Ancora sul Papa emerito che prende la parola

Un collega mi critica per aver difeso il diritto del Papa emerito di intervenire sulle questioni disputate [vedi post del 13 aprile] e invoca la norma canonica sui vescovi emeriti. Osservo che quella norma riguarda la “guida della diocesi” e non la possibilità di esprimere un’opinione su questioni generali e affermo che così è stata fino a oggi interpretata. Mi chiede esempi e io indico gli emeriti arcivescovi di Milano e cardinali Martini e Tettamanzi. Nei commenti il dettaglio della norma e dei due esempi da me addotti.

35 Comments

  1. Luigi Accattoli

    La norma canonica riguardante la discrezione di comportamento del vescovo emerito è al paragrafo 226 del “Direttorio per il ministero pastorale dei vescovi” (2004): A sua volta il Vescovo emerito avrà cura di non interferire in nulla né direttamente né indirettamente nella guida della diocesi ed eviterà ogni atteggiamento ed ogni rapporto che potrebbe dare anche solo l’impressione di costituire quasi una autorità parallela a quella del Vescovo diocesano, con conseguente pregiudizio per la vita e l’unità pastorale della comunità diocesana. A questo fine il Vescovo emerito svolgerà la sua attività sempre in pieno accordo ed in dipendenza dal Vescovo diocesano, in modo che tutti comprendano chiaramente che solo quest’ultimo è il capo e il primo responsabile del governo della diocesi.

    30 Aprile, 2019 - 23:19
  2. Luigi Accattoli

    La mia argomentazione. Si dice che dobbiamo guardare al Papa emerito come guardiamo ai vescovi emeriti, essendo egli canonicamente il vescovo emerito di Roma. Se dunque gli emeriti avessero dovuto tacere sempre sulle questioni delicate, non avremmo avuto il magistero decennale dell’emerito Carlo Maria Martini (lascia nel 2002, muore nel 2012), tanto per ricordare un caso; né quello quinquennale del suo successore Dionigi Tettamanzi (lascia nel 2011, muore nel 2017). Per quello che in tanti anni ha fatto e detto Martini, non c’è bisogno di citazioni: ha persino tenuto una rubrica mensile di conversazione con i lettori del “Corriere della Sera”, affrontandovi ogni questione. Per Tettamanzi segnalo la prefazione a sostegno dell’“Amoris laetitia” che scrisse per un libretto del cardinale Antonelli intitolato “Per vivere l’Amoris Laetitia” (Ares 2016). Tettamanzi vi sosteneva un’interpretazione chiaramente diversa da quella formulata dal cardinale Scola suo successore sulla cattedra ambrosiana. Se fummo grati a Martini e Tettamanzi per le loro prese di parola dopo il ritiro, non possiamo avere lo stesso atteggiamento con l’emerito Ratzinger?

    30 Aprile, 2019 - 23:19
  3. Beppe Zezza

    A me pare che la chiave interpretativa sia nella parola “governo”. L’esprimere pensieri e il “governare” sono cose diverse.

    1 Maggio, 2019 - 8:44
  4. giuseppe di melchiorre

    Caro Luigi, intervengo solo per darti atto della tua cortese ospitalità.
    La mia risposta al tuo interrogativo è SSSIIII!!! Possiamo e come!. Quanto al Card. Martini ricordo la sua rubrica mensile sul CorSera, ma anche le sue recensioni settimanali sull’inserto domenicale de Il Sole24Ore. Io molti libri li ho comprati dopo aver letto le sue recensioni. E per questo gli sono grato e la mia gratitudine è estesa anche per i libri molto sapienti scritti da lui, anch’essi da me acquistati.
    Ti posso dire una cosa che mi è venuta in mente questa mattina, mentre pregavo per Papa Francesco? La mia non vuole essere una critica, ma solo un’osservazione. Un Papa, per quello e per chi rappresenta, nei suoi comportamenti pubblici non può tener conto solo della sua persona, ma deve tener conto anche di chi rappresenta. Lui è papa solo perché è stato eletto da altri di cui deve rappresentare la “summa”. Lui, una volta accettata l’elezione, non è più solo lui, ma anche chi rappresenta! Mi sbaglio?
    Temo una raffica di prediche… Un caro saluto, Luigi. E un affettuosamente sincero “Dominus conservet Papam Franciscum et beatum faciat eum in terra, et vivificet eum, et beatum faciat eum in terra, et non tradat eum in animam inimicorum eius”. Ma come mai in questa preghiera è incluso questo “non lo porti contro l’anima dei suoi nemici”? Evidentemente nemici i pontefici li hanno sempre avuti.
    Ma io non mi sento suo “inimicus” . Vale, Aloisi!

    1 Maggio, 2019 - 9:16
  5. Leonardo Lugaresi

    Caro Luigi, tu che sei un archivio vivente forse mi puoi aiutare. Mi è venuta in mente una battuta di tanti anni fa che se non ricordo male veniva attribuita al cardinale Siri (e riferita ad un suo collega molto “progressista”). Mi pare che più o meno suonasse così: «Parla come un comunista, vive come un borghese e comanda come un fascista». Ti risulta?
    Comunque sia, opportunamente adattata, direi che la batttuta si applicherebbe molto bene anche oggi a certi zelanti odiatori del povero Benedetto XVI, che lo vorrebbero possibilmente morto (sarebbe la cosa migliore) o perlomeno imbavagliato.
    Progressisti e grandi sostenitori della libertà di parola e del dissenso nella chiesa quando faceva comodo a loro, e sostanzialmente fascisti una volta preso il potere.

    1 Maggio, 2019 - 15:23
  6. alphiton

    Sì potrebbe ribattere a Lugaresi che Ratzinger, nei diversi ruoli ricoperti, non sia stato esattamente disponibile nei confronti di posizioni teologiche innovative, arrivando anche ad umiliare coloro che le sostenevano, sebbene fossero uomini dalla condotta personale specchiata e irreprensibile.
    Ma non è questo il problema. Come ho già detto in un precedente post, ci sono i diritti e l’opportunità di avvalersene o meno. Inoltre il ruolo di Papa emerito non è così facilmente assimilabile a quello di un qualsiasi Vescovo emerito, come fa con eccesso di faciloneria, mi si consenta, Luigi Accattoli. Se così fosse, infatti, non enfatizzeremmo così tanto il ruolo del Papa. Tanto è vero che quando parla un Vescovo emerito le sue parole hanno eco se nell’esercizio del suo ruolo si è ritagliato autorevolezza e credibilità, come nel caso dei due presuli citati.
    La novità della figura del Papa emerito richiede assolutamente una regolamentazione che origina dal fatto che, essendo la rinuncia un atto assolutamente consapevole, essa comporta anche l’astensione da tutti i comportamenti che possono, direttamente o indirettamente, costituire un intralcio all’azione del suo successore o possono, come nel caso in questione, orientare il futuro Conclave.
    Mi sembra, tutto sommato, una questione di buon senso che non ha niente a che vedere col fascismo di cui parla Lugaresi, cosa che trovo francamente offensiva.
    Ma di tutte queste faccende ha parlato meglio di me lo storico della Chiesa Massimo Faggioli:

    https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt201904/190426faggioli.pdf

    https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt201904/190414faggioliagasso.pdf

    https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt201904/190412faggioli.pdf

    Alberto Farina

    2 Maggio, 2019 - 11:23
  7. Luigi Accattoli

    Alberto il mio post, il raffronto tra papa emerito e vescovo emerito e gli esempi Martini e Tettamanzi vanno letti in risposta a un collega che a quel raffronto si rifaceva. Il collega non ama essere citato, ma in sostanza affermava parlando in privato con come quanto un altro collega, Domenico Agasso, aveva pubblicato il 14 aprile su Vaticansinder sotto il titolo “Francesco e l’ombra di Ratzinger: la coesistenza che pesa sul Vaticano”: “Si pone una questione «costituzionale» sul ruolo dell’emerito. Partendo dal presupposto che il papa è vescovo di Roma, chi la sottolinea si rifà alle indicazioni «per il ministero dei vescovi», in cui si legge: «L’emerito svolgerà la sua attività sempre in pieno accordo e in dipendenza dal Vescovo in modo che tutti comprendano chiaramente che solo quest’ultimo è capo del governo» […]. Molti ritengono che con questa uscita irrituale Ratzinger non sia stato «nascosto al mondo» come aveva annunciato dopo la rinuncia al papato […]. Il Papa emerito interviene con un testo che può rappresentare «una linea pastorale e teologica parallela a quella del Papa», e si presta così a essere usata come arma per gli avversari di Francesco”. – E’ in risposta a chi voleva il Papa emerito sottoposto alle regole del vescovo emerito che va letto il mio testo. Io condivido il criterio di tale analogia canonica e all’interno di essa argomento sul fatto che fino a oggi il dovere di discrezione che viene fatto agli emeriti è interpretato come non ingerenza nel governo, non come rinuncia a esprimere opinioni e considerazioni.

    2 Maggio, 2019 - 15:48
  8. Luigi Accattoli

    Ancora ad Alberto. Quanto alla tua affermazione che “il ruolo di Papa emerito non è così facilmente assimilabile a quello di un qualsiasi Vescovo emerito”, tu al momento hai tutte le ragioni, ma io credo che in prospettiva quei ruoli diverranno meglio assimilabili. Non c’è dubbio che la figura papale sia destinata a diminuire e quella episcopale a crescere. L’ecclesiologia del Vaticano II è il primo capitolo di quella diminuzione. La rinuncia di Benedetto è il secondo. La preferenza di Francesco per il titolo papale di “vescovo di Roma” è il terzo. La scoperta anche da parte dei tradizionalisti che all’occasione si può e si deve criticare il Papa è il quarto.

    2 Maggio, 2019 - 15:58
  9. Penso che Benedetto XVI abbia fatto bene ad esortarci al ritorno alla fede e all’Eucarestia:

    2 Maggio, 2019 - 16:34
  10. Al nostro padrone di casa dico che domenica 5 maggio, con una celebrazione del Vescovo a San Domenico, cominceranno nella mia città le celebrazioni per il settimo centenario dalla morte di Beata Margherita.

    2 Maggio, 2019 - 16:36
  11. alphiton

    Ringrazio Accattoli per i chiarimenti. Gli chiedo che cosa pensi dell’uso interessato del documento di Ratzinger contro Papa Francesco.
    Ad Antonella chiedo se non trovi nel magistero dell’attuale pontefice sufficienti richiami alla fede.

    Saluti

    Alberto Farina

    2 Maggio, 2019 - 17:29
  12. Luigi Accattoli

    Per Alberto. L’uso del testo benedettiano da parte della galassia antifrancesco è stato strumentale e malevolo. Io difendo il testo e soprattutto il diritto dell’Emerito a parlare, non chi l’usa contro Papa Francesco.

    2 Maggio, 2019 - 17:47
  13. Amigoni p. Luigi

    Rif. 17.47 – Non è stato il migliore Ratzinger

    D’accordo con quanto dice Accattoli alle 17.47. Certo, contenuto e stile di alcuni passaggi dell’ultimo testo benedettiano non appartengono al miglior Ratzinger che conosciamo.

    2 Maggio, 2019 - 21:10
  14. Amigoni p. Luigi

    Rif. 11.23 – Grazie

    Ben fatti e utili i contributi di Faggioli allegati da Alphiton.

    Rif. 15.23 di ieri. Quanto agli aneddoti attribuiti al cardinal Siri (se non erro è oggi l’anniversario della sua morte) ce ne sono vari altri meno spiritosi e ripetibili.

    2 Maggio, 2019 - 21:36
  15. alphiton

    Mi sembra che Luigi viva, rispetto a questa vicenda, nell’iperuranio e non si renda conto del danno che, volontariamente o involontariamente, Ratzinger ha cagionato offrendo ai detrattori di Papa Francesco un’occasione d’oro per sferrare contro di lui l’ennesimo furibondo attacco.
    Se poi volessimo entrare nel merito del testo, ci sarebbero molte considerazioni da fare sulla fragilità teoretica e storica di quanto scritto da Ratzinger.

    Alberto Farina

    3 Maggio, 2019 - 11:16
  16. Beppe Zezza

    Il cattolicesimo è la,religione dello “et-et” e non del “aut-aut”.
    La cifra del pontificato di Francesco è più sull’orizzontale che sul verticale, almeno così appare.
    Il richiamo alla dimensione verticale del messaggio di Benedetto non è inopportuno.
    Uso malevolo delle parole di Benedetto? Malevola volontà di farlo tacere?
    Se non è zuppa è pan bagnato.

    3 Maggio, 2019 - 11:35
  17. Leonardo Lugaresi

    Caro Luigi, leggo su uno di quei siti brutti e cattivi che tu non leggi per non contaminarti e che qui non riporto per non contaminare l’ambiente, che, secondo una fonte giornalistica, «In a very small circle, Pope Francis is said to have self-critically further explained himself as follows: “It is not to be excluded that I will enter history as the one who split the Catholic Church.”».
    La fonte è il corrispondente dello Spiegel, quindi l’autorevolezza è quella che è (quasi inesistente, direi), però la frase ha un accento di verosimiglianza che colpisce. Non pensi anche tu che, tra gli intimi, potrebbe proprio averla detta?

    3 Maggio, 2019 - 17:03
  18. alphiton

    “La cifra del pontificato di Francesco è più sull’orizzontale che sul verticale, almeno così appare.”
    Un’affermazione del genere dovrebbe essere suffragata da dati di fatto, altrimenti resta una mera petizione di principio. A questa stregua si può dire tutto e il contrario di tutto.

    Alberto Farina

    3 Maggio, 2019 - 17:23
  19. Sto traducendo adesso una omelia di Leone Magno “In Natali Ss. Apostolorum Petri et Pauli”. Non vedo perché ci si debba tanto scandalizzare del fatto che ci siano due Papi (dei quali uno in carica, ed un altro emerito) che parlano. In fondo anche il primo Papa (Pietro) aveva vicino Paolo … Leone Magno dice che erano come i due occhi di quel corpo il cui capo è Cristo. “Geminum lumen oculorum”.

    3 Maggio, 2019 - 18:18
  20. Beppe Zezza

    Rif 17.23
    Quali sono i “dati di fatto” con i quali si deve “suffragare” una “apparenza”?
    In realtà le “apparenze” sono legate alle “parole” – che, secondo il significato che noi occidentali diamo a questo termine – non sono ” fatti “.

    Rif 18.48
    I discorsi che si sono letti sono stati indirizzati al papa emerito e non rivolti “agli amici del primo”.
    La tesi sostenuta è che i discorsi che richiedevano al papa emerito di tacere dovevano intendersi : “non dire il tuo pensiero perché altrimenti ti strumentalizzano”?
    Tesi Ingegnosa.

    3 Maggio, 2019 - 19:15
  21. alphiton

    Chiedo a Zezza di spiegare in che senso il magistero di Francesco è orientato più in senso orizzontale. Grazie

    Alberto Farina

    3 Maggio, 2019 - 19:25
  22. roberto 55

    Sempre interessanti le considerazioni di Massimo Faggioli, che, però (e se le ho ben capite), conferma – nel momento in cui invoca la necessità di regolare ruolo, poteri, competenze ed attribuzioni del Papa Emerito – che nessuna norma vigente può impedirgli di esprimere le proprie opinioni, salvo, in via analogica, il divieto di interferire nella guida di Santa Madre Chiesa.
    Il punto, piuttosto (e come sottolineava Padre Amigoni), e di non consegnare il Papa Emerito alle elites dell'”Accademia delle vedove inconsolabili”: gustosa, semmai, è l’osservazione di Luigi che rileva come, in tutta questa vicenda, proprio i “tradizionalisti” scoprono così che si può criticare il Papa.

    3 Maggio, 2019 - 23:27
  23. Amigoni p. Luigi

    Rif. 18.18 – Apostoli di allora e unico papa di oggi

    Il primo papa (Pietro) aveva vicino uno, importante e ingombrante, che non era papa. Paolo era solo un apostolo, certamente di grande peso per la Chiesa di Roma e per tutte le Chiese,
    A rigore non ci sono oggi due papi: c’è il papa e un vescovo che non svolge più le funzioni di papa, perciò è emerito. Dopo tutto, il papato non è un sacramento: solo il sacerdos (presbitero e vescovo) è in aeternum.

    3 Maggio, 2019 - 23:44
  24. roberto 55

    Ho dimenticato di firmare il mio precedente intervento, e ne chiedo venia.
    Buon sabato a tutti.

    Roberto Caligaris

    4 Maggio, 2019 - 6:47
  25. Beppe Zezza

    Rif 19.25
    Il papato di Francesco è più concentrato sugli aspetti sociali del cristianesimo.

    4 Maggio, 2019 - 8:17
  26. Bisogna anche dire che a “mettere il carico da undici” (come diciamo noi) ci pensano i media, che parlano solo degli aspetti sociali delle parole di Francesco. Così anche del testo di Benedetto XVI hanno parlato più che altro della critica al ’68, senza fare parola del richiamo alla Fede e all’Eucarestia.

    4 Maggio, 2019 - 13:27
  27. Amigoni p. Luigi

    Rif. 13.27 – De moribus

    Ma il papa emerito non ha reso pubblici i suoi appunti per incitare alla fede e alla adorazione eucaristica. Si è occupato “de moribus”, non de fide. I giornalisti e anche gli “inconsolabili” hanno capito al volo.

    4 Maggio, 2019 - 20:09
  28. Sì, ma per restaurare i costumi ha detto di tornare alla fede e alla Eucarestia.

    2. Dio è divenuto uomo per noi. La creatura uomo gli sta talmente a cuore che egli si è unito a essa entrando concretamente nella storia. Parla con noi, vive con noi, soffre con noi e per noi ha preso su di sé la morte. Di questo certo parliamo diffusamente nella teologia con un linguaggio e con concetti dotti. Ma proprio così nasce il pericolo che ci facciamo si­gnori della fede, invece di lasciarci rinnovare e dominare dalla fede.

    Consideriamo questo riflettendo su un punto centrale, la celebrazione della Santa Eucaristia. Il nostro rapporto con l’Eucaristia non può che destare preoccupazione. A ragione il Vaticano II intese mettere di nuovo al centro della vita cristiana e dell’esistenza della Chiesa questo sacra­mento della presenza del corpo e del sangue di Cristo, della presenza della sua persona, della sua passione, morte e risurrezione. In parte questa cosa è realmente avvenuta e per questo vogliamo di cuore ringraziare il Signore.

    Ma largamente dominante è un altro atteggiamento: non domina un nuovo profondo rispetto di fronte alla presenza della morte e risurrezio­ne di Cristo, ma un modo di trattare con lui che distrugge la grandezza del mistero. La calante partecipazione alla celebrazione domenicale dell’Eucaristia mostra quanto poco noi cristiani di oggi siamo in grado di valutare la grandezza del dono che consiste nella Sua presenza reale. L’Eucaristia è declassata a gesto cerimoniale quando si considera ovvio che le buone maniere esigano che sia distribuita a tutti gli invitati a ra­gione della loro appartenenza al parentado, in occasione di feste familia­ri o eventi come matrimoni e funerali. L’ovvietà con la quale in alcuni luoghi i presenti, semplicemente perché tali, ricevono il Santissimo Sa­cramento mostra come nella Comunione si veda ormai solo un gesto cerimoniale. Se riflettiamo sul da farsi, è chiaro che non abbiamo bisogno di un’altra Chiesa inventata da noi. Quel che è necessario è invece il rinnovamento della fede nella realtà di Gesù Cristo donata a noi nel Sacramento.

    4 Maggio, 2019 - 20:38
  29. Antonio Finazzi Agro

    Io concordo sul diritto del Papa emerito, come di chiunque altro, di esprimere la propria opinione e prendere posizione su temi ancora oggettivamente aperti. Non amo alcun genere di censura, e ritengo che l’odio venato di fanatismo verso Papa Francesco sia frutto di una cultura fortemente autoritaria e intollerante, come ognun sa molto radicata in alcuni settori del cattolicesimo del tutto diseducati all’elaborazione del confronto e persino del dissenso, la cui serena accettazione e in alcuni casi persino valorizzazione interpretano come debolezza istituzionale. Questi settori hanno reagito e reagiscono con veemenza (mi verrebbe da dire con violenza) a una svolta nel modo in cui la Chiesa intende sè stessa e le proprie istituzioni che, invece, va esattamente in quella direzione che loro ritengono esiziale. Il senso di opportunità o inopportunità è un fatto molto soggettivo, e non mi piacerebbe che fosse normato per legge canonica; sarà la storia dei prossimi decenni a valutare come gli attori in gioco in questo passaggio della Chiesa, che io ritengo cruciale, si sono condotti.
    Ciò detto ciò che io penso del testo del Papa emerito e degli argomenti in esso contenuti è che sono molto mediocri, e indegni dell’intelligenza di un uomo che, tra i conservatori, ha sempre avuto il mio rispetto. Trovo singolare, aprioristica e ai limiti del ridicolo l’idea che le patologie sessuali da cui dipendono gli scandali che purtroppo travolgono (anche) la Chiesa dipendano dal ’68 e dalla liberazione sessuale, e da quanto il Vaticano II (che li precede) ha avuto di arrendevole verso l’epopea della modernità. Chi ha un minimo di dimestichezza con gli ambienti della formazione ecclesiastica, e io sono tra questi, sa che invece certe morbosità si alimentano e rinfocolano proprio negli ambienti più chiusi e reprimenti. E non sono certo un portato del modernismo, ma purtroppo un fenomeno di lungo periodo; caso mai è un fatto moderno la loro aperta denuncia. Io i casi più drammatici li ho sempre rinvenuti tra alcuni ipertradizionalisti. La vicenda dei Legionari di Cristo e di P. Marciel Maciel, che Benedetto XVI senz’altro conosce molto bene, come conosce molto bene altri casi scottanti su cui non si è purtroppo segnalato per zelo di azione e pensiero negli anni in cui era Prefetto per La Dottrina delle Fede regnante Giovanni Paolo II, dovrebbe in proposito illuminare.

    Antonio Finazzi Agrò

    5 Maggio, 2019 - 8:52
  30. Beppe Zezza

    Rif 20.09
    Gli appunti hanno richiamato il nesso, poco (o per nulla ? ) evidenziato tra “fede” e “costumi” .
    Rif 8.52
    Assolutamente vero che negli ambienti chiusi e reprimenti si rinforzano le morbosità. Ma questo non contrasta con il dato di fatto che le morbosità – sempre presenti nella storia – si siano largamente diffuse nel mondo ( e di qui anche negli ambienti ecclesiastici ) dopo la “rivoluzione sessuale” del ’68 e le prese di posizione intellettuali sull’argomento.

    5 Maggio, 2019 - 10:58
  31. Amigoni p. Luigi

    Rif. 13.17 – Grazie del contributo cliccato

    5 Maggio, 2019 - 21:39

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