Anglicani: quattro passi due dei quali audaci

Ho appena letto la costituzione apostolica ANGLICANORUM COETIBUS (gruppi anglicani) e vi dico a caldo che si tratta di un testo importante, forse epocale, che compie quattro passi – due dei quali audaci – in vista dei rapporti ecumenici in generale e del futuro assetto dell’intera comunione cattolica. Ritengo che qui vadano cercate le decisioni più aperte al futuro tra quante ne abbia prese fino a oggi Benedetto XVI. La più audace riguarda il celibato dei preti: si stabilisce che in deroga alla legge celibataria gli “ordinariati personali” anglicano-cattolici potranno chiedere al Papa “caso per caso” di poter ordinare “anche uomini sposati”. E’ audace perchè nella Chiesa di rito latino – e questi ordinariati faranno parte del rito latino – non vi erano più deroghe o tolleranze in tale materia dal Concilio di Trento. La seconda decisione per audacia riguarda la figura dell’ordinario, che è assimilabile al vescovo diocesano e che sarà nominato dal Papa “in base a una terna presentata dal Consiglio di governo dell’ordinariato”. Sarebbe come se il vescovo di Milano venisse nominato dal Papa su una terna fornita dal capitolo della cattedrale. La terza riguarda il fatto che “ordinario” potrà essere anche un sacerdote sposato e dunque avremo degli ordinari sposati che entreranno a far parte delle conferenze episcopali nazionali e dei Concili ecumenici. Infine la novità in campo liturgico: questi ordinariati saranno integrati nella Chiesa cattolica di rito latino ma continueranno a usare “i libri liturgici propri della tradizione anglicana”. Nel primo commento riporto un mio articolo pubblicato martedì 3 novembre da LIBERAL che discuteva dell’innovazione riguardante il celibato e la cui previsione risulta confermata dalla Costituzione pubblicata oggi.

97 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] Ecco l’articolo di LIBERAL con cui una settimana addietro interpretavo la più importante tra le novità legate all’apertura delle porte della cattolicità a gruppi di anglicani:

    Non è ancora pubblicata la Costituzione apostolica con cui il Papa accoglie nella Chiesa Cattolica gruppi di anglicani, ma ora sappiamo che in essa c’è una precisa novità riguardo al celibato dei preti: vi si dice che non solo in questo momento di passaggio, ma anche in futuro in quelle comunità potranno essere ordinati uomini sposati con autorizzazione “caso per caso” da parte della Santa Sede. L’abbiamo appreso sabato da una “chiarificazione” del portavoce vaticano nella quale sono riportati – a correzione di voci giornalistiche – due paragrafi di quella Costituzione, che fu annunciata a Roma e a Londra il 20 ottobre.
    Fino a sabato si era capito che i sacerdoti anglicani sposati che passeranno al cattolicesimo da soli o con le loro comunità, entrando a far parte di “ordinariati personali” che ora si costituiranno, potranno essere ammessi al sacerdozio cattolico e “riordinati” in esso, ma in futuro anche questi “ordinariati” dovranno attenersi alla regola del celibato. Si era capito inoltre che a questa regola generale si sarebbe avuta una qualche eccezione con il passare del tempo, quando cioè fossero arrivati all’ordinazione i “seminaristi” anglicani già sposati che ora passano al cattolicesimo. Per loro – era stato detto dal cardinale Levada nella conferenza stampa del 20 ottobre – si deciderà “caso per caso”.
    Già questa possibilità di ammettere al sacerdozio uomini sposati anglicani non ancora ordinati al momento del passaggio al cattolicesimo costituiva una novità, sia pur piccola e temporanea. Ma nei due paragrafi pubblicati sabato c’è un altro elemento nuovo, assai più impegnativo, riguardante quella possibilità per il futuro, cioè a tempo indeterminato: non più con riferimento a chi era prete o “seminarista” al momento del passaggio. La chiarificazione vaticana è suonata come una smentita a quanto aveva scritto il collega Andrea Tornielli de Il Giornale, che invece ha il merito di aver posto l’interrogativo provocando la giusta risposta.
    Per “chiarire” sono stati anticipati due paragrafi dell’articolo VI della Costituzione. Il primo afferma che “quanti hanno servito come diaconi, sacerdoti o vescovi anglicani e che possiedono i requisiti stabiliti dal diritto (…) possono essere accettati dall’ordinario come candidati agli ordini sacri nella Chiesa cattolica”. Se sono “ministri sposati” saranno accettati con le spose e i figli, mentre i “non sposati” dovranno “osservare la norma del celibato”.
    Il secondo paragrafo guarda al futuro ed è qui che viene formulata la novità più importante: “L’ordinario – cioè il vescovo o il prete che avrà giurisdizione su ognuno degli “ordinariati personali” – di norma (pro regula) ammetterà all’ordine presbiterale solo uomini celibi. Può anche chiedere al Romano Pontefice l’ammissione di uomini sposati al presbiterato caso per caso, secondo criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede”.
    Poniamo che in uno di questi “ordinariati” ci si venga a trovare – un giorno – in penuria di preti. Mancando “aspiranti” celibi, l’ordinario potrà chiedere al Papa l’autorizzazione a ordinare degli sposati. Qui è la novità: nella previsione di questa possibilità. In teoria essa è aperta già oggi a ogni vescovo della Chiesa cattolica, essendo ben chiaro che il Papa può “derogare” dalle leggi canoniche. Ma in pratica se un vescovo azzardasse una tale richiesta – e immagino che sarà pure capitato – gli verrebbe risposto d’ufficio che tale deroga non è prevista. Per gli ordinariati anglicano-cattolici invece ora viene prevista.
    Levada dice che quella previsione è fatta “in via puramente ipotetica”. Facciamo dunque un’ipotesi su quanto potrebbe capitare tra dieci anni in una diocesi cattolica della Gran Bretagna dove vi fosse un buon numero di appartenenti a uno dei nascenti “ordinariati”. Sia la diocesi sia l’ordinariato hanno penuria di preti. Avendo l’ordinariato già ottenuto l’ordinazione di “uomini sposati” che cosa impedirà che quell’esperienza – poniamo positiva – apra la via a un’analoga possibilità nella diocesi cattolica?
    Il giovane Ratzinger nel saggio “Fede e futuro” (Queriniana, Brescia 1971, p. 115) aveva previsto che un giorno si sarebbe arrivati – per necessità e restando vigente la norma del celibato – all’ordinazione di “cristiani maturi” (viri probati) già sposati. Forse è per questa via degli ordinariati venuti dall’anglicanesimo che la Chiesa di Roma scioglierà domani il nodo del celibato ecclesiastico che già oggi segna profondamente le sue carni.
    Luigi Accattoli

    9 Novembre, 2009 - 15:24
  2. Grazie Luigi.
    Copio e incollo il tuo articolo su word
    per stampare e leggermelo con calma.

    Ti sono sempre grato per tutti gli spunti che mi dai
    per cercare di guardare con gli occhi di Gesù.

    Ne approfitto per salutare tutti i compagni di condominio
    che continuo sempre a leggere.

    9 Novembre, 2009 - 15:45
  3. tonizzo

    Luigi, secondo te con questa decisione si potrà – di straforo ma non troppo – trovare una soluzione per i preti sposati che oggi sono fuori dalla Chiesa, chiudendo peraltro nell’angolo le recriminazioni (più che altro flolcloristiche) di monsignor Emmanuel Milingo?

    9 Novembre, 2009 - 16:39
  4. Francesco73

    Mah…boh…uhm…

    9 Novembre, 2009 - 16:42
  5. don78

    Francesco,

    vorresti esplicitare meglio il “mah… boh… uhm”? 🙂

    9 Novembre, 2009 - 16:54
  6. Luisa

    Per il testo, potete andare qui:

    http://blog.messainlatino.it/2009/11/costituzione-apostolica-anglicanorum.html

    Luigi, lei scrive:

    “La terza riguarda il fatto che “ordinario” potrà essere anche un sacerdote sposato e dunque avremo degli ordinari sposati che entreranno a far parte delle conferenze episcopali nazionali e dei Concili ecumenici.”

    Luigi, dove lo legge?

    9 Novembre, 2009 - 17:14
  7. E’ un mio limite!!!
    faccio fatica a capire quando si scrive di
    “preti sposati che oggi sono fuori dalla Chiesa”.

    I sacerdoti che hanno ottenuto la dispensa,
    sono rientrati nello stato laicale,
    si sono sposati,
    NON SONO al di fuori della Chiesa,

    non lo sono per me,
    non lo sono per Gesù,
    e non lo sono per la Chiesa in nessun modo.

    Ma la libertà di condannarli alla scomunicatio
    è uno sport sempre in voga
    sin da quando ero piccino….
    e vedo che continua….

    La domanda del futuro,
    sarà…
    i sacerdoti che ora sono nello stato laicale,
    potranno rientrare pienamente…. fra qualche secolo…
    nella pienezza del loro ministero,
    con la ricchezza che è loro donata dal Matrimonio?

    Visto che già s. Alfonso M. De’ Liguori, nei casi di doppia vocazione affermava
    che nella doppia vocazione l’una non annulla l’altra?

    Pace e bene.

    9 Novembre, 2009 - 17:25
  8. Francesco73

    @ don78

    facciamo che mi leggo prima il documento vaticano…:-)

    come sai, però, io sono convinto della bontà del celibato ecclesiastico, un tema comprensibilmente assai controverso e “caldo” che, se trattato per via di eccezioni ammesse di volta in volta, rischia di essere travolto dalla fascinazione di massa per scorciatoie suggestive

    il mio auspicio è invece che i futuri seminaristi dell’Ordinariato anglicano siano ascritti all’impegno celibatario, senza se e senza ma

    9 Novembre, 2009 - 17:27
  9. don78

    @Luisa,

    Il fatto che gli ordinari potranno essere uomini e sacerdoti sposati si può leggere nell’art. 4.2 delle NORME COMPLEMENTARI ALLA COSTITUZIONE APOSTOLICA ANGLICANORUM COETIBUS, quando dice che l’ordinario potrà essere vescovo o presbitero, quindi potenzialmente sposato nel secondo caso.

    Il fatto che tale ordinario sarà membro della Conferenza Episcopale della sua regione ecclesiastica si legge nell’art. 2.2 delle stesse NORME.

    In più aggiungerei che questi, pur non essendolo, sembreranno vescovi (qualora fossero ex-vescovi anglicani) perchè potanno usare, se concesso dalla S.Sede, le “insegne episcopali” (cf. art. 11.4).

    http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/24627.php?index=24627&lang=it

    9 Novembre, 2009 - 18:16
  10. don78

    @Francesco,

    I futuri seminaristi saranno di norma celibi, ma non senza se e senza ma, come tu auspichi, perchè saranno ammessi singoli casi ed eccezioni.
    Non la vedo come una svolta epocale, ma effettivamente è degna di nota (comunque veramente un bel post questo di Luigi).

    Vorrei anche dirti che ammettere una deroga alla regola del celibato (o renderlo univarsalmente opzionale) non equivale a negarne la bontà.

    9 Novembre, 2009 - 18:27
  11. Nino

    Breve chiacchierata di poche ore fa con il mio assistente spirituale, gesuita.

    Si parlava delle problematiche della formazione e del servizio dei preti e dei laici.

    -gli dico : un caro e ottimo sacerdote che conosco da 30 anni mi dice confidenzialmente che non confessa da circa 10 anni.
    Chiedo il perché, e mi risponde che il confessionale è diventata la chaise longue dello psicoterapeuta.

    -Mi dice lui, il gesuita, sai che don …. non celebra l’eucaristia nella cappella dell’ospedale perché spesso non c’è nemmeno una persona?

    E aggiunge, mi sono fatto sacerdote e gesuita per amare e servire Dio e gli uomini a tempo pieno.
    Capisco chi sceglie di servire gli uomini ma per questo non c’è bisogno di farsi consacrare.

    9 Novembre, 2009 - 18:35
  12. Luisa

    Grazie don78!
    La mia licenza in diritto dormendo da tanti anni in un tiretto, ho bisogno di spiegazioni … 😉

    Leggo all`articlo 4 delle norme complementari_

    § 1. L’Ordinario può essere un vescovo o un presbitero nominato dal Romano Pontefice ad nutum Sanctae Sedis, in base ad una terna presentata dal Consiglio di governo. Per lui si applicano i cann. 383-388, 392-394 e 396-398 del Codice di Diritto Canonico.

    § 2. L’Ordinario, in piena osservanza della disciplina sul celibato clericale nella Chiesa Latina, pro regula ammetterà all’ordine del presbiterato solo uomini celibi. Potrà rivolgere petizione al Romano Pontefice, in deroga al can. 277, § 1, di ammettere caso per caso all’Ordine Sacro del presbiterato anche uomini coniugati, secondo i criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede.

    Dunque se ho ben capito, la NORMA è l`ammissione all`ordine del presbiteriato di soli uomini celibi, poi, di caso in caso , secondo criteri oggettivi , ci potranno essere eccezioni.

    Penso anche poter dedurre o prevedere che essendo il Papa ad eleggere l`Ordinario…nella terna proposta sceglierà un celibe!

    9 Novembre, 2009 - 18:41
  13. Marcello

    Gli “sposati-preti” sono sempre esistiti nella Chiesa. Non costituiscono una minaccia alla bontà del celibato (grazie don78!) e temere il contrario mi sembra anche un po’ offensivo nei confronti delle chiese orientali cattoliche (e non).

    9 Novembre, 2009 - 18:47
  14. don78

    Prego Luisa!

    Forse i miei studi di filosofia stanno ancora più dormendo nel tiretto dei suoi di diritto, ma sospetto che il suo sillogismo finale sia frutto di qualche logica fallacia.

    Ma ripeto, è solo un sospetto…

    9 Novembre, 2009 - 18:52
  15. Marcello

    Il concetto di “ordinario” esiste già per alcuni abati benedettini (Subiaco e Montecassino ad esempio) e a costoro è concesso l’uso delle insegne episcopali anche senza necessità di ordinazione episcopale.
    Non so se ci sono altri casi.

    9 Novembre, 2009 - 18:52
  16. don78

    e poi Luisa, per esempio,

    se nella terna proposta dal consiglio di governo ci fossero solo presbiteri sposati?

    Ps. Sarebbe interessante capire o sapere perchè tale consiglio non è chiamato consiglio presbiterale… Luigi lo sai? Perchè io ho un sospetto…

    9 Novembre, 2009 - 18:57
  17. Luisa

    don 78 dove sta il mio vizio di ragionamento?
    Mi son sforzata di essere logica, ma non escludo che la mia logica possa essere leggermente influenzata o condizionata dalla mia opinione sul celibato dei preti !
    Ma mi sembra che anche la sua logica non sia immune da opinioni personali…
    Comunque, sempre influenzata dalla mia opinione personale, non attribuisco grande credibilità alla probabilità di una terna di candidati sposati….

    9 Novembre, 2009 - 19:24
  18. Luigi Accattoli

    Don78 credo che “consiglio di governo” sia un organo presente nelle diocesi anglicane. Il consiglio presbiterale ha funzione solo consultiva, questo invece ha poteri reali…

    9 Novembre, 2009 - 19:27
  19. Luigi Accattoli

    Luisa Don78 ha risposto alla domanda sulle conferenze episcopali. Quanto al Concilio i documenti di oggi non ne parlano, ma io deduco la loro partecipazione dal §3 della costituzione che “assimila giuridicamente” l’ordinariato a una diocesi: e siccome gli “ordinari” delle diocesi partecipano ai Concili, così dev’essere anche degli “ordinari” degli “ordinariati personali”.

    9 Novembre, 2009 - 19:31
  20. Luigi Accattoli

    A Luisa e a Don78. Lo spirito dei testi emanati oggi è che si farà di tutto per avere preti celibi e ancor di più per avere ordinari celibi. Ma si prevede la possibilità dell’ordinazione di sposati e della promozione di sposati a ordinari per venire incontro a eventuali casi di necessità. Che non sono da immaginare come inverosimili in comunità abituate al clero e all’episcopato sposati.

    9 Novembre, 2009 - 19:37
  21. don78

    @Luigi,

    Infatti avevo cercato un po’ su internet in merito e non avevo trovato il termine “governing council” nelle diocesi anglicane… avevo trovato solo il “synod” diocesano che è formato da presbiteri e laici (con poteri più forti del nostro CPD)… è interessante notare questa terza via… chissà…

    @Luisa,
    Noto con piacere che ha colto il senso della mia critica alla sua interpretazione. Ovviamente siamo tutti influenzati (“leggermente”?) dalle nostre opinioni, importante è però l’onestà di non farle passare come documenti vaticani o idee del papa o sue future decisioni.

    9 Novembre, 2009 - 19:45
  22. Luisa

    Leggo nel comunicato di stampa :

    “La possibilità prevista dalla Costituzione Apostolica della presenza di alcuni chierici sposati negli Ordinariati Personali non significa in alcun modo un cambiamento nella disciplina della Chiesa per quanto riguarda il celibato sacerdotale. Esso, come dice il Concilio Vaticano Secondo, è segno e allo stesso tempo stimolo della carità pastorale e annuncia in modo radioso il regno di Dio (Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1579).”

    Grazie anche a lei, Luigi, per le precisazioni.
    Se insisto, è perchè è facile “glisser” in un`interpretazione falsa.
    È già stato fatto, nella mia stampa nostrana dopo la conferenza stampa di annuncio.

    http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/24627.php?index=24627&lang=it

    9 Novembre, 2009 - 19:55
  23. tonizzo

    Matteo, condivido le tue parole. Ma mi chiedo se col rito anglicano (o magari un’apposita eparchia di rito anglicano) non si possa trovare una soluzione alla cosa.
    E poi… chi ci dice che un Ordinario di rito anglicano sposato non possa diventare un giorno cardinale? E magari poi… vabbè ora è troppo.

    9 Novembre, 2009 - 19:58
  24. Francesco73

    Non ho ancora letto il documento della Santa Sede, quindi domandina domanduccia: la terna dei candidati all’ordinariato è vincolante per il Pontefice Romano o – come nel diritto canonico latino – a lui è rimessa ogni libertà di scelta?

    Per quanto concerne il celibato latino, penso che le deroghe possano pure esistere, ma appunto in quanto restino tali.
    Avrei preferito che tale possibilità venisse esclusa per il futuro, visto tra l’altro che la peculiarità di questo provvedimento di comunione non si riduce al tema del celibato, che ora invece la farà da padrone in ogni ricostruzione di stampa e non.
    Ciò ovviamente deriva dalla mia visione del sacerdozio e del suo statuto, ma su questo il mio amico e maestro don78 ha già avuto modo di redarguirmi – e duramente – di persona. 🙂

    Il tutto, senza mancare di alcun rispetto e senso di fraternità verso i fratelli delle Chiese orientali cattoliche, verso le quali – anzi – provo un senso di attrazione e di fascino assoluto.

    9 Novembre, 2009 - 21:15
  25. lycopodium

    Ecco la celebrazione cattolica “more anglicano”:
    http://antoniodipadova.blogspot.com/2009/11/la-celebrazione-cattolica-secondo-luso.html

    p.s. A proposito di terne; esse sembrano esistere anche per alcune diocesi occidentali e per i cattolici ucraini (i c.d. uniati); il bello è che il Papa può anche “fregarsene” delle terne, come è accaduto per il successore del card. Josyf Slipyj nel 1984.

    9 Novembre, 2009 - 21:16
  26. Francesco73

    Sicuramente le terne esistono non solo nella fase finale dell’istruttoria vaticana (il Prefetto dei Vescovi va dal Papa con una terna di candidati a reggere una diocesi, in ordine di preferenza in base al lavoro della Congregazione: il Papa sigla quello da lui prescelto, oppure può liberamente indicarne un altro), ma pure “per privilegio” di qualche cattedrale europea.
    In tutti questi casi, però, non c’è alcun vincolo reale per il Pontefice, se non quelli di opportunità, fraternità e riconoscimento che derivano da uno stato di comunione, oltrechè dal retaggio, dalla tradizione peculiare e dalla storia.
    Mi chiedo se – rispetto all’Ordinariato dei già anglicani – il Papa mantenga le stesse prerogative.
    Penso di sì, comunque, altrimenti occorrerebbe rivedere la posizione canonica del Romano Pontefice, che sta (in teoria) sopra ogni vincolo codicistico.

    9 Novembre, 2009 - 21:30
  27. Luigi Accattoli

    Stante la mia esperienza di vaticanista, ignorante di diritto, la questione delle terne funziona così. Il papa può decidere al di fuori della proposta quando essa è di competenza del nunzio o di un organismo di Curia, cioè di suoi collaboratori. E’ invece tenuto a essa quando la terna è di un organismo esterno alla Santa Sede: il capitolo di una cattedrale, uno stato concordatario, un principato con privilegio risalente a molti secoli indietro. Se vale questa idea, il caso degli ordinariati rientrerebbe nella seconda fattispecie. Naturalmente il papa può procedere come vuole: non nomina l’ordinario ma un vicario, rifà le regole e la procedura… ma non può nominare di sua scelta quando è previsto che l’ordinario è “nominato in base a una terna presentata dal Consiglio di governo”. Ma qui c’è gente che sa più di me.
    Quanto alle Chiese Orientali cattoliche non credo si tratti di terne, ma di elezione da parte del Sinodo sottoposta alla “ricezione” papale. Ma quanto a diritto delle Chiese Orientali so ancora meno di quello occidentale. E’ verosimile che la successione a Slipyi sia stata decisa in via eccezionale, essendo allora impossibile riunire un Sinodo regolare per quella comunità.

    9 Novembre, 2009 - 21:43
  28. Luigi Accattoli

    Francesco scrivevo in contemporanea a te… ma qui ci vuole un canonista e nient’altro.

    9 Novembre, 2009 - 21:51
  29. Francesco73

    Sì Luigi, ci vuole un canonista, ma è chiaro che nelle Chiese orientali cattoliche si procede diversamente, anche se la cosa cambia da Chiesa a Chiesa (l’Oriente è una cosa plurale anzi, si potrebbe dire, che come tale “non esiste”: la citazione è di Roncalli, pochi giorni prima di divenire Giovanni…)
    Lì sono i Sinodi o altri organismi, in molti casi, a scegliere.
    Il Papa poi “approva”, oppure concede l'”ecclesiastica communio”.
    Insomma, il meccanismo è diverso da quello nostro, nella latinità.

    9 Novembre, 2009 - 22:04
  30. Syriacus

    Mah, a volte anche le le terne di antica tradizione possono funzionare… 😉 …Ricordate la crisi molti anni fa con Mons. Haas a Coira? Come tale nomina avessa scavalcato tale antico privilegio del capitolo della Cattedrale? ..Poi per Haas si ‘inventò’ il posto di Arcivescovo di Vaduz, mentre a Coira subentrò regolarmente Mons. Grab. Ebbene, a succedere a Grab venne chiamato dal Capitolo (che scelse dalla Terna proposta da Roma -il contrario di quello che succederebbe per l’Ordinariato..) Mons. Vitus Huonder. Subito cominciò a non allinearsi con le ‘solite’ rivendicazioni à la WirSindKirche… Ma un mese fa fece ancora di più: celebrò ad Einsiedeln (di cui peraltro è abate territoriale il ‘progressista’ Martin Werlen) un Pontificale in rito antico per i pellegrini della Freternità di San Pietro:

    http://www.kath-news.de/?p=754

    Basta un poco di zucchero… 🙂

    10 Novembre, 2009 - 0:07
  31. Syriacus

    By the way… Ecco come , quattro anni fa, Radio Vaticana diede una notizia riguardante il cambio di guardia alla Pastoral Provision:

    http://www.radiovaticana.org/IT1/Articolo.asp?c=53634

    “STATI UNITI: NUOVO INCARICATO PER IL CLERO UXORATO”

    Beh, lì è una cosa che va avanti dal 1981 (e comunque, con un atteggiamento di ‘caso per caso’, in molto Nord America si hanno già molti -in UK anche- sacerdoti ex-anglicani sposati…) : però la novità dovrebbe essere che qui verranno ordinati (e non nel senso di ordinazione sub conditione , ovvero di fatto una ‘ri-ordinazione’ del già sacerdote anglicano) uomini sposati ma che mai vennero ammessi prima agli ordini in una comunità anglicana..

    10 Novembre, 2009 - 0:54
  32. L’aspetto “legalistico” della vicenda mi preme ben poco. Essendo il Papa il custode della legge della Chiesa, ciò che emana è in linea con essa.

    Mi interessa più l’aspetto “spirituale” della cosa, cioè: gli anglicani rientrando, hanno di nuovo VALIDO “sacerdozio” (saranno riordinati), così che i fedeli possano riavere VALIDI Sacramenti, che sono validi ed efficaci mezzi di salvezza.
    Quindi ciò che mi interessa è che la “potenza” salvifica dei sacramenti è a disposizione ove prima deficitava.

    Quanto al “potere” di governo, terne , quaterne e cinquine sono l’ultimo pensiero.
    Governerà lo Spirito Santo.
    “Come lo Spirito Santo ha guidato il lavoro preparatorio di questa Costituzione Apostolica, così assisterà nell’applicazione di essa.”

    Buona giornata e buon lavoro a tutti (io vado).

    10 Novembre, 2009 - 7:45
  33. Nino

    EVVIVA

    Sono un canonista e voglio pubblicamente ringraziare tutti i bloggers che con i loro autorevoli e impegnatissimi interventi di diritto canonico stanno contribuendo all’affermazione della mia categoria, gravemente danneggiata da uno pseudo concilio di 45 anni fa.

    Finalmente si comincia a capire che solo dalle leggi e dai regolamenti scritti da uomini saggi , in specie porporati, il popolo di Dio potrà raggiungere la salvezza.

    E ora vado a pedalare, lo sport preferito da noi canonisti.

    10 Novembre, 2009 - 9:32
  34. tonizzo

    EEEh Nino, fosse così facile… la tentazione del normativismo è forte, tanto che nel ’70 eravamo arrivati alla “Lex Ecclesiae fundamentalis”. Ma, come ha spiegato Giovanni Paolo II nel 1983, il Codex fa parte di un triangolo costituito da Codex, Concilio e soprattutto… Vangelo.

    10 Novembre, 2009 - 9:49
  35. A me sembra che proprio il riguardo per gli attuali vescovi sposati, che non potranno diventare vescovi cattolici – per una tradizione, questa sì, priva di qualunque eccezioni in tutta la Chiesa cattolica e in quelle ortodosse -, ma potranno diventare ordinari, sia una delle ragioni, non l’ultima, che hanno fatto optare per dare a questa nuova realtà la forma dell’ordinariato. Quindi l’eventualità di ordinari sposati si pone non in un ipotetico futuro ma proprio adesso.
    Se la possibilità di future ordinazioni di sposati rimarrà puramente ipotetica, o estremamente circoscritta, o di fatto piuttosto diffusa all’interno degli (o di alcuni) ordinariati, solo il futuro – e i futuri papi, oltre al presente – potrà stabilirlo. Non credo invece che la cosa avrà un particolare effetto, specie a medio termine, riguardo ai preti sposati che hanno lasciato lo stato clericale, né riguardo al dibattito generale sul celibato ecclesiastico.

    10 Novembre, 2009 - 10:03
  36. Francesco73

    Ma no Nino, quelle di queste pagine sono solo spigolature curiose/maliziose.
    Lungi da tutti (credo) pensare che la legge sia più importante della visione che deve servire.
    E’ solo uno strumento, null’altro.

    10 Novembre, 2009 - 10:12
  37. Nino

    Saluti a Francesco e Tonizzo,

    Beh, mi avete rincuorato.
    Da qualche tempo comincio a temere il peggio data l’aria di restaurazione che si respira fuori e dentro la chiesa.
    Anche perchè, di che parliamo?
    Del canone, del cannone o del canone ( grosso cane).
    Bisognerebbe spiegarlo a sant’Ambrogio, laico e non battezzato e ai fedeli di allora:
    “La leggenda dice che un bambino si mise a gridare: “Ambrogio vescovo, Ambrogio vescovo!!!!”, ma è una leggenda. In realtà nella voce di questo bambino c’è la voce di tutto un popolo che cercava la pace. Così è stato: tutti d’accordo nel fare vescovo questo laico, neanche battezzato che era Ambrogio. Tutti d’accordo, soprattutto l’imperatore che vedeva occupate una delle prestigiose chiese del tempo da un suo dipendente. L’unico contrario a questa nomina era proprio lui, Ambrogio, il quale ha fatto di tutto per fuggire.”

    Se penso che per i prossimi giorni e mesi al palazzo apostolico faranno gli straordinari per decidere, dove eseguire la celebrazione per la santificazione di JPII, come farla, come attrarre i media.
    Il fior fiore degli esperti della comunicazione e dei media i Vespa e gli altri lacchè al seguito, ore ed ore tra dirette TV e differite, giornali e riviste patinate con l’immagine del nuovo santo.
    Sandro Mayer che ha già pronto un libro sui miracoli di Wojtila pubblicizzato su “di piu” e “Chi”.
    Interviste alla redenta Borghese a Claudia Koll e a mio nonno garibaldino.
    Il canone, ma mi facciano il piacere, mi facciano.
    Almeno qui vediamo di fare i seri.

    10 Novembre, 2009 - 14:07
  38. Francesco73

    “Tutti d’accordo, soprattutto l’imperatore che vedeva occupate una delle prestigiose chiese del tempo da un suo dipendente”

    In effetti quello che ci vorrebbe anche oggi è che nelle nomine ecclesiastiche l’influenza degli imperatori sia la minore possibile.
    Ecco perchè non ho molta fiducia nelle scelte affidate (solo) all’ambito locale.
    Tra l’altro, qualche anno fa a Vicenza un nutrito gruppo di preti, sempre in nome del principio di sussidiarietà ecclesiastico, fecero presente al Vaticano che si attendevano un nuovo Vescovo scelto tra i nati nella regione Veneto…
    Poi, per fortuna, gliene mandarono uno nato in Liguria.
    Insomma, starei attento a santificare sempre e comunque il volere della “base”.

    10 Novembre, 2009 - 14:17
  39. Nino

    FRANCESCO,
    mi pare che tu non abbia colto il senso che ho voluto dare sull’inconsistenza dei canoni, e che la tua conclusione mi pare capziosa.
    Qui non si tratta di base x altezza, destra/sinistra e robe secolari.
    Si tratta di usare il buon senso e capire cosa è buono non per me, ma per la comunità dei fedeli, della chiesa.
    E se per una comunità fosse buono un presbitero locale che si mostri e che poi sia anche nei fatti un buon pastore che pratichi e parli la lingua della carità e del Vangelo, sia grazie a Dio. In caso contrario la comunità come lo ha eletto così lo esautora.

    Più che la fortuna io ascolterei i segnali deboli dello Spirito Santo che no spira per legge naturale dalla Liguria, dal Vento o dall’America Latina.

    Per chiuderla, infine sugli anglicani, e sulle altre para confessioni cristiane, che vengano, si misurino. Io non temo le catacombe nè la minoranza.

    Preti sposati, celibato ed altre pseudo quisquigli ottime per i canonisti che temono contratti di lavoro interinale o in affitto per i prossimi anni, fatti loro.
    Trovo ridicolo e diabolico che in un mondo di relazioni sempre più complesse e articolate costruite su rapporti di forza e di mercato, anzichè semplificare mediando con il linguaggio della comunicazione non violenta, si faccia violenza con i codici e si innalzino muri in nome di un Dio fatto a immagine dell’uomo e non vicersa.

    10 Novembre, 2009 - 14:48
  40. Gerry

    Quoto Francesco73! D’altronde da uno che si trasferisce da una parrocchia limitrofa alla mia ad un’altra anch’essa limitrofa mi aspetto solo cose buone…
    Se, come propone Nino (ovviamente non solo lui), fosse la comunità a nominare e sollevare vescovi e parroci (“In caso contrario la comunità come lo ha eletto così lo esautora”) la Chiesa sarebbe sovvertita dalle basi, esposta a tutti i venti di tempesta e a quelle esigenze “politiche” che noi italiani ben conosciamo, nel (poco) bene e nel (molto) male.
    Credo che i vantaggi – non dico le ragioni – della cooptazione in una società, la Chiesa, che non è né può essere “democratica” nei termini che si danno a tale concetto siano chiari a tutti, anche a chi propone altro.

    10 Novembre, 2009 - 15:47
  41. Nino

    Ciao Gerry

    – la chiesa è quella dei battezzati, quelli hanno voce in capitolo, non la società tout court.

    In scondo luogo, nella realtà non abbiamo un surplus di presbiteri, formati, esperti, vagliati. I pochi che sono rimasti ad esempio in alcune parrocchie a Roma hanno un parroco, dicasi uno e un ‘assistente diacono o prete studente per mezza giornata per la cura di 30-40 mila anime.
    Dopo 5-6 anni di gerenza di questo parroco, che si è fatto un mazzo tanto per capire problematiche, affiatarsi con il suo popolo, lo premiano con un trasferimento. Arriva un altro che ricomincia da capo e lui prende il posto del suo omologo che ha fatto lo stesso suo percorso.
    Chi decide? I ministeriali della diocesi, in base a che?
    Infine mi pare che la chiesa di Cristo quando era ricolma di Spirito Santo si affidava a presbiteri scelti sul campo dagli stessi apostoli, allo stesso modo fece san Paolo.
    La regola era la PAROLA di DIO, va è proclama.
    Il fatto è caro gerry, che quì abbiamo tutti perso la fiducia nello Spirito Santo e nell’immensità dell’amore di DIO che traccia le SUE vie e non le nostre.
    Per me la parola d’ordine di quelli che sono in Cristo ( non dei cristiani ) è sempre di più AFFIDARSI AL CUORE DI GESU’, lasciare che Lui lavori nei cuori.

    10 Novembre, 2009 - 16:08
  42. Francesco73

    E comunque di Nino mi piace cogliere questo caloroso invito ad avere più fiducia “pneumatica”.
    E’ giusto che le strutture – che servono solo perchè e nella misura in cui non ci troviamo ancora nella Gerusalemme Celeste: lì non ci sarà più diritto canonico, e nemmeno civile; e non avremo più diocesi e curie – siano da noi vissute con l’atteggiamento di chi quella Gerusalemme un poco, come per piccola scintilla, la deve anticipare qui.

    10 Novembre, 2009 - 16:41
  43. tonizzo

    Nino, mi viene difficile condividere le tue idee. Ok, siamo Chiesa perché battezzati, ma preferisco che a scegliere il mio pastore sia un vescovo per un piccolo motivo: è terzo, indipendente e guidato in modo speciale dallo Spirito Santo. Almeno così dovrebbe essere.
    Temo invece un parroco eletto dai parrocchiani, perché a quel punto non ho idea dei maneggi e delle porcate che si potrebbero fare intorno alla questione.
    E temo altresì che molto spesso – specialmente nei paesi e penso segnatamente alla mia Calabria e ad alcuni episodi recenti saliti anche alla ribalta della cronaca – il prete divenga una specie di feticcio di proprietà dei parrocchiani. Da qui, come è successo quest’anno, rivolte contro la Gerarchia per il trasferimento di questo o quel sacerdote. O lettere inviate ai vescovi con raccolte firme perché non trasferisca il parroco.
    Dobbiamo decidere: o il prete appartiene alla Chiesa, e allora deve seguire l’obbedienza; o il prete appartiene ai parrocchiani: e allora non serve più ordinare sacerdoti, ma fare come nell’Islam dove diventi imam solo sulla base del tuo seguito in moschea. Ma così andremmo verso lo sfarinamento della religione. Per ottenere che cosa?

    10 Novembre, 2009 - 16:46
  44. La Chiesa, nella sua unità e diversità, ha come modello la Santissima Trinità, ed è stata istituita come “il sacramento, ossia il segno e lo strumento, dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium, 1) per cui ogni divisione fra i battezzati è una ferita a ciò che la Chiesa è e a ciò per cui la Chiesa esiste ed è quindi uno scandalo, perché contraddice la preghiera di Gesù prima della Sua passione e morte (Gv 17:20).
    Io dico quindi: VIVA IL PAPA DELL’UNITA’! Oltre al dialogo avviato in questi giorni con gli scismatici lefebvriani in vista di una loro reintegrazione, il Papa ha deciso di fare posto, nella Chiesa cattolica, agli anglicani tradizionalisti che hanno chiesto di esservi accolti. Se, infatti, negli anni passati sono stati autorizzati moltissimi passaggi individuali nella Chiesa cattolica, specialmente in seguito alla decisione di far accedere le donne al sacerdozio, che tanto malcontento creò in seno alla Chiesa anglicana, in questo caso la prospettiva è quella di un passaggio di interi gruppi o diocesi. Dobbiamo gioire e ringraziare Dio.
    Fidiamoci dello Spirito Santo, lavora e lavora bene! 🙂

    10 Novembre, 2009 - 17:00
  45. Nino

    Ciao tonizzo,
    non entro nel merito nè nei dettagli dei punti che hai trattato, mi fermo ad una considerazione sul primo punto e ti domando:
    Come di comporta la catena di comando della gerarchia che ha nominato un presbitero, un vescovo, un mosignore di fronte perfino ad atti provati di pedofilia?
    a- lo rimuove
    b- lo conferma
    c- finge di non sapere
    d-nega

    Mi fermo qui, ma se non basta ti fornisco una lunga lista di FATTI con nomi e cognomi che potrai agevolmente verificare nella stampa mondiale.

    Infine, al centro delle metodiche e delle soluzioni possibili io metto l’analisi e il discernimento, discipline di successo e note a tutti inclusi autorevoli ecclesiastici, addirittura maestri in questo campo.

    Si potranno trovare ragionevoli ed adeguate exit strategies dall’impasse dell’impianto strutturale di cui è preda da anni la chiesa locale rispetto al nulla e all’immobilismo?

    Io credo di si.

    10 Novembre, 2009 - 17:10
  46. Buona sera.
    Mi intrometto. Nino, credo che sia giusto che le cose restino come sono nella scelta dei parroci.
    Altrimenti avremo sedi di partito al posto di parrocchie, e segretari locali al posto dei parroci (oltretutto partiti d’identità “geografica” “economica” “culturale” e perchè no pure “sessuale”).
    Evito di esporre il ragionamento che mi porta a questa considerazione.
    Se la Chiesa va così in questo, mi fido dello Spirito Santo.
    Anche le strutture hanno la loro ragion d’essere.
    Come dici tu si invertirebbero i ruoli tra “pastore” e “gregge”, l’uno diventerebbe l’altro, snaturando la natura di entrambi.

    10 Novembre, 2009 - 17:31
  47. Nino

    Francesco
    “Gerusalemme un poco, come per piccola scintilla, la deve anticipare qui.”
    —–
    Hai colto il punto, con una piccola correzione. Non anticipare qui, di più.
    Abitarla e viverla qui ora, senza soluzione di continuità, con il dopo nella Gloria di Dio con i suoi angeli e i suoi santi.
    E’ troppo?

    10 Novembre, 2009 - 17:32
  48. Francesco73

    Da quel che si capisce, comunque, il criterio dell’ascolto locale è oggi perseguito dal Vaticano – nelle provviste di vescovi diocesani – con strumenti preventivi e riservati di consultazione e indagine.
    Sono i Nunzi che si occupano di questo, almeno fuori Italia. E credo che diverse istanze entrino nel processo di selezione: l’opinione di clero e laici qualificati, quella di certi segmenti della società civile, un minimo di attenzione alla situazione politica (soprattutto in Paesi difficili o caldi), il giudizio dei vescovi limitrofi e del metropolita, quindi la discussione romana nella Congregazione dei Vescovi, infine la libera decisione del Papa.
    Tutto ciò indica un percorso abbastanza lungo.
    Un amico vescovo brasiliano mi ha raccontato del modo in cui fu scelto lui, e la strada è più o meno questa descritta sopra, salvo le inevitabili infamie venute fuori nel processo informativo, attribuite però alla c.d. “invidia sacerdotalis” (insomma, le maldicenze dei confratelli).
    Un sistema non certo perfetto, ma comunque non privo di pesi, contrappesi e spazi di rimedio.

    10 Novembre, 2009 - 17:38
  49. Gerry

    Caro Nino,
    premetto che una diocesi grande (e complessa) com’è Roma rende difficoltosa una gestione accurata e certamente la conoscenza personale delle singole situazioni è, nella migliore delle ipotesi, parziale e forse casuale. Capisco bene (e ovviamente concordo anche sul fatto che la cosa migliore sia confidare e affidarsi al S. Cuore di Gesù), tuttavia il fatto che la Chiesa sia una comunità di battezzati, Popolo in cammino verso il Signore, non fa di noi tutti dei santi, non ci libera dalle scorie di un mondo che è intriso di peccato, che tuttora geme per le doglie del parto. I cieli nuovi li vedremo dopo, hic et nunc siamo tra le tante povertà rispetto a cui non la Chiesa, ma gli uomini di Chiesa non possono essere estranei. Tutti abbiamo, almeno spero, fede e fiducia nello Spirito, ma sappiamo bene come spesso spiri nell’apparente contraddittorietà degli eventi, talvolta persino in situazioni umanamente scandalose.
    Il Buon Pastore non è un mercenario, ci ama e ci conosce uno ad uno e costituisce pastori sulle sue pecore, perché le guidino. Questo condurre dei pastori non è onore, ma servizio e tuttavia ogni servizio ha lati umani (attese più o meno fondate, orgogli, ingiustizie subite vere o presunte, persino bramosie di potere e odio) cui non si può lasciare campo. Nella cooptazione dall’alto vi è una saggezza antica che non è sfiducia nello Spirito, ma conoscenza dei limiti dell’uomo. Certo ci sono anche conseguenze, come dire, collaterali e tuttavia è il modo migliore per far avanzare la navicella tra i marosi, tenendo forte la barra.

    10 Novembre, 2009 - 17:56
  50. Nino

    Ubi humilitas

    Quello che tu dici varrebbe se non avessimo prelature personali regolate come le società private che rispondono solo a se stesse e che nominano parroci e vescovi motu proprio alla stregua dei direttori generali e degli amministratori delegati.
    Li vi è addirittura parità perche i “soci” stessi possono essere al contempo “pastori” e “gregge”.

    Per il resto temo che ormai ci si sia assuefatti a conformare tutto alla politica e agli stilemi di una società civile, quella italiana, con forti deficit sociali ed etici, immersa più nell’apparire e nell’avere che nell’essere.

    Così si appare del tutto normale associare la parrocchia a sede di partito.
    Un’idea che non mi piace e che mi rifiuto di considerare.

    10 Novembre, 2009 - 17:59
  51. tonizzo

    Nino, ti rispondo sul caso: la catena di comando della gerarchia non nomina – o non dovrebbe – nominare un monsignore davanti ad atti provati di pedofilia. Negherebbe la funzione dunque dello Spirito Santo.

    In Italia, di solito, quando si scopre una cosa del genere si sospende il sacerdote e si procede all’accertamento dei fatti difronte alla magistratura italiana. Contemporaneamente può essere promosso processo canonico in materia. Sottolineo che don Fortunato Di Noto, con cui collaboro, ne ha fatti sbattere fuori dalla Chiesa almeno un paio, di questi farabutti.

    Se hai i fatti con nomi e cognomi, perché non li denunci alla Congregazione per la Dottrina della Fede? Proprio Ratzinger ha esteso con mano larga le norme e le procedure per prendere a calci nel culo questo genere di bastardi indegni dell’Ordine che hanno, di Dio e della Chiesa. E ovviamente alla magistratura competente.

    Scusa, ma non capisco la necessità del discernimento. Quello è compito del vescovo, non del popolo. Assuma lui, prudentemente, le informazioni necessarie e decida. Sono contrario alle rotazioni “a tempo”, ma anche a certi arcipreti che restano una vita in un paese e cominciano a fare quel che gli pare.

    10 Novembre, 2009 - 18:03
  52. Cherubino

    la posizione di Nino sull’elezione dei vescovi mi sembra non tenga conto di ciò che Cristo stesso ha voluto. Egli ha scelto personalmente i dodici, pregando una notte intera. Non ha fatto elezioni. Allo stesso modo gli “undici” hanno scelto personalmente, seppur mediante una estrazione tra una coppia di nomi comunque da essi ammessi previamente. Insomma, è chiaro che nella prima comunità era già chiaro che la procedura voluta da Gesù non era “dal basso”, che non era il popolo a scegliere i pastori.

    10 Novembre, 2009 - 18:33
  53. Cherubino

    Quanto poi al confessionale, ho girato molte chiese, in Campania (città e provincia) e in Lombardia. Ho sempre visto le confessioni venire effettuate reagolarmente. Santuari, parrocchie e chiese conventuali ci sono orari per le confessioni e di solito bisogna fare la fila e aspettare il proprio turno. Se un sacerdote non confessa per 10 anni è solo per volontà sua, per un caso o per qualche situazione molto particolare.
    E questo lo dico anche conoscendo bene proprio l’ordine dei gesuiti.

    10 Novembre, 2009 - 18:38
  54. Nino, in ternmine strettamente “tecnico” di prelatura personale c’è ne è una sola. Capisco però il plurale… (solo in Italia ne sarebbero altre… tre)
    e… non vado oltre… e che io non condivido, ma non nel metodo (ma nel merito di “gestione” di cose che sono alquanto estranee alla Fede, in senso puro).
    Una legge fondamentale della Fede, e poi della Chiesa è l’obbedienza.
    Da noi hanno trasferito il vice parroco, giovane, vocazione nata in seno alla nostra parrocchia… obbedienza.
    Il vice parroco ti lascio immaginare… obbedienza.
    Come Cristo è venuto “dall’alto”, cosi come vi discende lo Spirito, cosi noi con lo stesso e nelo stesso spirito, dobbiamo, alle decisioni che vengono dall’alto della gerarchia, obbedire.
    Ancor più per quello che tu facevi notare, ovvero a causa del diffuso deficit sociale ed etico. Che poi alla fine meno “sociale ed etico” = “teste non pensanti” = “bacini strumentalizzati o da strumentalizzare” = “divisione e frammentazione” = “strumento di potere”.
    Fatta questa considerazione meglio il “potere gerarchia”, che i “poteri altri” espressi attraverso gente a cui si fa presumere di essere “fedeli”.

    Contorto come espressione, ma non potrai negare che ha una sua logica.

    10 Novembre, 2009 - 18:40
  55. Nino

    tonizzo

    1- “Se hai i fatti con nomi e cognomi, perché non li denunci alla Congregazione per la Dottrina della Fede?”
    —————————

    Ho parlato di fatti noti e pubblici, uno per tutti padre padre Marcial Maciel Degollado, 85 anni, fondatore dei Legionari di Cristo.
    Sii pur certo che se venissi a conoscenza di fatti provati li denuncerei alla magistratura italiana e se ti fa piacere anche alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

    2- “Scusa, ma non capisco la necessità del discernimento. Quello è compito del vescovo, non del popolo”

    Forse hai frainteso ma io ho detto :
    “Infine, al centro delle metodiche e delle soluzioni possibili io metto l’analisi e il discernimento, discipline di successo e note a tutti inclusi autorevoli ecclesiastici, addirittura maestri in questo campo.”

    Intendendo che malgrado la gerarchia disponga in abbondanza di questi mezzi e strumenti, mi pare latitante sull’argomento.

    Infatti concludevo il post così:
    Si potranno trovare ragionevoli ed adeguate exit strategies dall’impasse dell’impianto strutturale di cui è preda da anni la chiesa locale rispetto al nulla e all’immobilismo?

    10 Novembre, 2009 - 18:47
  56. Nino

    Cherubino
    due brevi note.
    – sulla elezione dei vescovi io sostengo la posizione del Card. Martini che è quella indicata nei documenti conciliari, riguardo alla collegialità.
    – sulle confessioni “E questo lo dico anche conoscendo bene proprio l’ordine dei gesuiti”
    Il fatto che ho riportato riferito a “un caro e ottimo sacerdote che conosco da 30 anni” non è un gesuita.
    Frequento e vivo a stretto contatto da 40 anni con i padri gesuiti e la confessione è tra i tanti punti di forza che vanta la Compagnia di Gesù.

    10 Novembre, 2009 - 18:57
  57. Nino

    Ubi humilitas,
    Ciao

    “Contorto come espressione, ma non potrai negare che ha una sua logica.”
    ——–
    Tendo al magis.
    Ma non nego che quello che sostieni abbia una logica.

    10 Novembre, 2009 - 19:05
  58. tonizzo

    Ok Nino, su quel caso ci sarebbe molto da dire e forse qualche libro da leggere. Ma mi sembra che alla fine una giustizia ci sia stata da parte di questo Papa.

    Ho anche avuto modo di leggere questo libro:
    Jason Berry, Gerald Renner, I Legionari di Cristo: abusi di potere nel papato di Giovanni Paolo II, Roma, Fazi, 2006

    è abbastanza inquietante, direi, e secondo me in alcuni casi scade nella diffamazione gratuita. Ma, certo, alcuni episodi fanno riflettere.

    10 Novembre, 2009 - 19:06
  59. Nino

    Gerry,
    la pedalata di stamani, alle 10 cielo sereno a Roma , mi ha rinvigorito me ne rendo conto ora rileggendo la quantità dei post che ho rigurgitato.
    Mi fermo qui con un apprezzamento personale per quello che dici e per come lo dici.
    Tante le cose che trovo condivisibili, ma fisicamente piacevole leggere lo stile e i contenuti.
    Salutoni

    10 Novembre, 2009 - 19:12
  60. don78

    Capisco che è parecchio comodo e facile a pensarlo e ripeterlo perchè si è sempre sentito così, ma la procedura “dall’alto” non è l’unica nella Bibbia e nella storia della Chiesa.

    Sicuramente l’argomento è complesso per un post, ma vorrei che certi presunti “dogmi” siano affrontati con un pizzico in più di spirito critico.

    – Gesù ha scelto Lui i suoi apostoli, su questo non ci piove, il problema è: adesso che Gesù di Nazaret non c’è più in carne ed ossa su questa terra, ma è presente attraverso il suo Spirito nella chiesa, come fa questa ad interpretare nei secoli le sue scelte?

    Qui cito solo alcuni esempi che dovrebbero almeno lasciar pensare sul fatto che il movimento “dall’alto” sia l’unico sempre esistito nella comunità cristiana.

    – innanzitutto mi sembra che possiamo partire dal fatto che ormai sia assodato che il monopolio dello Spirito Santo non ce l’ha la gerarchia (1Cor 12, 4-11)

    – Il dodicesimo apostolo al posto di Giuda è scelto tirando a sorte (non decisero gli 11 colleghi) (Atti 1,15-26)

    – I primi diaconi furono scelti da TUTTI i discepoli (Atti 6,1-7)

    – TUTTA la comunità scelse due messaggeri o “missionari” da inviare insieme a Paolo e Barnaba ad Antiochia.

    Insomma negli Atti ci sono diversi modi attraverso i quali lo Spirito sceglieva i ministri nella Chiesa.

    Ma anche nella storia della Chiesa non c’è stato solo il movimento “dall’alto”:
    – a Celestino I (V sec.) è attribuita la frase “Nessun vescovo deve essere deciso contro il volere del popolo”.
    -San Leone Magno disse che “colui che presiede sopra di tutti deve essere eletto da tutti”
    – Bonifacio VIII: “Quello che riguarda tutti deve essere approvato da tutti”

    Con questo non voglio dire che la procedura “dall’alto” non sia giustificata o non sia voluta dallo Spirito, figuiamoci! Sicuramente è quella che si è imposta (che lo Spirito ha voluto) da un certo periodo storico in poi, fino a diventare l’unica. Volevo solo dire (qui per sommi capi) che non è l’unica nella Bibbia e nemmeno nella Tradizione e nella storia della Chiesa, e quindi potrebbe non avere il monopolio di leggitimità….

    .. giusto perchè le frasi fatte e ritenute vere senza porsi qualche domanda mi hanno sempre dato un po’ fastidio.

    10 Novembre, 2009 - 19:13
  61. don78

    E qui ho richiamato solo qualche argomento per chi ci sente solo dall’orecchio “Bibbia-Tradizione”, perchè ne avrei altri per chi ha anche altri orecchi (e loci) teologici… ma non mi sembra questo il posto.

    Scusate la lunghezza. Saluti a tutti.

    10 Novembre, 2009 - 19:17
  62. Cherubino

    scusa, Nino, ma il discorso sulla collegialità che fa il padre Martini non è strettamente realtivo all’elezione dei vescovi. Magari mi sbaglio, ma dove il cardinale direbbe che l’elezione dell’episcopato non compete al papa ? diverso è il dicorso sul discernimento, per il quale certamente il papa può sempre, e sicuramente lo fa spesso, procedere in modo se non collegiale, per lo meno non completamente individuale. Sicuramente il papa si consiglia con altri cardinali, con i presidenti degli altri enti della curia vaticana. Avrà poi amici (magari semplici sacerdoti) ed esperti con cui confrontarsi. In ogni caso il card. Martini non ha mai parlato di coinvolgimento dei laici nella scelta dei vescovi.

    Mi fa comunque piacere che te la fai con i gesuiti. Ne ho conosciuti tanti, tra i principali i padri Manca, Spicacci, Simone, Fausti, Beck, Clerici, alcuni polacchi, lo stesso Martini, e altri il cui elenco sarebbe lungo. Alcuni di questo sono stati anche miei direttori spirituali.

    10 Novembre, 2009 - 19:33
  63. Cherubino

    caro don78, mi sembra che però alcune letture che fa sono lette un pò frettolosamente.
    E’ vero che lo Spirito Santo è presente in tutta la Chiesa e le assicuro che come “carismatico” non ne sono solo convinto, ma questa convizione la pratico costantemente. Però è vero che lo stesso Spirito ha stabilito diversità di ministeri.

    Questa diversità è funzionale ad una collaborazione, per cui è vero che in alcuni casi sono i discepoli a individuare certi ministri (es. i diaconi di Atti 6) ascoltando lo Spirito, ma poi sono gli apostoli che hanno l’ultima parola, che devono confermare che quel sentire comune sia realmente la volontà di Dio. Dice infatti Atti “Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.”
    Quindi i carismi e ogni altro fenomeno nella Chiesa può nascere ovunque, anche per mezso di una piccola ignorante pastorella come a Lourdes, ma è in ultima istanza sottoposto al discernimento dei pastori.
    Lo stesso discorso vale per l’elezione di Mattia. E’ vero che è estratto a sorte, ma chi decide e conduce la procedura è Pietro, ed è interessante che egli ascolti le proposte dell’assemblea, lasci fare (poteva anche non farlo), ma alla fine non si affidi del tutto al popolo riunito. Egli non fa una votazione, non decide “a maggioranza”, pur potendolo fare. Ma all’ultimo passaggio fa un atto “carismatico”: prega ed estrae a sorte. Questo è quanto di meno collegiale ci sia.
    Quanto poi ai due “missionari” inviati con Paolo e Barnaba, ti riferisci ad Atti 15,22 che vale la pena leggere: “Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. 23E consegnarono loro la seguente lettera: “Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute!…” qui si vede chiaramente la presenza di una struttura gerarchica ben definita. Siamo in presenza di una decisione partecipata, ma in grado diverso. Nella lettera già scompare il riferimento a “tutta la Chiesa”. Gli apostoli e gli anziani sono indicati separatamente e con enfasi, che viene riprodotta nella lettera. La specificazione serve ad indicare che la decisione è collegiale da un lato, ma specificando che ci sono gli apostoli si vuole “certificare” che comunque c’è l’approvazione della massima autorità. Si tratta comunque non di elezione episcopale, e se già qui si sottolinea la presenza autoritativa degli apostoli figuriamoci per la designazione dei loro successori.

    Quindi in sostanza i brani riportati confermano che Pietro e l’episcopato non disdegnano la collaborazione e le proposte ceh vengono dal basso, ma resta netto il fatto che la decisione e l’autorità in merito spetta solo a loro, e in primis a Pietro.

    10 Novembre, 2009 - 20:04
  64. Francesco73

    Voglio votare per don78 vescovo!
    Presto, dove sta l’urna? Dove il seggio? Dove la cabina elettorale?
    A me!

    🙂

    10 Novembre, 2009 - 20:17
  65. raffaele.savigni

    Apprezzo il livello alto ed il tono pacato del dibattito. Ricordo che in più occasioni e in vari periodi (sin dagli anni ’70) l’attuale pontefice ha ribadito che nell’elezione dei vescovi devono intervenire simultaneamente due principi, “dal basso” e “dall’alto”. L’elezione (designazione della persona) può partire benissimo dal basso (così avveniva nei primi secoli), poi però c’è bisogno della “conferma” da parte dell’autorità superiore (metropolita o pontefice romano), che rende evidente la comunione della Chiesa locale con quella universale, la sua dimensione “cattolica”. Oggi il sistema è troppo squilibrato a favore di Roma, per cui ritengo auspicabile una qualche forma di coinvolgimento più trasparente del popolo di Dio nella scelta dei pastori (magari attraverso i Consigli pastorali e presbiterali): stando attenti, però, a evitare la formazione di “partiti” ecclesiali contrapposti.
    I parroci, poi, è meglio non spostarli troppo: ma lasciare l’elezione ai soli parrocchiani mi sembra eccessivo (rischierebbero di formarsi fazioni campanilistiche…), tanto più che la “Chiesa locale” in senso teologico è la diocesi, non la parrocchia.

    10 Novembre, 2009 - 21:24
  66. Nino

    Cherubino,
    forse andavi di fretta ma su:
    “ma dove il cardinale direbbe che l’elezione dell’episcopato non compete al papa ?”
    Da nessuna parte, infatti non gliel’ ho attribuito.

    “Martini non ha mai parlato di coinvolgimento dei laici nella scelta dei vescovi.”
    Nemmeno questo gli ho attribuito.

    E non lo dico nemmeno io.

    ————————-
    L’idea di collegialità di cui parla Martini e che condivido è nei numerosi interventi sull’argomento.
    Ecco alcuni esempi:

    DA : POPOLI Agosto/Settembre 2002 – Ecumenismo
    ……….L’intervento del card. Martini al sinodo dei vescovi europei (1999), nel quale esponeva il suo sogno di un esercizio molto più sviluppato della collegialità episcopale di tipo conciliare, è in perfetta sintonia con la richiesta di Giovanni Paolo II d’essere aiutato da tutte le confessioni cristiane nel pensare l’esercizio del suo primato papale e ha il sapore orientale dei santi sinodi delle Chiese sorelle ortodosse.

    Anch’io ho avuto un sogno
    Milano, venerdì 26 novembre 1999, ore 18,15 Fondazione Giuseppe Lazzati
    di Carlo Maria Martini

    ………..Ma forse neppure un Sinodo potrebbe essere sufficiente. Alcuni di questi nodi necessitano probabilmente di uno strumento collegiale più universale e autorevole, dove essi possano essere affrontati con libertà, nel pieno esercizio della collegialità episcopale, in ascolto dello Spirito e guardando al bene comune della Chiesa e dell’umanità intera. Siano cioè indotti ad interrogarci se, quaranta anni dopo l’indizione del Vaticano II, non stia a poco a poco maturando, per il prossimo decennio, la coscienza dell’utilità e quasi della necessità di un confronto collegiale e autorevole tra tutti i vescovi su alcuni temi nodali emersi in questo quarantennio. V’è in più la sensazione che sarebbe bello e utile per i Vescovi di oggi e di domani, in una Chiesa ormai sempre più diversificata nei suoi linguaggio, ripetere quell’esperienza di comunione, di collegialità e di Spirito Santo che i loro predecessori hanno compiuto nel Vaticano II e che ormai non è più memori viva se non per pochi testimoni. Preghiamo il Signore, per intercessione di Maria che era con gli apostoli nel Cenacolo, perché ci illumini per discernere se, come e quando i nostri sogni possono diventare realtà.

    MARTINI CHIEDE PIÙ COLLEGIALITÀ NELLA CHIESA
    Un nuovo Concilio, possibile e necessario
    Famiglia Cristiana, nº 4 – 28 / 1 / 2001
    ………..L’idea di Chiesa affermata dal Vaticano II deve diventare sempre più concreta e trovare forme di collegialità episcopale più durevoli e incisive. Molti sperano in un nuovo Concilio e ricordano che al tempo del Vaticano II qualcuno aveva proposto che non venisse dichiarato concluso, ma soltanto sospeso, in attesa d’esser riconvocato periodicamente.

    10 Novembre, 2009 - 21:25
  67. Cherubino

    bè, caro Nino, però tanto distratto non mi sembra di essere stato:

    “E se per una comunità fosse buono un presbitero locale che si mostri e che poi sia anche nei fatti un buon pastore che pratichi e parli la lingua della carità e del Vangelo, sia grazie a Dio. In caso contrario la comunità come lo ha eletto così lo esautora.”

    “la chiesa è quella dei battezzati, quelli hanno voce in capitolo, non la società tout court.”

    “Arriva un altro che ricomincia da capo e lui prende il posto del suo omologo che ha fatto lo stesso suo percorso. Chi decide? I ministeriali della diocesi, in base a che?” (è vero che poi parli di apostoli che scelgono, ma “sul campo”)

    “Come di comporta la catena di comando della gerarchia che ha nominato un presbitero, un vescovo, un mosignore di fronte perfino ad atti provati di pedofilia?” (chiaramente in polemica con la gerarchia)

    “sulla elezione dei vescovi io sostengo la posizione del Card. Martini che è quella indicata nei documenti conciliari, riguardo alla collegialità.” attenzione: parli espressamente di elezioni dei Vescovi. La frase è ambigua.

    In ogni caso ribadisco che dal complesso delle tue frasi, anche se via via più caute, emerge una contestazione del potere gerarchico nella Chiesa. Ora, la posizione di Martini non c’entra niente con questo. E mai il cardinale ha contrapposto collegialità a primato petrino.
    Un conto quindi è auspicare un maggiore confronto e una maggiore collegialità, dell’episcopato soprattutto (leggi i tuoi stessi brani citati), un conto è definire inefficiente e sostanzialmente incompetente la gerarchia nella Chiesa. Soprattutto non è la comunità che elegge o manda via il proprio presbitero, pur potendo comunicare ai Vescovi e al papa le proprie convinzioni. Come dice S. Ignazio, il soggetto deve obbedire, ma può manifestare al superiore le ragioni del proprio dissenso.

    10 Novembre, 2009 - 22:10
  68. Cherubino

    e giusto per maggiore precisione: Martini non ha parlato di collegialità nella elezione dei Vescovi. Ha parlato di un nuovo Concilio che affronti questi dottrinali ancora incerte o suscettibili -in quanto non dogmatiche- di una maggiore aderenza alle esigenze del nostro tempo. Ti assicuro poi, essendo stato un parrocchiano inserito negli organi della parrocchia ai tempi di Martini arcivescovo di Milano, che egli non era poi così laissez faire, anzi aveva organizzato tempi e modalità dell’elaborazione del piano pastorale parrocchiale in modo molto preciso e alquanto direttivo. Da buon “direttore” gesuita era una guida ferma ed esigente.

    10 Novembre, 2009 - 22:18
  69. tonizzo

    Mi sembra però che qui stiamo travisando un po’ di cose. Una su tutte, la più semplice e ovvia: “la Chiesa non è una democrazia. La Chiesa è un corpo spirituale in cui tutto viene dall’Alto” (O.F. Carulli dixit). E’ Cristo che sceglie Pietro e da Pietro in giù tutti rispondono alle decisioni. Pietro nomina i vescovi, lascia loro l’organizzazione della Chiesa particolare che è la diocesi, ma il concetto è sempre quello: top-down. Bottom-up non è concepibile: si può però pensare a situazioni e soluzioni in cui ci sia partecipazione e collaborazione (penso – lodevolmente – all’impegno dei laici, al Sinodo dei Vescovi e così via). Ma da qui a votare io per il Papa o il mio vescovo ce ne corre.
    Guardiamo alle prime comunità in cui questo accadeva: piccole entità in cui ci si conosceva tutti, pervase da una fede enorme. In un mondo di un miliardo e 100 milioni di anime cattoliche questo è concepibile? Chi mi dice che il vescovo di Timbuctù sia adeguato a reggere la sua Conferenza Episcopale o diventare cardinale o addirittura Papa? Il parroco di Nardodipace (VV) come può essere votato o scelto da Francesco73 che è a 1.500 km di distanza? La pongo come provocazione bonaria, ma il concetto è questo.

    10 Novembre, 2009 - 22:44
  70. roberto 55

    Bella discussione: dal mio “ultimo banco” (a proposito, è un pò che non leggo il mio “compagno di banco” Lazzaro: come stai, Lazzaro ?) vi ho seguito davvero volentieri.

    Azzardo due “pensierini della sera”.
    – Quando leggo, all’art. 4.2 delle “Norme complementari” alla Costituzione Apostolica “Anglicanorum coetibus”, che: “l’Ordinario, in piena osservanza della disciplina sul celibato clericale nella Chiesa Latina, pro regula ammetterà all’ordine del presbiterato solo uomini celibi”, ma “potrà rivolgere petizione al Romano Pontefice, in deroga al can. 277, § 1, di ammettere caso per caso all’Ordine Sacro del presbiterato anche uomini coniugati, secondo i criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede”, mi viene da chiedermi e da chiedervi quali potranno essere i “criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede”; inoltre, poichè immagino che tali criteri debbano essere fissati “ex ante”, e non stabiliti “ex post” (o sbaglio ?), mi viene da considerare che tutta la “vexata quaestio” su cui ci siamo dibattuti nella prima parte di questo “post” non rivesta, per ora, ragione pratica d’essere, fintantochè, appunto, non vengano precisati questi “criteri” d’ammissibilità per i “coniugati”.
    – sull’argomento discusso, invece, in questi ultimi interventi, mi limito ad esprimere il mio totale assenso alle considerazioni di Raffaele: sì, certo, la Chiesa non è una democrazia, e ci mancherebbe che per eleggere il mio Parroco ci mettessimo ad organizzare campagne elettorali, “primarie”, etc., però la Chiesa è “popolo” e “popolo di Dio” e la misura della sua grandezza risiede anche nella sua capacità, ispirata dallo Spirito Santo, d’ascolto del popolo dei fedeli.

    Buona notte a tutti !

    Roberto 55

    P.S.: bentornato, Matteo ! ……………. e buon “trasloco” a Francesco73 (la Garbatella è il rione di Roma preferito da Nanni Moretti: lo sapevi ? Ed ora cambi di nuovo casa ?).

    10 Novembre, 2009 - 23:29
  71. tonizzo

    Certo. Ma infatti Roberto più che a una democrazia penso a un movimento di convezione, a idee che vanno e vengono. E credo che questo moto di convezione debba essere tenuto sempre vivo.

    A Francesco 73 questa citazione da Caro diario:

    “Scusi, ma perché siete venuti a vivere qui a Casal Palocco?”
    “Ma si guardi intorno, l’aria… il verde”.
    “Sì, ho capito, ma 30 anni fa ROMA ERA BELLISSIMA! E adesso… pantofole, giornali, videocassette…”.

    11 Novembre, 2009 - 0:03
  72. Nino

    Tonizzo

    “Il parroco di Nardodipace (VV) come può essere votato o scelto da Francesco73 che è a 1.500 km di distanza? La pongo come provocazione bonaria, ma il concetto è questo.”
    ————————————

    Il vescovo di Grosseto ha giugno di quest’anno ha presentato alla comunità della parrocchia di San Rocco di Marina di Grosseto 3 nuovi presbiteri in sostituzione dell’unico padre carmelitano 80 enne andato a riposo.
    Si tratta di un parroco, del vice parroco e di un presbitero provenienti dall’Asia.
    I parrocchiani e i presbiteri riusciranno a comprendersi viste le palesi difficoltà che i tre hanno ,al momento , nell’esprimersi in italiano?
    Quanto tempo occorrerà ai tre presbiteri per capire usi, costumi e tradizioni di quelle anime?
    Ovvero di inserirsi nel contesto?
    Con quale metro e secondo quali parametri sono stati scelti e nominati dal vescovo?
    Siccome ritengo che questo non sia un caso isolato, azzardo l’ipotesi della mancanza di sacerdoti indigeni.

    Tonizzo, così invece nessun problema?

    Se invece, come io ritengo, questa situazione sia già ora assurda e paradossale si può pensare di cominciare a fare qualcosa di senso?

    11 Novembre, 2009 - 0:17
  73. tonizzo

    Si capiranno, vedrai. Ho visto la stessa cosa nella diocesi di Ventimiglia-Sanremo e ti garantisco che sono un toccasana. Ne ricordo uno, cileno, che predicava alla Chiesa degli Angeli a Sanremo. Quando si dice i latinoamericani: Gesù Cristo sa ballare anche la samba, volendo, e t’assicuro che va a tempo. La grandezza della Chiesa è anche in questo. Vedrai si ambienteranno anche i tre asiatici.
    Certo, ci sarebbe un’altra soluzione: richiamare in servizio tanti preti italiani che si sono sposati. Ma su questo mio caro abbiamo molto da discutere. Personalmente sono per una soluzione all’ortodossa: pope bianchi sposati e pope neri non sposati che possono fare carriera. Ma qui come vedi c’è un mare magnum di opinioni, pare la Bicamerale.

    11 Novembre, 2009 - 0:35
  74. Francesco73

    Io invece sono per la soluzione più esigente.
    Rilancio deciso della pastorale delle vocazioni, a partire da strumenti di base come la direzione spirituale (seria e vera, non qualche fervorino idiota spacciato per consiglio di giornata).
    Diretta a giovani-adulti (io sono per le vocazioni giovani-adulte, penso che oggi siano più indicate ai tempi: rivolgersi a persone che stanno attorno ai 20 anni, che hanno frequentato il mondo delle scuole superiori, preferibilmente pubbliche), italiani, desiderosi di spendere la vita in modo alto, sottratti all’obbligo di scelte di rimessa.
    Ce n’è, ce n’è. Basta che chi di dovere si faccia trovare, e non stia sempre a organizzare gite sociali e bicchierate.

    11 Novembre, 2009 - 9:19
  75. Il tema del celibato impegna la Chiesa nell’esercizio della virtù prudenza.
    I consigli evangelici sono però quello che sono.
    Comunque il celibato non è un dogma.
    Il problema è che manca la cultura adatta ad accogliere un ritorno al passato di tal fatta.
    Il tema può essere risolto solo “dall’alto”, e non quello delle gerarchie.
    Attendiamo di vedere in che direzione soffierà lo Spirito, perchè certo, con gli anglicani una brezza c’è stata.
    Io non freno ne accellero. Mi accodo a ciò che viene deciso.
    Loro discernono, lo Spirito disporrà, noi obbediremo.
    Ad ognuno il suo…

    11 Novembre, 2009 - 9:19
  76. Francesco si le vocazioni giovanili sono le più belle.
    Che dici pero se si pescasse anche nel mondo dei trenta e degli …anta???
    Sarà ottimismo il mio, ma credo che riempiremmo chiese e monasteri. Di buone vocazioni anche. In quella fascia, c’è gente che ha vissuto “a 100 all’ora”, che le ha fatte di cotte e di crude, e tanti di questi hanno capito che è “vanitatis vanitatum”. Frustrati, depressi, delusi???
    Ti dico di no. Gente che aspetta solo che qualcuno gli dica “vieni e seguimi”.
    Vomiterebbero in un attimo la sbronza di vita vecchia per abbracciare quella nuova, quella vera, desiderio inconfessabile.
    Per il mio lavoro ho contatto con migliai di persone diverse in un anno, in più quelle che incontro durante i viaggi che mi portano al lavoro, e sono persona più che socievole. Ti dico che tanti vorrebbero dare un senso compiuto alla vita nel dono di se agli altri. Il guaio è che nessuno gli propone questa scelta.
    Un mare pieno di pesci, in cui nessuno va a pescare.
    Eppure Gesù parlò ai discepoli di “pescatori di uomini”.
    Domande fatte a bruciapelo non le fa più nessuno. Peccato, raccoglierebbero inaspettati, quanto lieti, consensi.

    11 Novembre, 2009 - 9:51
  77. Francesco73

    Ubi, penso che siamo d’accordo, diciamo la stessa cosa.
    Per giovani-adulti intendevo: puntare su gente che parta dai venti anni in su.
    Bene trentenni e quarantenni.
    Pensavo appunto che non si giudica la crisi delle vocazioni partendo dalla crisi dei seminari minori.
    Quello è davvero un segno dei tempi, penso sia ottimo che un ragazzo o un giovane uomo scelgano la vocazione dopo aver vissuto un pò fuori, e alla velocità con cui si vive oggi.

    11 Novembre, 2009 - 9:58
  78. tonizzo

    Mah. Nel 1962 mio zio e altri 119 coetanei erano al Seminario di Mileto. Da quella covada sono usciti si e no 4 preti.
    Di chi la colpa? Del ’68? Dei tempi che sono cambiati? Di che cosa?
    Parliamo di vocazioni: d’accordo. Come le raccontiamo all’Occidente opulento e forse marcio? E’ qui la sfida.
    Vocazioni tardive sui 40 anni? Non so, davvero non saprei.

    11 Novembre, 2009 - 13:16
  79. Tonizzo, le vocazioni hanno bisogno anche di essere “pescate”, a volte “tardivo” è il pescatore, il “pesce” è stato sempre li nel “mare”.

    Una curiosità: quanti di voi con i figli, amici, parenti, conoscenti, collaterali e affini, fanno a bruciapelo la domanda: vuoi farti monaco/suora?

    Io spesso e non guardo l’età, ma solo lo “stato civile” (è ancora legge).

    Se coniugati, dico sempre: fai l’uomo/ fai la donna.

    Pur se giovane sono “all’antica”.

    11 Novembre, 2009 - 13:40
  80. Francesco73

    Mio zio paterno, nato nel’32, oggi ufficiale dell’esercito in pensione, è stato seminarista negli anni’50.
    Ci andò per scelta sua, nella semi-disperazione dei miei nonni, che oltretutto avevano anche difficoltà a mantenervelo.
    Della sua numerosa classe solo uno (uno) uscì prete! Oggi è Vescovo di una città italiana media.
    Mi sa che pure allora c’era una certa dispersione vocazionale!

    11 Novembre, 2009 - 14:28
  81. liturgicus

    Dobbiamo rendere grazie a Dio per il desiderio di unità all’unica Chiesa di Cristo che lo Sprito Santo ha suscitato a migliaia di ex Anglicani di ispirazione tradizionalista.
    Eravamo già affascinati dalle loro Liturgie, molte delle quali precedenti al Concilio Tridentino, quindi facenti parte, a pieno titolo, del thesaurus ecclesiae.
    Siamo ora anche pervasi da commossa riverenza nei confronti di quei fratelli in Cristo che sfidando le mode del tempo, fortemente anticattoliche, hanno scelto di testimoniare la Verità bussando alla porta di Pietro.
    Ora non dobbiamo abbandonarli !
    Dobbiamo sostenere quei coraggiosi testimoni di Cristo, che non può seguire le mode del tempo e i sorrisi umani, con la preghiera e con l’affetto umano.
    Soprattutto è ora che facciamo notare ai nostri pastori come la Tradizione sia l’unica strada che converte, che porta all’unità e che genera nuove vocazioni.
    50 anni di saltarelli in chiesa, di liturgia spesso desacralizzata, di altari distrutti e di tavolini pieni delle fatuità del mondo cosa hanno portato?
    E’ bastato un timido Motu Proprio ( Summorum Pontificum) sia pur fatto abbandonare dopo il parto, dai potentati ribelli pseuso liturgici, è bastato un mitissimo Papa, fermo nella Verità, che una comunità intera abbia sentito l’impulso nel cuore di tornare nella casa comune : la Chiesa Cattolica.
    Riflettano coloro che , anche in buona fede, hanno afflitto la chiesa per 50 anni con sterili e scialbi modernità liturgiche.
    Riflettano su questa prima importante riunificazione nel nome della Tradizione e della Verità.
    Ora toccherà ai fratelli Ortodossi anch’essi entusiasti per il rispetto che la Chiesa sta tributando alla Tradizione.
    Aspettiamo e preghiamo.
    http://www.missaleromanum.it

    11 Novembre, 2009 - 16:10
  82. Nino

    Liturgicus

    mi pesa assai rispondere a questo post, lo faccio a malincuore sforzandomi di immaginare che l’interlocutore sia in buonissima fede.

    “50 anni di saltarelli in chiesa, di liturgia spesso desacralizzata, di altari distrutti e di tavolini pieni delle fatuità del mondo cosa hanno portato?”

    – In questi ultimi 50 anni ho girato più di mezzo mondo e, a meno di aver avuto le traveggole, nulla di tutto questo mi è capitato di vedere.

    “Riflettano coloro che , anche in buona fede, hanno afflitto la chiesa per 50 anni con sterili e scialbi modernità liturgiche.”

    – Da come insisti e forse anche in ossequio al nickname che ti sei dato mi pare di capire che il tuo problema sia la liturgia, quella tua che vivi nella tua autoreferenzialità. Immagino quanto tu abbia sofferto per questo in 50 durissimi anni per arrivare al punto di usare termini come “afflitto”.
    Ma ora finalmente hai il medico e la cura che fa per te. Basta avere un po di pazienza.

    “Soprattutto è ora che facciamo notare ai nostri pastori come la Tradizione sia l’unica strada che converte, che porta all’unità e che genera nuove vocazioni.”

    -Capisco che possano, i pastori, non aver colto questa semplice e sconvolgente verità nel corso di mezzo secolo. Lascio a te così esperto di storia e analisi del cristianesimo di avvertirli e istruirli su questo punto,
    Solo una piccola nota, l’amore si deve dimostrare con le opere, non con le parole.

    “E’ bastato un timido Motu Proprio ( Summorum Pontificum) sia pur fatto abbandonare dopo il parto, dai potentati ribelli pseuso liturgici”

    – Come sopra sulla liturgia, ma ora grazie a colui che unisce le due qualità di taumaturgo e di demiurgo, quello del ( Summorum Pontificum) la questione è risolta e la fine dei potentati ribelli è questione di giorni.

    “Riflettano su questa prima importante riunificazione nel nome della Tradizione e della Verità.”

    -La riflessione che così amorevolmente suggerisci m’impegnerà per lungo tempo e non so se e come riuscirò ad arrivare a comprendere questa decisiva Verità; semmai avessi difficoltà a capire ti disturberò chiedendoti di darmi un aiuto, una dritta, un’illuminazione.
    Sono certo di poterci contare, per questo ti ringrazio in anticipo.
    Stammi bene

    11 Novembre, 2009 - 17:32
  83. L’intervento di liturgicus l’unica cosa che mi ha suscitato, è il desiderio di rileggermi un libro di Robert Louis Stevenson.
    Davvero uno… strano caso…

    11 Novembre, 2009 - 21:44
  84. tonizzo

    Quoto Nino. Ehi, Ubi, che abbia anche io lo strano caso che senti tu?

    11 Novembre, 2009 - 21:48
  85. discepolo

    Certo che se, come Liturgicus si augura, il nostro Papa oltre agli anglicani riuscirà anche a riunire alla Chiesa anche i fratelli Ortodossi , sarà veramente un Grande!
    Io me lo auguro con tutto il cuore.
    Altri, forse, in questo blog, un po’ meno, anzi per nulla.
    eppure Stevenson piace molto anche a me, ma non era a quanto mi consta uno contrario alla Tradizione….

    11 Novembre, 2009 - 21:55
  86. discepolo

    L a tradizione poi . con la t maiuscola cosa vuol dire? nulla.. se non si associa alla parola Verità.. se c’è una verità da tramandare ben venga la tradizione,ma se non c’è nessuna veriytà a che serva la tradizione? megglio la Rivoluzione, che instaura una nuova, assoluta Verita’.. peccato però che le Rivoluzioni che si sono opposte finora alle Tradizioni si siano rivelate ben presto pefgiori di ciò che hanno distrutto…
    Rileggetevi Marcuse “L’uomo a una dimensione”, Marcuse il filosofo del ’68, andrebbe riletto, è così profetico, così attuale….

    11 Novembre, 2009 - 22:02
  87. discepolo

    OT
    e già che ci siete rileggetevi anche “Eros e civiltà” di Marcuse, quanto, quanto mai attuale!
    (Nino, non fare la solita battuta che sono febbricitante per colpa della suina , so quel che dico!)

    11 Novembre, 2009 - 22:07
  88. Nino

    discepolo
    ho finito ora di seguire Saviano, altro che Marcuse in fatto di veritààààààà!
    Ricordi C.Zavattini?

    Beh anche se la tua suina era leggera ora sei convalescente, 1 dose ogni 4 ore per tre giorni di Aconitum Napellus 5CH, se fossi in te me la farei.
    Buonanotte

    12 Novembre, 2009 - 0:01
  89. E’ interessante che – nella dichiarazione congiunta del primate anglicano e dell’arcivescovo di Westminster – si affermi che “this Apostolic Constitution is one consequence of ecumenical dialogue between the Catholic Church and the Anglican Communion”: quindi una conseguenza di quell’ecumenismo che i lefebvriani considerano uno degli errori più gravi del Concilio Vaticano II.

    12 Novembre, 2009 - 7:42
  90. Carissimo Nino , ho letto con particolare interesse le Tue parole che , dopo le lodi del mattino, sono scese nel mio cuore come rugiada soave.
    Ho molto apprezzato al Tua frase “l’amore si deve dimostrare con le opere, non con le parole”.
    Ne terrò conto nel corso della mia giornata lavorativa fra i giovani.
    Un caro e riconoscente abbraccio in Cristo.

    @Luca Grasselli, l’ecumenismo, quello vero, è ispirazione dello Spirito Santo.
    Come può un uomo di Chiesa rifuggire quanto viene ispirato alla Chiesa dallo Spirito Santo? Semmai le costosissime “parate” ecumeniche, che non convertono ed esaltano solo gli organizzatori, andrebbero rifuggite perchè sono frutto della vanità umana ( e costano pure tanto…).
    Viva l’Ecumenismo di Benedetto XVI e dell’Arcivescovo anglicano di Westiminster!

    12 Novembre, 2009 - 8:25
  91. Tonizzo: ” Ehi, Ubi, che abbia anche io lo strano caso che senti tu?”

    Intendi il libro o l’altra cosa?

    12 Novembre, 2009 - 14:32
  92. @liturgicus
    A quale scopo sminuire il grande e serio lavoro di tanti operatori di ecumenismo, cattolici e non? Perché contrapporre cose che non dovrebbero essere viste come contrapposte, ma tendenti alla stessa direzione? Perché non vedere lo Spirito Santo in tutti i luoghi ove opera?
    (n.b. l’arcivescovo di Westminster è cattolico, naturalmente)

    12 Novembre, 2009 - 14:54
  93. @ Luca Grasselli
    Mi scuso per la svista sulla Sede Primaziale Cattolica di Westminster , l’ora , stavo recandomi al lavoro, e l’incipiente influenza… hanno fiaccato le mie già deboli capacità mentali.
    Ho sempre apprezzato gli sforzi ecumenici cattolici e non.
    Quando studiavo la Storia della Chiesa mi sono sempre commosso all’idea che lo Spirito Santo abbia ispirato il proposito di formare un solo gregge sotto un solo pastore a tante anime pie e buone!
    C’è chi ha dato la vita per questi santi propositi!
    La mia battuta, post Lodi mattutine, era soltanto rivolta a coloro che , sia pur in buona fede, hanno fatto dell’ecumenismo una specie di bella parata dai toni troppo mondani.
    Il terzo salmo di oggi , nelle Lodi, diceva appunto ” ( Il Signore) Non fa conto del vigore del cavallo, non apprezza l’agile corsa dell’uomo. Il Signore si compiace di chi lo teme, di chi spera nella sua grazia” ( Salmo 146)
    Meno protagonisimi ecclesiali e più preghiera.
    Ora abbiamo tanto bisogno di pregare per la Chiesa che è combattuta, con ogni mezzo, dal mondo che non riconosce l’amore che Dio ha per tutti!
    Preghiamo.

    12 Novembre, 2009 - 17:01
  94. Non potrei essere più d’accordo. Un caro saluto.

    12 Novembre, 2009 - 17:25
  95. Grazie !
    Scusi la vista di questa mattina… non ho la febbre ma ho le ossa rotte … speriamo bene. Saluti

    12 Novembre, 2009 - 17:39
  96. tonizzo

    @ Ubi: entrambi.

    12 Novembre, 2009 - 23:24
  97. @ Tonizzo: staje ‘nguaiato allora!

    14 Novembre, 2009 - 9:16

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