A chi ama Ratzinger e a chi rimpiange Wojtyla

“Pensavo di dare il mio piccolo contributo affinchè si parlasse seriamente di due Pontefici e non solo di uno” ha scritto Maria Grazia, una visitatrice del blog che avverte nei media una difficoltà a elaborare il lutto per la perdita di papa Wojtyla. Prima di aprire questo blog, la primavera scorsa, non avvertivo il fenomeno e sono stati i visitatori a farmene consapevole: c’è in giro un lascito affettivo del papa precedente che da molti è avvertito come una remora ad accettare l’attuale. Ringrazio gli interlocutori che me l’hanno segnalato e riferisco tre episodi che possono aiutare a inquadrare il fenomeno. Il primo è di ieri pomeriggio: all’ora in cui 28 anni addietro si era avuta in piazza San Pietro la fumata bianca dell’ottobre del 1978 io ero davanti a quella piazza, in collegamento con la televisione polacca TVN24 e il collega Jacek Palasinski – già entrato in questo blog con un messaggio – mi chiedeva se non fossi anch’io del parere che era bastato un anno e mezzo perché Karol il Grande fosse “dimenticato da tutti: neanche una messa, qui, in questo anniversario”. Rispondevo che non era vero, che c’erano tante pubblicazioni e film e cartoni animati su di lui, ancora coda per vedere la tomba e dibattiti sulla sua figura. Dunque c’è chi trova in giro troppo Wojtyla e chi poco. Secondo episodio: per quello che vale la mia esperienza, in sette mesi (come si può vedere nella pagina “conferenze e dibattiti”, elencata sotto la mia foto) sono stato chiamato in varie parti d’Italia a tenere sette incontri dedicati a Giovanni Paolo o al passaggio dall’uno all’altro dei due papi e sempre si è parlato di tutti e due e mai – dico mai – ho avvertito un qualche disagio per la dimenticanza del primo, o per la sottovalutazione del secondo. Terzo fatto: una sola volta, prima di questa serie di incontri, mi era capitato di dire “lo rimpiangeremo” a proposito del “sine glossa” (cioè senza adattamenti interpretativi) con cui papa Wojtyla voleva fosse predicato il Vangelo. Fu a Latiano (Brindisi), l’aprile scorso. Non intendevo dire nulla a danno del papa attuale, era uno spunto di prospettiva storica: nel medioevo il “sine glossa” era stato motivo di condanna al rogo, e ora un papa, con coraggio insolito, l’aveva fatto suo. Volevo dire che avremmo rimpianto quel coraggio, tutto qui. Ma quella mia espressione provocò un’addolorata protesta di uno dei presenti in nome – a suo parere – del discredito che gettava sul papa attuale. Dopo tutta la discussione che i visitatori del blog hanno promosso su questa questione dei due papi riconosco l’errore di quella mia parola. Oggi penso la stessa cosa, ma la direi in maniera diversa. Direi che per quel coraggio papa Wojtyla “merita una particolare memoria”.

36 Comments

  1. Ancora una volta: chi era migliore tra i due? Forse fa bene Maurizio Crozza che nella sua feroce imitazione di ieri di papa Ratzinger ha espresso proprio questo concetto: Ratzinger-Crozza deve parlare il 16 ottobre del predecessore e dice: “No, Papa non parla di coleki più bravi”, e continua: “Occi macari Papa parla di Bonifacio VIII, che ne parla male pure Dante. Così è come se Al Pacino parlasse di un attore scarso”, e via andare.

    cco, qui sta il punto. Bravo o non bravo? E dopo Benedetto XVI, quando ci sarà un altro Papa, sarà più bravo di Ratzinger o più bravo di Wojtyla e Ratzinger messi assieme? E se fosse meglio di Pacelli? E Roncalli, dove lo mettiamo?

    Forse non ci stiamo rendendo conto che tutti i Papi del ‘900 sono stati personalità straordinarie. A loro modo, ma tutte straordinarie. Per le loro vicende umane ed ecclesiologiche, per le sfide affrontate e vinte o perse. Così i Papi del 2000 continueranno a dover essere all’altezza di questa fama, ognuno con il suo stile. Ratzinger è comunque all’altezza di fare il Papa, e lo fa come Ratzinger sa fare, cioè con il suo stile e la sua personalità. Non scimmiotta il predecessore, non ne è il supplente. E’ un cardinale creato da Paolo VI, e il fatto che dopo Wojtyla ne abbiano scelto un altro creato da Montini dovrebbe far riflettere. Ma niente di più.
    Piace? Non piace? Non importa, importa quello che fa nei fatti per la Chiesa, e su quello penso che un giorno dovremo trarre un consuntivo. Il tifo, il partito preso, sono cose da stadio. E non da chiesa. Tenuto presente che Wojtyla, non più tra noi, viaggia oggi tra piani e realtà che non conosciamo, più elevate del tifo per questo o quello.

    Certo, usciamo da un regno lunghissimo e molto personale. E’ altrettanto normale che qualcuno ci resti male. Ma forse è anche giusto che ad un anno e mezzo dalla morte di Wojtyla si parli del nuovo Papa. Perché “morto un Papa se ne fa un altro”, per quanto cinica possa sembrare, è l’essenza stessa della Chiesa.
    Un caro saluto a tutti.

    PS: visto che siamo in tema di anniversari: come mai il 9 ottobre nessuno ha ricordato la morte di Papa Pacelli? Wojtyla sì e Pacelli no? Ecco un esempio di come il tifo possa spingere a questi paradossi. Vi regalo volentieri questa provocazione.

    17 Ottobre, 2006 - 16:33
  2. Maria Grazia

    Grazie Accattoli per questo post e grazie a Tonizzo per la sua lucida analisi,come sempre sferzante e puntuale.Non ci sono state celebrazioni neppure per ricordare la morte di Papa Luciani e di Papa Montini,ma di Essi ci si può anche dimenticare.Di Wojtyla no.A parte l’insulsa e poco divertente imitazione di Crozza(come mai non ha il coraggio di parodiare qualche vertice dell’islam o qualche rabbino?),io noto che c’è tanta voglia,soprattutto in tv e nei giornali,di contrapporre un Papa all’altro.
    E’ chiaro che questo fa esultare qualcuno e offende altri.Non si può uscire da questa logica.Per natura sono una che non sopporta le ingiustizie e tendo a difendere chi,a mio parere,è più debole.E’ chiaro che Ratzinger non è un uomo debole,anzi,raramente ho visto un uomo più forte e coraggioso ma percepisco il gusto sadico di tarpargli le ali.
    Non lo si lascia andare per la sua strada perchè c’è sempre la figura ingombrante del precedessore.A un anno e mezzo dalla morte di Papa Wojtyla è ora di parlare un pò del nuovo Papa.Non posso sempre vedere trasmissioni che,camuffate da speciali su Ratzinger,si trasformano poi nel panegirico di Wojtyla.E’ ora di andare avanti.A me dispiace di dare spesso la sensazione di essere contro Giovanni Paolo II.Non è affatto vero e sono pronta a dimostrarlo,quando i due Papi saranno posti sullo stesso piano.
    Ho la certezza che Papa Wojtyla non avrebbe subito ciò che ha subito Ratzinger dopo Ratisbona,nemmeno all’inizio del suo pontificato,e questo mi fa molto riflettere.
    Dottor Accattoli,io capisco la reazione di chi Le ha fatto notare che la Sua espressione gettava discredito sul Papa regnante.Magari avrei reagito allo stesso modo,così come sono sobbalzata quando venerdì Ratzinger è stato messo alla gogna in diretta su raiuno o quando,domenica,è stato ignorato dalla trasmissione “A sua immagine” o quando oggi alcuni hanno avuto il gusto di trasformare il cardinale Tettamanzi nell’antipapa.
    E’ inutile nasconderlo:provo un profondo disagio,ma credo che la situazione generale non cambierà,almeno a breve.
    Grazie del post,MG.

    17 Ottobre, 2006 - 19:50
  3. Francesco73

    Sì, Maria Grazia, non te la prendere, ma la sensazione di essere un pò insofferente verso Wojtyla la dai, e sei in buona compagnia.
    Non certo perchè non gli vuoi bene, ma perchè anche tu indulgi a un certo ratzingherismo di maniera che fa da pendant al wojtylismo mediatico e affettivo di cui parlate sempre. L’ho già detto in altri post, c’è una “tifoseria” ratzingheriana che ha motivazioni differenti e che anche quando è evidentemente e del tutto in buona fede come te finisce per determinare essa stessa il confronto continuo tra i due Pontefici, quel confronto di cui pur si dice stanca.
    A me pare invece che ci sia una vasta opinione pubblica assai qualificata che prende molto sul serio Ratzinger, sia per condividerlo che per contrastarlo. Non credo proprio si possa sostenere che Benedetto sia un Papa che resta indifferente e che viene letto solo alla luce del Predecessore. Anche gli avversari lo considerano un intellettuale di prim’ordine, una personalità mondiale di massimo livello, e si relazionano con lui – ti assicuro – non con Giovanni Paolo.
    Se poi esprimere magari qualche dubbio significa ipso facto “preferire” Giovanni Paolo, allora è chiaro che non si da’ dibattito, nè culturale e nemmeno ecclesiale.
    Quanto a Wojtyla, credo che i cristiani siano i primi ad aver chiaro che l’amore e l’affetto per il Papa polacco non contrasta in nulla con quelli – pur grandissimi e pieni di entusiasmo – per il suo Successore.
    Detto ciò, che senso ha “fare le pulci” a un sentimento come il rimpianto per un padre? Giovanni Paolo è stato un padre per milioni di persone (moltissime erano in tenera età e sono divenute adulte con lui, in questo rapporto specialissimo). Una paternità che è durata 27 anni. Ma credete davvero che questi sentimenti si “archivino” come il rispetto che si deve – chessò – a un ex Presidente della Repubblica? Se pensate questo, vuol dire che non avete troppa stima del legame col suo popolo che quel Papa aveva saputo costruire. Se è così, sarebbe onesto dirlo. Se invece così non è – ripeto – mi pare esagerata tutta questa premura di enfatizzare il dopo stemperando il prima. Non ce n’è proprio alcun bisogno.
    Con amicizia, comunque.

    18 Ottobre, 2006 - 8:31
  4. Francesca Benucci

    “ …..Con voi voglio tornare con la memoria all’indimenticabile giorno della sua elezione alla Sede di Pietro. Sento ancora l’eco delle sue parole, umili, sagge e piene di dedizione, quando rispose alla domanda se accettava la scelta fatta dai Cardinali: “Nell’obbedienza della fede davanti a Cristo mio Signore, fidandomi della Madre di Cristo e della Chiesa – consapevole delle grandi difficoltà – accetto!” Ho davanti agli occhi la sua figura, forte e serena, sulla loggia della Basilica di San Pietro, quando per la prima volta diede la Benedizione Urbi et Orbi, affidandosi alla protezione della Madonna e all’amore di coloro dei quali in tutto il mondo doveva prendersi cura come pastore e guida. Non ho mai dimenticato il Suo profetico richiamo: “Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo!” Ringrazio Dio, che con queste immagini nel cuore ho potuto trascorrere più di due decenni al Suo fianco, godendo della sua benevolenza e amicizia, e che oggi posso continuare la sua opera sotto il Suo sguardo protettore dalla casa del Padre. Ringrazio Dio per la sua vita spesa nell’amore di Cristo e degli uomini, che ha arricchito le vicende di tutta l’umanità con la grazia dello Spirito Santo, in atteggiamento di fraternità e di pace. Infine ringrazio Dio per la testimonianza della sua sofferenza unita alla tribolazione di Cristo fino alla morte – testimonianza, che ci da la forza per vivere e ci consolida nella speranza dell’eternità???
    Queste sono le parole pronunciate da Benedetto XVI il 16 ottobre scorso.
    Alla luce di queste parole e con nell’orecchio sempre tutte le altre pronunciate da Benedetto nei confronti sia di Giovanni Paolo II che degli altri suoi venerati predecessori penso si abbia un’idea di quanto i paragoni, tutti i paragoni, siano forvianti sbagliati e sempre fuori luogo.
    Ogni epoca ha il suo papa quello che lo Spirito Santo ritiene piu’ adatto per quel particolare momento specifico, alla luce dei suoi bisogni e delle sue necessita’, evidentemente per questo nostro tempo Benedetto XVI e’ colui che incarna le sue necessita’ e i suoi bisogni, rispettiamo le scelte divine, accettiamole e diamo al nostro Papa cio’ che merita e soprattutto vorrei tanto che cessassero tutti quegli attacchi, quelle critiche che spesso, troppo spesso, lo hanno bersagliato senza fondamento dipingendo e presentando alla fine un uomo che non e’ mai esistito e nascondendo invece quello che e’ realmente, tutti i “sezionamenti??? cui e’ stato sottoposto in questi anni se si riuniscono vanno a formare un’unica persona quella che e’ da sempre quest’uomo, perche’ il cardinale Ratzinger, e’ sempre stato esattamente com’ e’ ora Benedetto XVI.

    18 Ottobre, 2006 - 9:23
  5. Luisa Buhler

    Amare Giovanni Paolo non significa rigettare Papa Benedetto e amare Papa Benedetto non vuol dire dimenticare Papa Giovanni Paolo.
    Io ho una venerazione per Papa Giovanni Paolo, pur essendo passata a lato di moltissimi anni del suo pontificato. Il giorno della sua morte e i giorni che hanno seguito sono stati per me momenti di Grazia ricevuta.
    Quando Benedetto XVI è stato eletto , per me è stata come un`evidenza, un seguito logico , come se non fosse stato possibile altrimenti, come se questo fosse stato il desiderio di Papa Giovanni Paolo.
    Fra questi due uomini , così differenti ma complementari, esisteva un legame fortissimo. La morte non ha dissolto il legame lo ha solo trasformato.
    Nel mio affetto per Papa Benedetto ,io unisco Giovanni Paolo, non posso separarli e non cerco nemmeno di farlo.
    Oggi però , su questa terra il mio Papa, il mio Pastore è Benedetto XVI e so che lassù, Giovanni Paolo ci guarda e protegge, riprendendo le parole di Joseph Ratzinger.
    Io capisco che si può essere più vicini all`uno o all`altro , avere più simpatia per l`uno o per l`altro. Ciò non mi pone problema.
    Invece sono disturbata dal comportamento dei media., che rifiutano di vedere che se la forma della trasmissione dei messaggi è cambiata, il fondo è eattamente lo stesso.
    Quello che io critico è la strumentalizzazione di questo confronto da parte di certa stampa e a fini non proprio nobili.
    Spero si sfiateranno presto e che finiranno per vedere le folle che corrono non solo per vedere il Papa ma anche per ascoltarlo. Ma so anche che troveranno altri motivi di appiglio per criticarlo.
    I valori cristiani che mette in avanti Papa Benedetto disturbano e con lui non c`è modo di mettere l`accento su gesti mediatici per distolgere l`attenzione dal fondo del messaggio.
    Papa Benedetto va all`essenziale , non ha tempo da perdere !
    Saluti, Luisa

    18 Ottobre, 2006 - 11:48
  6. Maria Grazia

    Caro Francesco,ti ringrazio per il tuo post perchè apprezzo sempre la sincerità nel rapporto fra le persone.Per questo stimo anche Tonizzo ma lo ammetto solo perchè non c’è ed è a caccia di vespe 🙂
    A parte gli scherzi,mi dispiace molto se ho dato l’impressione di avere una sorta di insofferenza verso Papa Wojtyla.E’ stato il Pontefice della mia infanzia e non posso non volergli bene.Inoltre so che Papa Benedetto nutre un affetto infinito per il suo predecessore e la cosa mi fa riflettere molto.Il dottor Accattoli ci riferiva del rammarico di Jacek Palasinski.
    Se posso permettermi,io vorrei dirgli che Papa Wojtyla non è affatto dimenticato.Anzi il 16 ottobre Papa Benedetto ha fatto pervenire alle tv polacche un messaggio di ricordo e di profonda stima per il compianto predecessore.Nessuno si dimentica di un Papa che è rimasto nei cuori per tanti anni.
    Vorrei anche,però,che si prestasse più attenzione ai discorsi di Papa Benedetto e non si stilassero pagelline che irritano tanti fedeli e soprattutto non sono utili alla Chiesa.
    Abbiamo avuto un grande Papa e ora ne abbiamo un altro altrettanto grande.Dovremmo capirlo tutti ed evitare di spaccare la Chiesa in wojtyliani e ratzingeriani.
    Saluti MG

    18 Ottobre, 2006 - 15:01
  7. Credo che un confronto critico intelligente tra i due papi potrebbe essere utile a capire meglio entrambi (anche se è molto prematuro mettere a confronto un anno e mezzo di Ratzinger con ventisette di Wojtyla!). Invece c’è in giro parecchia voglia di contrapporli artificiosamente. La cosa è antipatica soprattutto quando non nasce da sincera stima o devozione per l’uno o per l’altro – com’è invece, per esempio, nel caso di Maria Grazia, che parla con un attaccamento “da innamorati”, sincero ed entusiasta, che non posso non riconoscere anche quando non mi ci trovo del tutto d’accordo – ma diventa un tentativo di strumentalizzare entrambe queste figure da parte di opposte “tifoserie” ecclesiali in merito a una determinata visione di Chiesa o a una questione più precisa (sempre a titolo d’esempio: le chitarre sono Giovanni Paolo, il gregoriano è Benedetto; l’impegno sociale è Giovanni Paolo, l’intransigenza dottrinale è Benedetto; la TV è Giovanni Paolo, la teologia è Benedetto). Giochini che lascerei volentieri a Morandi o Celentano. Peggio ancora, poi, quando si tifa pro o contro una determinata personalità ecclesiastica augurandosi o paventando una qualche defenestrazione da parte papale.

    Diciamocelo chiaramente: è un “gioco” che fanno i media ma che facciamo un po’ anche noi. E che non fa onore, in nessun caso, alla verità e alla carità, o, più semplicemente, ai nostri semplici tentativi di capire meglio la realtà della Chiesa in tutta la sua complessità e in tutte le sue numerosissime sfaccettature.

    Credo che – tutti quanti a cominciare da me – dovremmo cercare il più possibile di non semplificare: analizzare, non banalizzare. E, prima di lanciarci in giudizi apodittici, coltivare la virtù della “comprensione”, che non vuol dire “buonismo” ma “comprendere”: comprendere le persone e le loro azioni, cercare senza malizia ma con intelligenza (e con amore) di capire le loro motivazioni e le loro argomentazioni, spesso completamente diverse da quelle che ci viene spontaneo attribuirgli.

    Detto questo, non ho ancora visto granché su questo blog sulle ultime questioni “à la page”: le forti “voci” sull’indulto generale per la celebrazione della messa col vecchio rito, e i primi reportage sul convegno di Verona. Nessuno che cominci le danze? 😉

    18 Ottobre, 2006 - 17:39
  8. Maria Grazia

    Caro Luca,condivido quanto hai scritto:analizzare e mai banalizzare.
    Per il congresso di Verono aspetterei domani per un giudizio complessivo.Mi dispiace solo che il cardinale Tettamanzi sia stato osannato da chi è contro il cardinale Ruini e attaccato da chi ha una visione diversa della Chiesa.Anche questa è banalizzazione e forse il cardinale di Milano non voleva andare così in là.
    Io sono favorevole all’indulto generalizzato per la Messa in latino perchè si tratta di aprire le porte ai tradizionalisti e non di chiuderle ai “conciliari”.Perchè i due messali non possono convivere?Io penso che sarebbe un esperimento interessante.Di sicuro arricchisce e non impoverisce la liturgia.
    Tornando alla questione dei media,segnalo un articolo interessante:

    http://www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=90182

    Di fronte ad alcuna stampa che seguita a parlare di “scivolone” del Papa,mi pare che Magister analizzi la questione da un altro punto di vista.
    Può darsi che il discorso di Ratisbona si dimostri un testo fondamentale per il futuro dialogo con l’islam.Io non sottovaluterei le firme in calce alla lettera aperta.Se il Papa a Ratisbona fosse riuscito nell’intento di dare voce e coraggio alle voci più illuminate di una grande religione come l’islam,avrebbe fatto fare un enorme passo in avanti nel rapporto fra i due credi.
    Saluti MG

    18 Ottobre, 2006 - 19:44
  9. Francesco73

    Grazie a Maria Grazia e a Luca Grasselli. Qui in casa Accattoli – da semplici cristiani – noi cerchiamo di fare dibattito autenticamente ecclesiale. La cui prima regola è ascoltarsi, chiarirsi, rispettarsi e accettare di essere messi in discussione dagli spunti degli interlocutori. Senza politicismi, giochi di sponda, parole a nuora perchè intenda suocera. In fondo è proprio questo che rende la Chiesa – come ci ricorda il nostro amato Benedetto – una comunione. Che non è meno di una democrazia, ma molto molto molto di più.
    Su indulti (liturgici!) e Verona, io attenderei il calcio di inizio di Luigi.

    18 Ottobre, 2006 - 20:04
  10. don vito

    Leggendo e rileggendo mi veniva fuori un solo, piccolo, forse troppo semplice pensiero: nella Chiesa sono rimasti pochissime le scelte di vocazione che chiedono di “cambiare” nome, anche le suore adesso normalmente mantengono il nome battesimale, ai vescovi non viene chiesto di cambiare nome , … eppure all’eletto Papa ancora viene chiesto che no, che intende prendere, così anche da stabilire quale “numero” gli appartiene, allora perchè non leggere Benedetto nella “sua” scelta di legame di successione, perchè non leggere il XIV “dopo” il XIII, così da capire quale “eredità magisteriale” sceglie Benedetto come suo aggancio con la Tradizione e la Comunione … più che nel “tempo” il “passaggio” va cercato nella “grazia”, questo è il tempo dopo la Pasqua.

    18 Ottobre, 2006 - 21:19
  11. Ho “soltanto” 30 anni, tra l’altro appena compiuti. Se penso al Papa della mia giovinezza, il ricordo va, ovviamente, a Giovanni Paolo II; di Benedetto XVI, spero che sia- come certamente sarà – il Papa della mia maturazione umana e spirituale. Ammetto di avere una pessima memoria, ma “incredibilmente”, come dei flash, ricordo alcuni avvenimenti della mia primissima infanzia. Vedo passare davanti agli occhi le immagini di Paolo VI distrutto dal dolore ai funerali di Aldo Moro; sento la voce di Papa Luciani appena eletto; penso ogni giorno a quel “se sbaglio, mi corrigerete” di Giovanni Paolo II. Essendo nato nel 1976, capirete che avevo nel primo caso appena un anno. Sarà che ho visto quelle immagini in età più avanzata, ma a me sembra di avervi assistito in diretta, benchè tra le calde braccia di mammà. C’è poi un ricordo bruttissimo: il terremoto dell’Irpinia, che colpì in maniera devastante anche la mia città. Quando è morto Giovanni Paolo II, ho avuto lo stesso smarrimento di quella sera, di quando mia madre mi nascose sotto la sua gonna per non far cadere calcinacci sulla mia testa. Anche se Wojtyla è stato un grandissimo Papa, oggi mi sento protetto anche da Benedetto XVI. E sono grato sia a loro, sia a Paolo VI e Papa Luciani perchè mia madre spesso mi racconta una cosa, quella sì, che non ricordo: quando li vedevo alla Tv li chiamavo “papà” con una pronuncia stentata. Ecco, per me ogni Papa è stato ed è uguale agli altri. Sono tutti Papa e papà, anche, ad esempio, Roncalli di cui ho libri e videocassette, ma che per ragioni ovvie di anagrafe non ho affatto conosciuto. Pensando alla successione dei Papi, penso a come agì mia madre la sera del terremoto: la Chiesa ci protegge in ogni tempo sotto la sua gonna e nel momento del bisogno mandare sempre le persone migliori ad aiutarci.
    Volevo solo farvi partecipi di questi ricordi, proprio stasera che avvalendomi delle facoltà concessemi dallo statuto, ho cambiato l’intitolazione della mia associazione cattolica da “Benedetto XVI” a “Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”. Non inserendo il nome di Wojtyla, mi sembrava di aver fatto un torto a chi per un quarto di secolo abbondante mi ha fatto, appunto, da Papa e da papà nella Fede. Ora che ho messo a posto la mia coscienza, posso ancora di più impegnarmi per sostenere Benedetto XVI, che amo con tutto il cuore, tutta la mente, tutta l’anima.
    Sia lodato Gesù Cristo

    Grazie dell’attenzione
    Gianluca

    18 Ottobre, 2006 - 22:08
  12. Luisa Buhler

    Caro Tonizzo, ho letto il tuo articolo. Premetto che non sono al corrente della realtà della vita ecclesiale in Italia e che dunque mi asterrò dalla discussione. Già il termine Teocon mi lascia sul bordo della strada…
    Ma mi domando perchè , adoperi termini così lapidari, definitivi , come fallimento, flop, bufera, basandoti apparentemente sulle dichiarazioni di un vescovo che ha avuto il grande coraggio di restare anonimo. Quando si sa che molte persone si fermano ai titoli e non si danno la pena di leggere l`articolo, mi sembra un “raccourci”, una scorciatoia un poco precipitata. E anche leggendo l`articolo mi trovo davanti a un avviso senza dubbio legittimo ma personale, perchè tirarne una conclusione generale, così definitiva, senza appello?
    Mi puoi spiegare ? Grazie, Luisa

    18 Ottobre, 2006 - 22:08
  13. Leonardo

    Devo confessare che i prelati che intervista il bravo Tonizzo mi lasciano allibito: un’altra volta mi aveva fatto impressione la pochezza delle risposte di mons.Marini, cerimoniere pontificio, adesso l’anonimo vescovo che vorrebbe un’enciclica sui Co.Co.Co …

    19 Ottobre, 2006 - 8:21
  14. Ciao Luisa,
    poche parole perché al mattino nei giornali online si lavora sodo per mettere in marcia le pagine.
    Io ho solo raccolto una testimonianza, peraltro non apparente. Se mi dici che mi ci baso apparentemente sostieni che me lo sono inventato, e t’assicuro che le cose non stanno così.
    Dei Teocon ne parliamo dopo per poco tempo a disposizione, ma prometto che ci torneremo sopra.
    Fallimento non lo dico io, ma chi parla con me. E non ci posso fare niente, visto che l’opinione – ahimé – è abbastanza diffusa pure tra laici che non sono andati a Verona.

    19 Ottobre, 2006 - 8:46
  15. Leonardo, apprezzo molto la tua sincerità e te ne ringrazio.
    Certo, se c’è pochezza nelle parole di monsignor Marini, uno che era segretario di padre Bugnini al Concilio, e che ha visto l’applicazione della riforma liturgica, c’è poco da stare allegri…
    Scherzi a parte, parlando con questo monsignore t’assicuro che ho avvertito il suo disagio. E penso che comunque sia doveroso scrivere anche quello che pensa chi non condivide certe cose. Parlare al coro dei fedeli non dà mai soddisfazione.
    Del resto, se leggi l’ultimo post inserito da Luigi, vedi che c’è una critica – nemmeno tanto velata, penso – alla composizione del Convegno. Quello che altre testate non avrebbero mai osato fare, nel clima di generale compiacimento che si attraversa in questi giorni.
    La Chiesa si serve anche (soprattutto?) dicendo quel che si pensa. Sennò siamo una setta. Ma io voglio morire cristiano, cattolico, apostolico, romano. A Dio piacendo. E azzuffarmi con Gianluca, te o chicchessia perché abbiamo l’onestà di dire quello che pensiamo. E dargliele a chi ci tocca la Chiesa. La nostra Chiesa. Mia, sua, tua, di tutti noi. Con stima.

    19 Ottobre, 2006 - 13:07
  16. Maria Grazia

    Caro Tonizzo,sai quanto ti stimo ma non posso prendere in considerazione l’intervista al prelato proprio perchè ha voluto rimanere anonimo.Troppo comodo sparare sulla chiesa italiana e sul cardinale Ruini celandosi nell’anonimato.Esca allo scoperto con nome e cognome e poi ne riparliamo.
    Oggi credo di avere sentito uno dei discorsi più belli e impegnativi di Papa Benedetto:un discorso teologico,ecclesiologico e sociologico che,per la sua portata,dovrà essere ampiamente analizzato.
    Io non sono d’accordo con chi pensa che la Chiesa debba essere solo un organismo sociale di sostegno ai bisognosi.La Chiesa è teologia,è insegnamento,è principi non negoziabili.Grazie al Papa per essere così chiaro.
    Saluti MG

    19 Ottobre, 2006 - 13:38
  17. Maria Grazia, per quanto mi riguarda la Chiesa non deve essere solo un organismo sociale. Ma deve ANCHE esserlo: sennò mi sembra una Chiesa a metà e un poco ghettizzata, ridotta a dire la sua solo su questioni bioetiche. E’ questo quello che temo con molto terrore, e che ho voluto puntualizzare oggi nel mio editoriale sul discorso di Verona.

    19 Ottobre, 2006 - 13:42
  18. Leonardo

    Il papa annuncia il Vangelo, e lo fa con un accento di verità ‘elementare’ che affascina chiunque, credente o no, gli porga anche solo per un attimo ascolto. Questo deve fare la chiesa, oggi come nei primi tempi. In un certo senso siamo tornati nella situazione di Paolo all’Areopago: c’è da spiegare la suprema ragionevolezza della fede cristiana a un mondo in gran parte ritornato pagano, e c’è da approfondire l’intelligenza del mistero cristiano. Il lavoro che hanno fatto i Padri (di cui non per nulla Joseph Ratzinger è un appassionato studioso). Entrare nei giudizi storico-politici è compito e responsabilità personale dei credenti nelle normali condizioni della loro vita. Una chiesa che interviene su tutto mi sa molto di clericalismo: di qui la mia battuta un po’ acre sull’anonimo vescovo intervistato da Tonizzo (che fa benissimo a dar conto di queste posizioni). Non voglio farla lunga, ma spero sia chiaro che quanto sto dicendo è però il contrario di un cristianesimo disincarnato. Se si pensa che per essere concreto l’insegnamento della chiesa deve puntare sulle analisi sociologiche o economiche, sui giudizi politici, o anche sull’etica, vuol dire che sotto c’è una concezione astratta della fede.

    19 Ottobre, 2006 - 14:26
  19. Leonardo, sei intellettualmente onesto e ti ringrazio. Però non credo che occuparsi di problemi sociali sia qualcosa che rende la fede figlia di una concezione astratta. A furia di guardare troppo in su si finisce per cadere nelle buche.

    19 Ottobre, 2006 - 14:57
  20. Luisa Buhler

    Caro Tonizzo, mi hai capito male, non ho scritto che ti sei inventato tutto, ho detto che, a mio avviso, avevi tirato delle conclusioni quasi definitive, basandoti su una testimonianza chiaramente soggettiva e anonima !
    Caro Gianluca, grazie per le tue belle parole, sono molto felice di averti ritrovato, mi saresti mancato !
    Cara Maria Grazia, hai riassunto perfettamente il mio pensiero.
    Anche se mi sembra veramente troppo presto per commentare un discorso così ricco e denso , e anche se non sono italiana, vorrei dire che ho ricevuto le parole del Santo Padre come un dono magnifico che mi rinvia alla mia responsabilità di cristiana.
    Penso che ognuno di noi, laddove la vita l`ha posto, può prendere spunto dalle parole del Santo Padre e cercare di metterle in pratica nel quotidiano della sua vita. Preti, religiosi, laici, uomini politici, operatori sociali, genitori, figli, noi tutti senza differenza.
    Nelle mie orecchie risuonano parole come, verità e amore, libertà e responsabilità, dignità. Mi sembra che siano concetti fondamentali e non certo banalizzazioni. Mi ripeto, ognuno di noi può ispirarsene nelle responsabilità che sono le sue .
    Mi sembra anche che le suggestioni siano state numerose !
    Non ho che una parola da dire : grazie Santo Padre, leggerò e mediterò il suo discorso!
    Saluti, Luisa

    19 Ottobre, 2006 - 17:46
  21. Mazzo di fiori per Luisa. Con tante scuse. Purtroppo la conversazione per iscritto mostra ancora uan volta la corda.
    Per carità, però, io non traggo conclusioni finali, almeno in quel pezzo che hai letto. Del resto non è mio dovere far sapere come la penso, devo far sapere quello che pensano gli altri e per questo li intervisto (per quello che penso ci sono gli editoriali). Però, ripeto, il sociale è mancato. Un discorso splendido e condivisibile, ma ci sono rimasto un po’ male per questa che secondo me è stata una – ma nemmeno definibile come mancanza – incompletezza. Ecco, incompletezza. Scusate, ho sentito questo disagio e ho voluto dirlo.
    Spero comunque, come ho già detto nell’altro post, che presto arrivi una bella enciclica sociale. Se ne sente il bisogno.

    19 Ottobre, 2006 - 18:43
  22. Luisa Buhler

    P.S. Tonizzo, il tuo editoriale mi era sfuggito…per fortuna ho riparato questa negligenza!
    Che dire ? Non entro certo nel fondo dell`argomento ,perchè , come detto ,non conosco la situazione dei laici in Italia. Permettimi però di fare qualche osservazione sulla forma dei tuoi propositi. Mi sembra, Tonizzo che tu sia ,nel presentare i tuoi argomenti, molto eccessivo, alle volte senza sfumature; quando per esempio, scrivi che il discorso del Papa è lontano dalle esigenze degli Italiani, sei proprio sicuro di rappresentare da te ,tutto solo, tutti gli Italiani ? Non sarebbe stato più esatto e realista scrivere per es. ” dalle esigenze di una parte degli Italiani” ? Permettimi di dirti che non mi sembra affatto che il pensiero del Papa sia riduttivo ,il tuo, al contrario, mi sembra lo sia in questa circostanza. Certo che se si ascolta i discorsi del Papa attraverso il filtro di ciò che si vuole assolutamente sentire nella sua bocca, se per caso queste parole non sono pronunciate, tutto il discorso sarà giudicato alla luce di questa assenza ! E questo è essere riduttore !
    Come puoi scrivere che la Chiesa rinchiude gli Italiani in un ghetto etico e bioetico ? La provocazione va bene ma ha i suoi limiti!
    Perchè fare dell`ironia sulla Chiesa paladina dell`embrione a scapito dei laici?
    Perchè fare questa contrapposizione così di cattivo gusto? Sei tu a creare questa opposizione, non certo il Papa !
    Mi dispiace ma do una grande importanza alle parole , non posso passare sotto silenzio la mia reazione alla lettura del tuo testo.
    Certo che il discorso del Papa è un richiamo alla giustizia cristiana ! Ma per te non è sufficiente, giusto un invito generico, non c`è nient`altro ! Ti invito a rileggere il discorso di Papa Benedetto mettendo da parte il tuo filtro… non ti dico di gettarlo , dal momento che è importante per te…ma allora, forse i tuoi propositi saranno più ” nuancés”, sfumati…forse !
    Se ho preso del tempo per leggere il tuo testo e fare questo commento è perchè do importanza a ciò che tu scrivi!
    Saluti, Luisa

    19 Ottobre, 2006 - 19:32
  23. Luisa Buhler

    Caro Tonizzo, vuoi riprenderti i fiori? Io comunque li accetto e ti ringrazio per quello che hai scritto.I nostri due post sono stati scritti a qualche minuto di distanza, si sono senza dubbio incrociati e hanno dovuto divertirsi !
    Ti ridico, perchè lo penso veramente, che se mi sono permessa di commentare il tuo editoriale, dunque quello che tu pensi veramente, è perchè ti stimo molto e che ho molta simpatia per te !!
    Saluti, Luisa

    19 Ottobre, 2006 - 20:45
  24. Luisa, io ho detto che “sembra” lontano dalla vita di tutti i giorni degli italiani, e ti ringrazio per l’attenzione. Dire “sembra” è infatti esporsi all’opinione di chi non la pensa come te, e con attenzione leggo il tuo intervento e rispondo.
    Allora, diciamo una cosa prima di tutto. La Chiesa cattolica, sin dal convegno di Palermo del ’95 (correggetemi se sbaglio), ha scelto di dire a chiare lettere di non parteggiare per nessun movimento politico. Corretto, perfetto, non fa una piega. Ma non parteggiare per movimenti politici non significa avere un’idea “politica”. Cioè, nella mia interpretazione, avere dei valori da immettere – con coraggio – in gioco nella società, dicendo chiaro e tondo quello che si pensa. Qui è il punto.

    Ora, a me sembra – e il discorso del Papa mi sembra chiaro – che oggi il Papa come linea abbia suggerito la difesa dei temi bioetici, l’impegno contro unioni che non sono il matrimonio… e abbia un po’ trascorso sui temi sociali. Non so come siano le condizioni economiche svizzere, ma qui – cara Luisa – siamo un poco nei guai. Perché gli anziani aumentano, i giovani difficilmente trovano lavoro e se lo trovano è dura perché prevalentemente sono posti precari… e come fai a sposarti e fare almeno un figlio in queste condizioni? Se la politica, come diceva Paolo VI, è la più alta forma di carità perché servizio per gli altri, allora la Chiesa deve – senza paura – dire fuori dai denti qualcosa di politico, cioè di caritatevole al servizio degli altri.

    Scusatemi, ma non trovate indecente una nazione in cui i ragazzi quando escono dall’università vanno a lavorare nei call center per guadagnare quattro soldi? Non vi fa pena tutto questo? La carità è pure qui, è anche qui che vale l’assioma di Don Milani: “Pipetta, tutto passa: perché chi muore piagato sull’uscio dei ricchi, lì c’è il pane di Dio”.

    Il problema, Luisa, e se non sono riuscito a farlo trasparire è mio demerito, non di chi l’ha letto e magari non l’ha riscontrato, è che io non applico un filtro alle parole del Papa. Guardo questo Paese, vivo in una società che nei fatti non mi sembra tanto cattolica – purtroppo a mio mediocre avviso – e che al momento è in mezzo alla strada. Se Fitch e S&P ci declassano non è solo un problema per il governo, ma anche per tutti gli italiani.

    Ecco, a maggior ragione in questa situazione bisogna incoraggiare le persone. Bisogna scuotere le coscienze, dire loro che sfruttare i ragazzi è peccato che grida vendetta a Dio come non pagare le marche e i contributi a chi lavora. Giusto Angela Ambrogetti, sue parole e non mie, parlando di Telepace ha ricordato di essere contrattualizzata A QUARANT’ANNI (scusa Angela… non si dice l’età delle gentili donne ma…) part time e di lavorare full time. Allora, se mi permetti, visto che il Convegno era inteso a dare linee di sviluppo e azione per laici e Chiesa italiana, ci voleva una strigliata anche in questo senso. Bene, giusto, sacrosanto e ottimo difendere i diritti dell’embrione e la bioetica (e t’assicuro che non c’era ironia, anzi un profondo rispetto per chi combatte le battaglie), ma… per noialtri che speriamo in un futuro dignitoso una parola ci poteva stare?

    Scusami, ma non potevo battere le mani in toto. Apprezzo e ammiro il discorso sui temi morali, è bellissimo e l’ho già detto e ripetuto. Ma credo che sul sociale si poteva dire di più. Tenuto presente, ripeto, che si parla di una possibile enciclica papale sul lavoro, nel qual caso voglio essere il primo a fare la fila davanti alla Libreria Editrice Vaticana per leggere e commentare questo documento. E gridare al mondo che lo apprezzo e che era ora di leggere cose sacrosante. Ma al momento penso che sia stato un discorso incompleto.
    Quanto alla forma: ti ha urtato, e me ne dispiace. Ma non la cambio: cerco di essere onesto e diretto anche se può far male, avendo il difetto (o pregio) di dire quello che penso e sento per rispetto di chi mi presta attenzione, come hai fatto tu. Almeno sulla sostanza ci troviamo in qualche modo?
    Un caro saluto

    19 Ottobre, 2006 - 21:35
  25. fabrizio

    Tonizzo, ci siamo scambiati solo qualche commento in questo blog, non ho con te la confidenza di tanti altri, ma ho letto anch’io il tuo editoriale e mi permetto una critica.
    Secondo me un cattolico che scrive in giornale o in un sito per tutti non può ergersi a giudice così netto del pensiero del Papa, anche se non lo condivide o lo considera riduttivo.
    Hai una responsabilità troppo grande per tagliare con l’accetta un intervento così denso.
    Mi verrebbe da chiederti: “A che gioco stai giocando????.
    Un editoriale provocatorio come il tuo diventa costruttivo in un dibattito interno alla Chiesa, ad esempio in questo blog, ma mi sembra solo autolesionista se scritto per tutti, perché contribuisce ad alimentare la tesi, tanto cara ai media, di Chiesa di destra contro Chiesa di sinistra e a farne così perdere autorevolezza e credibilità.
    Anche il parlare di “cattolicesimo ratzingeriano???, anche se in positivo, non credo aiuti la Chiesa a togliersi di dosso i clichè che ci stanno appiccicando.
    Il tono non è così diverso da quello di tutti quei pensatori non credenti che valutano il Papa come se avesse parlato uno qualsiasi dei potenti del mondo.
    Ritengo che questo ad un giornalista cattolico non sia possibile.
    La tua vocazione a scrivere è troppo grande per non pesare le conseguenze delle tue parole e dei tuoi toni.

    Perdonami la franchezza e il tono brusco, la stima ovviamente rimane.

    19 Ottobre, 2006 - 23:01
  26. Fabrizio, il mio è un giornale indipendente e non gioco a nessun gioco. Non mi interessano le etichette, mi interessa l’intelligenza del mio prossimo.
    Il problema è che io non ho giudicato un bel niente, ho detto che è un discorso incompleto, e che a furia di parlare di bioetica – come ultimamente mi sembra si stia facendo – i cattolici rischiano di diventare interlocutori solo su quel tema.
    Qui non c’è una Chiesa di destra o di sinitra, c’è solo la Chiesa. Mi addolora leggere una considerazione del genere: se siamo qui “in famiglia” puoi dire quello che vuoi, e ne discutiamo; se sei fuori stai zitto perché c’è tanta brutta gente in giro…
    Cattolicesimo ratzingeriano vuol dire nelle mie parole la visione della Chiesa secondo le parole del Papa, non una corrente o quant’altro. Comunque io vedo che qui la critica si sta rivolgendo sulla forma e non sulla sostanza. Il che purtroppo mi preoccupa.
    Ma questo, tutto sommato, non importa. Importa però che dobbiamo avere il coraggio di discutere di queste cose senza metterle nello spazio riservato di un blog, per questo difendo il mio editoriale. Gli stupidi, quelli che “tanto è comunista” (niente di più lontano da me che il comunismo) – e t’assicuro che ne ho sentiti pure tra devoti – non mi interessano. Mi interessano le persone intelligenti che hanno il tempo di fermarsi a discuterne con me anche se non la pensano come me. Quelli come te e Luisa, per intenderci.
    Dette queste cose, io il mio dibattito sulla Chiesa lo posso fare da Affari. Qui sono un ospite, e come tale devo comunque ricordarmi che non è casa mia. E ripeto, mi lascia un po’ interdetto il discorso: dentro il blog sì, fuori no. La Chiesa non è un’elite, lasciamo che la gente veda che cosa succede. Gli stupidi continueranno ad esserci, ma magari qualcuno, anche se non si convertirà, ascolterà le nostre ragioni.

    Ragazzi, comincio a pensare che stiamo vivendo un’epoca che è alla disperata ricerca di Dio. Sabato scorso sono finito in una discoteca a parlare dell’abolizione del Limbo con due ragazze non credenti (peraltro molto gradevoli…). Quando tu ti ritrovi in una situazione simile e ti senti dire: “Ma io, se righerò diritto, potrò avere diritto di arrivarei n Paradiso?”, allora capisci che c’è da fare. E che forse l’affermazione dell’allora cardinale Ratzinger “il miracolo è vedere come ci sia ancora gente che crede”, suonava un po’ pessimistica.
    Cari saluti e a dopo, iniziamo la giornata. Buon lavoro a tutti e un abbraccio. Luisa, io guido Lancia. E Lancioa è 101 cavalli e un cavaliere :-). Non ti toglierei mai i fiori…

    20 Ottobre, 2006 - 8:24
  27. fabrizio

    Non c’entra niente la voglia di ghettizzarsi o di chiudersi in famiglia, è indispensabile aprirsi al mondo, discuto solo sul come proporsi agli altri.
    Magari si potesse diffondere questo blog a tutti, così si che si capirebbe la profondità delle tue provocazioni e come la dialettica che c’è tra noi sia frutto dell’amore per l’unica Chiesa.
    Ma visto che così non è, di tutto questo rimane il tuo editoriale.

    Proprio perché hai l’opportunità e il merito di scrivere in un giornale indipendente e diretto a tutti, la tua responsabilità è 10 volte più grande di quella di un giornalista, che so io, di Avvenire.
    I tuoi articoli raggiungono le persone più disparate che mai si sognerebbero di leggere un discorso del Papa per intero ma che lo recepiscono filtrato dalle tue parole.
    Viviamo in una società in cui ormai si guarda più al titolo dell’articolo che all’articolo stesso, figurarsi della notizia a cui l’articolo si riferisce. Nessuno verifica più le fonti.
    Non sono io che do più importanza alla forma che alla sostanza, ma purtroppo nel mondo è così e bisogna stare attenti a entrambe. Nel tuo articolo poi non mi sembrano così separabili.
    Accattoli qualche post fa citava San Paolo “tutto mi è lecito, non tutto giova???. Gesù dando il mandato agli apostoli li ammoniva: “siate astuti come i serpenti e puri come le colombe???.

    Non nascondiamo i problemi e le differenze di vedute che ci sono nella Chiesa, ma mettiamole sempre dopo le cose che ci uniscono. Il tentativo dei media è quello di presentare la Chiesa come un soggetto politico come gli altri, solo con le sue miserie e divisioni, nascondendo l’aspetto rivoluzionario e di unificazione della Resurrezione di Cristo (vedi post di Accattoli di oggi). Non conformiamoci anche noi a questa mentalità.

    Ripeto, da lettore del tuo editoriale ho trovato il tono troppo brusco e netto, e non ci ho riconosciuto il Tonizzo del blog.

    Questo è stata la mia percezione, e il mio consiglio di pesare attentamente le conseguenze di quello che scrivi (cosa che certamente fai già) nasce solo dall’importanza che do al lavoro che fai.

    20 Ottobre, 2006 - 10:09
  28. Fabrizio, questo è vero. Ma che quello è un commento al discorso che è nel pezzo “portante”. E lì ci sono le parole del Papa, non le interpretazioni. Ieri non abbiamo aperto Affari con il mio editoriale, abbiamo aperto con le parole del Papa. Questo sia ben chiaro.
    Però non penso che si possa tracciare un bilancio di quello che faccio solo da quell’editoriale di ieri, bene o male c’è una linea e una continuità che penso si possa premiare dell’onestà intellettuale. Prendilo come uno sfogo, ma non credo che sia stato un attacco o uno snaturamento della Chiesa. Almeno, non erano queste né le intenzioni, né lo spirito del pezzo. Ripeto, poi faccio affidamento sull’intelligenza del lettore. In quel momento probabilmente ero lì a bruciapelo a dire la mia, magari a tre ore di distanza avrei detto le stesse cose in tono molto più moderato. Ma, nel bene e nel male, questo è l’online: quando succede una cosa devi esserci. Subito. E almeno spero possiate farmi credito del fatto che comunque ci metto l’anima, per la Chiesa.

    20 Ottobre, 2006 - 10:17
  29. Luisa

    Caro Tonizzo decisamente mi sei tanto simpatico!
    Una piccola parentesi, da oggi scriverò come Luisa… ho infatti scoperto che certi miei commenti fiorivano su Google !
    Grazie Tonizzo per le tue risposte. Ti leggo sempre con attenzione e rispetto.
    Sento la tua passione ,il tuo impegno ,forse anche la tua impulsività. Penso, anzi sono sicura che sei consapevole della tua responsabilità di giornalista.
    A meno che tu voglia essere conosciuto e riconosciuto come un ” pamphlétaire”, un polemista, mi sembrerebbe auspicabile che tu non sottovaluti l`importanza della forma con cui tu presenti i tuoi argomenti, se vuoi arrivare alle orecchie di tutti e non solo di quelli che condividono le tue tesi.
    So che sei onesto, ma il tuo essere diretto può fa male . Io penso che da un male può nascere un bene, ma temo che un editoriale come il tuo porta sopratutto acqua al molino di quelli che certo non vogliono il bene dell Chiesa e sono sicura che non è questo che tu vuoi, anzi tu vuoi esattamente il contrario !
    Per ritornare al discorso del Papa, l`ho riletto con attenzione, mi sembra che a più riprese egli ha parlato della responsabilità della Chiesa , dei laici verso” le membra sofferenti del corpo del Signore” .Ti rinvio ai paragrafi: testimonianze di carità e responsabilità civili e politiche dei cattolici.
    Che cosa volevi, che il Papa fosse più preciso ? Lo avrebbero accusato di fare un discorso politico , di ingerenza nella vita sociale e politica italiana.
    Sono d`accordo con te l`ignoranza religiosa è impressionante e anche di questo il Papa ha parlato.
    Non ti domando certo di cambiare, non me lo permetterei mai, è importante che il tuo grande talento sia al servizio del bene e del giusto….e, sono un pò cocciuta,….. ti ripeto le forme con cui tu l`esprimi non sono da trascurare !
    I tuoi fiori sono molto belli e ne ho una gran cura !( si dice?)
    Un abbraccio, Luisa

    20 Ottobre, 2006 - 10:35
  30. fabrizio

    Tonizzo, mi sono permesso di commentare il tuo editoriale proprio perchè ho capito che ci metti l’anima.
    un saluto, Fabrizio

    20 Ottobre, 2006 - 10:41
  31. Ricevuto. Grazie

    20 Ottobre, 2006 - 10:52
  32. Luigi Accattoli

    Ogni giorno imparo qualcosa dalla passione dei miei visitatori! Ho molto apprezzato la critica e l’autocritica all’editoriale di Tonizzo. Da giornalista solidarizzo con lui e con l’idea che quelle “tre ore” per riflettere non sempre le hai.”I tuoi articoli raggiungono le persone più disparate” scrive Fabrizio: quanto è vero, in più di trent’anni di professione quanti che non so e non immagino avrò raggiunto e magari commosso o scandalizzato senza rendermene conto… Luigi

    20 Ottobre, 2006 - 14:45
  33. Luigi, grazie a te per la pazienza. Dico “tre ore” per dire un tempo largo. E concordo su quello che dici a proposito delle persone commosse o scandalizzate dai pezzi.
    Sai, spesso penso ad una frase in un libro dei salmi, quello di Paolino Beltrame Quattrocchi. Era in dotazione al mio collegio quando ero studente e la sera recitavamo la preghiera di compieta. Da matricola l’ho guidata per tutto l’anno.
    Ecco, la frase nella prefazione diceva più o meno così: “Io, fratello, non ti conosco, ma Lui ti conosce. Sa chi sei, e questo mi basta. E per questo ti abbraccio con tanto affetto”. Ecco, mi commuoveva e commuove tuttora. Non sono solo. Non siamo soli. E ognuno di noi ha sempre una piccola grande storia da raccontare.

    20 Ottobre, 2006 - 14:53
  34. Altro invito a cena per Luisa. Tanto se aspetto Maria Grazia posso invecchiare. Terrò conto dei tuoi consigli.
    Sì, si dice “ne ho cura”
    Un abbraccio anche a te.

    20 Ottobre, 2006 - 14:59
  35. Luigi Accattoli

    Tonizzo scrive “non sono solo, non siamo soli”. Il tema della visita ultima di Benedetto in Baviera era: “Chi crede non è mai solo”. Luigi

    20 Ottobre, 2006 - 15:35

Lascia un commento