Quel catechismo in lei non fu vano

Nelle Marche per la messa di addio a un parente nel pomeriggio e poco fa l’orizzonte in rosso dal San Vicino al Monte di Ancona. Ferdinando aveva sposato una mia cugina che ha i miei anni e con la quale ho fatto le elementari, le corse nei campi, il catechismo. Era lì piangente e forte con i tre figli e sette nipotini. Ogni poco ne aveva uno al collo. Si direbbe che andassero da lei a turno per consolarla. Rispondeva con un bacio o un sorriso alle loro carezze. La celebrazione è stata serena come ormai si fa anche in campagna: eravamo ad Appignano, nella chiesa dei Frati di Forano, piena e con tanta gente fuori. Il prete ha raccontato che Maria – la mia cugina – per la celebrazione di oggi gli aveva detto: “Vorrei che fosse una festa”. Vedendola con i nipotini in braccio ho sentito che il racconto del prete era verace e ho pensato che quel catechismo che avemmo insieme in lei non fu vano.

25 Comments

  1. Neppure in te è stato mai vano. Per come pensi, parli, agisci e vivi.
    Un bacio alla tua cugina e uno a te.
    A lei per il suo dolore e a te per quello che racconti,la maniera in cui lo fai, per ciò che si respira a leggerti e per tutti gli insegnamenti che da queste riga continuano a raggiungermi.

    22 Gennaio, 2012 - 20:54
  2. Giuseppe S

    Sottoscrivo completamente quello che ha scritto Principessa e che non saprei dire meglio.

    22 Gennaio, 2012 - 21:13
  3. Ombretta

    Condivido quanto scrive Giuseppe, partecipo al cordoglio rientrando nel pianerottolo come occasione per ringraziarvi tutti partendo da Luigi…Auguro un 2012 sereno e chiedo preghiere, Ombretta.

    22 Gennaio, 2012 - 23:06
  4. Nel paesino di campagna dove sono sepolti i miei genitori la ricorrenza dei defunti viene chiamata “festa al cimitero”. Un tempo le mamme vi portavano i bambini nati da poco per una sorta di “presentazione” ai parenti, e li mostravano fiere della loro grazia e bellezza.

    23 Gennaio, 2012 - 1:07
  5. lycopodium

    Bella testimonianza! Grazie!

    23 Gennaio, 2012 - 6:51
  6. Questo è uno dei pochi spazi in cui si possa parlare di sorella morte con uno sguardo cristiano, nel dolore e nella speranza.
    Ti sono molto grata, Luigi.

    23 Gennaio, 2012 - 8:48
  7. Luigi Tadiello

    Ho scoperto il blog preparandomi ad illustrare, nella mia parrocchia,il percorso formativo per gruppo adulti di azione cattolica e precisamente la seconda tappa che riguarda il “desiderio di salute”. Fra le “testimonianze” è stato inserito” un video in cui Luigi Accattoli parla della sua esperiena vissuta vicino alla sofferenza e riporta poi alcune testimonianze di donne che nel dolore e nella consapevolezza hanno voluto mantenere la “felicità ” cristiana. Sono rimasto molto scosso e commosso. Accattoli presenta una chiave di lettura della sofferenza molto cruda ma rasserenante. Lo ringrazio per l’importante contributo anche a nome degli amici che partecipano al corso.

    23 Gennaio, 2012 - 11:13
  8. Gioab

    Caro Luigi avrei dovuto parlare della “sorella morte” ( a me fa schifo pensa che Gesù è morto per annullarla), ma preferisco concentrarmi su queste tue parole:
    “Vedendola con i nipotini in braccio ho sentito che il racconto del prete era verace e ho pensato che quel catechismo che avemmo insieme in lei non fu vano.”

    (” Vorrei che fosse una festa”) – La serenità, la felicità, la decenza, non dipendono dal catechismo. Volendo far credere questo sei in errore perché a molte altre latitudini esistono persone serene, felici e decenti pur non conoscendo affatto il catechismo, anzi alcuni davvero fanno una festa per la morte di qualcuno. Quindi collegare le due cose non è corretto. Perché esistono molti che pur avendo conosciuto il catechismo non sono affatto felice né sereni né decenti.
    Non è il catechismo che insegna l’amore per Dio dato che il catechismo elenca sole norme da ricordare a memoria e che pochi pur avendolo conosciuto parzialmente e superficialmente da giovani solo un paio di mesi dopo, l’hanno scordato; mentre l’amore per Dio non si scorda mai, non ha bisogno di norme mnemoniche da imporsi alla mente in ogni momento, quanto un senso di gratitudine per la vita che è stata donata da Qualcuno che è Formatore della vita. ( Isa 44.2; 44.24; 45.9; 45.18)

    Credo che alla base di questo ‘senso di gratitudine’ ci sia il comandamento che vieta le immagini ( Esodo 34.17) proprio per dare l’opportunità all’uomo di ricordare Colui dal quale dipende, non solo quando immagina di vederlo fisicamente tramite un pezzo di legno o di metallo, quanto portandolo dentro in ogni momento della vita a prescindere dal luogo.

    Ma potrei sbagliare, in tal caso ciascuno può ritenersi libero di studiare il catechismo e ripassarlo ogni mese in modo da non dimenticarlo dato che “Il Catechismo della Chiesa Cattolica (abbreviato con CCC) è l’esposizione ufficiale degli insegnamenti della Chiesa cattolica in una grande sintesi di tutta la sua dottrina. È un corposo volume di oltre 900 pagine.” – Wikipedia – 900 pagine ? Mi sembrano troppe per ricordare che l’amore per Dio prevede l’ubbidienza alle sue disposizioni già elencate nella Bibbia.
    Gli scherzi del destino, l’ha inventato Lutero: “il termine catechismo è entrato in uso nel XVI secolo con la pubblicazione da parte di Lutero nel 1529 di testi diretti all’indottrinamento dei fedeli, spesso in forma di domande e risposte.” – Wikipedia

    Una nota finale però :
    “Alcuni “Cattolici tradizionalisti” sostengono che gli insegnamenti del CCC sono in contrasto con la teologia cattolica tradizionale e si rifanno dunque al Catechismo Tridentino che è comunque citato spesso all’interno dell’attuale CCC. Queste difficoltà sono causate anche del fatto che i “Cattolici tradizionalisti” non hanno completamente accettato le riforme della Chiesa cattolica operate nel Concilio Vaticano II mentre lo stesso CCC dichiara di derivare da esso, tanto da essere stato definito “frutto maturo del Concilio” – Wikipedia. Tu a quale fai riferimento ?

    Un chiarimento:
    “234 Il mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina. È l’insegnamento fondamentale ed essenziale nella « gerarchia delle verità » di fede. 278 «Tutta la storia della salvezza è la storia del rivelarsi del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito Santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che sono separati dal peccato. »
    “237 La Trinità è un mistero della fede in senso stretto, uno dei « misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati ». Indubbiamente Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario nell’opera della creazione e nella sua rivelazione lungo il corso dell’Antico Testamento. Ma l’intimità del suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione, come pure alla fede d’Israele, prima dell’incarnazione del Figlio di Dio e dell’invio dello Spirito Santo.” http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s2c1p2_it.htm#II.%20La%20Rivelazione%20di%20Dio%20come%20Trinit%C3%A0
    Come si fa ad avere fede in un mistero ?

    23 Gennaio, 2012 - 11:49
  9. Francesco73

    In provincia e nelle campagne la morte è ancora celebrata, con una celebrazione di chiesa e di popolo.
    C’è sempre una comunità non piccola che saluta chi parte.
    In città non è così.
    I nostri anziani, i nostri pensionati, a meno che non siano inseriti dentro circuiti sociali vivi (parrocchia, circoli, volontariato, associazionismo culturale, ecc.), muoiono soli, vegliati solo dai familiari e da pochi affini e vicini.
    Proprio poco tempo fa mi colpiva, in un funerale romano del padre di un collega, il contrasto tra l’immensità della chiesa, in un quartiere popolare, e l’esiguità del numero di noi presenti.
    Tutto era crepuscolare, buio, cinereo.

    23 Gennaio, 2012 - 11:56
  10. Luigi Accattoli

    Francesco quasi mio conterraneo, conosci Appignano e la località Frati di Forano (siamo nel maceratese, ma al confine con la Marca d’Ancona)? Trattienti dal dicere “che mai doveria sapere io di cotali luoghi oscuri” perchè “il luogo di Forano” è mentovato per due fiata nel libro dei Fioretti di Santo Francesco, tra il capo XLII e il capo XLIV, ove sono anche detti belli miracoli et mirabili apparitioni avuti dalli frati per que’ luoghi. Et imperciò tu doveria.

    23 Gennaio, 2012 - 12:25
  11. FABRICIANUS

    Sono d’accordo con Francesco73 delle 11.56.

    Ringrazio Luigi della testimonianza e porgo le mie condoglianze alla famiglia.

    F.

    23 Gennaio, 2012 - 12:26
  12. Federico B.

    “Coloro che ci hanno lasciati non sono degli assenti: sono degli invisibili. Tengono i loro occhi pieni di gloria fissi nei nostri pieni di lacrime”.

    S. Agostino.

    23 Gennaio, 2012 - 13:26
  13. elsa.F

    Vita eterna.
    Cosa significa che là io sarò io se là non c’è tempo e non c’è spazio?
    Cosa significa vedere?
    Cosa significa felicità eterna?

    23 Gennaio, 2012 - 13:45
  14. Che domande enormi, Elsa…
    Da riempire giorni interi nel confronto e nella condivisione, meditando le Scritture e nutrendoci di preghiera ed Eucaristia…
    …un cenacolo laico…

    23 Gennaio, 2012 - 14:03
  15. Francesco73

    Conosco Appignano (e la diffusione del cognome, Appignanesi), ma non la località che tu dici. Ci jirò, perchè amo scoprire luoghi e cose, soprattutto se citati in libri e canti (e un tempo lo facevo con la mia potente motocicletta, in tour ben congegnati).
    La matrice di ogni emozionante nobilitazione letteraria è però a Fonte Avellana, scolpita sul frontale, coi versi del Canto XXI del Paradiso e le parole di Pietro Damiano.
    Un giorno proporrò un convegno di tutti gli accattolisti proprio lì, tra i camaldolesi e ai piedi del Catria. C’è anche un’acconcia foresteria.

    23 Gennaio, 2012 - 14:07
  16. Luigi Accattoli

    Alla Foresteria di Fonte Avellana ci sono stato – ma allora [volgeva i suoi giorni e le sue notti il 1982: trent’anni, sono basito] non erano così ospitali come a Camaldoli, pur essendo della stessa famiglia.

    23 Gennaio, 2012 - 14:29
  17. Francesco73

    Bè anche oggi sono più spartani, del resto il luogo è più ridotto e semplice di Camaldoli. Ma si sta bene, so che vi si incontrano ogni tanto gruppi di poeti, poi c’è il Centro Studi che si occupa di storia (in maniera a mio avviso troppo specialistica, come scelta di temi), e la piccola farmacia dei frati vende svariate prelibatezze.
    In generale, poi, i luoghi e la natura circostanti dispongono gli spiriti al meglio.

    23 Gennaio, 2012 - 14:42
  18. I defunti parlano con noi.Attualmente sto trascrivendo il “diario di caccia” di mio padre, morto nel 1982. Mi sembra di parlare con lui, che era così taciturno quando era in vita. Quando non capisco qualche parola del manoscritto, penso di potergli parlare e di chiedere spiegazioni. In questo diario, in cui parla anche di altre cose oltre alla caccia, mi ha lasciato la sua benedizione per sempre. Bella questa voce che mi parla a trent’anni dalla scomparsa. (Quante volte, senza accorgermene, ho usato il vocabolo “parlare”! Indica un vero e proprio dialogo).

    23 Gennaio, 2012 - 14:58
  19. Luigi Accattoli

    Antonella potresti dirci le parole della sua benedizione?

    23 Gennaio, 2012 - 15:20
  20. “26 giugno 1941 . Nasce una bambina alla quale abbiamo dato nome Antonella. E’ tanto bellina e che Dio la benedica sempre”.
    Ho ritrovato il diario e quindi anche questa frase a 20 anni dalla morte del babbo. Quello che più mi ha commosso è stata la parola “sempre”; Questa benedizione ancora mi accompagna, è l’estrema difesa che mio padre mi ha lasciato per ogni evenienza della vita, per quanti errori o peccati io possa commettere. E’ un “sempre” che va verso l’eternità.

    23 Gennaio, 2012 - 16:58
  21. Luigi Accattoli

    Grazie Antonella. Benedetta tu e benedetta la memoria del tuo papà.

    23 Gennaio, 2012 - 18:34
  22. Caro Luigi, ti ringrazio per l’attenzione che hai prestato a queste memorie. Sto trascrivendo adesso il diario, che parla della caccia, ma anche di tante altre cose, e che dura 58 anni. A 30 anni di distanza dalla morte, mi sembra di capire solo ora mio padre, che era una persona riservata, e tutto sommato taciturna. Voleva sempre andare in campagna, a caccia o meno, e questi svaghi non erano il massimo per me. Ora lo capisco, anche perché ho l’età in cui è morto. Sono comunque convinta che le figlie (femmine) siano le migliori custodi della memoria dei padri. Perciò lascia alle tue figlie una raccolta dei tuoi scritti; puoi stare sicuro che, magari dopo decenni, li rileggeranno, e scopriranno tante cose che vorranno tramandare a nipoti e pronipoti. La stessa cosa, ritengo, vale per i fondatori di congregazioni religiose femminili. Le figlie non dimenticano.

    26 Gennaio, 2012 - 14:52
  23. Luigi Accattoli

    Tu hai l’età di tuo padre. In un libro di Chiara Frugoni – credo sui castelli nel Medio Evo – lessi questa dedica della storica al papà:

    A MIO PADRE
    ORA CHE HO I TUOI ANNI

    Te la dedico.

    26 Gennaio, 2012 - 17:19
  24. Luigi Accattoli

    Le figlie che non dimenticano: in CL si chiamano Memores Domini

    26 Gennaio, 2012 - 17:22
  25. La mia raccomandazione è mettere la locuzione al singolare quando è una sola: Memor Domini (et Patris).

    26 Gennaio, 2012 - 19:29

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