Verona: una Chiesa bella ma a dominante ecclesiastica

Sono a Verona per il convegno ecclesiale e sono colpito da due fatti, come già a Roma nel 76, a Loreto nell’85 e a Palermo nel 95 (c’ero sempre): che è una bella assemblea e che è fatta per quasi metà di consacrati. I partecipanti a pieno titolo (escludendo gli invitati) sono 2457, dei quali 1262 laici. Gli altri sono cardinali (10), vescovi (213), preti (605), religiosi e religiose (322), diaconi (39), laici consacrati (16). “Una maggioranza di laici” scrivono i giornali. Ma si tratta di una ben misera maggioranza numerica e non affatto reale: cioè maggioranza quanto al peso delle presenze e alla loro rappresentatività. Non che in Italia non vi siano laici significativi, ce ne sono e come ma non sono qui. Qui vi sono i laici cooptati dalla gerarchia. Recriminare per questa prevalenza reale dei consacrati (per dire insieme vescovi, preti, religiosi e laici assimilati) sarebbe un lamentarsi della ricchezza: i consacrati vogliono dire tempo pieno, dedizione, cultura teologica, afflato biblico e spirituale. Vorrei tanto riuscire a dire che in questa Chiesa il laicato non è ancora protagonista in proprio senza farne un lamento. Sono più di trent’anni che provo a dirlo e ancora non ci sono riuscito. Ma insisto a provare. Sarà il tema del mio blog in questi giorni.

Tra i libri che ho letto venendo qui c’è Chiesa padrona di Roberto Beretta (Piemme editore), appena pubblicato e che consiglio ai visitatori: dice quasi la mia idea, seppure con un tono di denuncia che non condivido. Il titolo mi ricorda il Chiesa madre e matrigna di Melloni che pure non mi era piaciuto. Il sottotitolo del volume di Beretta è: Strapotere, monopolio e ingerenza nel cattolicesimo italiano. Ingerenza delle “gerarchie onnipresenti”. Sì, l’argomento è questo, ma Beretta, Melloni e io (tre approssimazioni del laico protagonista in proprio) non abbiamo ancora le parole per dirlo.

15 Comments

  1. Francesco73

    Caro Luigi, sono decenni che sento parlare di laici e laicato nella Chiesa.
    Siamo sicuri che non ci sia da fare attenzione anche ai consacrati?
    Non vorrei che questo costante spostamento di attenzione sui primi abbia fatto trascurare a lungo la funzione, la vocazione, i doni e i problemi dei secondi. A me – se proprio devo essere sincero – la situazione di parecchio clero non pare granchè. Dal punto di vista formativo, della maturità umana, della capacità di far fronte all’impegno preso, della stessa passione intellettuale necessaria in questo tempo. Non giudico nessuno, ma le difficoltà ci sono. Occhio quindi. Non occupiamoci solo dei laici!

    19 Ottobre, 2006 - 13:01
  2. Caro Francesco, io sono decenni che sento parlare di laici e laicato nella Chiesa, e ho visto ben poco.
    Penso che non siamo ancora entrati nell’ordine di idee professato dal Concilio, quello di “popolo di Dio”. Se sei popolo, vuol dire – kennedyanamente – che non essendoci più pastori e pecore, allora tutti dobbiamo chiederci che cosa dobbiamo fare per la Chiesa, e non che cosa la Chiesa debba fare per noi.
    E’ vero, hai pienamente ragione quando dici che ci sono dei problemi. Ma uno di questi, credo, è proprio quello di dare obiettivi ai laici. E non generici appelli. C’è una sfera sociale che oggi è come dimenticata, a quarant’anni dalla Populorum Progressio mi sembra che in questo campo stiamo a rigirarci i pollici.
    Si è parlato di un’enciclica sociale del Papa, che dovrebbe trattare del lavoro. Me lo auguro di tutto cuore. Perché se così non fosse, allora il discorso veronese di oggi, pur bellissimo, sarebbe però un po’ troppo lontano da quello che i cattolici vivono ogni giorno in Italia. Un paese che ha problemi economici e sociali, non solo morali.
    Che cosa ne pensate?

    19 Ottobre, 2006 - 13:14
  3. Maria Grazia

    Ciao Tonizzo,io non sono d’accordo.Il discorso di oggi del Papa è un ottimo punto di partenza.Non possiamo parlare di Chiesa calata nel sociale se non si conosce l’ABC della dottrina cattolica.
    Prima si deve assicurare a chi lo vuole un adeguato insegnamento e poi si può parlare di encicliche sociali.Se non conosciamo la nostra identità,per me,è inutile parlare di laicato impegnato.
    Ciao MG

    19 Ottobre, 2006 - 13:49
  4. Mairia Grazia, non sono d’accordo io con te. Il Convegno doveva dare linee guida per il futuro, non una premessa generale.

    19 Ottobre, 2006 - 14:04
  5. Leonardo

    Se i preti facessero i preti e i laici facessero i laici, non sarebbe meglio? Un prete che celebra bene la santa messa, recita con devozione il breviario, è disponibile per le confessioni e per la direzione spirituale, si sforza di mantenersi povero e casto e di ubbidire al suo vescovo, non ha già fatto moltissimo (io direi tutto) per la chiesa? Un laico che cerca di vivere da cristiano in famiglia, nel lavoro e nella società non ne ha abbastanza?
    Francamente i problemi di rappresentanza o di democrazia nella chiesa mi lasciano del tutto indifferente. Del resto, di organismi, commissioni, assemblee, consigli e consulte nella chiesa ce ne sono anche troppi: anni fa il cardinale Ratzinger parlò acutamente di ‘autoccupazione’.

    19 Ottobre, 2006 - 15:05
  6. “Se i preti facessero i preti”… sbagliavano i preti operai a portare il Vangelo nelle fabbriche? Sbagliava il giovane Roncalli che prese le difese degli scioperanti?
    Il prete resta solo in Chiesa e ubbidisce alla Chiesa? Mi sembra ancora poco. Se siamo popolo siamo in trincea tutti assieme. E si salta assieme, se è necessario.

    19 Ottobre, 2006 - 15:24
  7. Leonardo

    Non so, non mi sento ovviamente di giudicare i casi personali, ma mi pare che in generale i preti operai abbiano finito per sentirsi molto operai e poco preti …
    Quanto alla difesa degli scioperanti, dipende: ci sono certamente dei casi estremi, delle emergenze umane in cui chiunque sia lì, prete o laico non importa, deve reagire, ma non è di questo che parlo …
    Il prete resta solo in chiesa? Mah, a me pare che oggi il problema sia tante volte quello di trovarcelo, in chiesa …

    19 Ottobre, 2006 - 15:45
  8. Francesco73

    Non so, non saprei dare un giudizio complessivo. La sensazione che io ho è che molti – troppi – laici cristiani assumano vesti, toni, stili preteschi e parrocchiali. Questo crea talvolta un pregiudizio, una barriera nella comunicazione con i lontani e con gli altri laici, che finisce per ridurre la stessa possibilità di evangelizzare. Se io penso al mio laico cristiano ideale lo vorrei evangelico nella fede e nelle opere, ma anche non catacombale, non monastico, non oratoriale. Lo vorrei capace di stare nel dibattito culturale, in grado di scrivere e parlare, di sedurre e non di allontanare. Di non respingere la bellezza. Su questo – mi pare davvero – siamo molto indietro.
    Quanto ai preti, li vorrei distinti, questo sì. Anche nelle forme esteriori. Vorrei fosse chiaro, evidente, che loro hanno scelto di essere testimoni del radicalmente Altro; che la loro esistenza è testimone di questa Alterità; che l’Invisibile e il Mistero cui sono consacrati è davvero il luogo decisivo della verità e del senso della vicenda umana. I preti li vorrei anch’essi capaci di attrarre, cioè du suscitare curiosità positiva. Di lanciare una sfida e una provocazione a conoscere una strada di vita per cui ne vale la pena. Li vorrei così per statura, paternità, cultura, spiritualità. Invece talvolta ho la sensazione che la vita ecclesiastica sia un ripiego, una sistemazione che anche in perfetta buona fede risponde a problemi del singolo, non a una volontà di essere “segno” per il mondo, con tutto quel che comporta. Mi paiono buoni e bravi amministratori di sacramenti, questo sì. Ma nulla di più, nulla di davvero affascinante.
    C’è molto da lavorare, insomma.

    19 Ottobre, 2006 - 17:44
  9. angela

    Carissimo Luigi,
    anche io, come sai , sono a Verona.
    In una veste insolita…come free lance!
    Una bella esperienza di Chiesa e di lavoro. Mi sembra di aver recuparato l’ energia di 20 anni fa. I colleghi di Telepace di quì non mi hanno degnato di uno sguardo , ma in compenso tutti, e dico tutti, gli altri mi hanno accolto con affetto ed interesse.
    E’ bello continuare a seguire il papa, poter raccontare la vita che anima i laici della Chiesa cattolica, e per la prima volta vedo Verona. Non ero mai stata invitata nella sede Veronese di Telepace …forse avevano paura del contagio?
    Questa mattina arrivando alla fiera alle 8.00 la vita della sala stampa mi ha rifatto tornare la voglia di non mollare. Poi ho sentito il papa. Un discorso complesso e semplicissimo . Basato su Amore e resurrezione, sulla unione intima di ogni cristiano vero con Gesù.
    Nel pomeriggio nello stadio un pò freddo , e secondo me non solo per il tempo coperto, ho cercato nel mio cuore di rispondere alla domanda del papa nell’omelia “Che ne è della nostra fede, in che misura sappiamo noi oggi comunicarla?”
    Oggi ho provato a comunicare questa giornata a voi dell’ agorà del blog

    Un saluto a tutti dalla sala stampa del pala fiera di Verona
    Angela Ambrogetti

    19 Ottobre, 2006 - 18:25
  10. Francesco, sull’idea di laicato che hai espresso mi trovi d’accordo. Hai dato voce ad un pensiero che non riuscivo ad esprimere. D’accordo anche sui preti “seduttori”. Col clergyman o la tonaca, d’accordo. Però senza tornare a quel concetto, che i chierici precedono i laici, che mi suona ormai desueto. E’ forse questa la “distinzione” che leggo nelle tue parole, sia pure in senso mooooolto lato?
    Leonardo: vero, forse per i preti operai c’è stata qualche esagerazione. Non ultima la Teologia della Liberazione (ecco il nervo scoperto… :-)). Che però non era un tentativo di marxistizzare il cristianesimo, quanto di fare emergere i problemi sociali nella Chiesa. Male interpretato, male eseguito certo. Ma il principio in sé non era sbagliato.

    19 Ottobre, 2006 - 18:47
  11. Luigi Accattoli

    Ieri ho incontrato Angela Ambrogetti alla sala stampa del convegno ecclesiale e l’ho abbracciata a nome di tutti i visitatori del blog che avevano detto la loro solidarietà. Da giornalista inveterato non so trattenermi dal fare domande e le ho chiesto se con quel lavoro di free lance per non ricordo quale agenzia riusciva a pagare le spese del soggiorno a Verona e mi ha detto “noooo!, ma sono venuta lo stesso perchè questo è il mio lavoro”. Un secondo abbraccio per questa generosità! Luigi

    20 Ottobre, 2006 - 14:25
  12. Una splendida lezione di dignità cristiana. Grazie davvero.

    20 Ottobre, 2006 - 14:41
  13. Francesca Benucci

    Una vera professionista, l’espressione di quanto sia bello amare il proprio lavoro e volerlo farlo anche se in mezzo a mille difficolta’, anch’io la abbraccio forte nella speranza di sentire ancora e al piu’ presto attraverso di lei ” la voce della chiesa” ” la voce del Papa…”
    Francesca

    20 Ottobre, 2006 - 20:55
  14. Christian Albini

    Appena tornato da Verona, leggo ora queste considerazioni. E’ vero che i delegati sono stati scelti dai vescovi, ma io ho non percepito (nei lavori di gruppo e negli scambi informali) una diffusa omologazione e acriticità nel rapporto con i vescovi. Anch’io sono stato scelto dal mio vescovo, ma non mi ha mai dettato nessuna linea da seguire e mi sono sempre sentito libero di esprimere i miei pareri davanti a lui. Così anche gli altri delegati della mia diocesi. Tanto che non ha mai preso posizione nelle nostre “controversie” (che il più delle volte nascevano a tavola). Anche in tanti altri delegati che ho conosciuto ho ricontrato la stessa sana libertà di giudizio. Il vincolo con il nostro vescovo è stato un vincolo prettamente ecclesiale, di comunione, non di sudditanza all’insegna del pensiero unico. Questo aspetto mi sembra essere stato tralasciato anche dalla maggior parte dei commenti che ho letto nelle rassegne stampa distribuite tutti i giorni. Secondo me sono state date letture fuorvianti del convegno, riconducibili a un dualismo Ruini-Tettamanzi. La mia sensazione è stata quella di una Chiesa in cui sensibilità diverse possono (legittimamente) convivere.

    20 Ottobre, 2006 - 21:12
  15. Luigi Accattoli

    E’ vero Christian, c’è questa risorsa del vincolo ecclesiale che tiene uniti i diversi e che rende accetta – sostanzialmente accettata da quasi tutti, presenti a Verona e spettatori interessati – una rappresentatività per cooptazione così poco rispondente alla sensibilità competitiva che maturiamo in altri campi. Il punto di domanda è se questo sistema di cooptazione garantisca l’espressione reale del laicato italiano. Io ne dubito. Credo che vi si esprima il laicato che già svolge mansioni ecclesiali, non quello impegnato nel mondo e che forse potrebbe dare l’apporto più originale in ordine alla “testimonianza della speranza”.
    Sappiamo bene che le diverse sensibilità di Ruini e di Tettamanzi possono convivere e anche fecondamente: è Ruini che a suo tempo volle Tettamanzi segretario della Cei e che ora l’ha convinto a presiedere il Comitato preparatorio. La questione è di nuovo quella detta sopra: c’è ascolto per sensibilità laicali profane? Cioè per laici cristiani che sono significativi per la loro professione, attività, arte, cultura e non per il ruolo ecclesiale già svolto? Ne hai trovati di tali laici a Verona? Forse c’erano. Raccontaci qualcosa. E l’invito vale anche per altri delegati rientrati nelle loro città.
    Grazie Christian. Luigi

    20 Ottobre, 2006 - 22:45

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