Il vescovo Chiarinelli maestro di amicizia e di libertà


E’ un’immagine della messa di addio al vescovo Lorenzo Chiarinelli, mio amico di gioventù, presieduta stamane a Rieti, in piazza Battisti, davanti alla cattedrale, dal vescovo Domenico Pompili. Ieri avevo descritto qui nel blog la ricca e amabile figura di questo uomo di Dio. Nei commenti riporto un altro mio testo con il quale lo ricordo oggi sull’Osservatore Romano: un testo che il direttore Andrea Monda mi aveva chiesto di persona e che ha pubblicato a pagina sei con il titolo “Maestro di amicizia e di libertà”.

9 Comments

  1. Luigi Accattoli

    In claritate liber. Mio articolo 1. Mi piace ricordare il vescovo Lorenzo Chiarinelli – che è morto lunedì 3 agosto a 85 anni – come un maestro di amicizia e di libertà. Amavo la sua amicizia, della quale ho potuto godere per più di mezzo secolo; e sempre ho ammirato il suo modo di essere libero, pur nei ruoli gravosi che si è trovato a svolgere.
    Conoscevo don Lorenzo da molto prima che fosse vescovo, da quando eravamo giovani nella Fuci. Lettore colto e aggiornatissimo, animatore di convegni e dibattiti, predicatore di ritiri, sveglissimo vescovo prima di Sora Aquino Pontecorvo, poi di Aversa e infine di Viterbo, attivo quant’altri mai nella CEI a redigere catechismi, a presiedere il Comitato delle settimane sociali. Autorevole nelle congregazioni romane dei Santi e dei Vescovi. Autore di lettere pastorali, di articoli, di poesie, di opuscoli che meritano d’essere riuniti e studiati.
    Non voglio ricordarlo – ora – per il magistero di vescovo che ha svolto ma per la figura cristiana che ha incarnato. Una figura, come dicevo, amicale e libera. A tutti amica e a tutti parlante.
    “In claritate liber in caritate servus” (libero nella chiarezza servo nell’amore) era il suo motto episcopale, giocato sul suono del cognome Chiarinelli (interpretato come claritas, cioè schiettezza) e mirato all’intento d’essere “amorevolmente schietto” con tutti, pagando se necessario il prezzo della schiettezza.

    5 Agosto, 2020 - 17:28
  2. Luigi Accattoli

    La gioia della libertà. Mio articolo 2. A quell’impegno egli è potuto restare fedele nei decenni grazie anche a una preparazione culturale e a una simpatia umana non comuni che l’hanno aiutato a navigare tra i tanti scogli senza patire troppi danni, aspirando sempre a una modalità più sobria di fare Chiesa, che lasci maggiore spazio al soffio dello Spirito.
    Nel dicembre del 2010, dopo quasi trent’anni di episcopato, è sceso serenamente dalla cattedra ed è tornato tra il popolo e quello che perse in veduta dall’alto mi confidò d’averlo guadagnato in vicinanza amicale.
    Quando la rivista “Il Regno” gli chiese nel settembre del 2012 un contributo sul ruolo dei vescovi emeriti quel guadagno gli dettò parole come “finalmente libero” che prendeva da Martin Luther King e “gioia della libertà” che cavava dal proprio sacco e faceva lievitare fino a un’altra equivalente e più colma che era “gioia dello Spirito”.
    Sempre in quel testo per “Il Regno” prendeva spunto dalla libertà dell’emerito per augurare a tutti una vita ecclesiale “come relazione aperta, fiduciosa, fraterna; come incontro con il cuore delle persone, senza diffidenze, sospetti, doppiezze”. Ma era realista nella valutazione della difficoltà dell’impresa: “L’onda fresca della vita, che è grazia, è gioia, è Spirito Santo, trova spesso resistenze, ostacoli, ostruzioni, dove l’organismo si irrigidisce e l’autoreferenzialità (o anche il calcolo) trionfa”.

    5 Agosto, 2020 - 17:29
  3. Luigi Accattoli

    Padre dimmi una parola. Mio articolo 3. Il senso dell’umorismo l’ha aiutato a sviluppare una vasta pedagogia discorsiva e relazionale che gli ho visto svolgere in presa diretta con i gruppi, le assemblee, i singoli appartenenti ai “popoli” che gli furono successivamente affidati.
    Facendogli visita nelle tre diocesi capitava di vederlo un momento mescolarsi alla folla della navata e un altro momento andare all’ambone. Mi attirava questa sua attitudine a porsi come cristiano con gli altri cristiani e non solamente come vescovo per loro: quando, deposti i paramenti, colloquiava con gli uomini e le donne che aveva intorno, prendendo spunto dalla varietà della vita, dall’attualità, dalle parole altrui.
    Per questa via gli era spontaneo trovare l’approccio giusto al cuore delle persone e donare una parola a chi l’attende: “Padre, dimmi una parola” è il titolo di un suo libretto (EDB 2007) che raccoglie gli spunti domenicali pubblicati per anni ogni domenica sul supplemento “Lazio 7” del quotidiano cattolico “Avvenire”.

    5 Agosto, 2020 - 17:32
  4. Luigi Accattoli

    Buon giorno buona gente. Mio articolo 4. Da vice assistente nazionale della Fuci – fu lì che lo conobbi – e poi da assistente nazionale dei Laureati cattolici e del Meic e infine da vescovo si è sempre battuto per questa “conversione pastorale” della Chiesa ispirata a relazioni di fraternità.
    Chiarinelli era felice dell’insistenza di Francesco sull’uscita, le frontiere, le periferie: “Provocazioni che spingono a mettere in crisi molti assetti consolidati nella vita pastorale”. Amava raccordare il “buonasera” di Papa Bergoglio al “Buon giorno, buona gente” di Francesco d’Assisi a Poggio Bustone nel 1209.
    Voglio infine ricordare che il vescovo Lorenzo amava gli uccelli notturni e li raccoglieva in effigie. Ne aveva più di un centinaio sulle mensole, sulle scrivanie, sulle librerie delle sue successive abitazioni, riprodotti in vetro e resine colorate, scolpiti nel legno e nella pietra, modellati in terrecotte: civette e barbagianni, allocchi, gufi. Spiegava ai visitatori che gli uccelli notturni “vegliano e scrutano nella notte” e li aveva presi a parabola dello sguardo scrutante del cristiano nella notte del mondo.
    Così aveva proposto quella parabola nella più bella delle sue poesie:
    «Signore, che ami la notte: / a me desta oscuro stupore la notte. / Ma amo gli uccelli notturni, / perché nella notte sanno vedere, / hanno occhi capaci / di penetrare la tenebra fitta. / Di questi occhi / oggi c’è grande bisogno».

    5 Agosto, 2020 - 17:32
  5. roberto 55

    Grazie anche da parte mia, Luigi, per aver riportato questa bella poesia di Monsignor Chiarinelli: davvero, un rappresentante appassionato di quella “Chiesa in uscita” propugnata e predicata da Papa Francesco.

    Roberto Caligaris

    6 Agosto, 2020 - 13:08
  6. Luigi Accattoli

    Da Gabriele Pescosolido di Sora (Frosinone)
    ricevo questi versi in ricordo di Lorenzo Chiarinelli.

    Così come

    Così come accese
    spente si sono
    le stelle che di notte
    silenziosamente
    cercano di illuminare
    la strada da seguire,
    suggerendone il passo quasi,
    confortando l’uomo
    smarrito, il suo discernimento
    e la sua giovane anima.

    Così come il vento
    ha negli angoli
    i ricordi tutti insieme
    raccolti si stanno affollando
    sulle vie della pace emozioni
    non dicibili, migrazioni continue
    verso il giorno tutti i giorni
    prendere il largo restituendo
    quello che deve essere restituito
    e trattenere solo il pianto.

    6 Agosto, 2020 - 21:56

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