Tra i tanti messaggi papali che ci arrivano dall’Ungheria e dalla Slovacchia ne segnalo alcuni riguardanti la divisione dei cristiani, i poveri, i Rom. Nei commenti riporto i brani salienti su questi e su altri temi.
Anno: <span>2021</span>
Ieri pomeriggio sono stato a TV2000 per commentare in diretta l’incontro di Francesco con il Consiglio ecumenico delle Chiese di Slovacchia, a Bratislava. Dagli appunti che ho preso in questi due primi giorni del 34mo viaggio internazionale di Papa Bergoglio, vedo che i motti più ricorrenti nella predicazione papale riguardano l’invito – rivolto in particolare, al momento, ai vescovi e ai consacrati – è a “guardare avanti”, senza lasciarsi spaventare dalle novità ostili della secolarizzazione; e a cercare in essa “vie nuove” per l’annuncio del Vangelo. Nei commenti riporto sei brani: tre rivolti ai vescovi ungheresi e tre ai vescovi slovacchi.
Con una lettera inviata a tutti i vescovi ad apertura dell’anno pastorale la Presidenza della CEI fa suo l’appello del Papa a favorire la scelta di vaccinarsi come un atto di responsabilità sociale e invita i singoli vescovi a richiamare i fedeli a tale responsabilità: senza porre obblighi, mantenendo aperta la riflessione, puntando sul convincimento delle persone, mirando comunque all’adesione più ampia possibile alla vaccinazione. Nei commenti riporto alcuni passaggi della lettera e alla fine metto una mia noterella.
Una figlia che è anche mamma racconta con immediatezza di parole e di sentimenti il Covid vissuto dalla sua famiglia tra il novembre 2020 e il gennaio 2021: il papà che è colpito per primo e può curarsi in casa; e la mamma che invece resta per sette settimane in terapia intensiva. Dopo la guarigione della donna, la figlia Manuela narra la vicenda in un libretto che mi ha inviato, avendo conosciuto la mia raccolta di storie di pandemia. Riporto nei primi due commenti le lettere che Manuela e una dottoressa dell’Ospedale Sacco di Milano dov’era ricoverata la mamma si sono scambiate a fine novembre: sono un vivo documento del dramma delle famiglie e dell’umanesimo dei nostri ospedali che la pandemia ha posto sul candelabro.
Stamane il Papa commentando Galati 3, 26, “Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù”, ha chiarito con rigore la differenza – di cui abbiamo parlato più volte qui nel blog – tra l’essere figli di Dio in quanto sue creature e il divenirlo in Cristo attraverso la fede. Riporto nel primo commento il brano che ho ascoltando pensando a voi ma anche invito a leggere l’intera catechesi, che come sempre è una buona lezione cristologica.
Mi chiama da Modena un lettore a me sconosciuto, di nome Renzo, ottant’anni. Mi chiede se ho ancora quella fiducia sull’attualità della fede cristiana di cui avevo scritto nel 1995. Gli dico di sì e lui esulta con me. Nel primo commento il racconto di questo bell’abbraccio telefonico.
Preghiera del Papa all’Angelus per “tutti gli afghani, sia in patria, sia in transito, sia nei Paesi di accoglienza”. Nel primo commento l’intero appello.
“Il messaggio cristiano è l’unico in grado di salvare questa società: sarà un’affermazione altisonante, ma chi crede deve anche avere un po’ di orgoglio”: è una tesi chiave contenuta nel volume “Il gregge smarrito” (Rubbettino 2021) che ho qui recensito l’8 luglio. Ora lo sto studiando per parlarne sulla rivista “Il Regno” e lo richiamo per chiedere un aiuto interpretativo ai visitatori che l’hanno letto. Trattandosi di un testo critico nella descrizione della situazione ecclesiale, quell’affermazione – che ho trovato alla pagina 144- mi è suonata come una sinfonia e ho pensato di segnalarvela, corredandola nel primo commento delle tre risorse per la profezia dei cristiani che il libretto formula alla pagina 133.
Oggi prego per l’Afghanistan dove il Signore ha un popolo numeroso di figli martoriati. Nel primo commento l’intera preghiera che sono venuto formulando nelle ore di questa giornata [vedi il post del 29 agosto].
7 Commenti