando seguo docilmente con fiducia ,e nella gioia,il magistero di Papa Benedetto, che non fa altro che parlarci dell`Amore infinito di Dio per noi, al punto di dedicargli la sua enciclica!
    È in questo amore che si trova la vera, la sola libertà. Non divieti, imposizioni, ma libera adesione al messaggio d`amore di Cristo,con tutte le conseguenze.
    Qui si trova la verità, la libertà.
    Qui io ho trovato quella libertà, quella verità che ho cercato a lungo fuori dalla Chiesa, quando era lì che mi aspettava. La cercavo fuori ed era lì così vicina !
    Luisa

    29 Maggio, 2007 - 14:56
  7. Luigi Accattoli

    A me un fratello cristiano come Antonio – si dedica al prossimo, prega, presiede a un clan familiare stupendo – va bene. Anzi mi riempie di entusiasmo. Ha delle irregolarità rispetto al cattolico doc, ma non mi turbano. Ce ne fossero di cristiani liberi come lui. Libero come il vento, ma fedele in ogni sostanza. Tutto qua. So bene che la sua idea è diversa, lei dubita di Martini e certo il povero Thellung ha una posizione ancora più precaria. Ma vede, a me va bene sia la sua, sia quella di Antonio. Per dirla in una parola: vanno bene tutti i cristiani che si riconoscono nel Credo. Chi si riconosce nel Credo e considera secondaria ogni altra appartenenza, io lo chiamo “cristiano libero”. Luigi

    29 Maggio, 2007 - 15:22
  8. bonzieu

    Il titolo del libro mi ha subito incuriosito, così mi son ritagliato un paio di “pause caffé” per leggere qualcosa dal sito.
    Ho letto qualche anticipazione dei capitoli, le recensioni e anche le critiche.
    Alla fine mi son trovato d’accordo con molti dei pensieri dell’autore.
    Interessante il commento di una lettrice che richiama la famiglia, piccola Chiesa dove sperimentare ed imparare ad accogliere il dissenso.
    Interessante anche il passaggio dell’intervista all’autore dove viene evidenziata la grande apertura delle Chiesa verso le altre religioni contrapponendola alla rigida chiusura verso i “dissensi” interni.
    Nel “dissenso affettuoso” non vedo la mancata docilità sottolineata da ForzaJoseph, ma piuttosto uno stimolo per la crescita delle coscienze.
    Certo, è più comodo per tutti nascondersi dietro la silenziosa accettazione delle idee altrui, è più comodo per chi le impone e più comodo per chi vuole farsele imporre; ma è solo col confronto, col dialogo e anche con la discussione che posso far evolvere le idee.

    Sicuramente un libro e un autore interessanti….

    Eugenio

    29 Maggio, 2007 - 15:36
  9. Maria Grazia

    Libertà di coscienza,relativismo,religione fai da te,discussione continua del Magistero papale…
    Tutto ottimo ma per me non è cattolicesimo bensì protestantesimo.
    Non c’è niente di male,basta ammetterlo.
    Saluti MG

    29 Maggio, 2007 - 15:50
  10. Francesco73

    Luigi, sono riuscito a rientrare, grazie per l’assistenza informatica.
    Quanto a Thellung, io credo che il concetto chiave che consentirebbe di superare tanti contrasti e tanti interdetti è quello di comunione.
    La Chiesa come comunione è precisamente ciò che la rende tanto diversa da una qualsiasi organizzazione umana, dalla migliore delle democrazie possibili come pure da ogni caserma e reggimento.
    La comunione è precisamente ciò che suggerisce al mio cuore e a quello dei miei interlocutori fino a che punto la nostra dialettica deve spingersi prima di violare e ferire le condizioni dell’unità. E’ ciò che mi fa sempre presente l’importanza soprannaturale di questo ritrovarci, e che pure mi fa attendere da chi ha un’opinione diversa dalla mia, un tasso adeguato di magnanimità e rispetto. La comunione è davvero un mistero da studiare e approfondire, perchè è ciò che arricchisce la nostra libertà ecclesiale senza renderla esplosiva, ma anche senza addomesticarla mai, ciò che la fa viva, responsabile, non intellettualmente ipocrita e non conformistica.
    Spero che la Chiesa ci aiuti ad approfondire questa sua natura.

    29 Maggio, 2007 - 15:53
  11. Luisa

    È incredibile questa superbia altezzosa , e direi sprezzante, secondo laquale obbedire al Magistero, seguire l`insegnamento del Pastore universale della Chiesa, sarebbe un” nascondersi dietro le idee altrui” , da parte di persone senza personalità che prefersicono lasciarsi imporre queste idee , e nascondersi dietro di esse 😉 perchè chiaramente non dotate di una coscienza e anche abbastanza vigliacche o deboli per non osare il confronto, che solo stimola e fa crescere le coscienze!
    Quanta intolleranza, e giudizio in questa opinione, come se il dissenso fosse la sola strada che permetterebbe alla Chiesa di evolvere, come se solo coloro che dissentono avessero una coscienza direi”intelligente”.
    Ebbene, che bonzieu sappia che io non mi nascondo dietro nessuna “idea altrui”, anzi io rivendico, cioè tutto il contrario di una accettazione silenziosa, la mia fedeltà, la mia adesione piena e intera al Magistero petrino.
    Che egli sappia ancora che “l`idea altrui” (anche se il termine non mi va perchè il cristianesimo non è un`ideologia) che è quella di Cristo, trasmessa dal suo Vicario sulla terra ,mi conviene perfettamente, completamente e mi colma di gioia.
    Luisa

    29 Maggio, 2007 - 16:19
  12. angela

    Dissenso…una parola da cui dissentire!
    Angela

    29 Maggio, 2007 - 18:04
  13. per Fabrizio.
    Hai ragione, i nickname sembrano una furbata poco comunicativa.
    Ma nel mio blog parlo di cose che non posso firmare (per ora) apertamente.
    Cmq mi chiamo Simone.

    D’accordo con Luigi sui cristiani liberi che si riconoscono nel Credo.

    ps i protestanti, e comunque non mi sembra il caso, sono fratelli cristiani. L’unità della Chiesa è un valore da perseguire con pazienza.

    29 Maggio, 2007 - 18:24
  14. Critiche e approvazioni mi stimolano entrambe, soprattutto perché dimostrano che il pluralismo è una realtà indiscutibile, e il dissenso si esprime nei modi più svariati. Tengo solo a fare qualche rapida precisazione del pensiero che ho tentato di esprimere in questo mio libro. Dissenso e comunione ecclesiale non sono in contrapposizione, perché si trovano su piani diversi. Il dissenso riguarda la sfera razionale, mentre la comunione coinvolge i cuori. Col cervello si può consentire su principi e decisioni e avere i cuori lontanissimi fra loro, mentre ci si può sentire superuniti pur dissentendo sulle opinioni. Questo posso dire per l’esperienza personale che ho vissuto e sto vivendo nel cammino con mia moglie, non senza dissensi ma nella comunione in costante crescita, immersa nella grazia di Dio.
    Finché il dissenso sarà considerato e trattato come un nemico non sarà possibile uscire dalle contrapposizioni. Questo il mio pensiero. Col passare del tempo mi convinco sempre più che andare d’accordo è litigare tenendosi per mano, perché il conflitto è connaturato alla natura umana, ma se viene affrontato dalla stessa parte, e non scomunicandosi l’un l’altro, alla fine sarà sempre la presa di coscienza a trarne beneficio. Qualcuno dissentirà, e ne sono contento. Ho dissentito tante volte da me stesso, durante la mia vita….

    29 Maggio, 2007 - 20:35
  15. Non è il dissenso a essere contrario alla comunione ecclesiale, ma il rifiuto del dissenso che costringe a forme di conflittualità aspre e irritanti, anziché favorire una costruttiva gestione dialettica dei contrasti, che se fossero accolti affettuosamente potrebbero diventare strumenti per maturare insieme nella gioia e nella pace.

    Peccato che qualcuno bolli tutto questo come “martinianesimo” e “comunismo”. Che per certi soggetti nella Chiesa sono due concetti vanno insieme di pari passo. Credo che Thellung sia un uomo onesto e in buona fede, cercherò di leggere il suo libro. Meglio un cristiano che interviene dicendo la sua in manierap acata e rispettosa di tutti, piuttosto che le veementi accuse di questo o quel “laico” o presunto tale. E meglio un Thellung che tanti convinti della necessità di tacere.
    Ma alla fine, dopotutto, osservanti o meno, dissenzienti o rigidamente ancorati al Magistero, non saremo giudicati tutti sull’amore?
    Lancio una voluta provocazione: agli occhi di Dio, l’amore che ha Thellung per gli ultimi e i disperati, non vale quanto (o più) di quel soggetto devotamente attento a tutte le norme e i precetti, che non fa sesso prima del matrimonio ma che non si sporca le mani in questo modo?
    Buonanotte a tutti.

    29 Maggio, 2007 - 21:34
  16. Luigi Accattoli

    Benvenuto ad Antonio Thellung, ospite d’onore tirato dentro dalla nostra discussione infervorata come sempre! Luigi

    29 Maggio, 2007 - 22:02
  17. fabrizio

    Chiariamoci un attimo, qui nessuno sta discutendo le qualità morali e l’onestà di Thellung, né dubitare che sia una persona straordinaria, come dice Luigi.
    Nè tantomeno chi sia migliore agli occhi di Dio.

    Francamente però sono stupito dalla discussione di oggi, perché viene presentata una contrapposizione tra libertà di coscienza e fedeltà al Magistero e alla Tradizione che, almeno all’interno del blog, ritenevo ormai chiarita e superata.
    In passato si era discusso di quanto fosse “vincolante” il Magistero, ma mai si era messo in discussione tutto il Magistero dal Concilio in poi (figurarsi quello prima del Concilio), ritenendo “adulto” solo chi ci si confronta con spirito libero e dissenziente.
    Su questa strada, mi dispiace, ma non vi seguo proprio.
    Comincio a pensare che a volte ci si parli troppo addosso e che forse valga la pena, ogni tanto, staccare la spina e mettersi in ascolto della Parola di Dio.

    Vi racconto un episodio proprio di oggi. Nel quotidiano locale c’era una grande foto con il mio vescovo che benediceva un nuovo carro armato, e l’articolo ne lodava le elevatissime prestazioni di tiro e di gittata.
    Da cristiano,in ufficio mi sono sentito in grandissimo imbarazzo nel commentare la notizia. Da fatti come questo mi sento libero di dissentire totalmente.
    Ma da qui a mettermi a fare la critica alle encicliche, il passo per me è troppo lungo.
    Fabrizio

    29 Maggio, 2007 - 23:21
  18. Luisa

    “Litigare tenendosi per mano”,bella questa immagine, si potrebbe aggiungere guardando nella stessa direzione.
    Le menti, con le loro idee, separate ma i cuori uniti.
    Sono, è vero belle immagini, e senza dubbio realtà vissute che rispetto.
    Passando dal particolare di una coppia, alla famiglia,dalla famiglia alla comunità ecclesiale, penso che se litigare ogni tanto può essere e forse è salutare, litigare sempre e su principi fondanti e essenziali, è faticoso, crea confusione e logora i rapporti .
    Non dico una novità ,almeno lo spero, che nella Chiesa cattolica abbiamo un Magistero, un Pastore che ci trasmette attraverso il suo insegnamento, i principi fondanti della nostra fede.
    Dissentire su questo è per me mettersi al di fuori della Chiesa ,nè sopra, nè sotto,
    ma altrove . In altre parole, si può dissentire su certe forme , il lungo cammino dei Neocatecumenali in comunione con la Chiesa, e in piena fedeltà al successore di Pietro ce lo mostra. Lo Spirito soffia dove vuole, il Santo Padre ne ha ancora recentemente parlato ai preti romani.
    Altro è dissentire sul fondo, qui i dissensi non possono che creare confusione e divisione.
    Questo è il mio umile avviso.
    Caro Tonizzo,perchè opporre la generosità di Antonio Thellung ai giovani che decidono di non fare sesso prima del matrimonio ? Non credi che ci siano giovani che prendono questa decisione, e che sanno, come dici tu, sporcarsi le mani? E anche se non lo fanno sarebbero per questo da criticare così aspramente?
    Immagino che è un soggetto che ti tiene a cuore,ma posso permettermi di dirti
    che dicendo questo non “fai del bene” nè a Thellung nè ai giovani di cui parli !
    Un caro saluto, Luisa

    30 Maggio, 2007 - 7:46
  19. Maria Grazia

    Mi piacerebbe che non si offendessero le persone che osservano i precetti della Chiesa.Ho la sensazione che spesso vengano considerate come ottuse in contrapposizione ai cattolici cosiddetti maturi o adulti che possono permettersi la libertà di coscienza.
    Essere cattolici significa accettare il Magistero anche se a volte è un compito difficile.Chi non si riconosce in esso mette in discussione l’autorità dei vescovi e del Papa.La mia domanda è:si può ancora parlare di cattolicesimo?Lutero e Lefevbre trassero le dovute conseguenze.
    Saluti MG

    30 Maggio, 2007 - 8:14
  20. No… fu colui che è custode, in terra, della comunione, a trarre le conseguenze relativamente a Lutero e Lefebvre. Dovremmo evitare le scomuniche “fai da te”.
    Questo intervento, con i commenti, mi solleva parecchi interrogativi.
    Da un lato bisogna avvertire che è molto raro che la Chiesa, letteralmente, “scomunichi”, cioè che dichiari che il dissenso è tale da costituire una rottura della comunione. Anche per molti teologi che sono stati “rimbeccati” dal Vaticano non è stata praticamente mai messa in discussione la loro appartenenza alla Chiesa. Quindi, un conto è il dissenso, un conto la comunione.
    Ritenere che ogni forma e occasione di dissenso sia una specie di attentato al ministero e al magistero del Papa mi sembra una visione troppo monolitica. (Fra l’altro, come spesso ribadisco, il magistero va preso come un tutt’uno: quello del papa e quello dei vescovi. Al di là di quanto fissato in modo infallibile, non è che posso osannare il papa e denigrare il mio vescovo. Per un altro aspetto, se all’ultimo Sinodo ci sono stati, com’è ufficiale, vescovi che avrebbero voluto regole diverse sul celibato dei preti, non c’è nulla di strano e nulla di male, una volta che le regole decise da chi ha l’autorità per farlo siano accettate e obbedite.)

    Dall’altro lato è chiaro che il dissenso non può non avere influenza sulla comunione: quest’ultima non è solo una questione “sentimentale” col dissenso che sarebbe una questione “razionale”. Io posso voler più bene al Papa che alla mia mamma, ma se rifiuto un insegnamento fondamentale della Chiesa non posso considerarmi in comunione col Papa – e quindi con la Chiesa, perché, ricordiamolo, la comunione col Papa è la _misura_ della comunione con la Chiesa: anche quando questo ci pare scomodo. La fede e l’amore, l’amore e la verità non si possono disgiungere (che mi sembra anche un “punto forte” dell’insegnamento di Benedetto XVI; e dovrebbe essere una lezione per tutti, proprio per tutti).
    Il dissenso dovrebbe essere sempre doloroso, oltre che articolato con lucida coscienza e cuore sgombro. In certi casi lo trovo necessario – rispettando e amando sinceramente (io povero peccatore) chi la pensa in modo diverso. Ma vorrei che consenso e dissenso fossero sempre ragionati e, ancor più, “pregati”, non come una posizione ideologica ma come un atto d’amore per la santa Chiesa.

    30 Maggio, 2007 - 9:30
  21. bonzieu

    Non capisco perchè ci si ostina a parlare di libertà di coscienza, relativismo e così via… tutti termini che i “sostenitori” di Thellung non hanno minimamente citato.
    Io personalmente (nel mio intervento che era in effetti fraintendibile) cercavo di esprimere un concetto che potrei riassumere così: “non capisco le ragioni che mi stai imponendo (e quindi dissento), ma convincimi della loro bontà e ne sarò un sostenitore”.
    E adesso faccio una domanda: è più superbamente altezzoso, sprezzante e intollerante questo atteggiamento o quello di chi dice “non sei d’accordo con me e quindi ti scomunico” ?
    Il rifiuto del dissenso sta portando a scontri sempre più duri in tutti gli ambiti sociali e continuando su questa strada torneremo alle crociate e alle guerre sante.

    La provocazione di Tonizzo (al di là dell’argomento scelto) è perfettamente in tema: per la Chiesa è meglio il cattolico che rispetta fedelmente il Magistero oppure i “comunisti” (o i protestanti) che assistono i malati terminali, che portano assistenza ai barboni di Milano, che lavorano come volontari nei rifugi dei vari fratel Ettore?
    Secondo me nella Chiesa c’è spazio per entrambe le posizioni, purchè non ci siano pregiudizi di sorta verso l’una o l’altra ma uno scambio di idee e opinioni fecondo per entrambi.

    Eugenio

    30 Maggio, 2007 - 10:35
  22. Francesco73

    No Eugenio, permettimi, ma l’alternativa non è tra rispetto del Magistero e carità vissuta verso gli ultimi.
    La Chiesa è piena di grandi conservatori esemplari sul piano dell’amore per i bisognosi. Pensa al Cardinale Siri, oppure al “reaganiano” arcivescovo di New York, O’Connor, che assisteva di notte i malati di AIDS.
    Il tuo esempio, permettimelo, mescola piani in modo inappropriato.
    A Thellung vorrei dire che la comunione non è l’altra dimensione della ragione, non è semplicemente la sede del cuore, ma appunto il luogo che contempera cuore e ragione, e che li accorda. E’ una meta cui tendere sempre, ed è per questo che auspico davvero che la Chiesa inviti tutti – preti, laici, fedeli distratti e persino i non credenti – a comprendere sempre più sè stessa alla luce di questa dimensione.
    A Tonizzo vorrei dire che ha ragione. Io non sono di sentimenti “progressisti”, almeno non sul piano interno alla Chiesa. Ma amo moltissimo Martini anche perchè credo che il suo modo di far risuonare opinioni distinte e non monocordi, con quello stile e quel rispetto, sia abbastanza esemplare di un corretto tentativo di intendere e vivere la comunione.

    30 Maggio, 2007 - 10:55
  23. Cari fratelli e sorelle nuovi amici, come vi voglio bene, a tutti, ai dissenzienti non meno che ai consenzienti. Che meraviglia vedere un ricco scambio di opinioni su posizioni diverse e talvolta contrastanti. Vale come piccolissimo esempio della Chiesa che amo e alla quale aspiro. Se fosse così in senso generale, le speranze che mi prefiggevo col mio lavoro sarebbero realizzate.
    Vorrei solo suggerire di riflettere su singoli argomenti, restando in tema e senza generalizzare impropriamente. Prendo una frase ad esempio: “litigare sempre e su principi fondanti e essenziali, è faticoso, crea confusione e logora i rapporti”. Mi domando: che cosa c’entra quel “sempre”? Solo quando necessario (speriamo raramente). È faticoso, è vero, ma chi pensa che si può costruire una vita di fede senza faticare? Quanto ai rapporti, ne ho visto molti logorati dai silenzi pro bono pacis.
    Sulla liceità o meno del dissenso nei confronti del Magistero vorrei fare un solo esempio: l’enciclica Evangelium Vitae afferma che «il comandamento non uccidere ha valore assoluto quando si riferisce alla persona innocente» (n. 57), e rimanda al CCC (2261) che dice la stessa cosa. Domando: si può dissentire? Si può credere e affermare che secondo Gesù Cristo ha valore per tutti, innocenti o colpevoli che siano? Consiglierei prudenza nel rispondere perché sia il no che il si potrebbero avere conseguenze inquietanti. Da parte mia, mi sembra che in questo caso sia il dissenso a chiedere maggior rigore morale, mentre il Magistero si mantiene su posizioni ambigue e relativiste.
    Finisco dicendo che sottoscrivo al cento per cento l’ultimo paragrafo di Luca Grasselli.
    Un affettuoso abbraccio a tutti, ma proprio tutti.

    30 Maggio, 2007 - 10:57
  24. fabrizio

    Sottoscrivo anche io l’intervento di Luca.
    Vvorrei dire a Eugenio che anche secondo me la sua alternativa è mal posta, perchè nel rispetto del Magistero sono implicite anche l’assistenza ai malati, ai barboni, agli ultimi, insomma l’esercizio di una delle mille forme di carità.
    Altrimenti si offre una visione distorta e molto limitata del Magistero, fatto solo di regole e divieti morali (e sessuali).
    Fabrizio

    30 Maggio, 2007 - 11:22
  25. Luisa

    …Ci risiamo….
    …da una parte i cattolici che rispettano il Magistero che sono chiusi su loro stessi, ottusi, altieri, incapaci di dialogo, che scomunicano (e chi ha mai pronunciato questa parola?)coloro che non la pensano come loro, pecore sprovviste non solo di coscienza , di intelligenza ,ma anche apparentemente di cuore poichè l`aiuto ai barboni, e altri esclusi della società sembra essere l`appanaggio dei”comunisti”e altri volontari citati.
    Da una parte la Chiesa vera,buona,innovatrice,matura,vicina ai poveri e ai bisognosi e ai reali bisogni della gente che va al passo con la modernità , sola depositaria del vero messaggio di Gesù e….dello “spirito” del Concilio vaticano II, ecc. ecc.
    Dall`altra la Chiesa ingessata,retrograda, lontana dalla realtà e dai bisogni dei fedeli e del mondo,obbediente senza riflessione al Papa,composta da persone che seguono docilmente, dunque stupidamente i precetti ecc.
    Non so da che parte stanno l`intolleranza e i pregiudizi , ma vedo che è decisamente molto difficile ,per non dire impossibile, a molti, accettare semplicemente l`idea dell`obbedienza al Papa e al suo magistero !
    Ammettiamolo , e la situazione sarà più chiara!
    La comunione della Chiesa con il Papa , come ha detto Luca, è la misura della comunione con la Chiesa , all`interno di questa comunione i dissensi possono essere vissuti anche se dolorosamente.
    Per quel che concerne l`unione o separazione cuore-ragione,posso testimoniare che devo a Benedetto XVI e al suo magistero , di vivere oggi con un cuore e una ragione riconciliati, appacificati.
    Il mio cuore assettato e il mio intelletto così esigente si nutrono l`un l`altro per la mia più grande gioia.
    E se il Santo Padre sa toccare i nostri cuori e illuminare la nostra ragione è perchè in lui non c`è divisione, sempre egli ci trasmette l`Amore unificante del Padre.
    Luisa

    30 Maggio, 2007 - 11:25
  26. Temo di non potervi seguire come vorrei nel confronto sul tema del dissenso.

    Due sole note per quel che posso.

    1) bello il confronto tra il matrimonio e la vita nella Chiesa (e la sua dinamica rispetto al Cristo). Non mi pare affatto un’immagine ardita: è una credibile estensione di un’immagine teologica assodata e tra le più belle, quella di Cristo sposo.

    2) il mio maestro di “dissenso e obbedienza” alla Chiesa è Carlo Carretto: “Quanto sei detestabile, o Chiesa, eppure quanto ti amo” è l’incipit di un suo articolo, uno degli ultimi, che vi consigglio di recuperare e rileggere (se volete lo faccio io per voi). Mi ha insegnato a non cadere nella tentazione giovanile di chi al solo sentire la parola “Vaticano” non ci vede più dalla rabbia…

    30 Maggio, 2007 - 12:01
  27. Nella Chiesa vige la libertà dei figli di Dio, all’interno della comunione della fede, che è garantita dal successore di Pietro.
    Per questo sono lieto che Luisa concordi che “all’interno di questa comunione i dissensi possono essere vissuti anche se dolorosamente”.
    Alleniamoci a comprendere i nostri fratelli che la pensano in maniera diversa da noi, lasciando a chi di dovere di dire una parola decisiva sulla loro permanenza o meno nella comunione della Chiesa.

    Ad Antonio Thellung, che ringrazio, scrivo che condivido alcune linee generali dell’impostazione (cioè che ci possano essere, e possano essere espressi serenamente, degli elementi di dissenso: cfr. ad es. card. Castrillòn Hoyos: “Di fronte a dubbi e problemi, eventualmente, non si può mai escludere la possibilità di muovere quelle critiche che, in coscienza e umilmente, si ritengano veramente costruttive” [Lettera del 5.4.2002]).
    Ho invece qualche dubbio sull'”atmosfera” in cui ciò avviene nel libro; ritengo che si rischi di confondere e trattare allo stesso modo questioni che hanno un peso e uno statuto piuttosto diverso; ho riserve anche sull'”agenda” dei punti di dissenso, che mi pare un pochino datata.

    Sulla questione, citata a titolo d’esempio, della pena di morte, riporto il testo attuale del Catechismo perché non mi sembra che l’insegnamento odierno della Chiesa sia riportato con sufficiente precisione nel commento qui sopra né nell’estratto del testo citato nel sito di Antonio.
    “L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude … il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile … Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti … l’autorità si limiterà a questi mezzi … Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine … i casi di assoluta necessità di soppressione del reo ‘sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti’ [Evangelium vitae, n. 56]” (n. 2267).

    30 Maggio, 2007 - 13:02
  28. Luisa

    CARLO CARRETTO: uomo di Chiesa

    Il 4 ottobre 1988, a Spello, chiudeva la sua vita terrena fratel Carlo Carretto,
    “un cristiano a tempo pieno”, come lo ha definito il vescovo di Foligno.
    Riportiamo la limpida testimonianza di fede e di coraggio
    di questo uomo profondamente innamorato della Chiesa.

    “Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità! Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso, e nulla ho toccato di più duro, di più generoso, di più bello.
    Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure.
    No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te.
    E poi, dove andrei? A costruirne un’altra?
    Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò sarà la Mia Chiesa, non più quella di Cristo.
    L’altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale: “Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi non è più credibile”. Mi fa pena!
    O è un sentimentale che non ha esperienza e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di essere migliore degli altri.
    Nessuno di noi è credibile finché è su questa terra. San Francesco urlava: “Tu mi credi santo, e non sai che posso ancora avere dei figli con una prostituta, se Cristo non mi sostiene”.
    La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e del Cristo. Degli uomini è la debolezza e semmai la buona volontà di fare qualcosa di buono con l’aiuto della grazia che sgorga dalle vene invisibili della Chiesa visibile.
    Forse la Chiesa di ieri era migliore di quella di oggi? Forse che la Chiesa di Gerusalemme era più credibile di quella di Roma?”.
    (…)
    “Quando ero giovane non capivo perché Gesù, nonostante il rinnegamento di Pietro, lo volle capo, suo successore, primo papa. Ora non mi stupisco più e comprendo sempre meglio che avere fondato la Chiesa sulla tomba di un traditore, di un uomo che si spaventa per le chiacchiere di una serva, era un avvertimento continuo per mantenere ognuno di noi nella umiltà e nella coscienza della propria fragilità.
    No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una pietra così debole, perché ne fonderei un’altra su una pietra ancora più debole che sono io”.
    (…)
    “Ma poi c’è ancora un’altra cosa che è forse più bella. Lo Spirito Santo, che è l’Amore, è capace di vederci santi, immacolati, belli, anche se vestiti da mascalzoni e adulteri.
    Il perdono di Dio, quando ci tocca, fa diventare trasparente Zaccheo il pubblicano, e immacolata la Maddalena, la peccatrice.

    È come se il male non avesse potuto toccare la profondità metafisica dell’uomo. E’ come se l’Amore avesse impedito di lasciare imputridire l’anima lontana dall’Amore. “Io ho buttato i tuoi peccati dietro le mie spalle”, dice Dio a ciascuno di noi, e continua: “Ti ho amato di amore eterno, per questo ti ho riservato la mia bontà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine Israele” (Ger 31,3-4).
    Ecco, ci chiama “vergini” anche quando siamo di ritorno dall’ennesima prostituzione nel corpo e nello spirito e nel cuore.
    In questo, Dio è veramente Dio, cioè l’unico capace di fare le “cose nuove”.
    Perché non m’importa che Lui faccia i cieli e la terra nuovi, e più necessario che faccia “nuovi” i nostri cuori.
    E questo è il lavoro di Cristo.
    E questo è il lavoro divino della Chiesa.
    Volete voi impedire questo “far nuovi i cuori”, scacciando qualcuno dall’assemblea del popolo di Dio?
    O volete voi, cercando altro luogo più sicuro, mettervi in pericolo di perdervi lo Spirito?”.

    Fratel Carlo Carretto

    30 Maggio, 2007 - 14:19
  29. Brava Luisa, grazie.
    Io ne ho una versione con “detestabile” al posto di “contestabile”… ma fa lo stesso.
    Questo testo lo porto conservato nella mia borsa di lavoro e nella Bibbia.
    Per rileggerlo quando mi arrabbio un po’ con i miei vescovi.

    30 Maggio, 2007 - 17:18
  30. Lo spirito e il modo di esprimersi di Carlo Carretto è un limpido esempio di dissenso in comunione ecclesiale. Proprio quello che auspicherei sempre più presente nella Chiesa. Questa vedo come linea di speranza. Per il resto forse si tratta solo di capirsi meglio sui termini.

    30 Maggio, 2007 - 17:33
  31. Luigi Accattoli

    Si lega bene al bellissimo testo di fratel Carlo Carretto qui riportato da Luisa – “Lettera a Pietro” del 4 febbraio 1987, la versione giusta è “contestabile” e non “detestabile” – una riflessione sulla necessità di “accettare le debolezze della Chiesa” se non ci si vuole abbandonare alla bussola della propria superbia – riflessione svolta dal papa nell’udienza di oggi, dedicata a Tertulliano: “Dal punto di vista umano si può parlare senz’altro di un dramma di Tertulliano. Con il passare degli anni egli diventò sempre più esigente nei confronti dei cristiani. Pretendeva da loro in ogni circostanza, e soprattutto nelle persecuzioni, un comportamento eroico. Rigido nelle sue posizioni, non risparmiava critiche pesanti e inevitabilmente finì per trovarsi isolato (…) A me fa molto pensare questa grande personalità morale e intellettuale, quest’uomo che ha dato un così grande contributo al pensiero cristiano. Si vede che alla fine gli manca la semplicità, l’umiltà di inserirsi nella Chiesa, di accettare le sue debolezze, di essere tollerante con gli altri e con se stesso. Quando si vede solo il proprio pensiero nella sua grandezza, alla fine è proprio questa grandezza che si perde. La caratteristica essenziale di un grande teologo è l’umiltà di stare con la Chiesa, di accettare le sue e le proprie debolezze, perché solo Dio è realmente tutto santo. Noi invece abbiamo sempre bisogno del perdono”. La seconda parte di questa riflessione, dalla parentesi (…) in poi Benedetto l’ha svolta a braccio.

    30 Maggio, 2007 - 18:06
  32. Luisa

    Grazie, signor Accattoli, se non lo avesse fatto lei, avrei riportato io questa bella e profonda riflessione del Santo Padre , che ci mostra ,una volta ancora , la sua grande umiltà , apertura di spirito e lucidità.
    Luisa

    30 Maggio, 2007 - 19:33
  33. fabrizio

    Giusto un anno fa ero in cammino verso Santiago.
    Lì ho capito meglio che in tutti i (pochi) libri che ho letto che cosa significhi la comunione nella Chiesa e quale dovrebbe essere il senso del Magistero.
    Ognuno percorre il cammino con i propri tempi, dal ventenne che macina 40 km al giorno all’anziano che fa fatica a farne 10, c’è chi lo fa da solo, chi in gruppo. Ogni pellegrino ha la propria sensibilità e la propria consapevolezza di quello che sta facendo, ma comunque si è lì tutti insieme, un unico popolo in cammino verso la meta guidato dalle conchiglie che indicano la strada.
    Le conchiglie direzionali non vengono avvertite come un vincolo opprimente ma piuttosto rassicurano, confortano e danno la forza di proseguire anche quando la stanchezza sembra avere il sopravvento. Non ci sente sminuiti se ad ogni bivio la conchiglia indica dove andare, e d’altra parte non c’è nessuna barriera che ci impedisca invece di prendere una direzione diversa. Eppure non ho visto nessuno che decidesse di fare di testa propria e inventarsi un percorso alternativo.
    Non si va alla ricerca di chissà quale nuova via, ma si seguono le strade battute da secoli dai cristiani che sono venuti prima di noi, si calpestano le pietre già levigate non solo da San Francesco ma anche dal più anonimo dei pellegrini. Così la comunione si allarga a tutti i cristiani della storia.
    Questo, secondo me, significa essere Chiesa.
    Fabrizio

    31 Maggio, 2007 - 10:28
  34. effettivamente, quando cito malamente un testo sono proprio “detestabile”… scopro ora che anche nella mia lisa fotocopia della Lettera a Pietro di Carretto c’è in effetti “contestabile”…
    Colpa della mia memoria iper-polemica per principio e del mio scrivere di getto.
    Grazie Luigi per la precisione.

    31 Maggio, 2007 - 12:02
  35. Che bella immagine quella di Santiago! È certamente un modello di cammino in comunione ecclesiale, ma per grazia di Dio non l’unico (infinite sono le vie del Signore). Per esempio, io sono arrivato a Santiago dal mare, ma poi, con gli altri pellegrini, abbiamo celebrato tutti assieme senza discriminazione sui percorsi. A nessuno è vietato seguire strade battute da secoli, però senza la ricerca di nuove strade la creatività sarebbe defunta e la decadenza inevitabile. La comunione ecclesiale è molto, ma molto più ampia di un singolo cammino qualsiasi, per meraviglioso che sia.

    31 Maggio, 2007 - 13:16
  36. fabrizio

    D’accordo la creatività, ma la strada è una: “Io sono LA VIA, la verità e la vita”.
    La strada è il vangelo, e nel Vangelo c’è il mandato di Gesù agli apostoli e il potere di perdonare o meno i peccati.
    E poi i cammini di Santiago sono molto più di uno, credo almeno una decina, lo spazio per la creatività non manca.
    Ma con nuove strade inventate, con il fai da te, le probabilità di arrivare a Santiago sono molto poche.

    Certo che poi lì, una volta arrivati, non si fa discriminazione tra i percorsi, nella messa si fa festa per chi ha fatto 100 km come per chi ne ha fatti 1000…e a ben vedere c’è anche chi si fa portare in pulmann nel piazzale della cattedrale, e a messa viene comunque accolto a braccia aperte. Santiago è solo un esempio, prendiamolo come tale.

    31 Maggio, 2007 - 13:43
  37. lycopodium

    Ho letto il libro scritto a 4 mani con il Maggi. alla fine, nonostante alcune buone idee e belle pagine, mi è rimasta l’impressione che si voglia la conversione solo degli “altri”, anche se questi altri non sono gli “altri” cui in genere si pensa; è già così difficile convertirsi ogni giorno a Cristo, figuriamoci a colpi di marthellung.

    17 Giugno, 2008 - 19:27

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