Vi presento Simona la mia amica rom

Simona ha 27 anni, è una rom e siede ogni mattina a un angolo del mercato di Via Urbano II, a Roma, vicino a dove abito. Le prime volte ci sorridevamo, poi è nata l’amicizia fatta di condivisione e chiacchiere di donne. Fino all’anno scorso aveva con sè Armandina, 3 anni, l’ultima dei quattro figli. Gli altri li aveva lasciati in Romania con le nonne. Ora anche Armandina è con i fratelli. Simona mi telefona al mattino presto quando ci sono problemi seri. Mi ha chiamata ieri, era sotto la pioggia e voleva essere sicura che passassi all’angolo per raccontarmi: “I bambini hanno paura, sentono discutere noi grandi, vedono la gente del quartiere che viene ai cancelli del campo per protestare e si rendono conto che siamo in pericolo”. Racconta che in queste notti dormono tutti insieme, nelle roulotte meno isolate, per proteggersi a vicenda. Ascoltarla è diventata la mia messa mattutina, attraverso lei passa il dolore dell’umanità povera. In questi anni Simona non ha fatto altro che chiedere un lavoro. Ogni tanto le capita un’occupazione che non basta per sfamare quattro figli e pagare l’affitto anche di una sola stanza. Di persone come lei, mescolate a quelli che rubano, ce ne sono tante. E’ giusto dibattere della domanda di sicurezza che viene dal Paese, ma della domanda di giustizia che viene da questi popoli quando parleremo? – Daniela

Una storia semplice che può aiutare a intendere la condizione dei Rom tra noi, cioè la nostra condizione. La racconta Daniela Storani, una mia nipote che come me viene dalle Marche e vive a Roma. E’ stata presidente nazionale dei giovani di Azione cattolica e lavora all’Istituto superiore di sanità.

57 Comments

  1. Iginio

    premesso che, se qualcuno onesto ci rimette, la colpa e’ dei delinquenti, non certo di chi fa rispettare un minimo di leggi, mi permetto sfrontatamente e “profeticamente” di aggiungere che quando si chiedera’ il parere anche a chi non e’ dell’Azione Cattolica e non fa carriera pur magari (o proprio magari) tentando di essere cattolico sul serio, e non vive all’Aurelio ma al Casilino, forse la nostra societa’ avra’ fatto un piccolo passo avanti, e anche questo blog.

    24 Maggio, 2008 - 14:30
  2. Luigi Accattoli

    Iginio mandami storie del Casilino e le pubblicherò.

    24 Maggio, 2008 - 14:51
  3. Clodine

    Anch’io conosco Milva 32 anni e sette figli, gli ultimi 2 -Cristian e Gabriel-sono gemelli. La incontro sempre con la sua coda di cavallo dal colore incerto, senza denti, avvolta nel solito giacchettino striminzito, pulita, devo dirlo, abbastanza pulita, nei limiti, ovviamente, viste anche le precarie condizioni igienico-sanitarie, in cui versano i campi. Non chiede l’elemosina, pulisce il cortile del condominio dove abito, ogni tanto anche le scale, per arrotondare..l’aiutiamo in mille modi. Ormai è di casa nella zona, la conoscono tutti perché i figli sono andati alla scuola comunale, anche la pediatra è la stessa di tutti gli altri ragazzini del quartiere. A smuovere le coscienze fu un incidente mortale che vide coinvolto il suo secondogenito: un ragazzetto di 17 anni travolto da una macchina in corsa mentre portava acqua dalla fontanella all’accampamento: che pena, fu uno strazio!! Nessuno si sognerebbe di farle del male, né tanto meno ai bambini. Lei ce la sta mettendo tutta, ma da qui a dire che è integrata, o che i figli lo siano.. ce ne passa!! il compagno è dedito al furto, alcolista e spacciatore di droga! Daltra parte come potrebbe vivere una famiglia così grande? Il problema resta ed è di difficile risoluzione.. le istituzioni ecclesiastiche assieme ai comuni e allo stato devono darsi da fare per risolvere questa emergenza…

    24 Maggio, 2008 - 14:54
  4. Iginio

    Scusi dottor Accattoli, il giornalista e’ lei, e’ lei che dovrebbe andare a cercare le storie sul posto. Io le indicazioni gliele ho date anche in passato, ma non posso fare il lavoro per lei, scusi!
    Le scrissi per esempio una volta di Via degli Angeli, nome poetico ma che in realta’ vede una serie di vecchie abitazioni, una delle quali, dove abita una famiglia di immigrati africani da trent’anni in Italia e ormai cittadini italiani, i quali sono in balia di un pregiudicato, che impedisce che si nomini un amministratore di condominio, minaccia i condomini, spaccia droga e nasconde immigrati clandestini, pretende che il cortile sia suo e picchia le persone di cui le ho detto e danneggia la loro automobile per mandarli via. Loro hanno chiamato piu’ volte i carabinieri, ma questi non vengono piu’ o non accettano piu’ le loro denunce, perche’ non vogliono grane. Alla fine c’e’ stata una causa penale, dopo che lui ha picchiato quel signore africano, il colpevole (il malavitoso) e’ stato condannato ma il risultato e’ stato che l’avvocato dei querelanti, anziche’ farsi dare i soldi dal condannato, li ha pretesi dai suoi clienti (che non nuotano certo nell’oro), dicendo che tanto prima che quello paga passera’ chissa’ quanto tempo. Questi signori hanno due figli. Il maggiore lo hammo mandato alla scuola elementare statale “Grazia Deledda”: non faceva mai niente in classe, la madre e’ andata a lamentarsi col direttore perche’ il quaderno del bambino era pieno di scarabocchi, e la maestra, saputolo, si e’ arrabbiata con lei. Il figlio piu’ piccolo hanno preferito mandarlo alle elementari dalle suore, pur con un notevole sacrificio economico, perche’ cosi’ almeno imparava qualcosa. Alle medie hanno pero’ dovuto mandarlo alla statale “Ludovico Pavoni”. Lo hanno bocciato senza avvertire in precedenza la madre che il ragazzo non andava bene (come si fa nelle scuole decenti). La madre e’ andata a far presente che non avevan niente contro la bocciatura, ma almeno avrebbe voltuo sapere in anticipo che il figlio andava male, per cercare di fare qualcosa. Commento dell’insegnante: “E che pretende, con tutti gli alunni che abbiamo, che pensiamo solo a suo figlio?”.
    Per alcuni anni frequentavano una chiesa che non era la parrocchia dove poi si sono trasferiti. Il figlio continuava ad andare alla chiesa di prima, dato che era abituato cosi’. Una volta voleva partecipare a una gita, e il parroco gli ha detto che non poteva, perche’ era di un’altra parrocchia.
    Una volta al padre hanno rubato il portafogli coi documenti, mentre era in un altro quartiere. Accortosene, e’ andato dai carabinieri a fare denuncia. Gli hanno detto (mentendo!) che doveva farla nel suo quartiere: ma come faceva ad arrivarci, se era senza documenti? Per inciso, la stessa cosa e’ capitata a un mio amico inglese che vive a Roma. Alla faccia della serieta’ dell’Arma benemerita.
    Non parliamo poi del tempo sprecato per chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno: giorni interi da un ufficio all’altro, attraversando Roma, mesi e mesi sprecati. Ecco come lo Stato italiano (Prodi regnante) aiutava gli immigrati onesti e che lavorano seriamente.
    Concludo con una chicca: ovviamente questi signori, con tutto che sono africani di origine, dicono che noi italiani e i nostri governanti siamo troppo ingenui, facciamo entrare tutti, mentre dovremmo prima dare un lavoro ai nostri connazionali. E sono degli africani a dirlo, non degli sporchi fascistoni.
    Ecco, dottor Accattoli, un esempio di che cosa lei e i suoi colleghi trovereste, se voleste davvero indagare senza pregiudizi e senza ideologie.

    24 Maggio, 2008 - 19:45
  5. Iginio

    Quanto agli zingari: intanto finiamola di definirli rom, termine che, oltre ad indicare solo una parte di essi, ha ingannevoli assonanze con Roma e Romeni (che infatti ci tengono a non voler essere confusi coi suddetti). Qualche genio politicamente corretto (tornero’ su questo) ha deciso che “zingari” sarebbe offensivo: tanto vale dire che anche “napoletani” e’ offensivo perche’ ricorda l’immondizia, o “siciliani” e’ offensivo perche’ ricorda la mafia. Dicevo, a proposito degli zingari, che hanno senz’altro aspetti lodevoli della loro “cultura”: ad esempio, l’omosessualita’ e’ bandita, e le donne devono vestire gonne lunghe fino ai piedi. Cose giuste, che pero’, guarda caso, fanno a pugni con lo stile sessantottesco dei tanti sedicenti difensori degli zingari. Analogamente: i nazisti perseguitavano gli omosessuali, ma anche gli ebrei, per i quali l’omosessualita’ ovvero sodomia e’ un peccato gravissimo. Come la mettiamo?
    A proposito del politicamente corretto: sappiamo benissimo che certe cose sono accettate dalla cultura “ufficiale” che sta sulla ribalta, e certe altre no. La “cultura ufficiale” prevede che “ognuno fa quello che gli pare”, intendendo con cio’ che ognuno e’ libero di sovvertire l’ordine civile e antropologico (in caso contrario sarebbe un “complessato” ovvero “intollerante”). I gruppi minoritari, dunque, sono politicamente corretti nella misura in cui servono come paravento per rifiutare l’ordine civile e morale. Ecco perche’ cianciare a “difesa” degli zingari e’ politicamente corretto, difendere i cittadini derubati (che in realta’ sarebbe “di sinistra”, a ben guardare) non lo e’. Il fatto che poi tutto cio’ sia frutto di cortocircuiti ideologici e mentali, come negli esempi che ho dimostrato, la dice lunga sul degrado cui la “cultura” italiana (ma non solo) e ‘ giunta.
    Pregherei di riflettere su quanto ho scritto.

    24 Maggio, 2008 - 19:48
  6. Luigi Accattoli

    Iginio la ringrazio per il racconto che ci ha fatto. Mi può credere se le dico che non ho il tempo per andare in giro a cercare storie della periferia, come di qualsiasi altra area della città di Roma? Dove passo guardo. Ma il mio lavoro è di vaticanista, non di sociologo. Il suo racconto era interessantissimno. Ne faccia altri.
    Quanto alle riflessioni che propone con l’ultimo commento e che aveva già proposto a commento di un post precedente. Non se la prenda per le denominazioni “rom” e “sinti” al posto – qualche volta – di “zingari”. Può essere fatto in maniera fatua, ma può anche essere un modo minimamente rispettoso di rapportarsi a realtà difficili a conoscere. Le due parole nuove non sono di ieri, entrano nella nostra lingua all’inizio del secolo scorso e vi entrano per iniziativa degli studiosi delle popolazioni nomadi, che scelgono – applicando un criterio di rigorosa etnografia – di indicare le diverse stirpi secondo le denominazioni che esse stesse si danno. Quando diciamo “zingari” siamo noi che parliamo e non sapendo distinguere usiamo il temine più generico. Quando diciamo “rom” o “sinti” vuol dire che facciamo riferimento a qualcuno che conosciamo come tale. Almeno io è così che mi comporto e non mi pare un comportamento sbagliato.
    Quanto ai corto-circuiti cui allude, mi colpisce quello dei nazisti che perseguitavano gli ebrei e gli omosessuali, mentre gli ebrei hanno un severo giudizio dell’omosessualità: lei ripropone per due volte il rebus e io non riesco a venirne a capo. Lei vuol dire che i nazisti si contraddicevano? O vuol dire che ci contraddiciamo noi a condannare i nazisti per le due malefatte? Sarebbero due pensieri insensati e certamente lei non li pensa. Ma allora qual è il suo pensiero? Nella mia confusione io credo che nessuno debba essere perseguitato, se poi i perseguitati si dividono a loro volta in persecutori e sotto-perseguitati, trovo che i perseguitati due volte siano i più degni di pietà. E qui sarebbero gli omosessuali. Lei mi ha indotto a riflettere, ma più di così non ho realizzato. Mi illumini. E buona domenica.

    24 Maggio, 2008 - 21:18
  7. Iginio, ma con chi è arrabbiato lei?
    Continua a distinguere il mondo in veri cattolici e falsi cattolici, e non fa mai un sorriso mentre parla?
    Si può essere miti anche quando si fanno discorsi seri.
    Almeno, il signor Luigi che ci ospita mi pare che unisca sempre la profondità alla serenità e anche all’ironia…
    Ma lei è sempre imbronciato… Non ispira tanto a diventare cattolici seri, se così bisogna diventare…
    Perdoni le riflessioni a voce alta

    24 Maggio, 2008 - 22:47
  8. se il cristianesimo è la religione della gioia….
    c’è poco da stare allegri,
    vedendo certi risultati!!!!!!!!!!!!

    24 Maggio, 2008 - 23:02
  9. Al Buon Iginio che parla di ebrei e omosessualità,
    mi sembra che non conosca Israele, la sua società, quale è la realtà religiosa e quale è la realtà laica,
    cosa succede veramente nella società israeliana, originariamente ebraica?
    Conosce Gerusalemme?
    Conosce Tel Aviv?
    Conosce o ha amici ebrei?
    Perchè non capisco proprio in virtù di cosa faccia certe considerazioni,
    visto che a me capita di conoscere Israele e allo stesso tempo molti ebrei,
    e non mi sembra affatto che la pensino come il sciur Iginio.
    Ma dove raccoglie le sue informazioni?
    Incredibile,
    Il Signore sa tutto sui Vangeli da escludere le donne dal cenacolo,
    sa così tanto sugli Ebrei !!!!!
    Allora si rilegga i Vangeli con tutte le donne dentro,
    e si faccia una passeggiata in Israele, non è grande, e parli con le persone.
    Poi ci venga a far lezione.

    24 Maggio, 2008 - 23:11
  10. Iginio

    Anche a me piace l’ironia, ma non la confondo con la leggerezza e la superficialita’, come invece fa troppa gente, anche qui.
    Non capisco perche’ se a essere inaspriti sono quelli come me, rompono le scatole, se lo sono quelli come don Milani (gran rompiballe nonche’ trinciatore di giudizi temerari motlo simili a solenni fesserie) vengono definiti “profeti”. Mah… Aspetto delucidazioni dagli esimi frequentatori del blog.
    Se rispondo acidamente, e’ perche’ sono stufo di sentire gente che predica banalita’ e, ogni volta che qualcuno fa presente la gravita’ di certe situazioni, alza le spalle e comincia a prendere in giro. Certi preti sono bravissimi in questo. Forse potrei aggiungere (ma, non essendo io ne’ zingaro ne’ omosessuale ne’ appartenente a minoranze religiose, ne’ tossicodipendente ne’ bocciato a scuola ne’ imbrattatore di muri altrui, verro’ immediatamente etichettato come “uno che fa la vittima”, cosa che invece non capita ai membri delle suddette categorie, che la vittima la fanno di professione) – potrei aggiungere, dicevo, che di insulti e umiliazioni ne ho ricevuti abbastanza, malgrado tutte le mie “aperture” e la mia cortesia, da gente puramente e semplicemente invidiosa nonche’ mediocre, e di testimonianza cristiana ne ho vista assai poca, anche da tanti sedicenti cattolici, che preferiscono correre dove va la corrente. Che poi il mondo di oggi preferisca ridere ad ogni costo, beh, se voi lo credete un progresso, stiamo freschi davvero. Nel caso vi sia sfuggito, il voler ridere di tutto e tutti e’ un segno di nichilismo, non di gioia. Forse il vosto modello di vita e’ Giordano Bruno Guerri. Oppure Platinette, non so.
    So benissimo che Israele e’ un Paese dove convivono diverse realta’. Mi permetto pero’ di aggiungere che un ebreo ateo e’ un controsenso, a mio modo di vedere. Quanto all’omosessualita’, e’ un peccato gravissimo se commesso deliberatamente, in ogni caso e’ un disturbo della personalita’ e va contro natura (intendendo con “natura” non il fare quello che ci pare, ma l’essere costituitivo dell’uomo, che non e’ certo stato creato da Dio per fare atti omosessuali). Non si aiutano certo gli omosessuali dicendogli “Poverino, quanto sei simpatico”. Dottor Accattoli, non si tratta di essere trattati male da qualcuno: quello che ritengo di aver detto prima e’ che, il fatto che i nazisti perseguitassero gli omosessuali, non vuol dire a rovescio che l’omosessualita’ sia una cosa da accettare. I nazisti perseguitavano anche gli ebrei, che detestavano (giustamente, stando alla Parola di Dio) l’omosessualita’. Anche gli zingari – perseguitati dai nazisti, no? – rifiutano l’omosessualita’. Dunque l’atteggiamento nichilista postsessantottino di chi inneggia all’omosessualita’ facendosi scudo in modo vittimistico della persecuzione nazista, e’ ipocrita. Sono stato abbastanza chiaro?
    Se basta essere “perseguitati” da qualcuno per essere nel giusto, allora tutti i delinquenti in carcere sarebbero degli eroi dell’umanita’: e’ precisamente questa infatti la mentalita’ sessantottesca, che rifiuta i legami sociali e predica la dissoluzione. Il “faccio quello che cavolo mi pare e non rompetemi le scatole, anzi mi fate schifo perche’ siete ordinati e io no”. Peccato che cosi’ si generi solo egoismo e morte… Dottor Accattoli, forse non sarebbe male se anche lei riflettesse su questo, lasciando da parte le mitologie della sua giovinezza e le “utopie”.
    Visto che non date retta a me, ho suggerito piu’ volte la lettura di un libro intitolato “Desocializzazione: la crisi della postmodernita’”. Possibile che nessuno si degni di alzarsi e andare a cercarlo?
    Per maioba: anche i preti di plastica come lei, non ispirano tanto a diventare cattolici. Gesu’ Cristo e’ il “caso serio” della vita, non un compagno di merende. Ci dica quanti dei ragazzi della sua parrocchia continuano a frequentarla dopo la cresima, piuttosto, invece di prendere per i fondelli chi denuncia il degrado attuale.

    25 Maggio, 2008 - 10:59
  11. Iginio

    visto che quello che dico io non vale niente, posso citare IDA MAGLI?
    “Ma perche’ gli italiani di sinistra odiano tanto se stessi? Perché odiano i propri genitori, i propri figli, la propria terra, la propria lingua, la propria cultura, al punto da volerne la fine a tutti i costi?
    La violenza con la quale impongono, ormai da molti anni, l’invasione dell’Italia da parte degli stranieri ha questo solo significato: la prossima fine del popolo italiano. Ed essi lo sanno bene, anche se fingono di non saperlo. È stata la sinistra, infatti, a importare le scienze umane, a far conoscere agli italiani la sociologia, l’antropologia, la linguistica, l’etnologia, la fenomenologia, la etnopsichiatria; sono stati gli editori di sinistra, da Einaudi a Feltrinelli fino al Saggiatore, a tradurre e a divulgare nelle Università i testi più famosi di Marcel Mauss, di Robert Hertz, di Bachofen, di Boas, di Lévi-Strauss, di Margaret Mead, di Wittgenstein… Le scienze umane hanno messo definitivamente in chiaro che quello che conta nel comportamento dei popoli come degli individui è l’ambiente complessivo formato dalla lingua, dai costumi, dalla religione, dalla tradizione, dalla storia, insomma da ciò che oggi tutti chiamano con disinvoltura «cultura», dimenticandosi che l’accezione odierna del termine «cultura» è appunto quella immessa nel linguaggio comune dalle scienze umane. L’intelligenza critica e aperta ai nuovi saperi, che è stata attribuita sempre alla sinistra e di cui abbiamo partecipato in tanti (io stessa non posso dimenticare il piacere e la libertà con i quali ho scritto di questi argomenti per quasi venti anni sul quotidiano La Repubblica), dipendeva soprattutto dal suo aver «iniziato» le cattedre universitarie, fino ad allora arroccate nella filologia, ai nuovi strumenti metodologici; strumenti che hanno reso possibile comprendere nel senso pieno del termine – ossia renderceli contemporanei – il mondo di Omero come quello degli Inca. Ebbene questa intelligenza sembra essere stata cancellata di colpo nel momento in cui i politici hanno deciso di prendere in mano e di servirsi del vecchio progetto di unione europea per azzerare la storia dell’Europa mescolando nel suo territorio tutti i popoli esistenti oggi nel mondo. Da allora la sinistra è diventata ottusa e cieca e si è comportata come se quelle stesse scienze umane che avevano entusiasmato i giovani e che l’avevano fatta amare dalla maggioranza degli intellettuali e degli artisti, non fossero mai esistite. Avrebbe dovuto essere la sinistra a impedire un progetto distruttivo come quello europeo. Avrebbe dovuto essere la sinistra a «sottrarre la storia alla violenza della politica». Non soltanto non l’ha fatto, ma si è lanciata nella realizzazione europea odiando se stessa e gli italiani.
    Perché? Siamo in tanti a chiedercelo. Perché la sinistra desidera la fine degli italiani, la fine della lingua, della musica, della poesia, del pensiero italiano? Perché nelle sue file anche i più intelligenti, i più colti, fingono di essere stupidi? Sanno bene che nessuno zingaro amerà la lingua italiana né scriverà le melodie di Puccini. Sanno bene che nessun musulmano lascerà in piedi le cattedrali gotiche né ammetterà che si cantino le Messe di Palestrina o di Rossini. È questo il punto. Sono gli uomini che fanno vivere le culture. Gli stranieri, giustamente, faranno vivere la propria.”

    25 Maggio, 2008 - 11:01
  12. Iginio

    va bene CLAUDIO RISE’ ?

    “La menzogna dello Stato prepara la barbarie di domani. L’indifferenza e superficialità verso l’immigrazione, spacciata dallo Stato italiano per accoglienza e apertura, ha creato l’habitat ottimale per i raid anti immigrati di questi giorni a Ponticelli (Napoli), che domani potrebbero moltiplicarsi altrove.

    Far finta di niente e non proporre regole, da parte di chi ha per funzione l’attenzione e l’offerta di norme, come appunto lo Stato (o i genitori), tradisce la propria ragione di essere e abbandona gli altri che gli sono affidati.

    Nella vicenda dell’immigrazione, il non dare regole e il non applicarle ha tradito sia i cittadini dello Stato sia i migranti che vi si sono installati, al di fuori di norme, possibilità di vita e servizi adeguati alla loro sopravvivenza e convivenza con i cittadini residenti.

    La giovane rom che cerca di rubare la neonata mentre la madre è impegnata nelle faccende, scatenando così la reazione devastante degli abitanti di Ponticelli che cercano di cacciare gli immigrati col fuoco, illustra certo le tenebre che avvolgono (forse per buona parte della vita) il cuore dell’uomo. Ma è proprio per ridurre questa tenebra del cuore e delle menti e per far spazio alle possibilità di vita e di convivenza il più possibile civile, che nasce quell’ingombrante e costosa entità che è lo Stato. Il quale poi muore, nella sua legittimazione e nelle sue ragioni, quando un ministro (come Giuseppe Fioroni) denuncia un Comune (come quello di Milano) per non aver dato la precedenza nelle scuole ai figli di persone che non dovevano trovarsi sul suo territorio, gli immigrati clandestini. Un episodio tra mille, ma significativo di uno stile di menzogna e di violazione del diritto (sul quale lo Stato si fonda) che, nella storia, ha poi sempre prodotto violenza e imbarbarimento.

    La paura, il timore di non essere liberi perché l’altro, l’“irregolare”, ti può rubare il bambino o stuprare i figli, è un sentimento ancestrale, profondissimo, che quando viene risvegliato può avere le conseguenze devastanti che stiamo vedendo.

    Lo Stato viene costituito proprio per tenere sopiti quei sentimenti e quelle pulsioni, garantendo libertà e sicurezza. Certo che sugli “irregolari” vengono “proiettati” anche aspetti terrificanti della psiche di chi li attacca. Certo che il ragazzo di borgata che, volteggiando col motorino, lancia la molotov contro le baracche non è meglio dei loro abitanti. Anzi, in questo momento, è certamente peggiore, perché si sente in una posizione di forza e cerca di approfittarne, senza amore e senza pietà. Ma è proprio perché questo si sapeva già da prima che gli immigrati arrivassero, che i loro insediamenti andavano accuratamente monitorati misurandoli con la capacità di accoglimento del territorio.

    La demagogia, in politica, è essa stessa un atto di delinquenza, perché facendo mancare le condizioni per la libertà e la sicurezza all’interno della comunità fa uscire i lati peggiori di tutti, dei cittadini e dei migranti. Ministri e deputati che nulla rischiavano se non il posto (abbandonato poi del resto con lautissime prebende e pensioni) hanno distrutto per vanità e demagogia intere comunità. Ricordiamocelo, perché non si ripeta.”

    25 Maggio, 2008 - 11:35
  13. FABRICIANUS

    Scusatemi, vado un pò fuori tema, ma volevo augurare a Luigi e a tutti gli amici-amiche del pianerottolo, BUONA FESTA DEL CORPUS DOMINI.

    Un caro saluto,

    F.

    25 Maggio, 2008 - 12:06
  14. Luigi Accattoli

    Iginio la ringrazio della spiegazione sul nodo omosessuali-ebrei-zingari: ora il suo pensiero mi è chiaro. Credo che su questi duri argomenti abbiamo tutto lo spazio necessario per riflettere costruttivamente senza perdere tempo a litigare tra noi. Io prendo sul serio il suo pungente invito a riflettere, ben sapendo quanto ognuno di noi sia legato ai sogni giovanili. Lei no per caso? Nulla mi tocca della sua asprezza quand’è rivolta a me e le rinnovo l’invito a vederci: venga a trovarmi e andiamo a mangiare insieme. Io confido che ci capiremo. Mi toccano invece le sue parole quando chiama maioba “prete di plastica”: mi dispiace che qualcuno riceva un’offesa attraverso il blog.

    25 Maggio, 2008 - 12:35
  15. @ Iginio: quanti luoghi comuni!
    La gente dalle mie parti ha paura dei rumeni, degli zingari, degli stranieri violentatori e rubabambini. Se senti le persone di una certa età, ma tutti in generale, ti raccomandano di chiudere e sprangare le porte di casa, di non uscire la sera senza guardia del corpo, etc.
    Vuol sapere qual è la percentuale di presenza nella mia zona? lo 0,08 per cento…, cioè 8 stranieri ogni 10.000 abitanti…
    Ma la TV in maniera demagogica ci mostra una presenza di stranieri eccessiva e soprattutto criminale. E invece qui gruppi di bresciani o napoletani o romani (e anche sardi! per carità! non mi si dica ceh son razzista) vanno in giro per le case di anziani a rubar loro la pensione con la scusa che sono impiegati dell’INPS…
    Non so cosa significa per lei “preti di plastica”, ma non mi pare un complimento… ma signor Accattoli non si preoccupi, non mi offendo così facilmente!
    “Gesu’ Cristo e’ il “caso serio” della vita”: verissimo, SERIO e NON SERIOSO: Gesù non era un tipo impronciato, per non dire in…ato col mondo. Era uno che gioiva, anche nelle sue denunce più dure che richiamavano (e richiamano ancora oggi!) alla conversione: rapiva il cuore, non le budella.
    Se le servono i numeri le dico che circa la metà dei ragazzi delle cresime di quest’anno continuano a frequentare. Non so se per lei è molto o poco, a me non interessa. Non mi ritengo il Salvatore del mondo, sarà tanto se riesco a salvare la mia anima…
    I problemi dell’immigrazione clandestina (e non) sono seri… ma dacchè mondo e mondo la gente si sposta per cercare una vita migliore. In questi gruppi ci sono anche criminali, perchè negarlo? Ma la cultura si propaga così: come pensa che sarebbero riusciti a ccostruire le cattedrali gotiche se i teologi (cattolici) del tempo non fossero stati influenzati dai filosofi arabi ed ebrei che parlavano dell’assoluto di Dio meglio di come facessero loro?
    O pensi se il mitico Enea non fosse sbarcato nel Lazio, come sarebbero nati i romani?
    Ida Magli dice tante cose vere, ma queste non vanno a scapito dell’accoglienza, mi pare. Ero nudo e mi avete vestito, in carcere e mi avete visitato, senza casa e mi avete dato un tetto.
    Altro non saprei. Buon Corpus Domini a tutti!

    25 Maggio, 2008 - 13:00
  16. ignigo74

    Iginio, mi scusi, ma le quanti anni ha?
    Posso sapere che professione esercita?
    Io ne ho 34 e sono un insegnante milanese.
    Cordialmente.

    25 Maggio, 2008 - 14:00
  17. Luigi Accattoli

    “Non mi offendo così facilmente”: bravo maioba!

    25 Maggio, 2008 - 16:04
  18. Roma cambia,
    ha ricevuto forte e chiaro il messaggio di una società che cerca sicurezza,
    ha ricevuto forte e chiaro il messaggio di uno stato che criminalizzerà i piu’ deboli,
    a pochi isolati da casa
    pestaggi naziskin
    di persone regolari, ma non-di-razza-italiana e sembra persino di una persona ritenuta omosessuale.
    L’intolleranza e la discriminazione diverranno verso altre etnie-razze-popoli o altre persone, una modalità di rapporto?
    Alcuni hanno già recepito che questo è possibile.
    Qualcuno ha già pubblicato il bando in cui si sono codificati chi saranno coloro di pura razza e moralità italiana?
    “assunse su di Se la nostra debolezza” (Fil.2,6)

    Ma qualcuno crede gia di essere nel post-cristianesimo.
    Ignigo che cosa credi che conti l’età? la professione?
    esercitiamo discriminazione a discriminazione?
    non è da te.

    Ci basta sapere che ci sono alcuni che si tingono della vernice cristiana per un puro fatto di tradizione e di identità, altrimenti nella loro profonda insicurezza si sentirebbero persi, e sentirebbero che dovrebber camminare con le proprie gambe ed assumersi le responsabilità proprie degli adulti, che sanno rispettare gli altri, ma per i bimbi dall’ego smisurato questo non è possibile.

    Devo lasciare anche io il giudizio dei cuori alla misericordia del Signore, anche se sento la fatica, di farlo, una fatica veramente grande.

    25 Maggio, 2008 - 16:09
  19. non essendo io ne’ zingaro ne’ omosessuale ne’ appartenente a minoranze religiose, ne’ tossicodipendente ne’ bocciato a scuola ne’ imbrattatore di muri altrui, verro’ immediatamente etichettato come “uno che fa la vittima”, cosa che invece non capita ai membri delle suddette categorie, che la vittima la fanno di professione
    ==================================
    bellissima questa mise ensemble di realtà tanto diverse t tutte connotate da negatività.
    Cristo è risorto invano.

    25 Maggio, 2008 - 16:13
  20. leggendo meglio i post di Iginio ,
    mi rendo conto che appropria ad altri quello che è nel suo profondo,
    disprezza negli altri quello che lui sente di essere profondamente e di cui ha una paura spaventosa.
    Non si preoccupi.
    E’ lo stesso sistema usato da diversi nazisti che avendo paura di parti di se stessi, hanno pensato di ucciderla negli altri attraverso le camere a gas.
    Un giorno, anche lei dovrà fare i conti con la sua parte più profonda,
    e le auguro di uscire vincitore perchè ha fiducia profonda in Cristo,
    e non per la paura profonda delle sue insicurezze e manchevolezze.
    Auguri

    25 Maggio, 2008 - 16:25
  21. maioba grazie per il tuo equilibrio.
    vorrei averlo io!!!!

    25 Maggio, 2008 - 16:27
  22. targum55

    Senza ironia, Iginio è molto meglio di Ida Magli e Risè.

    25 Maggio, 2008 - 16:34
  23. e perchè dovresti essere ironico?
    lò’importante è essere se stessi.
    La coscienza risponde al tribunale di Dio.

    25 Maggio, 2008 - 16:41
  24. Leonardo

    Se posso intromettermi nei discorsi altrui (posso, posso … è la mia passione) … Iginio sarà un po’ ruvido, si sente che è risentito – e ne avrà, immagino, i suoi buoni motivi – ma è assai meno offensivo e volgare di quanto siano altri normalmente.

    25 Maggio, 2008 - 16:57
  25. Clodine

    C’è un diffuso clima di intolleranza che si va propagando a macchia d’olio! Ragazzi, non va bene, questa è barbarie! Vorrei ricordare ad Igino che di delinquenti nostrani ce ne sono tantissimi ( basta aprire la pagina delle cronache italiane per rendersene conto) quindi perché focalizzare l’attenzione sugli zingari, i nigeriani gli indiani i filippini, perché.

    C’è una percentuale di mascalzoni extra comunitari, certo che c’è e allora? Facciamo razzia? Ci armiamo di camicia nera e manganello e pistiamo il naso del primo cingalese che ci capita a tiro? o lasciamo morire nelle carrette del mare, arsi dalla sete e dagli stenti centinaia di povera gente compresi neonati e bambini? No! Non ci sto, ma stiamo scherzando !? Una soluzione si troverà , si applicano le leggi degne di uno stato di diritto.

    Vorrei anche chiedere ad iginio di chiarirmi un aspetto che non sono riuscita a comprendere: perché dovrebbe essere la sinistra la causa di tutti i mali ? Cosè questa storia! La colonizzazione e sopraffazione di un popolo sull’altro è un fenomeno che si perde nella notte dei tempi. Ogni popolo da che mondo è tale ha sempre esercitato, in modo violento o pacifico, il diritto a difendere la propria tradizione ed etnia -ultimamente vediamo il genocidio culturale dei tibetani, la lotta che hanno ingaggiato i monaci buddisti- è sempre stato così fin dagli albori da quando i portoghesi assoggettarono l’america latina deportando gli indigeni come schiavi e poi la colonizzazione dei primi stati nazionali, gli americani sulle minoranze indiane, ma è un fenomeno antichissimo già dall’ impero romano prima e ottomano poi, e ancora andando a ritroso i Babbilonesi con gli ebrei e poi i Persiani e così via…Dov’è la novità? l’egida di stati egemoni e capitalisti sulle minoranze autoctone c’è sempre stata.
    Accusare la sinistra dei mali del mondo mi sembra una eresia caro Iginio. La causa fondamentale del dramma di popoli interi la mettiamo sulle spalle alla sinistra? soprattutto dopo la “caduta del muro”, della stessa situazione di sottosviluppo in cui vivono centinaia di milioni di esseri umani e che determina sfruttamento selvaggio anche questo è causato dalla sinistra forcaiola? E lo sfruttamento minorile incontrollato, e milioni di morti per fame? Dove vanno ricercate queste cause se non impietoso imperialismo e, più precisamente, nell’attuale assetto delle relazioni economiche internazionali?

    Iginio, mi dispiace non condivido le cose che hai detto. Per il mio punto di vista è troppo superficiale la tua analisi.

    25 Maggio, 2008 - 18:54
  26. Clodine!
    In questa versione ancora non ti conoscevo!
    accidenti che sorpresa!
    Se per caso a qualcuno per ripicca ti desse della comunista,
    allora il Papa evangelizza con il Capitale di Marx!!!!!!!!!!!!
    ciao

    25 Maggio, 2008 - 21:22
  27. Clodine

    Caro Matteo, sai che non amo parlare di politica, non mi piace la politica, per principio e poi, sinceramente, non sono molto preparata..né mi sentirei di argomentare. Il mio orientamento è sempre stato di centro; c’è stato un momento della mia vita (dopo la caduta della DC) che ho cercato di valutare le varie correnti di destra e di sinistra escludendo a priori gli estremismi che detesto..

    Se si negassero gli errori di entrambe le fazione non si rendebbe giustizia alla verità. La sinistra sicuramente ha fatto degli errori che sta pagando. Per quanto come formazione di per sè dovrebbe indicare nuove strade da seguire e per quanto si sia sempre battuta per impedirne gli ostacoli e costruire una società basata su una più equa distribuzione delle risorse, alla fine si è dimostrata fallimentare per certi aspetti. Ultimamente poi i nuovi gruppi dirigenti ne hanno decretato la disfatta.. La destra, di contro, potrebbe costruire nuove vie, garantire nuove possibilità soprattutto una maggiore adesione al rispetto delle leggi. Se poi andiamo ad analizzare la sinistra e la destra storica, allora socialmente la Sinistra rappresentava gli interessi di ceti borghesi medi e piccoli, commercianti e funzionari, ma anche di operai e gruppi agrari specialmente nel Mezzogiorno. La destra è sempre stata espressione di una cultura borghese dei ceti più elevati, imprenditoriali…e questa caratteristica della destra denota quel classismo che non lascia ben sperare..

    Tuttavia al di la’ delle mie povere considerazioni l’analisi riportata da Iginio, -non so se della Maglie-..l’ho trovata scandalosa, assolutamente scorretta e arbitraria, secondo me ovviamente!

    Buonanotte Matteo e a tutti gli amici del pianerottolo

    25 Maggio, 2008 - 22:10
  28. Clodine

    UN SALUTO SPECIALE A FABRICIANUS…

    CIAO

    25 Maggio, 2008 - 22:13
  29. ignigo74

    ripeto la mia domanda per Iginio: vorrei conoscere l’età, gli anni, la professione gli studi, se mi è lecito.

    Per quanto riguarda i Filippini mi risulta che al momento in Italia di Filippini in carcere ce ne siano sei (6).
    Decisamente meglio degli italiani.
    E poi sono cattolici, ma forse questo al furentissimo Iginio non interessa: devono essere cattolici, bianchi, zitti e muti.

    25 Maggio, 2008 - 22:38
  30. Clodine

    Ignigo74 non ti facevo così curioso! Sei sempre il nemico amatissimo vero?..Eh..sei arrabbiato con me?

    26 Maggio, 2008 - 8:09
  31. … dedicato a Iginio, anzi, no. A tutti noi.

    La vera emergenza sono gli italiani

    di Carlo Stasolla
    Centro accoglienza “Padre Arrupe” (Roma)
    http://www.padrearrupe.com

    Oggi è venuto un padre di famiglia romeno (e rom). Era in cerca di un posto per sé e per la sua famiglia, dopo gli sgomberi di questi giorni qui a Roma. Sua figlia è malata di idrocefalia triventricolare, operata e seguita già da anni al Policlinico di Roma. Vive con una valvola in testa. Fino a ieri erano in baracca, lungo la riva del fiume. Oggi siamo riusciti a trovar loro un posto, domani non lo so.
    Ecco uno dei risvolti della “emergenza rom”, come la definiscono strumentalmente da qualche tempo. Un’emergenza in cui, tra le altre cose, le identità si confondono: rom o romeni? Un’ignoranza in cui tutto è uguale.
    Un’emergenza discriminatoria che da secoli si ripresenta a ondate, in genere in corrispondenza di momenti storici difficili. A me sembra che il vero disagio sia quello della società italiana, con una forte crisi di identità e valori che fa nascere la paura. E la paura ha bisogno di qualcuno cui dare la colpa e che non può difendersi. Il popolo rom è un popolo che non ha terra, né rappresentanza, né diritti, perché è un popolo sostanzialmente clandestino. Un popolo con cui ce la si può prendere senza che alcuno, da destra a sinistra, dal campanile o dalla piazza, proferisca parola.
    Si parla di “campi rom”… Ma i rom non vivono nei campi, che sono un’invenzione occidentale. La vera causa di tutta la situazione che stiamo vivendo è proprio la politica fallimentare dei “campi nomadi” sorti dagli anni ’60 in poi. Delle riserve dove tra l’altro non vivono più i rom, ma un sottoproletariato urbano che di rom non ha più nulla. Perché è nei famigerati campi rom che si è compiuto quel “genocidio culturale” che neanche Hitler riuscì a ottenere con risultati così vincenti.
    Ciascuno di questi campi, poi, costa circa un milione di euro l’anno all’amministrazione comunale di Roma. Soldi che vanno a tutto un indotto (anche di malaffare), che si scanna sui bandi e offre “servizi” collegati alla gestione dei campi: recupero scolastico, servizi igienici, attività culturali e ricreative di vario genere. Servizi e attività sovvenzionate non controllate e che spesso non sono davvero realizzate.
    Noi, già nel 2000, abbiamo proposto, insieme ad altre 7 famiglie, un progetto-pilota di un “vero” campo nomadi perfettamente autogestito, a costo zero: attivato con un prestito, tutto restituito, di 80 milioni di lire. È piaciuto in Francia e Spagna, ma non qui.
    Io sono un gagiò, non sono un rom. Ma un giorno ho deciso di condividere la vita dei rom nei campi. Dai rom sono stato accolto, e tra i rom ho vissuto e lavorato fino al 2001. Tra loro ho conosciuto anche mia moglie Dzemila, con cui ora divido anche le fatiche e le gioie del centro di accoglienza “Padre Arrupe”, nato col sostegno dei gesuiti del Centro Astalli, e della “Casa di Marco”, una casa famiglia per bambini, italiani e stranieri, che abbiamo aperto nel 2006. Una scelta di accoglienza fatta con lo stesso spirito che avevamo nei campi: fare un cammino “di liberazione” insieme ad altre persone, ad altre famiglie.
    Per me la parola integrazione è quindi una bellissima parola. Anche il nostro matrimonio è stato ed è un incontro tra culture diverse, vissuto come una risorsa in più. Anche se mia moglie resta una romnì e io resto un gagiò. E tali dobbiamo rimanere.

    (anticipazione da Aesse n.5, il giornale delle Acli)

    26 Maggio, 2008 - 9:35
  32. Luigi Accattoli

    Grazie al moralista per quest’altra storia. Chi – come me – non ha conoscenza diretta del misterioso pianeta degli zingari può essere aiutato a intuirne qualcosa da storie ravvicinate, primi piani di vicende anche minime.

    26 Maggio, 2008 - 9:58
  33. Iginio

    Grazie a Leonardo, credo l’unico che abbia capito.
    Quanto agli altri: DOVE DIAMINE HO DETTO CHE LE COLPE SONO UNICAMENTE DEGLI STRANIERI???? DOVE? ESIGO UNA RISPOSTA PRECISA! DOVE AVREI DETTO CHE I NOSTRI EROICI CONNAZIONALI SONO TUTTI BRAVI? MA AVETE LETTO LA TESTIMONIANZA CHE HO RIPORTATO? NON HO PARLATO DI PREGIUDICATI ITALIANI? NON HO PARLATO DI INSEGNANTI ITALIANI? NON HO PARLATO PERSINO DI CARABINIERI?
    Dottor Accattoli, i suoi lettori potranno anche essere incapaci di leggere un testo come si deve, ma questo non autorizza ad attribuire a me cose che non ho mai detto ne’ a farmi passare per una specie di razzista-nazista. Io sono stato in Africa diverse volte, ho conosciuto a Roma diversi africani, ho assunto una signora africana per le pulizie di casa a condizione che fosse in regola con i contributi per la pensione. Spero che anche voialtri siate capaci di fare altrettanto.
    Quanto al “prete di plastica”, il primo a sfottere e’ stato lui. Pensi due volte prima di sentenziare a vanvera con lo spirito di patata, e mi dia retta: lasci perdere le fesserie che ha ascoltato all’UPS e dintorni e mediti un po’ di piu’ su che vuol dire “completare nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo”. Mediti anche su che cosa vuol dire: “Se il mondo vi odia, e’ perche’ ha odiato Me”. E magari si vada a leggere il libro che per la milionesima volta suggerisco di leggere: “Desocializzazione. La crisi della postmodernita’”.
    Per Ignigo: e’ strano, abbiamo la stessa eta’ (34 anni) e la stessa professione (insegnante, io di materie letterarie, lei non so). Lei vive a Milano, io a Roma, ma ho insegnato anche in una provincia del Nord. Le dico sin d’ora che non sopporto gli insegnanti targati CGIL e Rifondazione, che pretendono di dominare le scuole grazie alla trovata geniale dell’Autonomia scolastica” (e poi dicono che e’ del centrodestra…:-) E mi pare che lei, quanto a insulti a destra e a manca, in passato non sia stato parco, dunque temo che lezioni sulla temperanza non sia autorizzato a darne.
    Quanto a Clodine: le e’ sfuggito, tra le tante cose sconclusionate che ha scritto, che io metto sempre “sinistra” fra virgolette, dato che la “sinistra” in quanto tale e’ uno pseudo concetto, che sostanzialmente si e’ dilatato fino a comprendere “tutti coloro che si reputano tanto bravi e buoni, tanto simpatici e tanto progressisti”. Il che e’ ridicolo, ovviamente, perche’ non ha rapporti con la realta’ storica. La sua definizione di “sinistra” : “socialmente la Sinistra rappresentava gli interessi di ceti borghesi medi e piccoli, commercianti e funzionari”, e’ campata in aria, glielo dico sinceramente: forse lei ha in mente la “sinistra” di oggi, di arricchiti e di gente col posto fisso, ma certo non vale per quella di una volta. Per il resto, la mia accusa non e’ contro una parte politica, ma contro un modello antropologico, quello materialista, che peraltro e’ consustanziale, anche se ovviamente non esclusivo, alla “sinistra”. Non a caso, si parla di “poveri” sempre in rapporto ai soldi, mai ad altro. E teniamo presente che Marx non era e non voleva essere affatto un filantropo o un benefattore dell’umanita’, e prendeva in giro questi personaggi, dato che a lui interessava la Rivoluzione, quella che poi ha avuto una manifestazione estrema nel Sessantotto, le cui conseguenze disastrose sul piano umano stiamo ancora scontando.
    Mi scusera’ se aggiungo che credo di avere una certa competenza in materie storiche, dato che oltretutto sto facendo un dottorato in storia contemporanea. E dunque credo di saperne qualcosa per mandare a quel paese chi, senza aver letto ne’ capito un accidente di quello che ho scritto, mi definisce nazista o roba simile. Suggerisco per l’ennesima volta anche a lei la lettura di “Desocializzazione. La crisi della postmodernita’”.

    Vi saluto, sinora ho perso tempo prezioso sottraendolo ai miei studi e alle mie incombenze quotidiane, per leggere anche questo blog, ma evitero’ di perdere tempo con queste frattaglie. Vi auguro di uscire dai vostri paraocchi.

    26 Maggio, 2008 - 15:07
  34. Iginio

    dedicato a Maioba, a Clodine e a tutti gli esperti di storia che frequentano questo blog:

    MASSIMO INTROVIGNE

    “Dopo che se ne sono occupati a lungo i giornali francesi – e anche qualcuno in Italia – resta ancora qualche cosa da dire sul caso di Sylvain Gouguenheim, il professore della prestigiosa Ècole Normale Supérieure di Lione contro il quale un numero crescente di suoi colleghi continua a reclamare una commissione d’inchiesta che indaghi se per caso il suo libro Aristote au Mont Saint-Michel. Les racines grecques de l’Europe chrétienne (Seuil, Parigi 2008), pubblicato nella storica collana L’Univers historique delle parigine Éditions du Seuil, non sia offensivo nei confronti dell’islam e dei musulmani, così da giustificare sanzioni nei confronti del docente ? Forse resta solo una cosa da fare: leggere il libro. Si ha infatti la fastidiosa impressione che, come accade più spesso di quanto si creda, molti si agitino, prendano posizione e firmino petizioni senza aver letto affatto il volume di Gouguenheim, ma solo qualche recensione e qualche intervista favorevole o contraria.
    Gouguenheim, illustre medievista con un impeccabile curriculum accademico, è certo uno studioso che non rifugge dalle controversie. Nel 1999 era già stato attaccato da un buon numero di suoi colleghi per avere scritto un libro – Les fausses Terreurs de l’an mil. Attente de la fin des temps ou approfondissement de la foi? (Picard, Parigi) – in cui ripeteva e approfondiva con nuovi argomenti quanto studiosi statunitensi avevano già dimostrato da tempo, e cioè che intorno all’anno 1000 non ci fu nessun panico e nessuna attesa socialmente rilevante della fine del mondo (semmai, ci furono fenomeni di risveglio devozionale e spirituale), mentre la relativa leggenda è scandalosamente ripetuta ai giorni nostri da una storiografia ideologica e da manuali scolastici che hanno semplicemente lo scopo di perpetuare un anticattolicesimo di maniera e un’immagine distorta dei presunti «secoli bui» del Medioevo. Tuttavia, attaccare miti laicisti è certo pericoloso, ma se si toccano miti buonisti relativi all’islam il problema – come lo storico di Lione, oggetto di ripetute minacce di morte da parte di ultra-fondamentalisti islamici, sta sperimentando in queste settimane – rischia di trasformarsi da culturale in balistico.
    Che cosa scrive, dunque, di tanto grave Gouguenheim in Aristote au Mont Saint-Michel? Il libro può essere diviso in due parti. La prima è opera di erudizione minuziosa, scritta secondo le più tradizionali convenzioni della storiografia, e non può che suscitare stupore la sua trasformazione in «segno di contraddizione» di cui hanno addirittura chiesto conto alla Francia governi di Paesi a maggioranza islamica. Gouguenheim parte dal dato ovvio – oggi da alcuni contestato, ma ribadito con grande vigore da Benedetto XVI nel discorso di Ratisbona del 12 settembre 2006 (che lo storico francese, peraltro, non cita neppure una volta nel suo libro) – secondo cui l’Europa così come la conosciamo è nata dall’incontro fra la spiritualità ebraica e cristiana della Bibbia e la filosofia greca. Come il cristianesimo si sia diffuso nell’attuale Europa non è oggetto del volume di Gouguenheim, che si occupa invece di un altro problema: come il cristianesimo latino ha acquisito e coltivato la conoscenza della filosofia greca? La vulgata convenzionale, ripetuta da manuali universitari, libri di scuola per i licei, uomini politici e perfino documenti dell’Unione Europea suona più o meno così: nell’«età oscura» dell’Alto Medioevo l’Europa aveva perduto quasi completamente il contatto con i classici greci. Li ha riscoperti grazie all’islam che a partire soprattutto dall’epoca del califfato abbaside, dunque dal 751, si è occupato non solo di tradurre i testi della scienza, della medicina e della filosofia greca – in particolare quelli di Aristotele (384-322 a.C.) – ma li ha anche trasmessi all’Occidente cristiano. Quando si parla di radici dell’Europa si cadrebbe dunque in un equivoco se s’insistesse tout court sulle radici greche, perché queste giungerebbero al sapere europeo attraverso l’islam, e si dovrebbe quindi, tra le matrici culturali del continente europeo, includere obbligatoriamente anche la matrice islamica.
    Senonché, obietta Gouguenheim, in questa vulgata quasi tutto è falso. L’obiezione dei firmatari di petizioni contro lo storico di Lione secondo cui Gouguenheim non ha scoperto nulla di nuovo, e tutti gli elementi che riferisce, isolatamente considerati, erano già noti agli specialisti, si ritorce contro di loro. Se infatti non fa che ripetere fatti noti, perché Gouguenheim deve essere punito? O invece vi è un interesse politico a che i fatti rimangano noti a piccole cerchie di addetti ai lavori, mentre al grande pubblico è offerta la falsa vulgata islamofila?
    Lo storico francese smonta tale vulgata punto per punto. Anzitutto, l’Alto Medioevo non è una «età oscura». Certo, la maggioranza dei cristiani in Occidente – come dei musulmani in Oriente – è analfabeta, e lo rimarrà ancora per molti secoli. Se però guardiamo alle élite, non mancano periodi di grande fioritura intellettuale, come il «rinascimento carolingio» alla corte di Carlo Magno (742?-814), il risveglio intorno all’anno 1000 che è culturale e non solo spirituale, e la grande fioritura delle scienze e delle arti nel XII secolo.
    Questi risvegli culturali sono avvenuti a prescindere dalla Grecia? Niente affatto, risponde Gouguenheim: si tratta al contrario proprio dei frutti dell’incontro fra cristianesimo e sapere greco. Quest’ultimo era sì meno diffuso nell’Europa dell’Alto Medioevo di quanto non fosse nell’Impero Romano all’epoca della nascita di Gesù Cristo: ma non era mai veramente scomparso. Anzitutto, nell’Alto Medioevo troviamo un po’ dovunque comunità e anche monaci di lingua greca, che conservano non solo l’idioma ma anche la cultura della Grecia antica. È noto il caso della Sicilia, dove una figura come il vescovo Gregorio di Agrigento (559-603?) ha un ruolo fondamentale nel conservare e trasmettere alcune opere di Aristotele. Ma se ne trovano in Calabria, a Salerno intorno alla celebre scuola di medicina, a Roma, tra Piacenza e Bobbio, in Francia, in Germania, in Irlanda, in Catalogna… A partire dal VII secolo si tratta in gran parte di una «circolazione forzata delle élite» (S. Gouguenheim, Aristote au Mont Saint Michel, p. 33): studiosi, artisti e monaci di lingua greca e siriaca si rifugiano in Occidente per sfuggire agli imperatori bizantini iconoclasti (cioè ostili al culto delle immagini) e ai conquistatori musulmani. Le corti europee e i grandi centri di cultura possono tutti contare su monaci greci o che conoscono il greco. Già il padre di Carlo Magno, Pipino il Breve (714-768), scrive al Papa per chiedergli opere in greco – fra cui la Retorica di Aristotele –: segno evidente che dispone di qualcuno in grado di tradurle (cfr. ibid., p. 35). Né si deve dimenticare che i contatti dell’Europa latina con Bisanzio e l’Impero Romano d’Oriente, dove l’amore per la filosofia greca – pure oggetto talora di vive controversie – si è sempre conservato, non vengono mai meno completamente.
    Si arriva così fino ai monaci del Mont Saint-Michel e in particolare a Giacomo da Venezia (†1145-1150 ca.), che non solo traducono dal greco al latino un numero considerevole di opere di Aristotele ma hanno un ruolo decisivo nella loro diffusione. Se di molte opere medioevali si conoscono solo due o tre manoscritti, ci sono 115 manoscritti della traduzione di Giacomo da Venezia della Fisica di Aristotele e ben 289 della sua versione degli Analitici secondi dello stesso filosofo greco (cfr. ibid., p. 113). Ancora san Tommaso d’Aquino (1225-1274) cita spesso Aristotele dalle traduzioni di Giacomo da Venezia, che certamente non sono perfette – ma nessuna traduzione antica e medioevale lo è.
    Tutto questo lavoro si svolge prescindendo quasi completamente dagli apporti dei traduttori arabi. Ma anche riguardo a questi ultimi, insiste Gouguenheim, la vulgata corrente è equivoca. Sfrutta la confusione nel grande pubblico fra «arabo» e «musulmano». La maggioranza dei musulmani non sono arabi, e non tutti gli arabi sono musulmani. Anzi, all’epoca abbaside in cui inizia la traduzione in Oriente delle opere del sapere greco e di Aristotele una buona metà di coloro che parlano arabo è ancora cristiana. Le traduzioni avvengono in genere prima dal greco al siriaco, poi dal siriaco all’arabo. Benché non manchino traduttori musulmani, la stragrande maggioranza degli autori delle traduzioni di testi greci in siriaco e in arabo è cristiana. Queste traduzioni – che nel secolo XI sono ampiamente utilizzate da cristiani europei dopo la riconquista di Toledo nel 1085, e che occasionalmente sono conosciute e consultate in Europa anche prima – non sono migliori di quelle che erano state predisposte in Occidente, per il buon motivo che il doppio passaggio dal greco al siriaco e dal siriaco all’arabo coinvolge due lingue semitiche con un vocabolario e una logica interna completamente diverse dal greco, ed è ovviamente più difficoltoso della transizione dal greco al latino. Vi è inoltre da considerare che le autorità dell’islam vietano la traduzione di testi e passaggi che considerano incompatibili con la loro fede, così che per esempio l’Etica nicomachea e la Politica di Aristotele restano costantemente escluse dal corpus tradotto in lingua araba.
    Gouguenheim conclude la prima parte del suo volume affermando che Aristotele non è «ritornato» nell’Europa occidentale dopo i «secoli bui» dell’Alto Medioevo: anzitutto, l’intera nozione di «secoli bui» è propagandistica e imprecisa; in secondo luogo, Aristotele non era mai veramente andato via. La sua conoscenza passa per la gran parte da vie che non coinvolgono le traduzioni arabe. Quando sono usate – per alcune opere effettivamente non tradotte in precedenza in latino – traduzioni che vengono dal mondo arabo, queste sono state effettuate in maggioranza da traduttori cristiani. Infine l’islam non si è certo preoccupato di «donare» il sapere greco all’Europa cristiana. Semmai, sono stati gli europei ad andare a cercare nel mondo islamico quelle opere greche che non avevano e che pensavano di poter utilizzare: un fenomeno la cui portata, secondo lo storico francese, non va comunque esagerata.
    Qui inizia la seconda parte del discorso di Gouguenheim, che non è a sua volta del tutto nuova: per esempio la si ritrova, in chiave sociologica, in diverse opere del maggiore sociologo delle religioni vivente, Rodney Stark, che non è mai citato in Aristote au Mont Saint Michel e che suppongo ignoto anche alla maggior parte dei contraddittori dello storico di Lione, dal momento che nessuna sua opera è mai stata tradotta in lingua francese e che per un certo tipo d’intellettuale transalpino (non per tutti, evidentemente) quello che non è pubblicato in francese – tanto più se scritto da accademici statunitensi – semplicemente non esiste. Gouguenheim spiega che occorre accostarsi con molta cautela all’idea di un «razionalismo musulmano» e di un «aristotelismo islamico» perché le correnti dominanti della teologia coranica hanno di fatto impedito un incontro fra fede e ragione simile a quello che si è prodotto nell’Europa medievale cristiana. La stessa nozione di Dio musulmana – con le sue caratteristiche volontariste, e con l’idea che principi come quello di causalità in qualche modo rischino di mettere in discussione la sovrana volontà di Dio, che può sempre cambiare l’ordine e le leggi del mondo a suo piacimento – rende, se non impossibile, certo molto difficile una filosofia e una scienza nel senso occidentale di questi termini. Gouguenheim studia Avicenna (980-1037), Averroé (1126-1198) – le cui opere furono peraltro bruciate e i discepoli perseguitati – e la scuola teologica mu’tazilita (pressoché sparita alla fine del XII secolo) per mostrare come anche questi autori e correnti dette talora «razionaliste» concepiscono comunque, condizionati come sono dalla teologia islamica di partenza, il rapporto fra fede e ragione in un modo che è solo vagamente analogo alla sintesi coeva dell’Europa cristiana. Certo, se manca la scienza vero nomine non manca all’islam la tecnologia ed è proprio nel campo degli scritti tecnici – per esempio, nel settore dell’ottica – che i musulmani effettivamente utilizzano alcune opere della Grecia antica di cui l’Occidente aveva perso un ricordo che ritroverà tramite le traduzioni arabe.
    Nell’ultimo capitolo, dedicato ai Problemi di civiltà (pp. 167-196), Gouguenheim critica particolarmente le tesi dello storico e antropologo belga (oggi docente alla Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland) Marcel Detienne, secondo cui qualunque riferimento alle «radici», all’«identità» e all’«eredità greca» dell’Europa genererebbe necessariamente etnocentrismo, xenofobia e razzismo. A prescindere dalla valenza politica delle sue tesi, Detienne – che si presenta consapevolmente come erede del 1968 e dello strutturalismo – afferma che non esiste nessun «miracolo greco» e che l’idea secondo cui la Grecia abbia avuto una cultura superiore, per esempio, all’Etiopia precristiana o alla Polinesia è alle radici del «conservatorismo» internazionale. Per esempio, i miti polinesiani sugli dei sarebbero superiori alla mitologia greca e le tribù ochollo dell’Etiopia avrebbero avuto una pratica antichissima di assemblee elettive che potrebbe essere paragonata alla democrazia ateniese a tutto favore degli ochollo. Il problema, ribatte Gouguenheim, è che né gli ochollo né i polinesiani, a differenza dei greci, hanno proposto una «riflessione scritta» (ibid., p. 174) o una auto-analisi problematica delle loro pratiche e dei loro miti, e neppure a fortiori tali mitologie e società sono state conosciute dall’Europa o la hanno influenzata. Qui sta il ruolo storico e anche la grandezza della Grecia, mentre le tesi di Detienne (che pure vanta una carriera di tutto rispetto come grecista) si risolvono in una delle tante apologie del relativismo dominante.
    Ha dato particolare fastidio ai recensori un’appendice dedicata all’orientalista tedesca Sigrid Hunke (1913-1999), nazista non pentita e autrice di un libro del 1960 – tradotto in francese nel 1963 come Le Soleil d’Allah brille sur l’Occident (Albin Michel, Parigi) – di cui Gouguenheim nota la grande influenza, tenuta comprensibilmente ben nascosta in Francia (ma non nei paesi arabi), per la costruzione della vulgata oggi dominante. No, risponde Gouguenheim, è piuttosto «il sole di Apollo» (op. cit., p. 197) – che tra parentesi non è un dio orientale «prestato» alla Grecia ma un dio genuinamente greco – ad avere illuminato l’Occidente dopo e grazie all’incontro con il cristianesimo, e nei limiti di questo incontro.
    Tutto è dunque condivisibile nel libro di Gouguenheim? Naturalmente no, come è normale che sia in un’opera di carattere scientifico. Per quanto mi riguarda, non condivido la critica agli intellettuali musulmani del Medioevo che avrebbero tradito la loro vocazione quando – messi di fronte alla necessità di scegliere fra la loro fede e Aristotele – hanno scelto la fede. Qui Gouguenheim vuole provare troppo, perché questo non è un atteggiamento «musulmano» ma è tipico di qualunque persona religiosa. Certamente anche i cristiani, quando si sono trovati di fronte a tesi di Aristotele che non erano suscettibile di un’interpretazione cristiana, le hanno rifiutate, senza per questo pensare di abdicare alla ragione (anzi, hanno giudicato certe idee di Aristotele non ragionevoli). Tra il «sole di Apollo» e il sole della storia degli uomini che è Gesù Cristo il cristiano, se deve scegliere, non può che scegliere Gesù Cristo. L’incontro fra la Grecia e la cristianità di cui ha parlato Benedetto XVI a Ratisbona non è, in questo senso, né una «scelta» né un’adesione acritica alla filosofia greca ma un continuo confronto e dialogo. Un dialogo di cui ora sappiamo – grazie a Gouguenheim – che deve un po’ meno alla trasmissione di sapere greco tramite l’islam di quanto spesso ci è stato raccontato. Che questa semplice tesi esponga uno storico a rischi per la sua carriera accademica e per la sua incolumità fisica è un segno che i tempi in cui ci troviamo a vivere non sono propriamente tempi normali. Che molti storici e intellettuali non difendano Gouguenheim ma firmino petizioni contro di lui – magari saldando vecchi conti che risalgono alla polemica sull’anno 1000 – dimostra come la dichiarata avversione al «conservatorismo» mascheri spesso un timore reverenziale nei confronti di qualunque accostamento critico all’islam. Dietro le belle parole sul multiculturalismo e l’Europa «mediterranea», si tratta solo della consueta paura di avere coraggio.”

    26 Maggio, 2008 - 15:17
  35. Grazie, Iginio.
    Se può interessarla io non ho fatto l’UPS, che tuttavia merita rispetto.
    Grazie per questo lungo articolo, ma che non dice nulla sulla nostra questione, perchè è ideologico (come ideologici sono i detrattori di Gouguenheim): cultura non è trasferire paro paro un pensiero da una parte all’altra del mondo, ma confontarsi e dialogare. Si legga le opere di San Tommaso d’Acquino, di Meister Eckhart o di Sant’Alberto Magno: senza Maimonide, Avicenna, Averroè ed altri minori, non sarebbero nulla neppure loro (almeno dal punto di vista intellettuale)!
    Grazie per il consiglio a meditare mediti “su che vuol dire “completare nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo””: lo faccio tutti i giorni assieme a quell’altra “Padre perdona loro perhè non sanno quello che fanno”.
    Se l’ho offesa mi spiace, ma il suo modo di parlare e di affrontare i temi (dal mio individuale punto di vista) non ispira certo tante conversioni…
    Saluti e non sia così arrabbiato con il mondo: non gliene viene bene.

    26 Maggio, 2008 - 15:58
  36. Aquino, per l’esattezza… 🙂 scusate ma io non sono un esperto né di storia né di filosofia… 🙂

    26 Maggio, 2008 - 15:59
  37. Ma
    er coraggio de ke?
    bah!
    Consiglierei una buona analisi per accettare se stesso,
    e riconoscere che esistono anche gli altri intorno a te,
    e che purtroppo,
    Dio ha creato l’uomo, ciascuno diverso dall’altro.
    Er monno è bello perchè non s’aritrovamo de cervello !!!!!!
    Prenditela con il Creatore che non ha creato tutti gli uomini/donne uguali a te

    26 Maggio, 2008 - 16:01
  38. Iginio

    e’ presumibile che anche “Maimonide, Avicenna, Averroe'” non sarebbero stati niente, senza Aristotele… ma lasciamo perdere. Non so perche’ io dovrei ispirare conversioni, dato che non ho mai aspirato a tanto e mi ero limitato, appunto, a discutere e confrontarmi, come dice l’illuminato reverendo: forse non sarebbe male se anche lui imparasse a mettersi in discussione. Dato che non mi pare propenso a farlo, eviti di fare le prediche a me. Forse dimentica che discutere serve per arrivare a una conclusione, non a una via di mezzo, e che la verita’ e’ universale e raggiungibile con la ragione di ogni uomo: persino un certo Ratzinger ha ultimamente detto qualcosa in merito, ma lasciamo perdere anche lui. Forse Gesu’ era venuto per “dialogare e confrontarsi”, chissa’, c’e’ sempre qualcuno che conosce il vangelo meglio degli altri. Quanto al gentile consiglio di non prendersela col mondo, datelo ai vari noglobal e centri sociali assortiti. Chissa’ perche’ in quel caso invece “un altro mondo e’ possibile”, “la protesta” e’ legittima, ecc. ecc. Ma ormai ho capito che qui non ricevero mai una risposta.

    26 Maggio, 2008 - 19:23
  39. @Iginio,
    non so perchè mi devo sentire così antipatico con te,
    quando in realtà non lo verrei,
    non so perchè tu hai bisogno di vedere il negativo,
    e io vedo che La vita con le croci e la Sua Croce, è dono favoloso e anche terribile,
    mi riprometto di non farmi influenzare da possibili espressioni di negatività.
    ti auguro una buona serata e spero che un giorno ci si riesca ad intendere.
    In questa dialettica non mi sento affatto a mio agio,
    mi lascia solo amarezza.
    Cercherò di reagire.
    ciao

    26 Maggio, 2008 - 21:04
  40. Solo una cosa Iginio: si parlava di cultura, non di Vangelo…
    Tutto qua: questa confusione genera fondamentalismo, come spesso capita per i suoi amici islamici, che confondono cultura e Corano.
    La “cultura cristiana” non è vangelo. Solo questo Iginio, per il resto mi dispiace che vada via sbattendo la porta, io la riapro e ti tendo la mano…
    saludus

    27 Maggio, 2008 - 9:01
  41. Iginio, “sorridi e abbandonati”… come direbbe un altro pigro frequentatore di questo blog (non ti dico chi lo suggerisce,… mi pari un po’ troppo carico, dai…

    questa durezza, te lo dico con rispetto sincero, non è un buon approccio educativo, se è vero che fai l’insegnante… lo so, perchè a volte me lo rimprovero con i miei figli…

    durezza non è sinonimo di coerenza o rigore morale: ma non è che sei tu “Il moralista” leggendario cui si ispira il mio blog?

    Simone

    27 Maggio, 2008 - 9:20
  42. Clodine

    Ma… il bello di Iginio è che continua a dire che sul blog “nessuno gli risponde”, ma quando mai ! Stiamo tutti dietro a lui e..non gli va mai bene niente?? Che possiamo fare per te Iginio?!
    Ho detto che a me, clodine, Iginio sta’ simpatico e non ci ha creduto, ha continuato a ripere il proverbio della gallina e dell’uovo quasi a doversi giustificare…come se…gli portassi il broncio per questo. Ci mancherebbe!

    ” Ti assicuro iginio che non me la sono presa Ehh..figurati…ho il dono (forse diversamente da te) di ridere tantissimo, soprattutto di me stessa. Perciò..!!”

    Con rinnovato affetto!

    27 Maggio, 2008 - 12:57
  43. Iginio

    solo una cosa, Reverendo: la fede senza la cultura non esiste. Punto. l’ha notato – ancora!- anche un certo Ratzinger, ma forse a lei e’ sfuggito. O forse dovremmo prima chiarire che cosa s’intende per cultura.
    Adiosu.
    ah, dimenticavo: il dono di ridere non mi pare lo abbiate poi molto, dato che tutti gli accenni ironici che ho fatto sono caduti nel vuoto o hanno suscitato baruffe. Dunque forse anche voi quanto a seriosita’ siete messi bene, complimenti!
    Non ho detto che nessuno mi risponde (ancora una volta la comprensione dei testi altrui e’ problematica per qualcuno): ho detto che nessuno entra nel merito di quello che vado descrivendo, dato che mi si risponde con sberleffi o con prediche fuori luogo.
    Quanto al consiglio di non essere duro con gli allievi: eh, BEH (“bhe” e’ un belato, qualcuno vuol capirlo?), il fatto e’ che io qui sto parlando ad adulti, da cui mi aspettavo un atteggiamento adulto, vale a dire razionale e non viscerale, come quello che ho sperimentato sinora. Auguri.

    27 Maggio, 2008 - 15:27
  44. Clodine

    Vedi Iginio ci sono semi di verità incontestabili in tutto quello che dici ti ho capito perfettamente, e condivido abbastanza -anche se non in toto- le tue riflessioni , la stessa cosa penso valga per altri viste le risposte che ti sono state date.

    Però, voglio dirti quello che penso: anch’io ho studiato filosofia per un bel po’ di tempo, tutti gli esami di metafisica -un macigno- ho studiato teologia, un po’ di tempo, tutti gli esami : cristologia, mariologia, diritto canonico, medotologia , antropologia e teologia fondamentale e morale fondamentale e psicologia e tutti gli accidenti che gli possono prendere e chi più ne ha più ne metta alla fine sai cosa ho conlcuso dopo tutto questo studio “pazzo e disperato” -come direbbe quel grand’uomo di Giacomo Leopardi-? Che ai fini della perfezione, della sapienza, della libertà interiore e del cammino verso la vita eterna, della cultura, al buon Dio, non interessa un tubo! Non interessa un bel niente al Signore del mio “sapere” perché il mio, il tuo sapere non sono che stoltezza per l’Onnipotente.
    Come diceva san Tommaso D’Aquino :” nessuna natura creata è principio sufficiente di atti meritori della vita eterna, se non a condizione che le venga aggiunto un dono soprannaturale che si chiama grazia” . La grazia null’altro è che una forza superiore che eleva l’azione umana e senza la quale ogni sforzo della creatura è destinato al fallimento.

    E questa “forza soprannaturale” , amico mio, non possiamo darcela da soli perché è dono, Dio la regala a chi vuole Lui, e in questo senso ti assicuro che non sono certo i sapenti a riceverla, né gli intelligenti (sono già ripieni di loro stessi) …essendo la grazia la radice del merito potrei non averla io, né tu….Dio solo sa….io non posso fare altro che chiederla e rendermi degna di riceverla, ma non posso pretenderla così come non si pretende l’amore! L’amore si deve solo dare, senza pensare di riceverne altrettanto.

    Vedi Igino, santa Bernardette -ma solo per farti un esempio- era considerata da tutti una creatura insulsa, con un quoziente intellettivo minimo e siccome si era in pieno periodo positivista venne martorizzata in modo tale che si potesse, attraverso tecniche sofisticate, dedurre che non era in grado di apprendere un bel nulla, una specie di “ritardata mentale” per intenderci. Invece, il Signore attraverso di lei ha fatto cose meravigliose!

    Sicuramente non ti avrò soddisferò nella risposta, forse non ho compreso e non mi riterrai un’apprezzabile interlocutrice. Se è così mi dispiace..amici come prima

    Con simpatia e stima.

    Clo

    27 Maggio, 2008 - 16:14
  45. Lei per esempio, Iginio, cosa intende per cultura?
    In ogni caso Gesù non era laureato ad Harvard…e insisto: la confusione tra cultura e vangelo genera fondamentalismo.
    Il vangelo può diventare cultura, ma non si può trasferire tale e quale in nessuna cultura…
    Che ne pensano gli altri?
    Che il suo non sia un “adiosu” ma un “a si biri”… (per inciso: che bello sapere che ci sono continentali che conoscono il Sardo!) 🙂

    27 Maggio, 2008 - 17:42
  46. la “cultura cattolica” senza relazione concreta (gioiosa o dolorosa) con l’uomo e i suoi abissi e senza conversione quotidiana al Gesù Cristo del Vangelo è ideologia. Non è fede.

    è uno dei miei pallosi ritornelli su questo blog da quando, ahivoi, lo frequento.

    28 Maggio, 2008 - 9:14
  47. Iginio

    Benissimo. Allora cominciate a dare l’esempio, evitando di attaccare il sottoscritto definendolo Nazista, razzista e altre bestialita’ simili, senza neanche aver letto quello che ha scritto. Ascoltare e’ il primo segno di umilta’, poi cercare di capire (anche partendo dalla pura e semplice analisi grammaticale), e non mi pare che ne abbiate dato granche’ esempio ne’ dell’una cosa ne’ dell’altra (non parliamo poi di chiedere scusa, vero illustre Clodine?). Prima di criticare le cancellate altrui, pensate ad aprire le vostre.
    Per il resto: se il Corano (a differenza della Bibbia) e’ stato scritto direttamente da Dio, come i musulmani credono, non mi pare che ci sia molto da dialogare su fede e cultura. Come al solito, scambiate i vostri desideri con la realta’.
    Su che cosa sia la cultura (e sul senso delle cancellate nei luoghi pubblici, anche se non si riferiva alle chiese) ha scritto qualcosa un certo G. Biffi nel suo libro di memorie. Potreste dargli un’occhiata, ma ormai ho imparato che tanto non lo farete. Io pero’ non ho nessuna voglia di perdere tempo trascrivendolo per voi. Certo, se credete, come fa Clodine, che “cultura” significhi imparare nozioni qua e la’ che ovviamente non cambiano la vita a nessuno, siete fuori strada di parecchio.
    Ah: Fede & Cultura e’ anche il nome di una casa editrice veronese 🙂 Date un’occhiata anche li’, potreste trovarci qualcosa d’interessante.

    28 Maggio, 2008 - 14:59
  48. Clodine

    Fratello, non mi sembra di averle mai dato del razzista, me ne guarderei bene! Se, eventualmente, dovessi aver detto qualcosa che possa essere anche lontanamente scambiato per un insulto del genere, di certo -e su questo non ci piove- avrà fatto della mia opinione una questione personale. In tal senso le assicuro che c’è stata una cattiva interpretazione: non facevo alcun riferimento al suo post, semmai poteva essere un mio punto di vista, opinabile tra l’altro!

    Voglia accettare le mie scuse.

    Riguardo alla cultura: cosa lei pensi della mia preparazione,per quanto mi riguarda il suo parere a mio avviso è del tutto ininfluente. Può credere anche che sono analfabeta, se questo la rende felice! La cosa non mi tocca minimamente!

    Arrivederci, arrivederci.

    28 Maggio, 2008 - 15:15
  49. Clodine

    Un consiglio signorino Iginio: “meno spocchia!”

    28 Maggio, 2008 - 15:47
  50. e qual è dunque il suo concetto di cultura, Iginio? non l’ho ancora capito…

    28 Maggio, 2008 - 15:53
  51. Clodine

    Uhhh..caro maioba , il mondo è pieno di palloni gonfiati.

    Come direbbe Schiller:” anche gli dei si arrendono agli stupidi”

    29 Maggio, 2008 - 8:11
  52. Luigi Accattoli

    Clodine in questo non ti lodo: poco sopra sembravi chiedere scusa, ma subito rinterzi gli attacchi. Lo dico anche a Maioba: a me Iginio è caro come ogni altro visitatore e riesco benissimo a discuterci.

    29 Maggio, 2008 - 10:21
  53. Clodine

    Mah! No…troppa spocchia!

    29 Maggio, 2008 - 10:35
  54. Clodine

    Perché, vede dott Luigi: si possono contestare, non condividere -finanche disprezzare- le altrui idee, ma restiamo nell’ambito dell’ “idea”, del pensiero, il quale guai se non fosse soggetto a critiche e ripensamenti; una “stagnazione” in tal senso è la morte stessa del pensiero che per sua natura è come la donna:”mobile qual piuma al vento!”, mutevole, ed è giusto che sia così altrimenti non ci sarebbe crescita, a parer mio.

    Nello specifico invece si insultano le PERSONE dando del “fantoccio” (prete di carta , mi sembra..) al sacerdote don Marco alias maioba, del “burino” all’amico Matteo, per non citare il riferimento alla sottoscritta che ritengo di un offensivo sconvolgente! Questo modo di fare non è mai opportuno, nemmeno su di un blog in quanto a interloquire ci sono DEGLI ESSERI UMANI, E IN QUANTO TALi MERITANO RISPETTO!

    E’ chiaro dott Iginio? Sto parlando a lei, mi guardi negli occhi : ” dovrebbe saperlo visto che si ritiene una persona colta che la cultura non è poi così distante dalla educazione e dall’empatia, sono imprescindibili valori che a lei mancano decisamente e che denotano – si stavolta si- una cultura molto, ma molto approssimativa e discutibile”.

    Questo “parlare male” delle persone caro dott Luigi denota una tendenza caratteriale molto negativa e siccome “la bocca parla dalla pienezza del cuore” preferisco prendere le distante …non abbiamo nulla da dirci io e il sign Iginio, e ne sono felice, cosi’ come non abbiamo nulla in comune!

    Clo

    29 Maggio, 2008 - 12:15
  55. Io ripeto che non mi offendo per così poco. Vorrei dialogare anch’io, ma secondo me abbiamo presupposti diversi e non riusciamo a trovare un comune piano di lavoro.
    Io dico: cultura non è sinonimo di vangelo, e viceversa. Nessuna cultura può arrograsi il diritto di dirsi “cristiana” tout court, tanto meno cattolica…
    Io non do del razzista o nazista a nessuno. Parliamo di idee e concetti, non ne faccio una questione personale.
    Tuttavia a volte mi pare che Iginio indulga trppo spesso nel vittimismo, come lei stesso signor Luigi ha notato qualche post sopra.
    Se parlo di qualcosa che mi sta a cuore in genere non piango erchè nessuno mi ascolta o peggio mi prende in giro: sa quante volte ci lasciano cantare noi preti? Ma va bene così.
    Il cristianesimo, da Gesù in poi è una proposta, non un’imposizione.
    Per questo nessuna cultura può appropriarsene.
    Altrimenti meglio essere atei
    Non uò esistere fede senza cultura? lo ha detto Ratzinger? forse ha detto che la fede genera cultura, ma non mi risulta ciò che scrive Iginio.
    Sarò felice di venire smentito.
    saludus

    29 Maggio, 2008 - 12:47
  56. Clodine

    Neppure io sono facile all’offesa, per quanto mi riguarda possono anche (come diciamo a Roma) “ciancicarmi”, però mi mortifico, questo! Mi mortifica la mancanza di delicatezza, il disprezzo della persona, mi mortificano gli attacchi ingiustificati ,il pretendere le “scusa” con quella veemenza sconsiderata e furente dettata solo da un ego ipetrofico.

    La cultura alla quale alludeva Benedetto XVI è la seguente:

    “L’insieme di forme di pensare e di rappresentare, che plasma in antecedenza l’essere umano, la chiamiamo cultura. Della cultura fanno parte innanzitutto la lingua comune, poi la costituzione della comunità, quindi lo stato con le sue articolazioni, il diritto, le consuetudini, le concezioni morali, l’arte, le forme del culto, ecc.. La parola del vangelo si inserisce in questo insieme vitale della “cultura. A partire dall’illuminismo la cultura dell’occidente si allontana con velocità crescente dai suoi fondamenti cristiani. La dissoluzione della famiglia e del matrimonio, i crescenti attacchi alla vita umana ed alla sua dignità, la riduzione della fede a realtà soggettiva e la conseguente secolarizzazione della coscienza pubblica così come la frammentazione e la relativizzazione dell’ethos ci mostrano questo in modo oltremodo chiaro. In questo senso la cultura di oggi in Italia ed in forme diverse in tutto il mondo occidentale è anche una cultura lacerata da contraddizioni interne”

    Comunicazione e cultura:
    nuovi percorsi per l’evangelizzazione nel terzo millennio.
    Joseph Cardinal Ratzinger

    29 Maggio, 2008 - 14:09

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