Il mio amico Michelangelo Bartolo e il suo libro sul Covid “Come un pesce rosso”



E’ la copertina di un piccolo libro con buoni insegnamenti scritto da un medico angiologo e promotore della telemedicina, che prima ha curato i malati di Covid 19 e poi si è ammalato ed è stato curato dai colleghi nello stesso reparto dove era stato inserito d’autorità. Nei commenti racconto e spiego, metto l’indice del libretto e un brano che spiega il titolo.

7 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Michelangelo detto Michele. Tra i casi della polmonite da Covid che mi sono fatto tra novembre e dicembre, e della quale ancora avverto il segno nella debolezza che mai vuole abbandonarmi, il più lieto – perché vi sono stati anche aspetti lieti – è stato quello di scoprire che nello stesso letto da me occupato, il numero 25 del reparto Pneumo Covid 2 del San Giovanni, era stato poche settimane prima il medico angiologo Michelangelo Bartolo, da tutti detto Michele: valente promotore della telemedicina sia a Roma sia – da volontario e con la Comunità di Sant’Egidio – in Africa. Fino alla comune tribolazione ci conoscevamo solo di nome, ora ci conosciamo per quella comunanza di letto e dell’esperienza in esso vissuta. Grati ambedue di esserci conosciuti per questa via inaspettata.

    27 Marzo, 2021 - 14:22
  2. Luigi Accattoli

    Michelangelo Bartolo
    Come un pesce rosso
    Prefazione di Max Giusti
    Edizioni infinito – marzo 2021
    pp. 96 – euro 12.00

    27 Marzo, 2021 - 14:23
  3. Luigi Accattoli

    Telemedicina che passione. Michelangelo Bartolo, romano, angiologo, responsabile del reparto di Telemedicina dell’Ospedale San Giovanni, ha scritto questo utile e godibile libretto dopo essere stato – in un breve giro di settimane – prima medico e poi paziente del reparto Pneumo Covid 2.
    La pandemia ha comportato grandi cambiamenti nell’organizzazione degli ospedali e nella giornata dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari, specie di quelli impegnati nei reparti Covid e Bartolo è in grado di descrivere tutto questo sia dal lato del medico sia da quello del paziente.
    Una presa diretta efficace, concreta, anche autoironica. Nessuna pesantezza professorale. Bartolo prova anche a smontare alcune fake news che hanno invaso la rete. Ma soprattutto fornisce molte indicazioni concrete al profano che venisse colpito dal Covid 19 o volesse capire davvero quello che gli raccontano i malati e i guariti: come organizzare la casa se c’è un familiare con il covid, cosa è bene fare e cosa è meglio evitare se ti devi ricoverare, quali accortezze mantenere quando torni a casa.
    Una lettura che ti apre la mente anche a farti un’idea del post Covid: che cosa dovrebbe cambiare nel mondo della medicina e degli ospedali, facendo tesoro della dura esperienza di questa stagione. Dura lectio sed lectio.

    27 Marzo, 2021 - 14:25
  4. Luigi Accattoli

    Indice
    Prefazione di Max Giusti pag. 9
    Trasferimento temporaneo pag. 11
    Siamo tutti marziani pag. 17
    Me la svigno pag. 23
    App Immuni pag. 27
    L’endotelio pag. 33
    “Immondo! Immondo!” pag. 39
    Come una partita di pallone pag. 47
    Come un pesciolino rosso pag. 55
    Stammi lontano! pag. 59
    Covid Hotel pag. 65
    Regione che vai, sanità che trovi pag. 71
    Anzianicidio pag. 75
    Come una guerra? pag. 79
    Telemedicina pag. 83
    Un medico paziente pag. 87
    Primo gennaio 2021 pag. 89
    Ringraziamenti

    27 Marzo, 2021 - 14:26
  5. Luigi Accattoli

    Giulia e il pesciolino nella boccia dell’acqua. Ecco il brano del volumetto da cui viene il titolo. E’ alle pagine 55ss .

    Giulia, una mia amica di vecchia data ricoverata nel mio stesso periodo all’ospedale Spallanzani, ha dovuto portare il casco e poi la maschera NIV per quasi dieci giorni. Mi ha successivamente raccontato che dentro il casco le sembrava di essere un pesciolino rosso in una minuscola vasca.
    “Hai presente Nemo – mi ha riferito –, il pesciolino del cartone animato della Walt Disney che era stato catturato e rinchiuso in un piccolissimo acquario tondo tondo? Tutto il film era teso a liberare Nemo e farlo tornare nel suo mare, ai suoi giochi di sempre. Voleva scappare da quell’acquario posto su un mobiletto dello studio medico di un dentista
    e tornare alla vita. Io dentro quel casco mi sentivo proprio come quel pesciolino rosso. Potevo fare solo minimi movimenti del collo; non potevo girare la testa più di tanto e poi, cosa che può sembrare stupidissima ma era insopportabile, non mi potevo grattare il viso, stropicciare gli occhi, asciugare le lacrime. I contatti con il mondo si erano bruscamente interrotti”.

    “Dall’interno della mia campana di plastica, del mio acquario – mi raccontava ancora Giulia –, vedevo le immagini sfocate e deformate dei medici e degli infermieri che facevano manovre strane intorno al mio letto o a quello di altri pazienti. Da lì dentro sentivo solo il rumore stordente
    del flusso d’aria più o meno costante che mi travolgeva. Per superare quei giorni, quei lunghi dieci giorni, mi sono imposta di pensare a particolari momenti della mia vita ripercorrendoli con flashback immaginari quasi in tempo reale: le vacanze che facevo al lago di Scanno con i miei genitori,
    la festa dei 18 anni, il matrimonio, la nascita dei figli, fino a ricordarmi dei tanti viaggi compiuti nei vari anni, cercando di collocarli esattamente negli anni esatti e ricordando particolari anche insignificanti, financo la preparazione dei bagagli. Era un modo per tenere il cervello sempre in movimento, non cedere alla disperazione e pensare che questa sarebbe stata solo una parentesi transitoria. Probabilmente mi ha aiutato molto anche essere stata una subacquea. Forse per questo mi è subito venuto in mente Nemo, il pesciolino rosso. Specie con la maschera NIV, quella che mi copriva tutto il volto, immaginavo di rifare immersioni a dieci, quindici, venti metri di profondità esplorando fondali pieni di vegetazione variopinta e pesci di tutte le specie. La sensazione di costrizione della maschera sul viso era la stessa anche se le modalità, le finalità e la durata decisamente diverse”.

    27 Marzo, 2021 - 14:29
  6. La storia del pesciolino rosso rischia di rivelarsi almeno talora una parabola concreta ed esistenziale al tempo stesso di questa nostra epoca.

    La rada

    C’è una spiaggia lungo la rada

    dove un tiepido sole splende

    triste in questo novembre.

    Lì tu celi e riveli il tuo mistero

    e domandi sempre e non cerchi

    più risposte. Solo guardi il mare

    che brilla e si perde nella foschia

    lontana e non hai più domande

    e domandi sempre.

    Da: https://gpcentofanti.altervista.org/piccolo-magnificat-un-canto-di-tanti-canti/

    27 Marzo, 2021 - 23:53

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