Ogni bimbo nasce a Betlemme

Lectio feriale sui figli e sul Natale
Preparo il Natale cercando Gesù in ogni bambino che incontro e intanto rileggo i primi due capitoli di Matteo e di Luca e vedo di rintracciare i miei figli piccoli nelle parole che raccontano di lui. Cerco nei racconti dell’infanzia i miei figli quand’erano piccoli e tutti i piccoli che riesco a guardare con occhio di padre.
Così fu generato Gesù Cristo (Matteo 1). Mi esercito a cogliere il suono familiare di queste parole. Quale cioè doveva risultare ai primi cristiani, tra i quali erano quelli che l’avevano udito parlare che l’avevano visto con i loro occhi e che l’avevano toccato con le loro mani: “Così è nato Gesù”. Quella familiarità che è nelle parole dei genitori quando raccontano ai figli qualcosa del loro arrivo: “Tu Beniamino sei nato all’Isola Tiberina in un giorno di pioggia”.

Nel turbamento di Maria
il batticuore di ogni donna
Ecco Gabriele che viene mandato “a una vergine promessa sposa di un uomo di nome Giuseppe” (Luca 1). Poi arriveranno tutti i prodigi ma per primo c’è questo frammento di vita quotidiana: una ragazza fidanzata a un uomo che attende il momento di portarla a casa sua. – Importanza che all’origine di ogni vita vi siano una donna e un uomo che si cercano.
Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù (Luca 1). Qui il nome si sa prima dell’arrivo del bambino: capita anche oggi e spesso le mamme e i papà lo chiamano per nome senza averlo ancora visto se non in enigmate – con manine e piedini ruotanti – nello schermo dell’ecografo. “La zia mi ha portato le scarpine per Agnese. Ora è tutto pronto per quando arriva”.
L’angelo Gabriele è più tempestivo di qualsiasi ecografia e scioglie in anticipo il quesito del nome. “Come lo chiamerai?” avrà chiesto Maria alla cugina. “Tu a che mese sei?” Ora sanno che arriva per primo il bimbo di Elisabetta: questo è il sesto mese per lei (Luca 1). Non mi stanco di immaginare il colloquio tra le due mamme durato un centinaio di giorni: Maria rimase con lei circa tre mesi (Luca 1). Mi tornano all’orecchio i colloqui delle mamme durante i corsi di preparazione al parto.
Sua madre Maria si trovò incinta (Matteo 1). Nella trepidazione di Maria, la trepidazione di tutte le donne che si scoprono incinte. Nel turbamento di ognuna che si trova incinta, il turbamento di Maria.
Sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo (Matteo 1).  Nel batticuore di Maria, il batticuore di ogni fidanzata che si scopre madre prima d’averlo voluto. Nella confusione di ogni ragazza madre, quelle settimane difficili vissute da Maria.

Dovremmo badare di più
ai grembi che danzano
Il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo (Luca 1). Lungo l’Avvento ho letto un volumetto di suor Maria Anastasia di Gerusalemme intitolato Grembi che danzano. Lectio divina su figure bibliche femminili (Messaggero 2009) che si intitola proprio a partire dalla scena della Visitazione: “Il verbo che troviamo in queste parole di Elisabetta significa saltare, balzare, saltellare, ma nelle sue derivazioni più remote offre anche la sfumatura del danzare. Giovanni dunque compie una danza nel grembo di sua madre e con essa vuole esprimere tutta la gioia traboccante per l’arrivo del Messia” (p. 149). Le mamme conoscono quella danza. A volte è scatenata dal cioccolato che hanno mangiato, altre volte parte dal cuore: “Da quando sei tornato non fa che muoversi: secondo me ti sta salutando”.
Dovremmo badare di più ai grembi che danzano. Una volta mi capitò di ascoltare Giuseppe Dossetti che citava un versetto del Talmud contro la corrente assuefazione all’aborto: “Quando i nostri padri giunsero al mare anche gli embrioni dal seno delle loro madri dicevano il Cantico”.
Che mai sarà questo bambino? (Luca 1) Sono i vicini di Elisabetta e Zaccaria che si interrogano sul destino di Giovanni all’indomani della sua circoncisione. E’ la domanda di tutti i genitori a ogni nascita. “Chissà dove mi porterai da grande” diceva una mamma al suo piccino che la tirava per mano – al parco – in una sua direzione.
Giuseppe salì in Giudea per farsi censire insieme a Maria sua sposa, che era incinta (Luca 1). Si fanno viaggi anche con il pancione, oggi come ieri. Si vedono mamme all’ultimo mese che prendono il treno o l’aereo. Contadine che lavorano nei campi “fino al giorno prima” e ministre che passano in rassegna le truppe.
Lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’albergo (Luca 2). Io so che cosa siano le fasce e la mangiatoia. Si è continuato ad avvolgere i bimbi nelle fasce fino alla metà abbondante del secolo scorso, fino al “miracolo economico”. Anch’io sono stato avvolto e conosco le mangiatoie: per anni ho aiutato i fratelli più grandi a rifornirle.

Neonati nelle stalle
ne ho visti in abbondanza
Tra i miei primi ricordi c’è quello del bambolotto tutto fasciato con la testolina e le manine che spuntano fuori, come nelle figurazioni più antiche del presepe.
Bimbi nella mangiatoia non ne ho visti, ma nelle stalle sì e anche posati per cambiarli o per un sonnellino in una mangiatoia mobile o altro cesto che lì si trovasse. Ci si metteva sopra una copertina o un lenzuolino ed era fatta. Ricordo una zia che si chiamava Giulia allattare un figlio che si chiama Egidio durante una delle veglie nella sua grande stalla. Egidio oggi è sulla sessantina e dunque era il 1948-49. Io ero interessatissimo a vedere bene quello che facevano la zia e il cuginetto ma c’era un fratello più grande che mi diceva di non guardare. Scene di presepio vivente si potevano cogliere nell’Italia contadina fino a pochi decenni addietro. Forse in qualche posto si vedono ancora.
A ogni bimbo che nasce è il Figlio dell’Uomo che arriva. “Quest’anno Gesù bambino è nato femmina” disse un mio amico quand’ebbe la prima figlia.
“C’erano in quella regione alcuni pastori che pernottavano all’aperto” (Luca 2). Anche dei pastori un poco me ne intendo. Per noi contadini erano come gli zingari e altri raminghi. Malvestiti, lontani da casa, sempre sporchi: “Hanno i pidocchi”. E te li attaccavano se non li tenevi a distanza. “Sono passati i pastori”. Avevano i cani. Tu neanche ti sognavi di avvicinarti ai loro greggi. Se si accostavano alla tua casa ti parlavano a gridi – tra l’abbaiare dei cani – come quando chiamavano le pecore.
I pastori del tempo di Gesù? Possiamo immaginare quanto più sporchi e temuti. Non c’erano le vaccinazioni, il ddt, il suffragio universale. Un pastore era il diverso, un’epidemia. Begli amici si fa nostro Signore fin dal primo suo giorno sulla terra.
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui (Luca 2). Ci vuole il gregoriano per dire questo stupore: Et erat pater eius et mater mirantes super his quae dicebantur de illo.

I suoi occhietti
sprizzavano allegria
La stella li precedeva finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino (Matteo 2). Una stella, un bambino: Natale. “Stella mia” dicono le mamme ai loro bimbi.
Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia (Matteo 2). Con il cristianesimo le stelle diventano amiche degli uomini. “Dovremmo avere pietà anche delle stelle” ha detto qualcuno che non ricordo chi sia ma di certo era un cristiano. Anche qui ho bisogno del gregoriano: Videntes autem stellam gavisi sunt gaudio magno valde.
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre (Matteo 2). Abbiamo qui in nuce tutte le “Vergini con bambino” delle icone e degli affreschi, dalle catacombe a oggi. Ci vedo anche le mamme con bambino delle anticamere dei pediatri e di altri medici. E quelle che chiedono l’elemosina con il piccino in braccio o a terra, accanto a loro.
Aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Matteo 2). Mi vengono agli occhi immagini di pittori dove il bambino infila la mano curiosa negli scrigni dei Magi o li accarezza sulla testa. Il più vivo di questi Gesù dei doni è stato scolpito da Giovanni Pisano nel pulpito di Pistoia: stringe nelle mani, come a sottrarlo alla Madre, il globo d’oro che il primo dei Magi gli ha appena donato. Ma preferisco immaginare un Gesù di pochi mesi che già riconosce i volti e sorride, senza tutta quella manualità che attirò Giovanni “sculptore”.
I Magi e tanti altri avranno visto con gioia gli occhi ridenti del piccolo Gesù. Come in questo racconto di un amico prete che si chiama Mario Albertini: “Questa mattina è venuta a trovarmi una giovane signora che ho conosciuto quand’era incinta, assorta allora nella sua attesa, felice adesso per la figlia di pochi mesi. Ha voluto presentarmela; e la bimbetta, quando mi sono chinato su di lei, mi ha fatto una vivace smorfia mentre i suoi occhietti sprizzavano allegria. Non era una smorfia, era un sorriso. Non mi vergogno di dire che mi sono venuti i lucciconi”. Ecco io immagino quel sorriso allegro di Gesù a ricambio dei doni dei Magi, quando si sono chinati su di lui.

In ogni bimbo rifugiato
si ripete la Fuga in Egitto
Giuseppe prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto (Matteo 2). In ogni bimbo rifugiato abbiamo una figura di Gesù che fugge in Egitto. Me ne parla nelle sue lettere una famiglia fiorentina (Roberto, Gabriella e Costanza Ugolini) che mi è divenuta amica nella Rete e che vive nel Kurdistan turco, al confine con l’Iran, dove si adopera a soccorrere donne afghane che scappano con i figli da mariti talebani e si rifugiano in Iran per poi passare in Turchia e cercare di arrivare in Europa. E noi qui a guardare.
Il bambino cresceva e si fortificava (Luca 2). Gesù cresce in ogni bimbo che allattiamo e al quale insegniamo a camminare. “Quant’è cresciuto il tuo. Il mio non mangia e non cresce”.

Luigi Accattoli
Da Il Regno 22/2009

Commento

  1. […] e altro. Chi voglia continuare con la mia fantasia memorante veda qui nel blog il testo intitolato Ogni Bimbo nasce a Betlemme. – Un saluto a tutti dalla campagna tra Recanati e Osimo dove sono ospite di uno dei fratelli […]

    15 Dicembre, 2012 - 15:30

Lascia un commento