Welby si era “riconciliato con Dio”?

Nei giorni della morte di Piergiorgio Welby (vedi post del 12, 22, 24 dicembre) appariva fugacemente nei telegiornali un sacerdote al quale veniva attribuito l’annuncio del funerale religioso e l’affermazione che “negli ultimi tempi” Piergiorgio si era “riconciliato con Dio”. Ho rintracciato quel sacerdote che da oltre sette anni frequentava la famiglia Welby e che l’aveva visto l’ultima volta due giorni prima della morte. Si chiama don Giovanni Nonne ed è uno dei salesiani della parrocchia San Giovanni Bosco sulla Tuscolana. Racconta che essendo andato a benedire la salma, all’uscita dall’abitazione gli fu chiesto da qualcuno quando ci sarebbe stato il funerale e che ne era del Welby un tempo “cattolico” e poi radicale o quasi. Aveva risposto che la data del funerale non era stata ancora fissata e aveva concluso: “Spero che negli ultimi istanti si sia riconciliato con Dio”. Mina e Piergiorgio, dice ora a me, si erano conosciuti in parrocchia e un tempo erano ambedue praticanti, ma lei lo è restata – e il prossimo 21 parteciperà alla messa di trigesimo – mentre lui da una decina d’anni si era “molto raffreddato” e non reagiva o si mostrava allergico a chi gli proponeva spunti cristiani. Quando Mina gli ha detto “ti farò un funerale religioso” aveva annuito. E un cenno analogo, ma senza parole, aveva fatto quando don Giovanni gli aveva parlato, nell’ultimo incontro, della “scommessa” di Pascal. Conclusione di don Giovanni: “Tanta sofferenza non può essere stata inutile”. Aggiungo di mio che al funerale sulla piazza nessuno ha detto parole cristiane. Soltanto in queste di Mina ho avvertito il respiro della preghiera: “Ora mi è passata anche la tristezza e ti sento contento, ti sento libero”

6 Comments

  1. fabrizio

    Ringrazio Luigi per la sua capacità di tener viva la memoria sulle cose che contano.
    E’ desolante come ormai qualsiasi notizia cada nel dimenticatoio da un giorno all’altro. Quello che oggi sembra essere il centro del mondo domani verrà sostituito dalla prima bufala, l’importante è parlare, parlare. Così tutto diventa uguale…al nulla.
    Il pregio di Luigi invece è di lasciar decantare i fatti, pesare quelli importanti, meditarli, approfondirli e riproporceli perchè se ne cerchi la loro verità e il loro senso in una nuova riflessione non condizionata solo dall’emozione del momento .
    Grazie ancora.
    Fabrizio

    9 Gennaio, 2007 - 22:59
  2. Luisa

    Quello che è successo nell`intimità di Piergiorgio Welby nessuna telecamera ha potuto rivelarlo, resterà per sempre un segreto , conosciuto solo da Welby e da Dio.
    Che P. Welby si sia lasciato andare nel nulla, nel vuoto, nel sollievo, o ultima fierezza (è difficile trovare le parole giuste) di aver ” vinto” la sua battaglia, o che egli, posto davanti alla realtà dell`insondabile mistero della morte, di fronte a quest `ultimo passaggio, si sia abbandonato nelle braccia di Dio, in un ultimo grido di aiuto o forse di domanda di perdono, di misericordia, questo nessuno lo saprà mai.
    Gli occhi intrusivi , i nostri attraverso quelli delle telecamere, non potranno mai varcare quella soglia . Un limite definitivo posto al nostro voyeurisme . Un ultimo rispetto di fronte a così tanta sofferenza. Cari saluti, Luisa

    10 Gennaio, 2007 - 11:15
  3. don vito

    Con profondo rispetto mi metto ai piedi di Welby e continuo a chiedermi: qual è il senso della vita che diventa sofferenza? qual è il senso della sofferenza in una vita “senza attesa di guarigione”? che cosa attende la vita quando diventa sofferenza? senza attesa non c’è preghiera? l’attesa è la soglia, chi attende sta alla soglia … il Padre alla soglia attende il ritorno del figlio … io prego perchè Dio attenda Welby, il resto non lo so

    10 Gennaio, 2007 - 21:15
  4. Luigi Accattoli

    Grazie don Vito di questa tua partecipazione alla morte di Welby. E’ cristiano partecipare a ogni morte.

    10 Gennaio, 2007 - 22:56
  5. Ignazio

    Tanti prelati sono intervenuti a parlare di Welby. Mi chiedo e ti chiedo, Luigi, solo un prete si è fermato a parlare con lui? Nessuno, di quanti sono intervenuti a parlare contro l’eutanasia, ha avuto il coraggio di rompere gli schemi e di bussare alla porta di quella casa? Forse il miglior modo (l’unico?) che abbiamo per opporci all’eutanasia è portare una carezza a coloro che vivono come viveva Welby e ai loro familiari.

    12 Gennaio, 2007 - 19:25
  6. Luigi Accattoli

    Benvenuti Ignazio in questo blog! Non ho notizia di altri. Luigi

    12 Gennaio, 2007 - 19:48

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