Un saluto dall’anfiteatro di Pozzuoli

“Il monumento resta chiuso il martedì” dice puntuale il cartello sulla cancellata di ingresso all’anfiteatro Flavio di Pozzuoli. “Oggi che giorno è?” chiede Peppe che con Gaetano e Maria Pia mi hanno accompagnato qui tutti convinti, rispondendo a chi li chiamava al cellulare: “Stiamo portando il giornalista a vedere l’Anfiteatro”. Da una vita giro l’Italia e sempre chiedo “che c’è da vedere e che c’è da raccontare”. Quindici anni addietro mi portarono alla solfatara, essendo l’anfiteatro chiuso per restauri. “Ora è aperto” mi aveva detto don Gennaro Guardascione, parroco a Quarto, che mi ha chiamato a presentare il libro del papa su Gesù. C’era anche il vescovo di Pozzuoli Gennaro Pascarella e si inaugurava – con la mia conferenza – il Centro culturale QUALCOSA IN PIU’, vanto della parrocchia “Gesù Divino Maestro”. Una costruzione festosa di colori, tanti ragazzi volontari, una pizza per tutti al ristorante LE ANFORE. Per l’anfiteatro dovrò tornare, ma intanto l’ho visto facendo il giro della cancellata perimetrale, che sarebbe come girare intorno all’Arena di Verona senza potervi entrare.

10 Comments

  1. Insomma, anche sulle orme dei Pink Floyd live at Pompeii (1971)… scherzi a parte, Pompei romana ti fa venire voglia di vestire la tunica e restarci, altro che il XXI secolo… buon viaggio!

    20 Aprile, 2011 - 7:08
  2. Luigi Accattoli

    “Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni. Salpati di qui, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l’indomani arrivammo a Pozzuoli. Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Quindi arrivammo a Roma. I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne”: Atti degli Apostoli 28. Vado sempre volentieri a Siracusa, Reggio Calabria, Pozzuoli e alle Tre Taverne.

    20 Aprile, 2011 - 11:15
  3. Luigi Accattoli

    Dunque a Pozzuoli nel 60-61 dopo Cristo c’era già una comunità cristiana. Quando si dice il radicamento.

    20 Aprile, 2011 - 11:17
  4. Gioab

    Che tristezza Luigi, Ti capisco. Ci si rimane male, uno fa uno sforzo per riuscire a fare “il meglio possibile” poi arriva lì e rimane fuori. Che tristezza ! E’ un ingiustizia che tutte queste limitazioni impediscano la divulgazione della cultura e l’accrescimento della conoscenza.

    Sai che mi hai fatto venire in mente la parabola delle vergini che sono rimaste fuori ? Che dici ? Se ti fossi informato prima di andare ? Meno male che è solo l’anfiteatro di Pozzuoli pensa se fosse stata quell’altra porta chiusa ! Non lamentarti è solo un’altro colosseo, gli archiettti sono gli stessi del primo anche se non si sa bene se l’hanno fatto regnante Nerone o Vespasiano. Non ti sei perso niente. Sai da quelle parti come dicono ? “Voglia de lavorà saltame addosso e famme lavorà meno che posso !” Rivendicano solo i diritti e si dimenticano sempre dei doveri. Che tristezza ! 2000 anni di cristianesimo non hanno insegnato granché. Che peccato !

    20 Aprile, 2011 - 11:23
  5. Gioab

    “Vado sempre volentieri a Siracusa, Reggio Calabria, Pozzuoli e alle Tre Taverne.” – Spero che non sia per incontrare Paolo, non lo troveresti ! E poi dicono che oggi il vino non è più quello di una volta !

    Anche se è “nuovo”(il vino) è una schifezza e vuole che tutti ne dicano bene senza motivo ! Fidati è annacquato ! Non hanno ancora assaggiato quello di Cana di Galilea (Qana el-Jelilnon o Khirbet Qana, non Kafr Kanna – visto che sei amante di antichità) Città di Natanaele (Bartolomeo – Uomo senza inganno) Ci rimase anche Giuseppe Flavio.

    Vedi, Luigi ? il “vino buono” fu servito alla “fine della festa” non all’inizio. Sai perché ? Perchè è un “dramma simbolico” (Galati 4.24) Un dramma nel dramma.

    gli disse: “….Tu hai riservato il vino eccellente fino ad ora”. ( Giovanni 2.10)

    Capisci Luigi ? Chi ha orecchio oda, ( Riv 2.7) – Il vino buono alla fine ! Che beffa ! Pensa quelli che già ubriachi col vino fasullo non si accorsero di nulla. ( Matteo 11.15) – ” Chi ha orecchio ascolti ! ” Ti rendi conto Luigi – Alla fine della festa !
    Vedi i significati nascosti, come la manna nascosta ? Ti accorgi ? 🙂

    Altro che vino nuovo ! E’ annacquato Luigi e quelli sono già “ebbri”, ti accorgi altro che “scritture parziali”. E’ il disastro ! 🙁

    20 Aprile, 2011 - 11:50
  6. antonella lignani

    E’ sempre emozionante andare nei luoghi dove è passato san Paolo. Quando sono andata a Malta me ne sono resa conto quasi per caso; infatti i partecipanti al convegno al quale partecipavo erano interessati soltanto ai templi neolitici.

    20 Aprile, 2011 - 17:09
  7. fiorenza

    Sai, Tonizzo, che io non riuscirei mai a dire che la “Pompei romana ti fa venire voglia di vestire la tunica e restarci”?
    Devi sapere che sull’antica Roma la penso un po’ come Simone Weil. E, soprattutto, come Boris Pasternk:
    “Il mondo antico finì in Roma per sovrappopolazione. Roma fu un grande mercato di dèi presi a prestito e di popoli conquistati, una duplice ressa, in terra e in cielo. (…) occhi nuotanti nel grasso, sodomia, doppi menti, pesci nutriti con la carne di schiavi còlti, imperatori analfabeti.(…) Ed ecco che in quell’orgia pacchiana d’oro e di marmi, venne lui, leggero e vestito di luce, ostentatamente umano, volutamente provinciale, galileo, e da quel momento i popoli e gli dei cessarono d’esistere e cominciò l’uomo, l’uomo falegname, l’uomo agricoltore, l’uomo pastore tra un gregge di pecore al tramonto, l’uomo il cui nome non suonava minimamente fiero, l’uomo celebrato con riconoscenza da tutte le ninne-nanne materne e da tutte le gallerie di pittura del mondo”.
    (Ho citato “Il dottor Zivago” dalla mia edizione Feltrinelli del 1978, consunta, sfascicolatissima, più volte rincollata, amatissima, tutta sottolineature ormai, e in cui il brano che ho trascritto – non è una meraviglia?- è a p. 38)

    20 Aprile, 2011 - 17:43
  8. nico

    Una meraviglia, davvero…

    20 Aprile, 2011 - 17:57
  9. Roma, Fiorenza, è stata anche civiltà. La nostra civiltà. E attesa di quell’Uomo che ha reso tutti uomini. Penso all’Eneide, ma anche a Cicerone e la sua idea di legge naturale. Penso che Roma ha lasciato poesia, se vogliamo Roma nella sua accezione migliore è anche Petronio che si addormenta insieme alla sua Eunice nel Quo Vadis. Roma è stato anche questo. Roma è un’idea immortale. E’ per questo che continua ad affascinare. Pasternak non poteva saperlo, ma ho a casa un vecchio National Geographic del 1984 dedicato a Pompei: c’è una bellissima foto di un interno di una casa romana con un crocifisso rimasto mezzo inglobato nel muro sopra il triclinio. Come una casa di oggi. A riprova che nel 79 dopo Cristo la zona da Pozzuoli fino a Pompei era sicuramente cristiana.

    21 Aprile, 2011 - 6:52
  10. Leonardo

    “Quella Roma onde Cristo è romano”. (Dante)
    E ho detto tutto. (Peppino de Filippo)

    (Ho amato anch’io Pasternak, il dottor Zivago mi faceva star male, che è quasi il massimo elogio che si può fare a un libro, e non potevo leggerlo la sera perché dopo non dormivo … ma insomma son pur sembre dei barbari, gente della steppa …)

    21 Aprile, 2011 - 8:39

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