Ultimo abbraccio a Orazio Petrosillo

Orazio Petrosillo, il collega del Messaggero colpito da ictus in Valle d’Aosta il luglio scorso mentre era lassù per seguire la vacanza del papa (vedi post del 6, 13, 24, 31 agosto), è morto in mattinata al Policlinico Gemelli di Roma. La notizia raggiunge noi giornalisti che siamo al seguito del viaggio del papa in Brasile il mattino presto, mentre facciamo colazione all’Holiday Inn di San Paolo, presi in gesti e faccende che abbiamo condiviso con Orazio in centinaia di occasioni. Aveva tre anni meno di me e lo conoscevo dai tempi della Fuci, cioè dal circa il 1970. Gli mando l’ultimo abbraccio e lo ricordo con una battuta che ebbe a dirmi in un albergo di Cracovia alcuni anni addietro, un giorno che venimmo a sapere della morte improvvisa della moglie di Henri Tincq, caro collega del quotidiano Le Monde. “Ma guarda il mistero della vita” mi disse allora Orazio dopo il commosso colloquio che avevamo avuto con Henri: “Da un momento all’altro puoi restare solo senza neanche il tempo di rendertene conto!” Allargo il mio abbraccio a Claudia e alle due figlie, loro hanno avuto un tempo lunghissimo per l’addio al marito e al papà. Possiamo immaginare la pena vissuta di questi mesi. Le aiuti a vincere il dolore la memoria della bravura umana e della fede di Orazio.

25 Comments

  1. forzajoseph

    Che perdita immensa! Non posso crederci, che Dio l’accolga subito tra le Sue braccia nella Sua Gloria!
    Ricordo con commozione infinita i giorni della morte di Giovanni Paolo II, quando le testate di tutti i canali televisivi si contendevano la sua qualificata presenza per parlare dei futuri scenari della Chiesa. Di essa Orazio ha sempre parlato come della mamma: che modello di fedeltà ed intelligenza. Da semplice laico studente della parrocchia di San Pio X alla Balduina (che lui frequentava) la prego, Luigi, di girare i sensi del mio dolore alla famiglia, che pur non mi conosce, come del resto non mi conosceva lui.

    Un lettore di Orazio addolarato e commosso

    PS: può farmi sapere dei funerali? Grazie mille

    11 Maggio, 2007 - 14:42
  2. antonio mannello

    Con la morte di Petrosillo abbiamo perso tutti un uomo giusto dal cuore grande e dal fervido intelletto. Mi aggiungo anch’io, sommessamente, a quanti ricordano Orazio in questa triste giornata. Lo conobbi tanti anni fa in Valle d’Aosta, assieme alla cara moglie Claudia. Sono vicino alla famiglia in queste ore tristi, alle due figlie Eleonora e Marta che ebbi il piacere di conoscere quando Orazio fu colto da malore. Sentirò molto la sua mancanza. Ma sono certo che qui in Valle, se il Papa tornerà, ci sarà anche Orazio a sostenerci ancora.
    Antonio Mannello

    11 Maggio, 2007 - 15:43
  3. Luigi Accattoli

    Benvenuto ad Antonio Mannello! Luigi

    11 Maggio, 2007 - 15:58
  4. antonio mannello

    Ringrazio dell’accoglienza il padrone di casa di cui mi onorano i saluti di benvenuto.

    11 Maggio, 2007 - 16:09
  5. FABRICIANUS

    Ciao Orazio, e grazie per la tua Testimonianza di Fede.
    E questa morte che ti colpisce mentre i tuoi colleghi sono al seguito del Papa, come spesso eri solito fare tu, è, permettetemelo, segno che continuerai a essere affianco ai tuoi colleghi e ai tuoi cari.
    Grazie Orazio.

    11 Maggio, 2007 - 18:07
  6. Entro in punta di piedi e saluto con molto affetto Orazio Petrosillo. Così come abbraccio la sua famiglia.
    Ne approfitto per fare una piccola riflessione, nata qualche tempo fa in Sicilia e che forse sarebbe piaciuta anche a lui: eravamo al cimitero a salutare i nostri morti, quando ad un certo punto mio padre si è avvicinato ad una tomba. C’era l’elenco dei titoli del defunto, dott. Avv.
    Non dimenticherò mai il moto di stizza che ha avuto mio padre: “Ma fammi il piacere – disse – ora che sei all’altro mondo ti porti pure il titolo?”. Credo faccia paio con una frase che Luigi ha scritto a 60 anni e dice più o meno così: quando me ne andrò via non vorrò possedere nulla, come nulla avevo il primo giorno.
    Ecco, penso che Orazio sarebbe contento di essere ricordato non tanto come un bravo professionista, ma forse – soprattutto? – come quello che è stato e appare da questo ricordo: semplicemente un brav’uomo. Che in questo mondo fottuto è già tanto. Un abbraccio, ovunque tu sia.

    11 Maggio, 2007 - 18:22
  7. Ce l’ho davanti agli occhi, in Polonia, all’Università di Varsavia, a tenere una lezione su San Massimiliano Kolbe. Orazio Petrosillo parlava dalla Cattedra ma, al tempo stesso, era tra gli studenti, con umiltà, senza ergersi a professore. Al termine della lezione (mi trovavo lì durante un viaggio sulle orme di Giovanni Paolo II) mi avvicinai e gli feci i complimenti. Mi strinse forte la mano. Disse che conosceva bene la mia terra, che in fondo un po’ assomigliava alla sua. Quando mi presentai, dissi il mio nome ma come accade sempre in questi casi, credo che lui l’avesse dimenticato subito. Fu così, allora, che mentre mi allontanavo, dopo esserci congedati, mi chiamo “collega” e mi fece omaggio del testo scritto che aveva letto. Essere chiamato collega da un maestro di giornalismo come Orazio Petrosillo mi riempù d’orgoglio all’inverosimile. Da allora, non l’ho più visto, se non in televisione. Ma conservo gelosamente il suo ricordo nel cuore e prego il Signore, dopo la purificazione del dolore fisico, di concedergli il meritato riposo tra i Santi.
    Orazio, ora che sei in Cielo, tra un’affacciata in San Pietro per vedere cosa fa il Papa e una nella tua casa, la tua Chiesa domestica, per vigilare sui tuoi cari, se puoi ricordati anche di noi, giovani giornalisti, e aiutaci a trovare, sempre e comunque, la forza e il coraggio di andare avanti in un mondo professionale sempre più difficile. Tu puoi perchè sei stato uno dei nostri maestri e sarai sempre uno di noi.
    Ciao Orazio, arrivederci in Paradiso (sempre che io ne sia degno come lo sei stato tu).
    Gianluca

    11 Maggio, 2007 - 18:25
  8. Luigi Accattoli

    Dal vescovo Michele Pennisi ricevo questo messaggio:
    Caro Dott. Accattoli, ho appreso da don Gianni Ambrosio Assistente dell’Università Cattolica della morte del nostro comune amico Orazio Petrosillo. L’ho conosciuto durante i miei studi alla Gregoriana: lui alunno del Seminario Francese ed io alunno del Capranica. Siamo rimasti amici. Ci siam visti per l’ultima volta a Roma durante l’Assemblea della CEI del maggio 2006 durante la quale mi ha fatto una lunga intervista per SAT 2000. In questi mesi gli sono stato vicino con la preghiera. Ora è Orazio purificato dalla sofferenza che ha completato ciò che nella sua carne mancava alla passione di Cristo, che prega per noi. La messa esequiale dalle prime notizie sarà martedì pomeriggio a S. Anselmo. + Michele Pennisi

    11 Maggio, 2007 - 20:00
  9. Luigi Accattoli

    Da Emanuele Roncalli ricevo questo messaggio:
    Caro collega, ho appreso ora la tragica notizia dell’addio di Petrosillo. Ho conosciuto Orazio durante alcune mie incursioni romane come inviato per L’Eco di Bergamo e in occasione di alcune partecipazioni a programmi televisivi. Ne era nata una sincera amicizia e anche una collaborazione professionale reciproca. Non conoscevo la famiglia – la moglie e le figlie – ma vorrei che tu estendessi a loro le mie condoglianze. Non trovo parole. Il mio cuore è colmo di tristezza. Di Orazio conserverò sempre un ricordo splendido, come uomo, come amico. Purtroppo se ne vanno sempre i migliori. Emanuele Roncalli

    11 Maggio, 2007 - 20:08
  10. Miriam Diez Bosch

    La scomparsa di Orazio è una notizia tristissima per il mondo dell’informazione religiosa. Si perde un maestro e tutti quelli che l’abbiamo avuto come collega, sia nel mondo giornalistico come nel campo universitario alla Gregoriana lo ricorderemmo con orgoglio e faremmo in modo di farlo conoscerlo alle nuove generazioni. Lo vidi per l’ultima volta a giugno del 2006 nel suo ufficio, era gentilissimo e coperto di libri e di giornali. Parlammo di tesi di dottorato di ricerca e della sua passione per la Sindone e la teologia, dell’Aiuto alla Chiesa che soffre, della mancanza di professionalità giornalistica nel campo religioso. Ci salutammo e pensai quanto ero fortunata di conoscerlo. Lo voglia salutare oggi con lo stesso sentimento: quanto sono fortunata di averlo conosciuto.

    11 Maggio, 2007 - 21:50
  11. Luigi De Pasquale

    Monopoli tutta sua città natale ricorda Orazio Petrosillo con grande affetto si stringe alla sua famiglia ai suoi cari ed è pronta all’ultimo saluto.
    Quel saluto che ogni mese di agosto o nelle fugaci presenze affettuosamente riceveva quando con quella sua imponente dolce personalità lo si vedeva camminare per il centro della piazza o nei vicoli del centro storico, e come un tam tam si diffondeva la notizia:…Orazio Petrosillo è quì a Monopoli.
    La sua Cara Madonna della Madia, nostra protettrice al suo arrivo lo accoglierà nel suo manto.
    A Lei il caro Orazio aveva una devozione infinita, immensa, eterna.
    Stasera il mio anche suo tanto amato parroco della Basilica Cattedrale Madonna della Madia Mons. Vincenzo Muolo lo ha ricordato in maniera commovente e nello stesso tempo da lasciar brividi sulla pelle: il caro Orazio è morto la vigilia della Madonna di Fatima.
    La Madonna che lui ha sempre cercato nei suoi approfonditi studi di capire, i suoi misteri, l’attentato a Giovanni Paolo II, quella pallottola deviata, esponendosi a giudizi e critiche.
    Ma voi tutti suoi collegi giornalisti sapete bene che Orazio non aveva peli sulla lingua.
    Ci sarebbero tante cose da dire ma voi amici cari collegi di lavoro lo avete apprezzato e conosciuto più di tanti altri.
    Purtroppo, come ricordava sopra Emanuele Roncalli se ne vanno via sempre i migliori ed Orazio và via nel suo silenzio lasciando dentro di noi un ricordo grande, indimenticabile un pezzo della nostra vita.

    11 Maggio, 2007 - 22:32
  12. fabrizio

    Mi unisco anche io al ricordo e alla preghiera per Orazio Petrosillo, e ripeto con fiducia: chi crede non è mai solo, non lo è nella vita e non lo è neanche nella morte.
    Fabrizio

    11 Maggio, 2007 - 22:52
  13. Francesca Benucci

    Mi unisco anch’io al saluto piu’ caro e affettuoso a un grande giornalista e a un uomo straordinario, aveva molte doti.. le migliori dal punto di vista giornalistico l’obbiettivita’, la chiarezza, la puntualita’ doti, per altro, mai ostentate ma sempre donate, come persona da qual lasciava trasparire dalla tv era un vero “gentiluomo” dote rarissima in questo nostro mondo moderno e nella tv di oggi.
    Vorrei ricordare alla sua famiglia le dolcissime parole che Sua Santita’ gli riservo’ non appena seppe del suo ricovero “dite a Petrosillo che prego per lui….” lo ripete’ ai giornalisti che stava incontrando a Les Combes ci teneva davvero che lui e i suoi cari ne fossero informati, in queste ore certo il pensiero e la preghiera non lo hanno lasciato solo, certo anche nel lontano Brasile gli ochhi di Benedetto si sono rivolti al cielo e dal suo cuore si e’levata una preghiera per lui , ancora il Santo Padre ha pregato per Petrosillo e questa volta certamente lui ha sentito immediatamente questa sua bella preghiera.
    Francesca

    11 Maggio, 2007 - 23:00
  14. Giancarlo

    Anch’io l’ho conosciuto, stimato; anch’io ho letto libri suoi (Vangelo in cronaca) trovandone spunti mai scontati; anch’io mi unisco nella commozione umana della morte e nella solidarietà della fede e della preghiera, per lui, per i suoi cari.
    Giancarlo

    12 Maggio, 2007 - 8:46
  15. Francesco73

    Un pensiero affettuoso a Orazio Petrosillo, ai suoi familiari e a quanti gli sono stati cari.
    Ci unisce a lui – ora – la comunione tra tutti i viventi in Cristo, e gli chiediamo davvero di intercedere per noi, insieme a tutti coloro che avrà già ritrovato e con i quali sarà grande gioia.

    12 Maggio, 2007 - 9:36
  16. Mi permetto di riportare alcuni editoriali che sono stati scritti per “Petrus” per ricordare la figura di Orazio Petrosillo.

    Un saluto ad Orazio, avrei ancora voluto chiedergli tante cose

    di Elisabetta Mancini

    CITTA’ DEL VATICANO – “I mass-media nel loro complesso vivono una crisi di identità provocata dal sempre più pesante condizionamento dei poteri economici che li hanno trasformati in un prodotto da vendere o un veicolo di messaggi pubblicitari. La conseguenza è una perdita di autonomia che si traduce in un drastico calo dell’inventiva e in un decadimento evidente della sensibilità nella scelta dei temi da proporre. In questa aggressione del commerciale, l’informazione religiosa, per la sua alterità, è la prima ad esserne condizionata e … alterata”. Così scriveva tempo fa Orazio Petrosillo ed è in questo modo che mi piace ricordarlo. Un pensiero critico ma costruttivo nei confronti di una professione che, purtroppo, sembra aver perso i controrni e il significato di un tempo. Era questo il suo pensiero poco prima del Giubileo del Duemila. Da allora poco è cambiato e, sicuramente, non in senso positivo. La sua era l’opinione di chi, nell’ambiente del giornalismo rappresenta un esempio, di chi questo ambiente lo ha frequentato per anni. Orazio è stato un maestro, un grande giornalista, con una profonda conoscenza e sensibilità per i “fatti d’Oltretevere”. Negli ultimi mesi – e non di rado, anzi con una “preoccupante” frequenza – mi è capitato di pensare “chissà cosa avrebbe scritto Orazio?”. Capitava spesso di chiamarlo, di chiedergli consigli o pareri quando ci si incontrava. Avrei voluto leggere le sue cronache dalla Turchia, i commenti alle polemiche che hanno accompagnato Benedetto XVI dopo il discorso di Ratisbona, il suo pensiero sul Papa e la Russia, la svolta del Viet Nam, i rapporti con la Cina, quelli con la Chiesa Latinoamericana, il viaggio in Brasile. Purtroppo Orazio non lo leggiamo più dallo scorso luglio, da quando era stato colpito da un ictus mentre si trovava in Valle d’Aosta per seguire il Papa nel periodo di ferie estive. Un vero peccato per noi colleghi e per chi dal lavoro di Orazio, si informava sui “fatti vaticani”.

    Quella volta che cenai con Petrosillo parlando della nostra Puglia, di calcio e belle donne

    di Bruno Volpe

    CITTA’ DEL MESSICO – Addio caro Orazio, tu pugliese di Monopoli, io di Bari: ci dividevano 35 chilomentri di mare Adriatico e di ulivi. Che semplicità, che stile, che competenza, che gran signore! Racconto un aneddoto. Durante la visita del Papa a Cracovia, alla fine di una giornata stancante, Orazio, che conosceva Cracovia come le sue tasche, volle andare a cenare nel quartiere ebraico Kazimiersky della città.Al tavolo eravamo seduti io, Andrea Tornielli, Luigi Accatoli, Pietro Ingrao e la collaga polacca Ilona Malysz. Con il candore di un bambino, Orazio Petrosillo si rese conto, dalla mia pronuncia, che ero della sua, della nostra terra, e snocciolò tutte le formazioni del Bari e del Monopoli degli anni ‘50 a memoria, celebrando il suo passato di giornalista sportivo, che pochi conoscono, alla redazione pugliese de “il Tempo”. Per un caso curioso, il sottoscritto iniziò la sua carriera nella stessa redazione qualche anno dopo. Durante la cena, tra le risate di Tornielli, altro gentiluomo, e del più introverso Accattoli, Orazio sorprese tutti per la sua verve: paragonava le donne polacche di un tempo a quelle di oggi con fare nostalgico. Un commensale gli disse: “Non è tema proprio curiale…”, e lui, serafico, rispose: “Il libro della Genesi dice che Dio li creò uomo e donna, quindi anche la donna è importante, soprattutto qui in Polonia”. Anche questo era Orazio Petrosillo, amico e gentiluomo.

    Addio Orazio, maestro di Fede e di giornalismo

    di Angela Ambrogetti

    CITTA’ DEL VATICANO – “Ad Angela con affetto e con l’augurio che tratti sempre come notizia di oggi la Buona Notizia di sempre. Orazio”. E’ scritto così sulla prima pagina del libro di Orazio Petrosillo che oggi ci ha lasciato. E’ il più bell’insegnamento professionale che ho avuto da lui che dal 1989, quando ci siamo conosciuti, ad oggi di cose me ne ha insegnate tante. Giornalista, amico, uomo di fede. Nel libro “Vangelo in Cronaca” ha raccolto le riflessioni per le letture del ciclo dei tre anni liturgici che ha pubblicato sul suo giornale, “Il Messaggero”. Lo ha dedicato a Claudia, la moglie, e alle figlie Eleonora e Marta. Ma io sento che è rivolto a me che ogni tanto leggo qualche stralcio. I titoli sono da prima pagina. Una dote speciale. Del resto, è sua la definizione di papa Benedetto come “grande innamorato”. Frase da titolo, come quello del pezzo per La Liturgia del 2 novembre. La morte: baratro, muro, ponte o soglia di un incontro? E’ l’unica cosa certa, ma viviamo come se non ci riguardasse per nulla. Eppure, paradosso dei paradossi, il pensiero della morte aiuterebbe a viver meglio. La morte come confine, soglia, porta. C’è da avere più paura di una vita sbagliata che di qualsiasi tipo di morte. La liturgia di oggi è senza lacrime perché non è memoria di una lacerazione, ma profezia di una comunione con Dio e con coloro che ci hanno preceduto. “Ammettili a godere la luce del tuo volto”. “Godere Dio, la pienezza della Vita, è il senso di ciò che ci attende”. Grazie Orazio! Ci sarebbero tanti motivi per dirti grazie dopo tanti anni di amicizia, tante chiacchierate, tante interviste, tanti insegnamenti, tanta solidarietà con me in momenti difficili, ma il grazie più grande è perché hai voluto essere mio amico, alla luce della “Buona Notizia di sempre”!

    Adesso Orazio scrive per il Paradiso

    di Gianluca Barile

    Caro Orazio, lo so: la tentazione era troppo forte per resistere! E così, dopo esserti perso i primi viaggi del Papa all’estero dopo anni di onorata carriera da vaticanista, questa volta, in Brasile, hai deciso di esserci. Così, hai preso il volo; un attimo di sosta faccia a faccia con il Signore che hai sempre amato tanto, la giusta ricompensa del Paradiso e via, dritto, anima e cuore, a San Paolo, a vegliare, taccuino alla mano, su Benedetto XVI, il Pontefice che tu hai mirabilmente definito “innamorato di Cristo”. Di nuovo c’è che non hai dovuto fare nessuna domanda di accredito in Sala Stampa per partecipare agli eventi papali, né hai dovuto prendere un aereo. E’ stato compito degli Angeli condurti in America Latina sulle orme del successore di Pietro. Penso che a quest’ora, dopo 10 mesi di Ospedale, tu abbia una gran voglia di scrivere, di parlare del calore con cui è stato accolto “Bento XVI” dai brasiliani, di farci sentire l’atmosfera e respirare l’aria del Paese visitato da Joseph Ratzinger. Purtroppo, non è possibile. Sì, tu vivi, ora più che mai, ma in un’altra dimensione, dove noi non possiamo né vederti, né sentirti. Ma ci rimangono il tuo ricordo di persona perbene, di marito e padre esemplare, di giornalista instancabile, di scrittore appassionato e di profondo e fervente cristiano. Sai, Orazio, ho ancora davanti agli occhi la scena di te, in Polonia, all’Università Cattolica di Varsavia, impegnato a tenere una lezione su San Massimiliano Kolbe. Parlavi dalla Cattedra ma, al tempo stesso, eri tra gli studenti, con umiltà, senza ergerti a professore, da vero maestro di umanità. Al termine della lezione (mi trovavo lì durante un viaggio per conoscere i luoghi di Giovanni Paolo II) mi avvicinai e, timidamente, ti feci i complimenti. Non ci eravamo mai incontrati prima. Mi stringesti forte la mano. Dicesti di conoscere bene la mia terra, la terra di Salerno, perchè in fondo un po’ assomigliava alla tua, la terra di Monopoli. Quando mi presentai, pronunciai il mio nome, come si conviene, ma come accade sempre in questi casi, credo che tu l’abbia dimenticato subito. Fu così, allora, che mentre mi allontanavo, dopo essermi congedato da te, mi chiamasti “collega” e mi facesti omaggio del testo scritto che avevi appena letto con una breve ma significativa dedica. Essere definito collega da un maestro di giornalismo come Orazio Petrosillo mi riempì d’orgoglio, me ne andai fiero di me. Da allora, non ti ho più visto, se non in televisione. Ma conservo gelosamente il tuo ricordo nel cuore e prego il Signore di concederti il meritato riposo tra i Santi. Ma accidenti, Orazio, i tuoi articoli dal Vaticano ci mancheranno! Due più di tutti vorrei leggere adesso che sei volato in Cielo: quello sul viaggio di Papa Benedetto in Brasile, che immagino tu abbia già scritto, da giornalista di razza quale sei, per i lettori del Paradiso; e la cronaca del tuo incontro con Gesù e Maria, che con le tue riflessioni sul Vangelo, dalle pagine del Messaggero, hai contribuito a farci amare e a conoscere sempre di più. A corredo di questo Editoriale, pubbloico una foto che ti ritrae intento a guardare in alto. Perchè da buon giornalista cristiano, è sempre lì, verso il Cielo, l’infinito, che hai condotto i tuoi lettori. Beh, che dire “collega” Orazio? Ciao, grazie di tutto e buon lavoro in Paradiso.

    12 Maggio, 2007 - 10:36
  17. Maria Grazia

    Le mie più sentite condoglianze alla famiglia ed ai colleghi giornalisti.
    Ci mancherà moltissimo,caro Orazio!
    Maria Grazia

    12 Maggio, 2007 - 10:50
  18. Luigi Accattoli

    Un benvenuto in ritardo ma caloroso a Miriam Diez Bosch e Luigi De Pasquale: essendo in Brasile per il papa non riesco a essere puntuale nell’accoglienza degli ospiti. Ho conosciuto Miriam ultimamente durante un incontro alla Gregoriana e Luigi De Pasquale aveva già inviato un messaggio per Orazio la scorsa estate.

    Un saluto anche a Bruno Volpe, riportato qui da Gianluca e un ritocco al suo ricordo della cena di Cracovia, che era stata “organizzata” dal creativo collega polacco Miroslaw Ikonovic detto Miro: con noi a tavola non c’era – ovviamente – Pietro Ingrao, ma il meno invadente Ignazio Ingrao vaticanista di “Panorama”. Luigi

    12 Maggio, 2007 - 13:33
  19. fabio isman

    Grazie, caro Luigi, per tutto quanto fai, ad onore e nel ricordo di un collega che, a tutti noi de “Il Messaggero”, è stato carissimo, e per me amico dei più saldi. E grazie anche a tutti quanti hanno testimoniato, qui, alcune delle tante, tantissime virtù che Orazio possedeva ed a molti, con una generosità davvero incredibile, ha saputo elargire.

    Ci rivedremo martedì a Sant’Anselmo. Con gli occhi umidi; ma forse, per chi ha il dono della fede, con qualche intima certezza. E per gli altri, soltanto con pensieri che spero assai profondi, e testimonianze, di certo assai vissute.

    Fabio

    13 Maggio, 2007 - 18:08
  20. VERONICA DIOMEDE

    Un caro saluto, pieno di fede e di commozione allo stesso tempo, anche da parte dei miei genitori, iniseme ai quali ho seguito nel tempo il suo commento al vangelo su Il Messaggero e nei suoi interventi in occasione della morte di Giovanni Paolo II. In realtà il nostro affetto alla persona di Orazio Petrosillo, per me come un papà, e per i miei genitori come un fratello, è legato in modo particolare al fatto che mia nonna, la madre di mio padre, anch’ella di Monopoli, e che è tornata alla casa del Padre da quasi vent’anni, portava il cognome di Petrosillo. E’ pur vero che il cognome Petrosillo appartiene a tantissime famiglie di Monopoli. In questi anni ci siamo anche chiesti se ci poteva essere un legame di parentela alla lontana, ma non ci eravamo cimentati in questa ricerca in modo costante e continuativo. Quando abbiamo saputo della morte di Orazio ci è sembrato di aver perso una persona veramente di famiglia. Ma sono certa che al di là di ogni legame di sangue, la fede nel Signore Gesù Morto e Risorto è capace di creare vincoli di comunione e di amore al di là delle nostre possibilità umane.
    Rinnovo, e questa volta a nome di tutta la famiglia, la nostra vicinanza con la preghiera alla famiglia Petrosillo.

    13 Maggio, 2007 - 19:44
  21. Luigi Accattoli

    Un benvenuto a Fabio, da collega a collega! Riferiva uno dei visitatori, Gianluca, d’aver visto ieri sul Messaggero, a pagina 31, una menzione dei messaggi in memoria di Orazio apparsi in questo blog: se l’iniziativa è tua te ne ringrazio e ti chiedo di ringraziarne il direttore. Di più non dico perchè non vedo giornali italiani da quando sono in Brasile. Luigi

    13 Maggio, 2007 - 20:19
  22. fabio isman

    Caro Luigi,

    Gianluca si riferiva, evidentemente, al “pezzo” pubblicato nella pagina dedicato ad Orazio, e preparata – peraltro – qualche giorno prima. Per spiegare quanto fosse conosciuto ed apprezzato, ho estrapolato, citando il blog e non i singoli intervenuti, un paio di commenti che, quando Orazio stette male, qualcuno aveva scritto sul tuo blog, in quanto mi sembravano costituire una buona e indicativa esemplificazione. In queste cose, i Direttori c’entrano poco: in particolare, quel pezzo che ho scritto, in modo totalmente autonomo come sempre, rifletteva l'”humus” dell’intera Redazione. O, almeno, questo si prefiggeva.

    Me ne sono occupato io, forse perché con Orazio avevo condiviso l’ultima Sede vacante. O forse, e ancor di più, perché la nostra amicizia era davvero assai stretta, e di lunga data. E anche per questo, se possibile, mi mancherà ancora di più.

    Un forte abbraccio e ben tornato

    Fabio

    14 Maggio, 2007 - 8:17
  23. Andrea Zambrano

    Anche io mi unisco al dolore della famiglia e degli amici più cari per la perdita del collega Petrosillo. Che la Vergine Addolorata lenisca la loro sofferenza e presenti al Signore questo uomo serio, umile e ardente nella fede: era il modo in cui si lasciava conoscere dai suoi articoli
    a.z.

    14 Maggio, 2007 - 11:54
  24. Ricordo con stima la figura di Orazio Petrosillo che nutriva particolari interessi verso la Sindone. Quando nel 2002 venne effettuato l’intervento tessile, tanto elevato era il suo amore per essa e così grande il desiderio di protezione per quella che lui considerava senza dubbio la più importante reliquia della cristianità, che non ci pensò molto a redigere quell’articolo su “Il Messaggero” che destò non poche polemiche ed anche il risentimento del Custode Pontificio. Secondo quest’ultimo, Orazio fu troppo precipitoso nel dare la notizia, rischiando di screditare l’autorità della commissione diocesana per la Sindone. Vi fu poi una conferenza stampa a Torino dopo la quale il card. Poletto ci fece il magnifico regalo di farci vedere la Sindone e per Orazio fu l’ultima volta, ma non lo poteva immaginare.
    Dopo due giorni vi fu un’altra conferenza stampa a Roma alla quale lui partecipò non per dissentire contro l’autorità ma per testimoniare obiettivamente, da vero giornalista, la carenza di informazioni che aveva circondato la vicenda delle operazioni tessili fatte in maniera forse troppo in gran segreto in una semplice sala, mentre già solo per operare una persona qualsiasi si utilizzano sale operatorie ad alta tecnologia. Da questo punto di vista, a torto od a ragione, rivelò comunque il coraggio di esprimere quello che veramente pensava. Il suo libro “La Sindone da contemplare”, pubblicato dalla Elledici nel 1998 resta secondo me il suo testamento per quanto riguarda il capitolo “Sindone”. Una fede senza le opere che fede sarebbe? Orazio ne ha dimostrata tanta anche con i fatti. Il suo esempio ci deve far riflettere.
    Michele

    14 Maggio, 2007 - 13:55
  25. Luigi Accattoli

    Grazie Michele e benvenuto nel blog.
    A Fabio Isman. Quando siamo saliti sul B777 dell’Alitalia a San Paolo del Brasile, ieri sera, ho trovato il Messaggero insieme agli altri quotidiani italiani e ho letto il tuo e gli altri articoli – caldi nella partecipazione – e mi sono goduto la bella foto che avete messo: dice bene il carattere comunicativo e vitale di Orazio.
    Riferisco tre battute della conversazione con i colleghi.
    Franca Giansoldati, che ha preso il posto di Orazio al Messaggero: “Le redazioni sono spesso delle ceste di vipere e invece al giornale tutti lo amano, tutti piangono per lui. Anche gli anticlericali storici che avevano sempre da battagliare con lui”.
    Patricia Karen Thomas (Ap-Reuters Pool Tv): “E’ stato il primo a parlarmi quando ho iniziato questo lavoro e tutti mi snobbavate”.
    Alexei M. Boukalov (Itar-Tass): “Parlare con lui ti riempiva la giornata, fosse anche solo per scherzare”.
    Saluti a tutti. Luigi

    14 Maggio, 2007 - 16:29

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