La rinuncia di Benedetto come fatto di Vangelo

Pubblicato dal “Corriere della Sera” del 18 febbraio 2013 come editoriale

 

Davanti a una piazza San Pietro piena di una folla dolorosa il Papa della rinuncia ha svolto ieri una severa predicazione sul combattimento tra il peccato e la grazia senza una sola parola rivolta a lenire la confusione dei cuori provocata dalla sua decisione. Forse per discrezione, o per proteggere dall’invadenza dei sentimenti il vero segno della sua anticipata uscita dalla storia.

La rinuncia di Benedetto al Papato è un fatto di Vangelo, portatore di un messaggio per tutti e di una scossa al mondo dei cristiani. Da quella scossa possono venire buoni frutti ma molto dipenderà dalla reazione dell’ambiente ecclesiastico che sembra essere arrivato all’appuntamento del tutto impreparato. Eppure l’evento era prevedibile: da Pio XII in poi tutti i Papi hanno messo allo studio la possibilità di dimettersi.

Come mutazione storica del Pontificato romano questa rinuncia è paragonabile alla novità dell’elezione nel 1978 di un Papa non italiano dopo 455 anni che più non avveniva: in questi ultimi tempi il Papato è tornato a sorprendere. Ma nel gesto di Benedetto si intravede una valenza soggettiva imparagonabile al “coraggio” del Conclave che elesse il Papa polacco, un’indicazione umana e cristiana che va recepita, forse assecondata. C’è una responsabilità dei media in questo, come di fronte a ogni novità dei casi umani, ma c’è anche un compito degli uomini di Chiesa.

Stiamo uscendo da un Pontificato il cui titolare a prologo dei suoi tre volumi su “Gesù di Nazaret” mise le parole, mai venute dalla bocca di un Papa: “Ognuno è libero di contraddirmi” e che ora si offre disarmato alla valutazione critica dei cardinali che dal 1° marzo discuteranno sullo “stato della Chiesa”. Egli ha messo in conto che il successore possa “contraddirlo” fin dalle prime decisioni, senza che sia intervenuta la cesura allontanante della morte.

Sarebbe bene che l’apparato curiale avesse un pieno rispetto di questo lascito, importante anche in chiave ecumenica e civile, venuto da un Pontificato concentrato sull’essenziale della fede. Un rispetto da attestare prolungando, per quanto possibile, quella concentrazione.

Come ogni eredità dello spirito, quel lascito potrebbe essere oscurato da nomine dell’ultima ora (se ne ebbero con Papa Wojtyla fino alla vigilia della morte), da un rilancio delle rivalità interne alla Curia, dalla paura per l’indebolimento del Papato che potrebbe venire da questa “rinuncia”, come fosse ragionevole dubitare del credente Joseph Ratzinger che l’ha meditata “di fronte a Dio” e con tremore se ne è fatto carico di fronte alla storia.

La Sede Vacante sarà retta dai cardinali Angelo Sodano e Tarcisio Bertone, l’uno Decano e l’altro Camerlengo: la leggenda vuole che si siano combattuti lungo l’intero Pontificato benedettiano e nessuno amerebbe assistere a un prolungamento del conflitto nei tempi supplementari che si apriranno il 28 sera alle 20. “Il volto della Chiesa è a volte deturpato dalle rivalità” ha detto Benedetto il giorno delle Ceneri.

L’eredità del Papa teologo che ha chiamato a penitenza la Chiesa, simbolicamente riproposta dall’atto della rinuncia, potrebbe essere contraddetta in immagine e persino contrastata nella percezione delle persone più semplici anche da un eccesso di cautele sulla vita futura del Papa “rinunciatario”, come fosse da ritenere pericoloso lo stesso fatto di rivederlo un giorno, o di riascoltarne la voce.

Quando leggiamo che Celestino V all’indomani del “gran rifiuto” fu imprigionato nel Castello di Fumone, diciamo “guarda che tempi” e ora vediamo prospettata una reclusione non avversa ma comunque totale per il nuovo Celestino, tra la Villa di Castel Gandolfo munita di garitte che raggiungerà in elicottero sotto l’occhio delle telecamere e il Monastero inaccessibile dei Giardini Vaticani. Come se il Papa tedesco lasciata la Cattedra stia per divenire pericoloso.

Egli con umile libertà ha deciso contro una tradizione di secoli di rinunciare al “ministero” più alto e il suo popolo dovrebbe poter trovare il modo di accoglierlo con libera disponibilità nella propria “assemblea”, senza che l’apparato ecclesiastico lo sequestri all’affetto e alla riconoscenza di tutti.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

Commento

  1. […] “Davanti a una piazza San Pietro piena di una folla dolorosa il Papa della rinuncia ha svolto ieri una severa predicazione sul combattimento tra il peccato e la grazia senza una sola parola rivolta a lenire la confusione dei cuori provocata dalla sua decisione. Forse per discrezione, o per proteggere dall’invadenza dei sentimenti il vero segno della sua anticipata uscita dalla storia. La rinuncia di Benedetto al Papato è un fatto di Vangelo, portatore di un messaggio per tutti e di una scossa al mondo dei cristiani“: è l’attacco di un supponente mio editoriale pubblicato oggi in prima pagina dal “Corriere della Sera” con il titolo Cuori confusi e smarriti. […]

    18 Febbraio, 2013 - 11:15

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