A Gerusalemme con Paolo accusato di “tradire Mosè”

Amici belli, il gruppo biblico che si riunisce a casa mia con il nome di “Pizza e Vangelo” lunedì 23 aprile, dopodomani, affronta un brano degli Atti [21, 15-26] nel quale Paolo arriva a Gerusalemme, dove inizia la sua “passione”, narrata dall’autore degli Atti avendo a orizzonte interpretativo la passione di Cristo. Nei commenti la mia introduzione al brano e il testo che leggeremo.

5 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Passio Pauli. L’espressione “Passione di Paolo” (Passio Pauli, in latino) è usata dagli studiosi del Nuovo Testamento per indicare i capitoli degli Atti degli Apostoli che vanno dal 21 al 28: dalla prigionia a Gerusalemme alla prigionia a Roma. Nel testo che leggeremo in questo appuntamento abbiamo il prologo alla “passione”, ovvero l’antefatto immediato dell’imprigionamento. E’ un brano di ardua interpretazione, che mette in scena ma anche forse vela i forti contrasti che dividevano la prima comunità cristiana: dietro a un racconto mirato a conciliare le posizioni, si intravvedono sostenitori dell’andata ai pagani praticata da Paolo, una fronda di dura opposizione a essa, componenti mediatrici o intermedie.

    21 Aprile, 2018 - 23:03
  2. Luigi Accattoli

    Paolo e il voto di nazireato. Le componenti intermedie, capeggiate da Giacomo, esponente principe in questo momento della Comunità giudeocristiana di Gerusalemme, propongono all’apostolo dei pagani di compiere un gesto dimostrativo che attesti la sua fedeltà alla Legge di Mosé, cioè all’ebraismo: è accusato di abbandonare la pratica di quella legge ed ecco che gli suggeriscono – per sottrarsi all’accusa – di andare al Tempio per compiervi, insieme ad altri quattro giudei cristiani, i riti di purificazione necessari per lo scioglimento di un voto di nazireato, già praticato da Paolo nel capitolo 18. L’apostolo accoglie la proposta, ma l’andata al Tempio segna l’avvio della sua “passione”. Gli elementi di interesse del brano sono più d’uno: l’evidenza delle divisioni nella prima comunità, la tenacia di Paolo nella sua scelta per i pagani restando giudeo, la sua disponibilità a compiere gesti di rispetto della Legge per evitare lo scandalo di una parte dei “fratelli”.

    21 Aprile, 2018 - 23:04
  3. Luigi Accattoli

    Atti 21, 15-26Dopo questi giorni, fatti i preparativi, salimmo a Gerusalemme. 16Vennero con noi anche alcuni discepoli da Cesarèa, i quali ci condussero da un certo Mnasone di Cipro, discepolo della prima ora, dal quale ricevemmo ospitalità.
    17Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente. 18Il giorno dopo Paolo fece visita a Giacomo insieme con noi; c’erano anche tutti gli anziani. 19Dopo aver rivolto loro il saluto, si mise a raccontare nei particolari quello che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo del suo ministero. 20Come ebbero ascoltato, davano gloria a Dio; poi dissero a Paolo: “Tu vedi, fratello, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e sono tutti osservanti della Legge. 21Ora, hanno sentito dire di te che insegni a tutti i Giudei sparsi tra i pagani di abbandonare Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le usanze tradizionali. 22Che facciamo? Senza dubbio verranno a sapere che sei arrivato. 23Fa’ dunque quanto ti diciamo. Vi sono fra noi quattro uomini che hanno fatto un voto. 24Prendili con te, compi la purificazione insieme a loro e paga tu per loro perché si facciano radere il capo. Così tutti verranno a sapere che non c’è nulla di vero in quello che hanno sentito dire, ma che invece anche tu ti comporti bene, osservando la Legge. 25Quanto ai pagani che sono venuti alla fede, noi abbiamo deciso e abbiamo loro scritto che si tengano lontani dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalle unioni illegittime”.
    26Allora Paolo prese con sé quegli uomini e, il giorno seguente, fatta insieme a loro la purificazione, entrò nel tempio per comunicare il compimento dei giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata l’offerta per ciascuno di loro.

    21 Aprile, 2018 - 23:05
  4. Luigi Accattoli

    Propongo ai visitatori del blog – da un paio di mesi – i testi che affrontiamo nel nostro gruppo biblico perché chi può tra i visitatori mi dia una mano nella preparazione della lectio: sono un autodidatta e può essere che mi legga qualcuno che sta leggendo o ha studiato la stessa pagina degli “Atti” e può aiutarmi a entrarvi. Ma faccio questa segnalazione anche perché chi è a Roma o capita a Roma nei nostri lunedì – ci vediamo a settimane alterne, ovvero ogni quindici giorni – venga alle nostre serate. Chi volesse esserci mi mandi un’e-mail e io gli darò il benvenuto e gli dirò il dove e il come.

    21 Aprile, 2018 - 23:05
  5. Clodine-Claudia Leo

    Caro Luigi, mi sono interessata agli Atti in passato. Uno studio capillare durato anni. Perché hai ragione:non è facile entrare nei meandri della storia,nei dettagli dei rapporti tra i dodici e il complesso degli altri apostoli seguaci di Cristo . Di certo, ed è fuori da ogni discussione, che solo di Pietro si è storicamente stabilita un’attività missionaria come apostolo e solo Luca 6,13 attesta che Gesù stesso chiamò “apostoli” i 12 e in seguito, secondo gli antichi testi, altri ricevettero il titolo di Apostoli oltre questi – penso al Andronuco, Giunia in Roma, poi Barnaba forse Silvano e Giacomo fratello del Signore le cui fonti sono tutte rintracciabili in Atti ma anche in Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio e scrittori come Egesippo-

    Il resto dei Vangeli, dicevo, presenta delle varianti: in Marco 3,14 i dodici non sono neppure chiamati Apostoli si dice che “Egli ne ordinò 12 per mandarli a predicare”. Solo presso Paolo l’apostolato riceve i connotati assoluti ovvero: apostolo è colui che è testimone del Risorto. Che ha ricevuto dal Signore l’incarico della predicazione missionaria Galati 1,15-17,. Poi, nella prima ai Corinzi rivendica anche per sé l’appellativo come “il minimo degli apostoli”.

    A questi Paolo contrappone gli “pseudo apostoli”

    Accenno questo in premessa del fatto che la spaccatura avviene tra i giudeizzanti della Palestina che rifacendosi ai super apostoli gerosolimitani testimoni oculari della Resurrezione rivendicano anche per loro l’autenticità dell’apostolato, senza essere stati delegati da Cristo. Pertanto il dubbio che questi predicatori itineranti non fossero ispirati dallo Spirito Santo ma subdoli lavoratori travestiti da apostoli è attestato in 2 ai Corinzi 11,13. Paolo aveva già difeso le sue scelte introducendo il Vangelo tra i Galati: un popolo pagano, celtico, i futuri galli , barbari barbuti e violenti , evangelizzati intorno al 50-51 e quando raggiunge Gerusalemme per il concilio erano trascorsi circa 17 anni dalla sua vocazione. Nelle due lettere ai Galati 1,18 – 2,9 racconta il suo incontro con “Cefa, Giacomo e Giovanni reputati colonne perché andassimo noi agli stranieri, ed essi ai circoncisi”.

    Allora da chi è costituita la fronda avversa giudeo cristiana, eretica e scismaticia che seduce e svia le comunità? E’ costituita da coloro che pur essendo credenti ritengono (lo dico la presente) la salvezza portata da Cristo non operante. E in quel contesto, senza non previa circoncisione, si vanificava sia la morte vicaria che la Resurrezione. In questo modo attribuivano a Mosè e alla legge un potere in prospettiva sovranazionale ed a questa aderivano spirituale e nell’imporla stroncavano ogni iniziativa di Paolo puntando sull’autenticità della Sua vocazione screditandone l’autorità dottrinale poiché, dicevano, non era apostolo come i Dodici…

    Furono loro ad infiammare l’atmosfera già tesa e portare discordia tra Pietro e Paolo, ad innescare la crisi all’interno della chiesa risolta dopo lo scontro chiamato “incidente di Antiochia” in cui si evidenzia l’errore di Pietro e degli altri che “Non camminavano rettamente secondo la verità del vangelo” (Ga 2:14).
    Camminare secondo Verità. E’ questo il punto…
    Non ricordo se ci fu una risposta di Pietro, so per certo che la comunione tra i due apostoli alla fine si raggiunse con un accordo, una sorta di compromesso in cui si riconosce la vocazione missionaria di Pietro per i circoncisi e di Paolo per i non circoncisi.. Un modo pacifico e fraterno di conciliazione mai veramente risolto.

    22 Aprile, 2018 - 23:01

Lascia un commento