Voleva che il suo funerale fosse una festa

«Walter quando si parlava della morte voleva che il suo funerale fosse una festa, perché sarebbe stato il momento dell’incontro con Gesù. Per questo, dopo la sepoltura, vi invitiamo a fare festa a Villa Brea dove lavorava»: parole
di Marcella moglie di Walter Beccaria, responsabile di una cooperativa di servizi a Chieri, Torino, morto di infarto il 21 novembre a 56 anni. Ho esultato a leggere in Tracce.it quelle parole e le ho festeggiate con un bicchiere di Vino Nuovo.

17 Comments

  1. elsa.F

    Uno dei prefazi previsti per la Liturgia dei Defunti recita:

    In Cristo rifulge a noi la speranza delta beata risurrezione, e se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura.

    In un momento così particolare come la morte si accumulano pensieri, sofferenze, speranze.

    Gesù Cristo scoppiò in pianto alla notizia della morte di Lazzaro; Lui che era ed è la vita, piange la morte.

    Non mi piacciono le feste per i funerali, né gli Exultet, né le campane festose; mi piace la compassione, la condivisione del dolore e della speranza.

    Mi piace la verità, che pur nella fede e nell’abbandono a Dio, è fatta anche di sentimenti di dolore; la partenza, l’addio, il distacco, la separazione, l’assenza, il timore del giudizio.

    11 Dicembre, 2012 - 18:44
  2. Marilisa

    Io una festa dopo un funerale non so proprio immaginarla.
    C’è o no il dolore forte per la dipartitita irreversibile di una persona cara?
    Come si concilia il dolore con una festa? Mah!…

    11 Dicembre, 2012 - 20:32
  3. Vorrei che al mio funerale la gente si divertisse.
    Mi piacerebbe fosse come il funerale del Perozzi in “Amici Miei”, una zingarata. Con la gente che si dà di gomito e ride pensando a qualche fesseria compiuta assieme.
    Verga, nei Malavoglia, mette in bocca a un personaggio questo proverbio: “Non c’è sposa senza pianto, non c’è morto senza riso”.

    Ecco, se io credo nella mia morte non può esserci dolore. Perché vado verso Dio.
    Penso spesso a quanto ha insegnato il Concilio: in quella realtà che a noi sfugge incontreremo persone care, le ritroveremo. Per questo nella morte io trovo una catena di amore e di affetti che nemmeno la morte stessa potrà spezzare.

    Marilisa, secondo te perché quando uno moriva i Romani festeggiavano con appositi ludi?
    E perché noi, che siamo cattolici e non pagani, non possiamo festeggiare la rinascita di questa persona, che va a incontrare chi non è più.
    Ma poi i morti sono davvero lontani da noi? Se pregano per noi e possono intercedere per noi, e se noi possiamo intercedere per loro con l’indulgenza plenaria, allora viaggiano sempre con noi.
    Se io cammino per strada all’una di notte non ho paura. Perché non sono solo. C’è una mùrra (massa immensa e confusionaria), come dicono al mio paese. Una mùrra insieme a me.

    Un abbraccio a te, a tutti e a chi ha solo cambiato residenza.

    11 Dicembre, 2012 - 21:01
  4. Marilisa

    Sai, Tonizzo, io so di me.
    Noi siamo fatti di corpo e spirito. Per quanto possa credere che i cari scomparsi, anche amici, che hanno fatto parte della mia vita e le cui radici sono state recise, restano in spirito accanto a noi, tuttavia io ne sento enormemente la mancanza fisica.
    Mi mancano i volti e le parole, mi mancano le risate e le battute, mi manca l’ incoraggiamento, mi mancano le lacrime, mi mancano le carezze, tutto quello che creava un rapporto concreto fra di noi.
    L’immaginare, il pensare, il credere non mi bastano. E ne soffro con tutta me stessa.
    Il che esclude ogni festa, e non solo nell’immediato ma per molto tempo ancora. Fino a quando non giunge pian piano il naturale attenuarsi del dolore.
    Forse, a ben guardare, è questione di carattere, di sensibilità e anche di storia personale.
    Altro non posso dire.

    Grazie per le belle parole, Tonizzo.
    Ricambio di cuore l’abbraccio.

    11 Dicembre, 2012 - 21:58
  5. Ascolta Marilisa, pure io ho paura di morire e dell’assenza. Come te, forse più di te. Però io SO, non so giustificari come e perché, ma ho CERTEZZA che i miei morti non mi hanno abbandonato. E che un giorno ci rivedremo.
    Mio nonno manca da 19 anni, ormai. Era un uomo buono e generoso che aveva combattuto due guerre. Eppure non gli ho mai sentito dire alcuna vanteria su quelle guerre (e le cinque medaglie che si era meritato). Mi diceva sempre: “Figlio, la guerra p brutta”. Punto e basta.
    A me quest’uomo manca da 19 lunghi anni. In questi 19 anni molte cose sono cambiate e penso che se lo avessi avuto accanto tante cose forse sarebbero andate in modo diverso. Ma lui lo è stato e continua in qualche modo a essermi vicino. Almeno un paio di volte all’anno lo incontro nei miei sogni: non sempre parliamo, a volte si limita a qualche gesto. Ma c’è. E un tre anni fa, in un momento estremamente duro della mia esistenza, lui c’era. Su un divano, accanto a me, a tenermi per mano mentre in quel sogno piangevo e mi disperavo.
    E così altri miei parenti morti, qualcuno anche mai conosciuto, che però nei miei sogni ho incontrato. Particolarità: con quelli morti prima della mia nascita il sogno è in bianco e nero.

    Ora, io non credo ai sogni. Ma credo che anche questi siano segni. Che i nostri morti non ci abbandonano e in qualche modo sono vicini. E poi proprio io che sono compaesano di Natuzza Evolo non dovrei credere all’aldilà e alla felicità che i morti provano in Paradiso con Dio?

    Ti auguro di sentire, con forza, e lo auguro a tutti voi cari amici, la mùrra di tutta la gente che ti vuole bene e ha solo cambiato indirizzo, per il momento, ogniqualvolta nella tua vita ti troverai a camminare da sola. E scoprirai che non è vero. E vedrai (vedrete), con l’abbandono nella fede, come Dio con tanto amore e con tanta ironia (a volte feroce) ti farà ridere e piangere contemporaneamente davanti a segni che leggerai e capirai da sola in questo dialogo muto. E Gli dirai: “Ma come ti vengono? Grazie Gesù!”.

    11 Dicembre, 2012 - 22:09
  6. Marilisa

    Grazie, Tonizzo. Ricorderò le tue parole.
    Buona notte!

    11 Dicembre, 2012 - 22:35
  7. Mabuhay

    Quoto Elsa 18:44.
    La nostra Fede cristiana non impedisce – ne’ proibisce, anzi! – l’esperienza piena dei sentimenti umani, del dolore, della gioia, della speranza, etc…

    D’altra parte tanto di cappello a chi – in vita- dice e fa: “Perché ti preoccupi? Affida tutto”…cioe’, la maturita’ di quella Fede e’ per me tutta da desiderare. Grazie Mr. Walter! Riposa in pace.

    12 Dicembre, 2012 - 2:02
  8. luca73

    Io voglio semplicemnete lodare Dio per la Grazia che ci ha fatto tramite Walter. Non posso entrare nel merito della festa dopo il funerale. Penso siano decisioni personali – della famiglia in primis – sulle quali è ingiusto esprimere giudizi.
    Voglio comunque sottolineare che Walter aveva quattordici figli accolti oltre ai cinque naturali. Un inno alla vita, nel tempo in cui la vita dei più deboli viene svalutata all’interno della ideologia egoistica del più forte, con i suoi corollari dell’aborto e dell’eutanasia.

    Walter riposa in pace e prega per noi!

    12 Dicembre, 2012 - 11:08
  9. Sara1

    Non c’entra nulla ma mi è piaciuto molto questo articolo di Marina Corradi sul Papa e twitter.

    http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/CARATTERI%20%20CHE%20PESANO.aspx

    “«Non ab­biate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!». Quanti di noi con­servano in sé, incise, l’invocazione di Giovanni Paolo II, e se la portano dietro come un tesoro, da anni – luo­go cruciale della memoria e del cuo­re. Eppure, contate: compresi gli spa­zi, sono 61 caratteri, appena.”

    12 Dicembre, 2012 - 13:54
  10. Mabuhay

    Secondo me il primo tweet del papa gliel’ha scritto Luigi. O gliel’ha copiato.
    Troppo uguale… 🙂

    12 Dicembre, 2012 - 14:07
  11. Luigi Accattoli

    «Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via Twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore»: è stato questo il primo tweet del papa e in effetti l’ho scritto io, come supponeva qui sopra l’ottimo Mabuhay – l’ho scritto con la biro su un tovagliolo di carta davanti alla macchinetta del caffè per dare una mano all’arcivescovo Claudio Celli, che me l’ha chiesta ieri sera a cena nel Convento dei Domenicani di Bologna, dove ci trovavamo per un dibattito dei MARTEDI’ DI SAN DOMENICO sul tema Evangelizzazione e mass-media. Don Claudio è un vecchio amico, come potevo non dargli una mano?

    12 Dicembre, 2012 - 14:55
  12. mattlar

    stai dicendo sul serio Luigi?

    12 Dicembre, 2012 - 16:32
  13. Federico B.

    Eminenza grigia…

    12 Dicembre, 2012 - 16:43
  14. Luigi Accattoli

    Mattlar non si rivolgono a me per queste inezie, mi consultano quando devono definire un dogma.

    12 Dicembre, 2012 - 22:09
  15. luca73

    Wiva il ghost-writer di BXVI! 🙂

    13 Dicembre, 2012 - 8:00
  16. Marilisa

    Ho una curiosità, Luigi.
    Il Papa scriverà messaggi su Twitter sempre tramite altre persone?

    13 Dicembre, 2012 - 17:18
  17. Luigi Accattoli

    Marilisa il papa scriverà sempre tramite altre persone, ma indirettamente saranno suoi messaggi: o perchè frasi dei suoi discorsi, o perchè da lui approvate [“Santità va bene se a questa domanda rispondiamo così?”]

    13 Dicembre, 2012 - 19:27

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