Un saluto dalla stalla che fu mia

Lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’albergo (Luca 2). Ieri sera presentavo a Macerata il libro del papa L’infanzia di Gesù e l’intervistatrice – Francesca Cipolloni, bella e brava – mi ha chiesto di commentare le pagine sulla magiatoia. Ne sono stato felice perché ho competenza in materia: so che cosa siano le fasce e la mangiatoia. Si è continuato ad avvolgere i bimbi nelle fasce fino alla metà abbondante del secolo scorso. Anch’io sono stato avvolto e conosco le mangiatoie: per anni ho aiutato i fratelli più grandi a rifornirle. Tra i miei primi ricordi c’è quello del bambolotto tutto fasciato con la testolina e le manine che spuntano fuori come nelle figurazioni più antiche del presepe. Bimbi nella mangiatoia non ne ho visti, ma nelle stalle sì e anche posati per cambiarli o per un sonnellino in una mangiatoia mobile o altro cesto che lì si trovasse. Ricordo una zia che si chiamava Giulia allattare un figlio che si chiama Egidio durante una delle veglie nella sua grande stalla. Egidio oggi è oltre i sessanta e dunque era il 1948-49. Io ero interessatissimo a vedere bene quello che facevano la zia e il cuginetto ma c’era un fratello più grande che mi diceva di non guardare. Scene di presepio vivente si potevano cogliere nell’Italia contadina fino a pochi decenni addietro. – Ieri ho raccontato questo e altro. Chi voglia continuare con la mia fantasia memorante veda qui nel blog il testo intitolato Ogni Bimbo nasce a Betlemme. – Un saluto a tutti dalla campagna tra Recanati e Osimo dove sono ospite di uno dei fratelli nella casa con la stalla della mia infanzia.

23 Comments

  1. giosal

    Caro Luigi, ogni Bimbo nasce a Beltemme. Avendo passato un’infanzia in tempi e posti analoghi a quelli da te ricordati, mi riporti in memoria ricordi vivissimi e umanissimi che nel mondo di oggi paiono scomparsi, o forse –mi auguro – questa è soltanto una mia sensazione.
    Il tempo del Natale mi richiama, oltre alla meditazione sul mistero della Natività e dell’esistenza, ancora potenti suggestioni ed effluvi, provenienti qua e là da punti di quel lontano percorso.
    Ora torna il forte sapore della più sentita vacanza scolastica dell’anno, allorquando le amicizie tra ragazzi si trasferiscono dai banchi di scuola ai clan e alle sette segrete che si riuniscono furtivamente in soffitte o in scantinati a progettare le avventure più belle del mondo. Ora si rifà viva la scena d’un film, visto giusto in tempi di questa ricorrenza, dove un vecchio Anthony Quinn, peone in un povero villaggio, si trova di fronte a una chiesa diroccata con un vescovo che lo interroga; e alla domanda del prelato se quella chiesa non avesse un prete, il peone risponde che, sì, un tempo c’era, lo hanno ucciso i banditi, «ma si trattava di un prete “loco”, un pazzo: pretendeva vedere Dio negli occhi della gente più che nelle mura di questa chiesa». Ora riaffiora la sensazione di grande calore, datami dall’abbraccio di mia madre che mi faceva addormentare sereno nella notte santa: metafora, rimasta nel corso della vita, del sentimento di solidarietà, della mano tesa al fratello nel mondo. Che non vuole dire cercare di galleggiare in una società incapace di difendersi dai soprusi, ma impegnarsi nella stessa per una di diritti e doveri, capace di farli rispettare, gli uni e gli altri, da tutti.
    Così il Natale, per me, continua il suo cammino. Come auguro per voi, oltre ogni distinzione religiosa.

    15 Dicembre, 2012 - 17:39
  2. Clodine

    “Nel batticuore di Maria, il batticuore di ogni fidanzata che si scopre madre prima d’averlo voluto”.
    Come comprendo questo momento: lo vissi in prima persona in tutta la sua drammaticità. Temevo di dirlo a mio padre che era severissimo e avrebbe preso male la cosa. Inoltre, ero poco più che adolescente, frequentavo il liceo ma non solo: non lo volevo più quel ragazzo, mi ero accorta che viaggiavamo su binari diversi. Era stato maldestro con me, mi aveva plagiata, sentii che aveva forzato i tempi ed io, stupida, incosciente ragazzina avevo ceduto a quel bel ragazzo dai grandi occhi neri. Era successo tutto così in fretta, in una serata di fine estate dopo una festa tra amici sulla spiaggia di Fregene, sotto un cielo stellato e la luna piena e tonda ingannatrice e complice. Ricordo ancora il senso di soffocamento nel vedere l’occhio rosso del “predictor”che annunciava l’arrivo, quel giorno, alla ripresa dell’anno scolastico nel bagno del liceo e la smorfia di stupore delle amiche -oddio, è positivo…ihh…e mo’?- -eh già. e mo’? Che sfiga!- pensai. Rimasero li, a consolarmi – in fondo non è una tragedia, dai, non fare così: meglio un figlio che una malattia- dissero, mentre mi scioglievo in un pianto dirotto. Mio padre fu bravo con me, non batté ciglio anzi, mi tranquillizzò, a patto che si arrivasse al matrimonio riparatore quanto prima. E così avvenne. Comprai un abitino bianco e rosa e in un pomeriggio d’autunno sotto una mare di foglie, tra uno stuolo di amiche e amici sorelle e parenti convogliai a nozze nella chiesa parrocchiale. Tutto si consumò così in fretta, senza che me ne rendessi conto, ma la frase “finché morte non vi separi” sussurrata come in trance mi fece trasalire, né avvertii l’enormità della portata che mi atterrì totalmente! Oh! Quante volte chesi alla Madre di Dio di aiutarmi in quel cammino impervio e sconosciuto, costellato di spine che di li a poco avrei dovuto percorrere, quante volte sono ricorsa a Lei, Madre di tutte le Madri , affinché potessi essere all’altezza di quel ruolo così gravoso per me, che mi sentivo assolutamente ancora figlia,impreparata e inadeguata. Poi in tarda primavera nacque la bambina -dopo un male cane durato un’eternità- ed era piccola….piccola…piccola…così…ma quella è tutta un’altra storia!

    15 Dicembre, 2012 - 20:20
  3. lazzaro

    Quanta tenerezza, Clodine, per quel “peccato” prematrimoniale! Contemplata quella bambina piccola….piccola…piccola…così…, si potrebbe pensare a una “felix culpa”?

    15 Dicembre, 2012 - 21:20
  4. Luigi Accattoli

    Clodine.

    15 Dicembre, 2012 - 22:38
  5. fiorenza

    Davvero, come dice Lazzaro, “quanta tenerezza, Clodine”…
    E con quanto talento di narratrice ci hai fatto entrare nella storia: quel mutare delle stagioni, da quel fine estate sotto un cielo stellato a quel pomeriggio d’ autunno sotto un mare di foglie… Da quel silenzio su un cammino invernale scandito dal ricorso a Lei, Madre di tutte le Madri, alla piccola piccola piccola bambina, miracolo di quella tarda primavera…
    Bellissimo.

    16 Dicembre, 2012 - 0:20
  6. Davvero, bellissimo.
    Grazie

    16 Dicembre, 2012 - 10:38
  7. roberto 55

    Un abbraccio alla cara, grande Clodine: alla tua bellissima storia non serve far seguire commento alcuno.
    ……………. ed un caro saluto al mio “compagno di banco” Lazzaro !

    Roberto 55

    16 Dicembre, 2012 - 16:06
  8. lazzaro

    Ricambio il caro saluto di roberto55.

    16 Dicembre, 2012 - 16:57
  9. Clodine

    E alla nascita della piccola seguì un lungo periodo di silenzio e di grande solitudine esistenziale mai sperimentata. Il silenzio è l’elemento naturale per ogni anima che viene al mondo. Difatto le cose di prima non esistevano più : c’era solo lei ed io, e i miei progetti interrotti bruscamente, sospesi, in attesa di realizzazione. Anche il tempo si fermò, scandito dai ritmi del suo vagito. Mi isolai, completamente refrattaria al mondo esterno, non c’era nulla che potessi fare, nessuno che potesse, con parole, aiutarmi a capire la realtà che stavo vivendo.Singolare come l’Evangelista Luca, nella sua sensibilità concentri la descrizione della nascita [LC2,6-7] in tre sole righe: ” Ora avvenne che, mentr’essi erano la’, si compì il tempo in cui Maria doveva partorire;e diede alla luce il suo figlio, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia perché non c’era posto nell’albergo”. Tutto qui! Cosa dire se non l’essenziale? Tre righe per dissipare le nebbie dei pensieri più consolanti e metterci dinnanzi ad un fatto che si ripete sempre nella storia: nessuno apre la porta, nel momento di maggiore difficoltà si resta sempre soli.
    “Picchiate e vi sarà aperto” dirà più tardi , ma intanto alla giovane purpera le porte restarono sbarrate….

    16 Dicembre, 2012 - 17:11
  10. Clodine

    Anche io vi abbraccio tutti amici…vi abbraccio tutti.

    16 Dicembre, 2012 - 17:42
  11. Federico B.

    Un abbraccio a Clodine.
    E grazie.

    16 Dicembre, 2012 - 18:49
  12. giosal

    Clodine. Forse era piccola, ma fu anche un grande dono.
    In condizioni analoghe credo che agirei come tuo padre.
    Un caro saluto. Giorgio Salvatori

    16 Dicembre, 2012 - 19:41
  13. elsa.F

    Con Clodine e con le donne femmine un giorno e poi madri per sempre…

    16 Dicembre, 2012 - 19:58
  14. Clodine

    Eravamo cresciute con la cultura dell’ obbedire. Non che fosse un padre padrone ma nel frangente, essendo io minorenne, ritenne di esercitare la sua autorità paterna secondo la sua visione e il suo schema mentale. Lui decise per me -a parer suo- per il mio bene e il bene del nascituro in maniera irrevocabile e perentoria. Sbagliò! Io non lo avrei fatto con una figlia, l’avrei sostenuta, e aiutata e seguita fintanto che non avesse acquisito piena coscienza consapevolezza e maturità di scegliere …Invece…mi sentii abbandonata al mio destino.

    16 Dicembre, 2012 - 20:19
  15. giosal

    Clodine…. ma fino ad abbandonarti, no.

    16 Dicembre, 2012 - 20:33
  16. Clodine

    non mi venne domandato se fossi felice, se lo amavo…cosa volessi fare della mia giovane vita. Fu un trauma per me, e se in un primo momento subii passivamente, non appena mi riebbi ripresi in mano la mia vita e Dio sa se mi costò sacrifici indicibili. Ma Dio manda i panni secondo il freddo ed è vero: “ogni bambino ha il suo cestino”. La bambina manifestò un carattere gioviale, tranquillo, pacioccona, la portavo con me, crebbe tra un banco di scuola e un altro e se il fasciatoio di Nostro Signore fu la mangiatoia quello di mia figlia la cattedra del prof di turno…

    16 Dicembre, 2012 - 20:39
  17. Federico B.

    Per rispetto a Clodine e alle confidenze che ha voluto farci, non scrivo quello che penso di giosal e del suo commento.

    16 Dicembre, 2012 - 22:01
  18. luca73

    Un abbraccio forte fortissimo a Clodine!
    Luca

    17 Dicembre, 2012 - 8:01
  19. Clodine

    Caro luca, caro fede,fiorenza, Antonella Elsa e cari tutti.
    Se ho trovato il coraggio di raccontare questo breve segmento di storia mia, accogliendo l’invito di Luigi a dare testimonianza, fu solo per offrire il mio contributo al tema della mangiatoia e lanciare al contempo un monito e un invito all’ignoto visitatore che si trovasse a leggere questa esperienza condivisa, oggi, con gli amici del blog, qualora dovesse trovarsi alle prese con questo tipo di problematica sempre di grande attualità all’ora come ora. Allora come ora , e come sempre sotto il cielo, i pregiudizi attorno alla gravidanza inattesa, o indesiderata – quella che smonta i progetti, i disegni umani, la pianificazione ben costruita – sono all’ordine del giorno. Vi imploro: accogliete la vita, sempre e comunque. E’ un dono incommensurabile, unica occasione per contemplare l’eternità futura.
    Mio padre fu buono con me, nonostante in seguito lo contestai, ma fu buono perché l’accolse con amore, l’accarezzò con un sorriso benevolo, la protesse facendo converge ogni scelta sul bene di quel piccolo essere in formazione. Lui aveva la proprietà, non io; lo , con mio immenso dispiacere, lo avevo deluso, avevo sbagliato e dovevo subirne le conseguenze, questo il suo pensiero. Accolsi la sfida, confidando sempre e solo nell’aiuto di Dio che si palesò attraverso gesti di infinita solidarietà che mi giunsero da ogni parte, gli stessi che attesto oggi, tra voi amici di pianerottolo. Cosa sarebbe accaduto se la Madre di Dio avesse riufiutato l’Incarnazione? Non oso immaginare.
    Tra una manciata di giorni il Signore nascerà di nuovo e forse, più che la gioia ,dobbiamo imparare il rimorso di tante vite uccise agli albori, anche tra le famiglie cattoliche.
    “Lo sappiamo di essere dei profanatori, ma agli occhi di colui che non ebbe orrore di farsi uno di noi, siamo poveri peccatori che, anche a Natale, accanto alla gioia di sentirsi redenti, portano la tristezza di non essere ancora cristiani”
    Don Primo Mazzolari

    17 Dicembre, 2012 - 10:03
  20. giosal

    Clodine- Ieri sera, dopo la tua ultima rivelazione, mi sono reso conto di quanto io ti abbia ferito, e me ne addoloro. Se vale qualcosa il cercare di chiarire: dicendo che io avrei fatto come tuo padre, mi riferivo alla tua accettazione da parte sua e al suo invito alla riparazione; parendo, con la mentalità dell’epoca, la cosa più buona. Considerazione superficiale, che anch’io ho fatto senza tener conto della tua sofferenza del tempo, del tuo sentimento di essere stata trascurata.
    Ti chiedo di perdonarmi; lo chiedo al tuo intimo, senza cercare risposte scritte da parte tua.
    Quanto a me, questo fatto mi resterà impresso nella memoria come lezione amara.
    Ieri sera volevo comunicarti questo pensiero attraverso Luigi per tenerlo del tutto fuori dal frastuono del blog. Poi, dato che il caso è nato sul blog, ho ritenuto più corretto spedire il messaggio sullo stesso, pur nel rischio che subisca i suoi contraccolpi; nella speranza, tuttavia, che ti arrivi sincero, come sincera è la rivelazione che ci hai fatto.
    Ti pregherei di accettare, anche da parte mia, l’augurio di un sereno Natale a te e famiglia, e un abbraccio. Giorgio Salvatori.

    17 Dicembre, 2012 - 10:16
  21. Clodine

    Carissimo, perché dici questo? Sappi che non mi hai ferita, davvero non lo hai fatto in alcun modo, ti assicuro, te lo dico col cuore…
    Stai tranquillo giosal, anch’io ti abbraccio augurandoti un felice Natale in armonia e pace assieme ai tuoi famigliari.
    Con affetto
    Clodine

    17 Dicembre, 2012 - 10:32
  22. lycopodium

    Un bacio a Clo.
    Sei una benedizione per questo blog e non solo.

    17 Dicembre, 2012 - 20:41

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