Anno: <span>2021</span>

Vivissima conversazione del Papa con i giornalisti stamane, durante il volo di rientro dall’Iraq: ha detto che questo viaggio “è stato per me rivivere”, ma ha ammesso che stavolta si è “stancato molto di più” perchè “gli 84 anni non vengono soli”. Sui rischi pandemici del contatto con le folle ha confidato che si è rimesso alla protezione divina. Ha risposto anche a domande sulla pace e le armi, sul perchè non va in Argentina, sulle migrazioni e sulle donne. Nei commenti riporto nove domande e nove risposte.

Giornata di medicazione delle ferite, la terza e ultima del Papa in Iraq, trascorsa nel Nord del paese e nella piana di Ninive, dove più consistente è la presenza cristiana. Festeggiato da quelle comunità martiri, Francesco ha visitato chiese in macerie o appena ricostruite, passando in auto o camminando tra croci divelte, statue mozzate, colonne abbattute. Forse la parola più forte di incoraggiamento a restare è quella che ha formulato così: “Ci vuole capacità di perdonare e, nello stesso tempo, coraggio di lottare”. Nei commenti riporto brani dei discorsi tenuti dal Papa a Mosul, Qaraqosh, Erbil.

Straordinaria giornata del Papa in Iraq: a Najaf ha incontrato il Gran Ayatollah Ali Al-Sistani, guida suprema degli sciiti d’Iraq e d’altre terre; a Ur dei Caldei ha presieduto un incontro interreligioso e ha pronunciato una “Preghiera dei figli di Abramo” svolta a nome di ebrei, cristiani e musulmani. Nei commenti riporto il comunicato vaticano sull’incontro con Al Sistani, tre passaggi del discorso di Francesco a Ur, l’attacco della “Preghiera dei figli di Abramo”. Concludo con una mia nota.

“Vengo come penitente che chiede perdono al Cielo e ai fratelli per tante distruzioni e crudeltà. Vengo come pellegrino di pace, in nome di Cristo, Principe della Pace”: sono parole rivolte da Francesco alle autorità dell’Iraq nel primo discorso di questo suo viaggio. Nei commenti riporto brani dei due messaggi della prima giornata: questo alle autorità e l’altro nella cattedrale siro-cattolica, dove ha ricordato i martiri di un attentato che in quelle navate il 31 ottobre 2010 uccise 48 persone e fece 70 feriti.

Forte emozione del povero vaticanista rottamato per il Papa che parte per una missione pericolosa e spericolata, nella quale starebbe volentieri, se gli fosse possibile. Nei commenti riporto brani del videomessaggio inviato dal Papa agli iracheni – nel quale si è presentato come pellegrino penitente e di pace – e l’invito ad accompagnarlo con la preghiera che ha rivolto ieri al termine della catechesi denominata ancora udienza generale, benché svolta senza popolo nella Biblioteca privata. In quell’invito ha affermato – in risposta ai tanti critici di questa missione papale – che “non si può deludere un popolo per la seconda volta”, con riferimento alla mancata visita di Giovanni Paolo II nell’anno duemila.

Domani pomeriggio sarò a TV2000 – nella rubrica “Il Diario di Papa Francesco”, dalle 17.30 alle 18.00 – per la giornata di memoria e di preghiera per le vittime del Covid 19, giornata promossa dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. Nei commenti metto una scheda sulla giornata e riportò un’intervista che ho dato al settimanale Emmaus di Macerata sull’aiuto che può venire dalla fede nell’affrontare la prova della polmonite da Covid.

Terapia intensiva e sei giorni di casco: Andrea Zanotti, 64 anni, docente di diritto canonico a Bologna e presidente del Coro Sosat, racconta il 19 febbraio 2021 sul “Corriere del Trentino” – quotidiano di cui è collaboratore – la sua partita a scacchi con la morte, culminata nelle due settimane finali del 2020.

Ricorrendo l’ottavo anniversario della fine del Pontificato di Papa Benedetto, il “Corriere della Sera” riporta da un colloquio che si è svolto sabato 27 alcune frasi di Joseph Ratzinger su quella decisione, su Mario Draghi, sulla visita di Francesco in Iraq che dovrebbe iniziare venerdì 5, sul presidente Biden. Non ci sono novità, in queste parole, sul tema centrale della rinuncia. Riporto nel primo commento le frasi che ho riassunto e mando un bacio al vecchio Papa che sta per fare 94 anni (li compirà il 16 aprile).

Santità lei pensa alla morte? “Sì” – Ha paura? “No. Per nulla”. – Come immagina la sua morte? “Come Papa, in carica oppure emerito. E qui, in Roma. In Argentina non torno”. Nei commenti la fonte di queste battute e altri due passaggi dell’intervista nella quale sono contenute.

La leggenda voleva che ci fosse un quarto Magio sconsideratamente generoso e vagabondo che strada facendo distribuì ai bisognosi che incontrava le perle che avrebbe dovuto portare al bambino insieme all’oro, all’incenso e alla mirra degli altri tre. Mimmo Muolo, operoso collega di “Avvenire”, si appassiona a questa leggenda e ne realizza uno svolgimento avventuroso, tant’è che l’editore qualifica il suo racconto come “romanzo”, ma che a me è piaciuto leggere come una lunga intervista nella quale il Magio risponde in prima persona alle domande del moderno lettore delle Scritture: “Il mio nome è Artaban e sono un sacerdote dell’Altissimo”.  Nei commenti: una scheda della leggenda riproposta dal collega, l’indice e la copertina del volume, il perché del titolo, un brano del capitolo culminante dov’è narrato l’incontro del Magio ramingo con Gesù Risorto, una mia nota sul carattere di parabola di questa narrazione e sulla sua ottima scrittura.