Un bacio a Nosheen e due a Shanaz

Uccisa dal marito con il lancio di un mattone – dunque praticamente lapidata – mentre cercava di salvare la figlia dalla violenza del figlio: Shanaz – figlia del Pakistan e dell’Islam – è una martire della dignità della donna. Due baci a lei come si addice ai martiri. Con la sua vita Shanaz forse ha salvato Nosheen: a lei un bacio che la sostenga nella sua vocazione di donna libera e l’aiuti a riprendere l’avventura dei vent’anni e a non perdere il vivo lume degli occhi con cui oggi ci guarda dai giornali, nella carezza del velo. Un giorno forse quel lume potrà ammansire un uomo.

29 Comments

  1. tonizzo

    Peccato che i tg abbiano accuratamente evitato di dire di che religione fosse questa povera disgraziata, colpevole solo di voler vivere da occidentale. Il problema di integrare l’Islam c’è e va affrontato. Ma noi, in nome di una società fintamente laica (salvo che coi preti) e fintamente tollerante (salvo che coi cattolici) non lo facciamo.
    Poi vai a un colloquio di lavoro e l’interlocutore sottolinea: “Lei è di formazione cattolica? Come mai?”. Perché, bestia, ti sembra anormale questo?

    5 Ottobre, 2010 - 12:40
  2. Francesco73

    L’ultimo capoverso di Tonizzo mi strappa un sorriso, dopo un post che racconta di una vicenda davvero triste.

    5 Ottobre, 2010 - 13:27
  3. mattlar

    Tonizzo, non è chiaro se vuoi che si dica o vuoi che non si dica la religione di appartenenza. Forse ho capito male, ma a quanto leggo, nel caso dell’islam si dovrebbe dire; nel caso del cristianesimo, la domanda in un colloquio di lavoro pare inopportuna.
    Insomma, si capisce che ci sono i buoni e i cattivi, ma non è chiaro quali sono le parti…

    5 Ottobre, 2010 - 13:57
  4. Francesco73

    🙂
    Mi sa che Tonizzo ci segnalava lo stupore un pò discriminatorio dell’intervistatore.
    D’altra parte, da dipendente di azienda, ho anche io la sensazione che il cristianesimo non vada proprio per la maggiore in certi ambienti.
    🙂

    5 Ottobre, 2010 - 15:33
  5. discepolo

    Un bacio va bene .. ma io se fossi la ragazza pakistana ridotta in coma dal padre e dal fratello non mi accontenterei di un bacio e di tante buone intenzioni… non sentimentali baci e sospiri per ragazze musulmane massacrate ma opere concrete!!!! basta col buonismo!
    MC

    5 Ottobre, 2010 - 15:50
  6. discepolo

    “il sindaco di novi , Luisa turci, pd, conosce bene Khan Butt, saldatore” persona che si relazionava con la comunità” Pure il preside dell’istituto frequentato dalla ragazza descrive l’uomo come “capace di ascoltare e farsi convincere”..ma fra le mura di casa la musica era diversa. madre e figlia , come conferma il sindaco, si erano rivolte ai servizi sociali , denunciando un disagio domestico” e i servizi sociali che hanno fatto ???’ Boh!!!
    Ehi! Sveglia! la bontà senza un minimo di intelligenza, l’accoglienza indiscriminata, la superficialità, la fretta con cui eticchettiamo tutti come brave persone, il fastidio di dover ammettere che non tutto va per il meglio. e la fatica ( perchè costa fatica) di dover imporre le proprie regole civili in manierea forte e senza tentennamenti o buonismi…troppa fatica!
    una donnna è morta e una ragazza è in coma . ma credete che qualcuno farà autocritica? figuriamoci!
    e chi poteva aspettarselo? tutti diranno, già, chi ?
    MC

    5 Ottobre, 2010 - 16:05
  7. Leonardo

    Se noi, che crediamo nella Trinità (cioè nell’Amore) e abbiamo i Sacramenti, facciamo così fatica a voler bene agli altri, è del tutto realistico aspettarsi che chi non ha la vera fede (e crede in un Dio solitario che non può amare nessuno perché, appunto, c’è solo lui) sia mediamente ancora più cattivo: Mediamente, si capisce: ci sono anche cristiani cattivissimi (come me per esempio) e potrebbe forse esserci anche qualche musulmano buonissimo; ma sui grandi numeri non credo di sbagliare.
    Conclusione: discepolo ha ragione, il buonismo è stupido, stupido, stupido.

    5 Ottobre, 2010 - 16:37
  8. tonizzo

    Francesco73: sono contento di rivederti, tanto per cominciare. E dico che hai perfettamente interpretato il mio pensiero.

    Mattlar: a te sembra normale che in Italia ti facciano rilevare la formazione cattolica? Perché, i cattolici sono gente retrograda e pericolosa?

    Leonardo & Discepolo: il falsamente laico e il falsamente tollerante di cui parlavo sopra possono ben compenetrarsi con lo stupido buonismo.

    Ora ve ne racconto un’altra: colloquio di lavoro per un’importante azienda che non diciamo chi è. Commissione esaminatrice, ossia forma di vita con 12 gambe e nessun cervello.
    Esordisce la “capa”: “Buongiorno, vedo che lei è laureato in legge con una tesi in diritto canonico. Scusi, come mai lei è laureato in una cosa che non c’entra niente con la legge?”.

    A voi la scelta fra le tre risposte:
    1. Antani come se fosse sbiriguda li mortacci tuoi e del diritto;
    2. Scusi, ma Diritto Canonico è materia di Giurisprudenza;
    3. Mavafallantocù… (nota espressione augurale scozzese che implica un sano ripensamento delle proprie opinioni).

    5 Ottobre, 2010 - 17:17
  9. Leopoldo

    Questo del buonismo è diventato un luogo comune così banale che non vale neppure la pena di parlarne. Quanto all’idea secondo cui i non cattolici sarebbero mediamente più cattivi, penso che sia sbagliata.
    A proposito, la donna che ha salvato la figlia da morte certa, di che religione era?

    5 Ottobre, 2010 - 18:00
  10. mattlar

    Caro Tonizzo,
    a me non sembra così discriminante ricevere la domanda se si è cattolici o meno. E soprattutto, nella domanda “Lei è di formazione cattolica? Come mai?”, l’unica cosa veramente assurda mi sembra la seconda parte… Cosa si immagina che uno risponda?
    In un colloquio di lavoro, in astratto, essere cattolici è una caratteristica neutra. Se fai un colloquio per commesso in un locale a luci rosse, forse può essere considerato male (ma mi chiedo se il colloquio sia quello giusto per te. Se invece fai un colloquio in una piccola società in cui serve spirito di iniziativa, di collaborazione e di servizio, probabilmente “essere cattolico” può essere una discriminante positiva. E molte volte lo è. Di sicuro aver fatto parte dell’associazionismo cattolico porta spesso numerosi vantaggi.
    Non penso affatto che i cattolici siano gente retrograda e pericolosa! Ci mancherebbe: sono fiero di essere credente e se – per caso – un imbecille ritiene che sia un punto a sfavore, peggio per lui. E meglio per me che ho l’occasione di allontanarmi da un posto che mi è del tutto alieno. Ce ne sono centomila altri dove sicuramente rendo un servizio migliore al Signore e alla società.

    5 Ottobre, 2010 - 18:50
  11. Luigi Accattoli

    A Tonizzo e Mattlar. Alla Repubblica e al Corriere della Sera essere cattolico non era promozionale. Ma andava bene se eri il vaticanista. Gianluigi Melega, redattore capo del politico nella Repubblica nascente (1976) una volta mi presentò così a degli ospiti: “Abbiamo un ottimo vaticanista, ma il guaio è che lui ci crede!”
    Un’altra volta lo stesso Melega – che è un uomo schietto: dopo Repubblica andò a dirigere l’Europeo e poi fu parlamentare radicale e oggi fa lo scrittore – così mi citò in una ciarla redazionale nella quale ci si chiedeva “tu da chi ti lasceresti intervistare” [e si intendeva “tra i colleghi qui presenti”]: “Io mi fiderei di Accattoli perchè lui è un vero cattolico”.

    5 Ottobre, 2010 - 19:48
  12. tonizzo

    Io sono fiero con te, Mattlar, di essere credente e mi auguro di poter morire cattolico. Il problema è che ho sempre incontrato idioti che mi sono venuto a chiedere come mai lo fossi. E questo, specialmente rispetto a un paese come l’Italia che ha paesi intitolati a Santi e Madonne, mi fa rabbrividire.

    5 Ottobre, 2010 - 19:49
  13. tonizzo

    Luigi: ahahaha, ma è quel “promozionale” associato a “cattolico” che è secondo me, tristemente, segno dei tempi.
    Me ne fotto: ho fatto una tesi in diritto canonico sulle confraternite, sta ancora scritto nel CV. Me ne fotto il doppio se a qualcuno dà fastidio.

    5 Ottobre, 2010 - 19:51
  14. mattlar

    Trovo tutte queste considerazioni molto interessanti. In fondo, Luigi, l’Italia del 1976 forse era diversa da quella di oggi (non conosco la risposta). Io stesso devo dire che 10 anni fa ci tenevo che nel mio curriculum vitae spiccasse il fatto che fossi credente e cattolico. Così nella sezione “altri interessi” precisavo che svolgevo attività di associazionismo oppure che mi interessavo di letture per approfondire la mia fede. E ricordo precisamente che quando presentai il CV questo fu notato e sottolineato (con rispetto): e fui ammesso. Una volta invece dovevo presentare il cv per una collaborazione stabile in una università romana, non pontificia, ma comunque cattolica, e mi fu suggerito espressamente di mettere “qualcosa di cattolico” nel cv. Così, mi confrontai con il cv del mio collega e vidi che lui aveva scritto di aver svolto volontariato con le suore di madre teresa. Io confermai la mia versione, di cui vi ho raccontato.
    Ricordo di aver letto una volta il CV di Giovanni Bachelet (forse nel sito? – e comunque nel suo caso specifico forse non c’è neanche bisogno di leggere il cv) ma mi colpì (ovviamente in positivo) che scriveva di far parte del consiglio pastorale della sua parrocchia (apparentemente cosa del tutto estranea alla sua specializzazione di fisico… o no?). Non credo che nessuno abbia mai pensato di dire qualcosa (se ci legge, lo prego di perdonarmi e gli chiedo conferma/smentita o precisazioni).
    Di contro, ricordo una volta una grande difficoltà quando in un concorso pubblico, nella prova di lingua inglese, mi chiesero di commentare un articolo che parlava del rapporto della chiesa con l’omosessualità. E mi chiesero (in lingua) di commentare cosa pensassi della posizione della chiesa sulla omosessualità. Lì mi trovai in difficoltà. Ma, comunque, spiegai che l’articolo così come era impostato era semplicistico; che non nella chiesa cattolica non si pratica la caccia alle streghe; che la posizione della chiesa è più complessa di quanto la vulgata non voglia far apparire. Però ammetto di aver avuto qualche difficoltà. E di aver trovato fuori luogo la domanda…

    5 Ottobre, 2010 - 20:08
  15. mattlar

    Peraltro, se uno conosce il diritto ed ignora l’importanza del diritto canonico è un poveretto…

    5 Ottobre, 2010 - 20:11
  16. mattlar

    Infine (e chiudo), ricordo che quando stetti per un lungo periodo in Germania, dovetti registrarmi alla “questura”. Tra le domande del formulario, c’era anche quella della religione, se cattolico romano, luterano, non ricordo che altro…
    La domanda mi infastidì molto e la trovai davvero inopportuna, discriminatoria e offensiva. Così ne parlai con amici tedeschi i quali si stupirono sinceramente di questa mia indignazione, perché per loro era la cosa più normale del mondo.
    E in effetti – laddove si sia veramente laici ovvero non ci siano pregiudizi, né in positivo, né in negativo – non trovo che ci sia niente di male a chiedere e sapere quale religione professi il nostro interlocutore. In fondo, mi fa capire meglio con chi sto parlando, magari ci sono delle attenzioni in più da dare oppure dei comportamenti da evitare oppure non so… però la sensibilità urticante di cui stiamo discutendo l’ho trovata solo in Italia e sinceramente penso che non ci sia tutto questo motivo di impensierirsi.
    Come dimostra il caso di Luigi, al massimo, al momento ti assumono e ti fanno fare cose cattoliche ma dopo qualche anno certamente ti riabilitano !!! Anzi ! Secondo me non c’è niente di cui irritarsi: anzi, è un motivo in più per noi per convertirci in modo tale da essere credibili… quello che affermiamo poi lo dobbiamo provare… a questa idea un po’ tremo…

    5 Ottobre, 2010 - 20:18
  17. Leonardo

    Roman Catholics do it better.
    Questa è la verità!

    5 Ottobre, 2010 - 20:49
  18. Marco

    Non so per quanto riguarda i vaticanisti e i giornali però la propria appartenenza religiosa è un dato sensibile che può essere rivelato solo con il consenso di chi lo rivela.
    Mi stupisco che durante un colloquio di lavoro sia posta una domanda del genere. Si tratta quasi di violazione della 196/03 perché colui che sta sostenendo il colloquio si trova costretto a rispondere per non apparire scortese dicendo: “Questi sono fatti personali” e perdere il lavoro.

    5 Ottobre, 2010 - 20:53
  19. roberto 55

    Non per vantarmi, ma Leonardo (v. post delle ore 20.49) ha perfettamente ragione !
    Scherzi a parte, essere credenti e praticanti, in certi ambienti “aziendal-manageriali” (lavoro in una grande azienda e parlo per esperienza), non “fa figo”.

    Buona notte a tutti !

    Roberto 55

    5 Ottobre, 2010 - 21:06
  20. Voglio esprimere la mia vicinanza e solidarietà a Tonizzo.
    Capisco perfettamente la sua rabbia.
    Ciò che racconta rappresenta perfettamente il livello di ignoranza culturale ed umana della maggior parte di quelle amebe che (e poi si dovrebbe aprire una parentesi sul “come”…) divenute “esaminatori” fanno sfoggio di quanto di peggio l’umanità possa esprimere.
    Esprimo per te l’augurio e l’auspicio che arrivi subito il tuo momento. Tu continua a essere ciò che sei ed a “testimoniarlo”.
    E se proprio del caso, quando il buongiorno si vede dal mattino come nel caso che raccontavi non tirarla per le lunghe e rispondi con la risposta N° 3.
    Anche quella è testimonianza.

    6 Ottobre, 2010 - 7:06
  21. Leopoldo

    Siamo partiti da Shanaz e Nosheen e siamo arrivati, come spesso accade, a guardarci l’ombelico. Io ho qualche difficoltà ma solo perché ho la pancia.

    6 Ottobre, 2010 - 7:29
  22. Francesco73

    Mi capita di fare dei colloqui, dalla parte dell’intervistatore.
    Scherzi a parte, mai mi sognerei di chiedere a una persona se crede o meno, in quale Dio, se ha questa o quella opinione politico-culturale, che orientamento sessuale abbia, se sia sposata o fidanzata.
    Tutto questo, a meno che non lo dica o lo scriva sul CV il diretto interessato.
    Poi, la conversazione spesso porta a tali argomenti, ma sempre nella forma di una libera chiacchierata, non certo di un domanda-risposta.
    Non scherziamo.
    Qui si tratta di professionalità.

    6 Ottobre, 2010 - 7:59
  23. Tra le persone di fede islamica,
    sono tante le persone che cercano
    di sviluppare il rispetto e la dignità della persona.

    Il tradizionalismo aggressivo e omicida
    non è una esclusiva
    delle persone musulmane.

    Ieri come oggi
    accade parimenti nel cristianismo,

    magari oggi noi cristiani ci siamo persino evoluti,

    non accettavamo la libertà di pensiero,

    non accettavamo che le donne potessero votare,

    ci volle una apposita legge in Italia per impedire che le donne nel momento che si sposavano non potessero essere licenziate.

    Voi uomini dalla memoria corta,
    non riuscite affatto a ricordare,
    la vostra memoria è con l’halzeimer galoppante,

    ma fino ancora agli anni 60/70,
    era esecrabile che una donna lavorasse,
    “toglieva il lavoro agli uomini”

    ma veramente non ricordate ????

    Già come come oggi contro i bengalesi, i rumeni, i pachistani, gli italiani del nord frontalieri .

    Ancora oggi in industrie prettamente a manodopera femminile
    persino nel nord della virtuale Pagania,
    le donne prendono la metà dello stipendio dichiarato sul cedolino.

    Gli imprenditori? cattolici, quelli dalle radici cristiane…

    Senza parlare di quei dirigenti che hanno riscoperto la religione cattolica,
    magari grazie ad un corso neocatecumenale che ha ridato loro identità,
    e ammorbano il prossimo con prediche infinite anche sul posto di lavoro,
    senza aver loro stessi cambiato in nulla, anzi continuano a passare sulla testa
    di colleghi e personale,
    certo
    poi sono presi in giro dietro le spalle dai loro stessi colleghi dirigenti,
    e quante se ne sentono.

    NON credo ai puristi cattolici.

    In troppi con la puzza sotto il naso.

    Ecco perchè i conti non mi quadrano… vedo, quindi parlo…

    6 Ottobre, 2010 - 8:26
  24. tonizzo

    Leonardo: oh, yeah!

    Francesco73: Guarda, quella del posto fisso è un’idea che ho superato. Del resto, è inadatta a un’era così liquida come questa. I miei guai sono finiti quando ho smesso di ritenermi uno “sfigato” disoccupato e ho cominciato a pensare di essere un libero professionista. Dopodiché, con l’aiuto di Dio (che mi guarda costantemente le spalle come le guarda a tutti noi, del resto), mi sono preso le mie brave collaborazioni ed eccomi qua, libero da orari d’ufficio, redazioni, capace di inventarmi ogni giorno il lavoro che mi piace. E siccome lavoro chiama lavoro, diventa un circolo virtuoso.
    D’altra parte, un avvocato o un idraulico o un elettricista mica hanno lavoro per legge. Se sono bravi si trovano i clienti, sennò ciccia. Io faccio lo stesso. E Dio provvederà. Tanto per noi giornalisti “free lance” (io direi liberi professionisti) c’è lo stesso la previdenza prevista per quelli assunti.

    Mattlar: quel “poveretto” ci sta tutto. Per il resto d’accordo con te.

    Marco: non solo è una cosa discriminatoria, ma io la trovo completamente idiota. Però io manco posso cancellare la tesi in Canonico dal CV: intanto perché mi sembrerebbe di tradire i miei principi e me stesso, secondariamente perché ne ho le balle piene del politically correct. L’ho detto e lo ripeto: se a qualcuno dà fastidio che io sia un cattolico e lo scriva sul cv me ne fotto il doppio.

    Ubi: grazie della solidarietà, ma sai ormai la rabbia mi è passata. Provo solo una gran pena e dico che quest’Occidente sazio merita di essere sopraffatto dall’Islam. Tra 20-30 anni, quando ci sarà un ragazzo di origine marocchina o iraniana davanti a quella commissione, magari laureato con una rispettabilissima tesi sul diritto islamico (materia invero affascinante da studiare), vedremo se l’idiota di turno esordirà con un: “Lei è musulmano? Come mai ha fatto una tesi sulla sharia che non c’entra niente col diritto?”. Sai le risate…

    Matteo: Scusa, ma questo ricordare tempi passati di un’Italia in bianco e nero mi sa di carità pelosa. Noi abbiamo superato certi sistemi e certe idee, qualcunaltro ancora no. Il fatto che abbiamo avuto anche noi questi problemi (ripeto, ampiamente superati – si spera) non autorizza a dare “comprensione” o “simpatia” a questi signori. Sono cose incivili, punto e basta. E se vieni in Italia per portare questo torna al tuo paese. Nella mia famiglia da 120 anni facciamo avanti e indietro dal Nordamerica, mio padre ha sempre detto: “Me ne sono andato in Canada perché qui non mi piaceva il modo in cui andavano le cose e perché non c’era lavoro. Però in Canada stavo lontano dagli italiani, avevo amici ebrei, greci, polacchi, bianchi, neri, gialli. E tutti eravamo contenti perché eravamo in una nazione 100 anni avanti”. E continua: “A noi facevano il ‘lavaggio del cervello’ dicendoci che eravamo i ‘nuovi canadesi’, quelli che avrebbero portato il Canada nel 2000, nel progresso, verso una società moderna. Ed è con questo spirito che siamo andati a giurare davanti al giudice per ottenere la cittadinanza di Sua Maestà”.

    Ora, (Leopoldo io ho bisogno della Polaroid per vedere l’ombelico perché ho più panza di te :-P) tornando dunque in tema: vogliamo fare un processo serio di integrazione, o come al solito lasciamo tutto come se niente fosse e chi vivrà vedrà? Io non credo ai buonisti, quelli che dicono che Islam e cattolicesimo si equivalgono, quelli per i quali la donna 50 anni fa era trattata male e tutto il resto. Quella era una società diversa, questa è un’altra. Peraltro esistono da sempre vere e proprie società matriarcali come quella sarda (ricordo un pezzo di Luca Goldoni così memorabile da finire nella mia antologia delle medie), in cui è la donna a dettare tempi e ritmi.

    Un caro saluto

    6 Ottobre, 2010 - 8:49
  25. tonizzo

    Anche perché, Matteo (e dopo mi taccio, come diceva un mio professore), sai che è successo agli italiani andati in Canada senza integrarsi? Che sono diventati degli invisibili. Mio fratello è stato in mezzo agli italoamericani qualche mese fa per un po’ di tempo. Dopo qualche giorno è scappato, letteralmente: “Ma come – diceva via Skype – sono venuto qua per stare in mezzo agli americani, e sono ripiombato nella Calabria degli anni ’60?”. Appunto: gente che ricorda il paese dove non va da 50 anni e chiede di altra gente morta da almeno 30; che si ritrovano tra di loro con usi e modi di pensare completamente avulsi dal comune sentire attuale del paese di provenienza: e così via.

    Accanto a questa società sclerotizzata, che lavora 6 giorni la settimana ma poi dopo il lavoro ripiomba in certi modi di fare e pensare da cui si credeva di essere fuggiti, c’è la terza generazione. Ossia i figli dei figli di questi emigrati, quelli nati verso la metà degli anni ’80: bietoloni incapaci di parlare una parola che sia una d’italiano, pieni di luoghi comuni sull’Italia (si mangia bene, c’è bel tempo, Roma, la pizza…), cui non frega assolutamente una mazza dell’Italia e che hanno preso tutti i vizi e nessuna virtù dei locali.

    Oppure la variante, che ho visto una ventina d’anni fa in Sicilia: una sera, nel locale di mia zia, c’è stata una riunione di italoamericani di San Diego, California. Tra di loro una ragazza di una ventina d’anni che in italiano sapeva dire solo “ciao”, e poi ti guardava con questi occhi ridenti. Era venuta in Italia per trovare marito (tutto questo nel 1990, nel civile 1990, quello dei Mondiali e di quell’orrendo pupazzo di Italia ’90 che ancora ho gli incubi la notte). Alla fine della serata, mentre la nostra Kadett color aragosta ci riportava a casa (un bacio ovunque sia ora, anche questi umili oggetti che ci servono hanno diritto a un po’ d’affetto, secondo me), mio padre sbottò dicendo una cosa di questo tipo: sono proprio stupidi, ancora credono di venire a trovare l’italiano morto di fame da maritare e portare in America. Questo succede quando non c’è integrazione: vedi che tua figlia cresce in una società di neri, gialli, rossi, di tutti i tipi, e allora siccome ti pare che quello del tuo paesello è più “genuino”, allora ti vieni a prendere il marito italiano. Tirò un sospiro, poi – lui che non ha mai detto una cattiva parola davanti a noi figli e nessuno di noi avrebbe osato pronunciarne una – commentò sconfortato: “Quanto sono stronzi”.

    6 Ottobre, 2010 - 9:02
  26. Già,
    peccato che io parlavo anche del presente…

    nevvero?

    Carità pelosa?

    A me danno fastidio gli islamici a pelle,
    ogni giorno vedo sotto casa le donne con il niqab,
    nel mio palazzo le donne sono sepolte in casa
    ma cerco di ragionare,
    con la testa,
    non con la pancia
    o con qualche cosa d’altro.

    Vedo che c’è anche altro,
    Luigi stesso ci ha presentato esempi di convivenza e di integrazione,
    ma figurarsi,
    tutto cassato.

    Volete che anche io ragioni con la pancia?
    Io che mi sforzo di superare le mie anguste visioni?
    Volete che mi unisca al coro “retrogradi?” all’indirizzo degli islamici?

    E’ questo che ci fa crescere? che ci rende superiori?
    Non vedere il bene che cresce silenziosamente,
    piuttosto amplificare le paure che oltre a comunicarvi tra voi
    sono anche in me?

    Se questo è il cattolico come quel dirigente neocatecumentale di cui sto seguendo la pratica, in cui si fanno “carte false” ma per fortuna non firmo io…

    Come cattolico,
    mi mandano in bestia i cattolici che predicano bene e razzolano male,
    ne incontro
    e con carità mi unisco al coro dello sbeffeggio.

    Sono cattolico!

    Sti cavoli.

    Mostrami le tue opere, dico nel mio ambiente.

    Dovrei giustificare i tanti cattolici d’accatto, con la puzza sotto il naso?

    No!
    Non sono degni di pulire i piedi dell’egiziano islamico da cui compriamo frutta e verdura.

    6 Ottobre, 2010 - 9:13
  27. Comprendo la tua storia tonizzo,
    ma
    io vivo in questa Italia, tra questi cattolici, con la somma della loro storia, oggi.

    Comprendo
    ma mi guardo bene dall’essere buonista,
    mi sforzo di non guardare solo a senso unico.

    6 Ottobre, 2010 - 9:16
  28. Luigi Accattoli

    Matteo: “cattolici d’accatto”. Mi sento quasi nominato…

    6 Ottobre, 2010 - 9:36
  29. giosal

    “È fatto divieto al datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale del lavoratore.” (Art 8- Statuto dei Lavoratori- 1970).

    Su questo tema, nel clima incandescente di fine anni ’60, vi fu una discussione animata che così sfociò, con altri provvedimenti, nello Statuto.
    Tuttavia, quantunque le leggi ci siano, l’esperienza dice che influiscono poco sugli atteggiamenti, se nel contempo non intervengono con le loro volontà gli stessi cittadini. Ma è proprio la consapevolezza del cittadino, come fattore coesivo di una comunità e come senso di responsabilità, che mi sembra stia sparendo tra noi.
    Anche in questo Blog è stato accennato il richiamo a una più viva partecipazione dei cattolici alla vita politica. A tale scopo – ne parlo con i preti miei amici – penso che pure i cattolici dovrebbero avere una visione “laica” della vita, nel senso di sentirsi cittadini “inter pares” di questo mondo e non “sopra” o “sotto” gli altri (come, invece, sembra trasparire anche da alcuni toni in questo Blog).
    Diversamente, penso che essi finiscano per essere “usati” solo come massa di manovra sui così detti “temi sensibili”. E forse ha ragione Tonizzo con le sue esperienze: agli occhi di alcuni, i cattolici rivestono soltanto la funzione di soggetti da manovrare.

    Ma qui penso doveroso dare la nostra attenzione al tema drammatico di Shanaz e Nosheen.
    Credo che quanto chiamiamo “buonismo” sia di fatto indifferenza o, più pesante, un senso di impotenza di fronte a un problema che certamente è complesso. In principio, sono d’accordo con Discepolo che dobbiamo imporre le nostre regole, con decisione ma anche con ragionevolezza (sempre con la testa, non con la pancia che in particolare di questi tempi sembrerebbe invece prendere forza).
    Per quanto è dato capire, il processo dell’integrazione si pone, d’ora in avanti, come una delle principali questioni a livello globale; insieme all’altra della equa suddivisione delle risorse della terra. Solo “cittadini del mondo” saranno in grado di trovarvi soluzioni soddisfacenti. E comunque, non le troveranno dei cittadini con la mentalità da piccolo orto.
    Le forti identità andranno smorzate, perché rischiano di contrapporsi a identità differenti altrettanto forti con rischi di conseguenze drammatiche.
    Io lo vedo – oltre alle imposizioni per legge – come un lungo processo di convincimento degli uni con gli altri, che coinvolge anche le religioni. Le quali, probabilmente, saranno costrette a rivedere anche alcuni dei loro dogmi. Il Corano, ad esempio, dice: “Chiamate a testimoniare due testimoni scelti tra uomini e, se non potranno essere uomini, siano un uomo e due donne, affinché qualora una di esse errasse, l’altra rammenti a quella il fatto…” (S. 1, 282).
    Mentre è auspicabile che nella città del futuro una donna, di fronte alla legge, valga quanto un uomo e non “la metà”.

    “.. Chi usa il nome di Dio per odiare e umiliare l’altro, per fare la guerra e per giustificare la violenza, va contro l’Altissimo…”. Così ieri si è chiuso il meeting delle fedi religiose organizzato a Barcellona dalla Comunità di Sant’Egidio. Presenti cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, induisti… .

    6 Ottobre, 2010 - 21:12

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