Claudio Rubagotti malato di Covid: “Ho visto la morte”

“Ho visto la morte e mi sono sentito fonte del male” dice parole forti don Claudio Rubagotti, prete di Cremona, che ha fatto l’esperienza della terapia intensiva. Nei commenti riporto sue parole prese da un’intervista. Vi sono anche critiche alle decisioni del governo e dei vescovi. E’ la quindicesima storia di pandemia che racconto nel blog: per vedere le precedenti vai al quarto commento del post del 2 agosto.

4 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Davanti alla morte e davanti a Dio. Sito della Diocesi di Cremona – Intervista del 2 aprile al parroco di Casalmaggiore, don Claudio Rubagotti, da pochi giorni rientrato alla sua abitazione dopo tre settimane di ricovero perché positivo al virus. Ricoverato il 3 marzo ha vissuto il momento più grave il 12 marzo. «Ho avuto un tracollo. E ho visto la morte. E come uomo di fede ho rivissuto il mio rapporto con Dio, mi sono posto davanti a Lui. Non era la prima volta. Già dodici anni fa mi era capitato. Eppure non è stato un tornare indietro, ma un affacciarmi nuovamente, adesso, davanti al medesimo mistero, che non è la morte, ma il mio stare davanti a Dio. Il 12 marzo ho vissuto un momento forte, intenso, di sguardo reale sulla morte davanti a Dio. Dio come il totalmente altro di fronte a me che sono una creatura […]. Quando una persona è abituata a essere fonte di benedizione e la sua presenza è gradita o addirittura attesa, sia per il ministero che rappresenta che per il suo carattere socievole, riconoscersi ora come fonte di malattia, fonte di problemi, cambia la prospettiva su sé e sul mondo. Ci si mette in un’ottica mai considerata prima. Tu diventi protagonista di male. Ti percepisci come una persona che procura del male, oserei dire non più fonte di benedizione ma di maledizione. Questo ribalta la vita. L’uomo di fede è disposto a soffrire con gli altri, a condividere l’emergenza, ma non è disposto a essere considerato male per gli altri […]. Non chiedo mai “perché, Signore, il male?”. Quando vivo il male penso sempre che il Signore l’ha vissuto con me, per me. Allora se Lui ha vissuto lo scandalo della morte, se Lui è stato considerato la causa del male e pertanto è stato crocefisso, questo diventa fonte di salvezza anche per la mia vita. Quello che noi tutti vorremmo evitare, lo scandalo della croce, è la salvezza per tutti noi […] Quando si dice che la Chiesa non è in mezzo alla gente, ebbene, noi siamo tutti qua, a dare il conforto dell’uomo religioso anche per chi non crede e il conforto della fede per chi crede. La Chiesa fa sentire la sua voce. Mi rendo conto che siamo sempre in tensione tra ministero ordinato e popolo di Dio. La Chiesa non sono solamente i preti che sono presenti, ma anche i tanti infermieri che in questo tempo hanno accudito i malati sino alla morte e il popolo di Dio che esercita il suo ministero in questa presenza […]. E’ auspicabile che, a partire da queste circostanze, che non sono una fase, ma danno avvio a un nuovo tempo della nostra vita ecclesiale, la Chiesa faccia delle scelte. Aspettiamo un’indicazione che la Chiesa italiana deve essere autorevole nel dare […]. Occorre legittimare il fatto che il prete possa essere messo in sicurezza e stare accanto a un famigliare che ha perduto un caro. Occorre pensare che lo stesso famigliare che voglia assistere il suo amato malato lo possa farlo. Perché non è forse Chiesa anche il famigliare che chiede di stare accanto al morente? Sento l’urgenza della voce dei nostri Vescovi come senso del popolo di Dio. La Chiesa ha sempre trovato modalità per essere, nella storia, casa tra le case».

    https://www.diocesidicremona.it/blog/di-fronte-alla-morte-un-nuovo-sguardo-sulla-relazione-con-dio-intervista-a-don-rubagotti-guarito-dal-covid-19-02-04-2020.html

    6 Agosto, 2020 - 23:44

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