Golser: “Tutto quello che ci va contro”

«Quando affidiamo a Dio tutta la nostra vita, allora tutto quello che ci va contro, anche la malattia e la sofferenza, tutto acquista un significato più profondo»: così Karl Golser vescovo di Bolzano Bressanone nella lettera della scorsa Quaresima, con riferimento al veloce morbo di Parkinson che lo sta portando all’invalidità totale. Trovandomi a Merano per una conferenza ho avuto dagli ospiti un aggiornamento sulla condizione del vescovo che il novembre scorso aveva comunicato – con un videomessaggio nel sito della diocesi – la malattia da cui era stato colpito. Nel sito è rintracciabile anche la lettera della Quaresima: una viva meditazione sulla Provvidenza che viene da un vescovo che sta pagando con la vita ogni parola che esce dalla sua bocca. Gli ho dedicato un bicchiere di Vino Nuovo.

8 Comments

  1. Luigi Accattoli

    A Merano ho potuto salutare con calore il padre Kurt Egger, fratello gemello del vescovo Wilhelm Egger, predecessore di Golser, morto improvvisamente nell’agosto del 2008. Quel simpaticone di Kurt era venuto apposta da Bolzano per abbracciarmi. Di Wilhelm, che mi era caro, parlo in un testo leggibile qui nel blog, andando alla pagina COLLABORAZIONE A RIVISTE elencata sotto la mia foto: Il pastore mite. Ricordo del vescovo Egger.

    1 Giugno, 2011 - 5:50
  2. Francesco73

    Povero Golser, la malattia di Parkinson mi fa sempre molta impressione, ho visto troppa gente stare male.
    Nella mia campagna c’è un padre di tre famiglia con tre figli che da circa vent’anni soffre del morbo e da dieci, in pratica, è a letto.
    Il figlio maggiore, 40 enne, cominciava da ultimo a palesare i sintomi iniziali del male: postura, tremore, camminata, rigidità del viso, ecc.
    Credo che i medici gli avessero detto che lo attendeva il destino del padre.
    Dieci giorni fa si è buttato sotto un treno.
    Mamma mia.

    1 Giugno, 2011 - 7:41
  3. Penso che questa malattia sia terribile in quanto oltre che il disagio fisico in sè, colpisce anche la sfera personale della dignità. Rendersi conto ogni giorno di perdere qualcosa, di non riuscire più a fare le cose che si faceva ieri, di non ricordare più cosa è successo nel passato…

    E’ un dramma che si consuma in silenzio.. e solo gli occhi della fede (come ha fatto questo vescovo) possono dare la giusta luce a tale strada tortuosa..

    1 Giugno, 2011 - 9:15
  4. Marco

    Se posso, caro Luigi, la sua gamba come va?

    1 Giugno, 2011 - 10:54
  5. Clodine

    conosco la bestia…e preferisco non parlarne!!…Spero solo che la ricerca possa fare passi da gigante, un rimedio, se non altro , per limitare l’avanzare -spesso galoppante- di questa malattia genetica…incurabile e cattiva, cattiva cattiva…!

    1 Giugno, 2011 - 14:57
  6. antonella lignani

    Come mai così pochi commenti ad un theread così umano e sul quale tutti abbiamo qualcosa da dire? Forse perché rimaniamo proprio senza parole. Di fronte a queste malattie, facciamo come gli antichi con i lebbrosi: li emarginiamo, in un certo senso li censuriamo. Forse proprio per questo ammiriamo di più il coraggio di Giovanni PaoloII e del vescovo Golser.

    4 Giugno, 2011 - 9:49
  7. discepolo

    Di fronte alla malattia l’uomo moderno tace e non sa che dire perchè la malattia va contro tutto quello che l’uomo moderno ritiene “valori”.
    il malato è un uomo non più valido, non più UTILE, non più socialmente accettabile, non più “uomo”. Se la moderna concezione di “uomo” si rifà auna pienezza e validità psicofisica, a una utilità sociale, a una capacità di vivere indipendente e self-centrata, se la “salute ” è oltre a un diritto un dovere, è ovvio che il malato, specie se incurabile, èuna specie di spina nel fianco, è la nota stonata, è l’essere estraneo da rigettare… questa mentalità è esattamente l’OPPOSTO della mentalità cristiana e anche religiosa in senso lato.. per questo come medico e come cristiano sono addolorata e amareggiata veramente tanto , nel constatare che questa mentalità è la mentalità corrente.. al contario il cristianesimo e la religiosità vede nell’uomo ammalato, handicappato, menomato, rifulgere ancora di più la SACRALITA’ della vita umana, la BELLEZZA, fatta a immagine e somiglianza
    di Cristo… Madre Teresa di Calcutta ce l’ha insegnato e testimoniaTo.
    Non esiste vita umana, per quanto misera, che non simboleggi la sacralità .. madre Teresa vedeva in ogni agonizzante sui marciapiedi di CaltuTTA il volto sacro di Cristo…
    Preghiamo perchè anche noi, così distanti da Dio, noi cos’ aridi, così razionali, così privi di cuore , il nostro cuore è ormai solo un muscolo che pompa, nonj il centro dell’ESSERE, preghiamo perchè anche noi possiamo vedere nei malati, anche terminali, negli handicappati, nelle forma più misere e abbiette di vita , la VITA con V maiuscola, non semplòici ammassi di cellule o individui scartati e condannati dalla selezione naturale di Darwin.
    MC

    4 Giugno, 2011 - 12:33
  8. antonella lignani

    Molto bello e sentito il tuo commento, Maria Cristina.

    4 Giugno, 2011 - 14:51

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