E’ capitato sabato scorso, 9 novembre, nella Basilica di San Giovanni, dove Francesco celebrava la festa della Dedicazione della Basilica e consegnava il “mandato” alle équipes pastorali: il Credo doveva essere cantato con accompagnamento dell’organo e invece è stato pronunciato dall’assemblea, che è partita prima del Coro, lasciando il Maestro con la bacchetta in aria. Nel primo commento una ragionevole descrizione del mini incidente di rubrica, nel secondo una mia illazione simbolica del tutto inopportuna.
Mese: <span>Novembre 2019</span>
Il Papa ha messo un gesuita spagnolo – Guerrero Alves – a capo delle finanze vaticane, al posto del cardinale Pell, che è in carcere in Australia. Un uomo nuovo dunque, estraneo alle cordate curiali e che non vuole fare carriera: a suo nome il superiore generale della Compagnia di Gesù ha chiesto al Papa di non farlo vescovo, in modo che domani – alla fine del “servizio” che ora gli viene affidato – possa tornare al ruolo di semplice gesuita. Nei commenti entro nel merito di questa novità anticordata e anticarriera, piccola ma promettente.
“Gli ebrei sono fratelli nostri! E non vanno perseguitati. Capito?” così il Papa con tono familiare ma con preciso contenuto ha fatto un richiamo, durante l’udienza generale di stamane, perchè i cristiani non partecipino in alcun modo alla persecuzione degli ebrei, neanche con la passività verso gli assalti e le minacce che oggi tornano a subire. Nel primo commento il testo e il contesto delle parole di Francesco.
Eccovi la puntuta femmina del Picchio nero, Dryocopus martius, appuntata a un faggio delle Dolomiti bellunesi. Nei commenti festeggio questa foto di Giacomo De Donà con minime parolette di due grandi della nostra letteratura: Giovanni Boccaccio e Luigi Pulci.
La Basilica di San Giovanni in Laterano come appariva sabato durante la celebrazione con il Papa. Nei commenti dettagli, lodi e critiche alla conduzione dell’evento: avvio dell’ascolto del “grido della città” e consegna del mandato alle èquipes pastorali nella festa della dedicazione della Basilica.
Visitatori belli, il gruppo di lettori della Bibbia che si riunisce a casa mia con il nome di “Pizza e Vangelo” domani, lunedì 11, affronta la lettura di Marco 14-20: Gesù annuncia il Regno e chiama i primi quattro discepoli. Quello di domani è un giorno segnalato nelle tradizioni popolari: San Martino di Tours. Giorno di bisbocce nel quale si assaggiano il vino e l’olio novello e anche si balla. Faremo il nostro San Martino con una buona pizza, un ottimo vivo e due brevi episodi nei quali sono parole memorabili pronunciate da Gesù, che studieremo in dettaglio. Nei commenti, una scheda di introduzione al brano in lettura, il testo da leggere, l’invito a partecipare a chiunque si trovi lungo la strada e dietro le siepi.
Stamane al Mercato Natura Amica hanno posato per me due orti di famiglia, il Tempio della Fortuna (al centro della foto), la signora del Pesce fritto, l’Arco di Giano (di scorcio alle spalle della friggitora). Magia di Roma nella luce.
Due occhi, due orecchie, due corna e due faggi che le inquadrano. Foresta del Cansiglio, Prealpi di Belluno. Foto di Giacomo De Donà. Nel primo commento otto versi di Gabriele d’Annunzio che ho trovato impigliati su quelle corna.
Paolo non guarda la città di Atene e il mondo pagano con ostilità ma con gli occhi della fede. E questo ci fa interrogare sul nostro modo di guardare le nostre città: le osserviamo con indifferenza? Con disprezzo? Oppure con la fede che riconosce i figli di Dio in mezzo alle folle anonime? – E’ un passaggio della catechesi tenuta stamane dal Papa in piazza San Pietro, a commento della predicazione di Paolo ad Atene, nel capitolo 17 degli “Atti degli Apostoli”.Una catechesi di straordinario interesse, che suggerisco a chi voglia intendere l’approccio di Francesco al mondo secolarizzato di oggi. Francesco parla all’umanità disincantata del terzo millennio come Paolo agli intellettuali di Atene. Con fiducia, con rispetto e con schiettezza. Nei commenti metto qualche altro passaggio della catechesi che meglio veicola l’atteggiamento dell’apostolo che mira a stabilire un ponte “per dialogare con quella cultura”.
“La leggenda che la Chiesa non paga l’Imu fa parte di una lettura da Codice da Vinci. L’Imu la paga il mio dicastero. Nel 2018 soltanto il mio dicastero (Apsa ndr) ha pagato 9,2 milioni di Imu”: lo ha detto oggi il presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), arcivescovo Nunzio Galantino, a Tv2000. Nel primo commento altre parole di Galantino e nel secondo il suggerimento di un buon libro per saperne di più.
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