A Salvatore Mazza che ha la Sla ed è più bravo che mai

“Quando oggi Cri mi prende per le mani e, indietreggiando e ondeggiando piano piano le braccia per aiutarmi a tenere l’equilibrio, guida i miei passi incerti, i pochi che riesco ancora a fare, mi sembra per davvero di ballare. E saranno anche, i miei, i passi tardi e goffi di un orso ferito, però per me sono quelli della più meravigliosa delle danze”: è Salvatore Mazza, collega di “Avvenire”, che racconta della Sla che l’ha colpito e della forza che gli viene da Cristina, con cui è sposato da 32 anni. Nei commenti l’intera storia e qualche mia parola d’accompagnamento.

10 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Il tatuaggio del nome di Cristina. Salvatore Mazza narra la malattia. Anche adesso che i muscoli si sono decisamente rimpiccioliti a causa della Sla, e la pelle quindi qua e là “avanza”, i miei tatuaggi sono ancora ben visibili e nitidi. Del resto sono molto semplici, piccoli; niente dragoni, e neppure quei complicati arzigogoli colorati che tanto spesso vediamo addosso a questo o quel calciatore. E hanno un loro significato ben preciso. Il primo è un simbolo araldico che in qualche modo, col suo disegno che richiama lo scudo dei cavalieri erranti, vuole rappresentare il mio sentirmi – da sempre – senza radici. E d’altra parte con un padre siciliano e una madre sarda, nato a Napoli quasi di passaggio, cresciuto a Genova, e trasferito a Roma all’inizio dell’adolescenza, avere un po’ di difficoltà a definire con precisione le proprie radici, o anche solo rispondere alla semplice domanda “di dove sei?”, credo possa essere considerato normale.
    Il secondo tatuaggio è una semplice lettera, una “C”. Ed è, come facilmente immaginabile, l’iniziale del nome di mia moglie, che in realtà si chiama Maria Cristina ma che io ho sempre chiamato Cri (nonostante le sue proteste, qualche volta). Il problema è che tra nome e cognome si tratta di una roba talmente lunga che sai quando inizi e non sai quando finisci, per cui almeno sul nome è meglio risparmiare. Il terzo, invece, sono alcuni versi di una canzone di Leonard Cohen, Suzanne, per me bellissimi, che fissano in poche, folgoranti parole che cosa leghi due anime per l’eternità. Il quarto e ultimo tatuaggio, infine, è il titolo di un’altra canzone di Leonard Cohen (per chi ancora avesse qualche dubbio, sì, è forse il mio autore preferito, e secondo me il premio Nobel avrebbero dovuto assegnarlo a lui piuttosto che a Bob Dylan). La canzone è Dance me to the end of love, che vuol dire qualcosa come “conducimi a passo di danza fino alla fine dell’amore”. Per chi non la conoscesse, consiglio di andarsela a sentire, è indimenticabile, e anche di leggerne la traduzione del testo. La cosa buffa, tornando al discorso dei tatuaggi, è che io non ho mai saputo ballare. Zero totale, la negazione assoluta; io e la danza ci siamo sempre trovati agli antipodi.
    Eppure quando oggi Cri mi prende per le mani e, indietreggiando e ondeggiando piano piano le braccia per aiutarmi a tenere l’equilibrio, guida i miei passi incerti, i pochi che riesco ancora a fare, mi sembra per davvero di ballare. E saranno anche, i miei, i passi tardi e goffi di un orso ferito, però per me sono quelli della più meravigliosa delle danze.

    26 Febbraio, 2019 - 21:57
  2. Luigi Accattoli

    Slalom da Sla. Questo racconto di sé il collega Salvatore Mazza l’ha pubblicato sull’Avvenire del 31 gennaio, nella rubrica intitolata “Slalom”, in cui tiene un incoraggiante diario in pubblico della malattia. Dopo quella puntata, che era la nona, il 14 febbraio è arrivata la decima dedicata alle figlie Giulia e Camilla, anche quella di forte bellezza e che ho gradito in modo speciale perché mi ha rinfrescato un’immagine di quasi vacanza di undici anni addietro che ha come personaggi Salvatore e Camilla. Camilla, oggi ha vent’anni, la ricordo sul sellino di dietro della bici, abbracciata al papà, che giunti a un punto di ripida discesa e risalita le diceva: “Camilla tienti forte che facciamo lo slalom”. Eravamo a Bressanone per le vacanze alpine di Papa Benedetto, c’era poco da scrivere e andavamo molto in bicicletta. Il recupero del nome della figlia, che avevo dimenticato, rimette a fuoco quel sereno giro in bicicletta tra i monti. La parola “slalom” è amata da Salvatore che l’ha scelta per il titolo della rubrica, giocando tra l’amato salto con gli sci (o con la bici) e la malattia che l’impedisce. Salvatore mio giocherellone.

    https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/un-padre-le-sue-figliee-la-nocesull-albero

    26 Febbraio, 2019 - 21:58
  3. Luigi Accattoli

    Il miele della vita. Sono due anni e mezzo che Salvatore combatte con la Sla. Aveva una rubrica di vaticanista su Avvenire, intitolata “Su questa pietra” e l’ha ancora. La leggo con interesse. Ma questa sulla malattia, che è partita a settembre, vale di più. Nella rubrica professionale Salvatore dà il miele del suo mestiere, in questa dà il miele della vita. Mando baci di gratitudine a lui, alle carissime Cristina, Giulia e Camilla. E al direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, che ora ha nello “Slalom” la più bella delle sue pagine.

    26 Febbraio, 2019 - 22:01
  4. Clodine-Claudia Leo

    In questo nostro mondo inguaribilmente malato di magniloquenza, ci arriva questa testimonianza così, come dire, autentica, cristallina, densa di un amore incandescente che tocca fin dentro l’anima e arriva dritta dritta al cuore.

    Possiamo anche continuare a chiederci, perché ? L’eterna domanda:perché la malattia, perché mi è capitato tutto questo. Non si può abbattere il pensiero. No, non si può. Intanto perché non è una soluzione anzi,sarebbe la sconfitta della ragione. Se non ci interrogassimo sul nostro destino, per quanto privi di risposte, se non uscissimo da noi stessi per raggiungere quel qualcosa o meglio “qualcuno” che è al di sopra di noi, si resterebbe impantani nelle sabbie mobili del non senso, dell’assurdo: una spada di Damocle peggiore della peggiore delle malattie e della stessa morte. Forse non troveremo mai la risposta in grado di appagare la nostra ansia,probabilmente gli scettici consiglierebbero di non investigare ,con quella prepotenza ideologica che tutto nega finanche una semplicissima realtà: che il fatto stesso di esistere, qualunque sia la condizione, è già una domanda, già la stessa esistenza la postula questa domanda: perché ci sono, chi ha voluto che io esistessi: non si viene dal nulla né si torna nel nulla. Una domanda che se non ci fosse allora, saremmo distrutti in partenza, sciagurati e negletti. Eccola la domanda di senso, ce la fornisce questa pagina di vita vissuta portata alla luce con quella divina semplicità che illumina tutte le cose anche quelle più oscure in barba alle tante elucubrazioni di pseudo sapienti parrucconi: ed è l’atto di fede, la certezza che Dio c’è, che la risposta è nel Suo esserci con me, per me, mi sostiene, mi guida al di là di ogni dolore, oltre ogni ragionevole dubbio

    27 Febbraio, 2019 - 8:25
  5. Clodine-Claudia Leo

    Caro Salvatore, intanto mi sei caro per due motivi, anzi tre . Il primo è quello di condividere la ricerca delle radici, anch’io come te non ho ancora capito donde le mie -nonna origini sarde, nonno forse Gallipoline o Leccesi chissà. Il cruccio di non aver indagato a fondo con l’unico che poteva dissipare questi dubbi era mio Padre, che mai interrogai né lui mi parlò. Egli , rimasto l’unico dopo la morte del solo fratello, visse gran parte della sua vita in Sicilia. Salito a Roma, giovanissimo, sposò mia madre, romana verace, da cui nacqui io, altro non so.
    Il secondo motivo è legato al tuo cognome che evoca in me ricordi meravigliosi: di una suora che lo aveva identico: Mazza.
    Era di San Giovanni Rotondo, la città di Padre Pio. Chissà, forse può essere un aiuto per la tua ricerca: probabilmente anche le tue origini sono Foggiane, in quanto è un cognome molto comune in quella zona.
    Il terzo è Leonard Cohen, il “poeta dell’oscurità”, che ha accompagnato la mia adolescenza e giovinezza. Quante volte avrò cantato con le amiche di scuola le sue canzoni in quell’ improbabile inglese che non mi è mai riuscito pronunciare e capire…

    Ti dedico Suzanne, che rappresenta la pietra miliare..
    E ti abbraccio..
    Claudia

    https://youtu.be/5NS2cKVLIaE

    27 Febbraio, 2019 - 9:47
  6. Fabrizio Scarpino

    Un abbraccio a Salvatore e alla sua famiglia, che Dio li benedica.

    27 Febbraio, 2019 - 12:50
  7. giuseppe di melchiorre

    Alle mie umili preghiere mattutine per gli ammalati aggiungerò anche il caro Salvatore!!! Che Gesù lo aiuti, come sicuramente farà, lui che guariva anche chi non glielo chiedeva… Non per nulla è un Dio-Amore!!!…
    Caro Salvatore, coraggio che sarai anche Salvato in questa vita da chi VITA è!!!
    E’ il mio fraterno augurio, fondato nell’Amore-SALVATORE SALVANTE!!!
    Un abbraccio a te e a chi ti sta vicino per il bene che ti vuole!!!…

    27 Febbraio, 2019 - 14:21
  8. Amigoni p. Luigi

    Solidarietà affettuosa a Salvatore Mazza e ai suoi e, con loro, alla grande famiglia di Avvenire.

    27 Febbraio, 2019 - 21:29
  9. Pasquale VILARDI

    La mia più sentita ammirazione per il coraggio di Salvatore.
    Vorrei ricordare in questo contesto le sofferenze di Olimpia , amica storica del gruppo di Don Sante. affetta dalla medesima malattia.
    Colgo l’occasione per segnalare un toccante libro-diario di Cesarina Vighi (“scendo, buon proseguimento”) che raccoglie la corrispondenza telematica “ultima” con familiari (in particolare con la figlia), ed amici . Il libro è stato pubblicato circa dieci anni addietro.

    1 Marzo, 2019 - 9:21

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