AD 1940 Missione Imperiale

Ricapito alla Parrocchia della Natività notissima in Roma – quartiere Appio Latino – e per la prima volta m’avvedo di un cippo, alla porta, con questa scritta cubitale: “AD 1940 / Missione Imperiale”. Interpreto a ruota libera: correva l’anno del Signore 1940, c’era l’Impero a quei dì, l’Italia era appena entrata in guerra o stava per entrarvi; e qui si teneva una “missione”, intesa come un corso intensivo di predicazioni e detto corso veniva iscolpito super petram – sulla pietra – col titolo di “imperiale”. Dopo il 25 aprile tali scritte furono raschiate, biffate, cancellate ma questa è restata imperterrita. Chi ne conoscesse una simile me la segnali.

8 Comments

  1. Marcello

    Nella navata destra della parrocchia dei santi Fabiano e Venanzio (ultima parrocchia romana di don Andrea Santoro) c’è un grande crocifisso in legno che ha una targa con l’iscrizione (al plurale) “missioni imperiali”.

    Spero di ricordare bene. E’ qualche anno che non ci vado.

    2 Maggio, 2014 - 10:15
  2. Luigi Franti

    Ecco un argomento interessante di cui discutere.
    Scommetto che qui a tutti ha fatto un certo effetto sentir parlare di “missioni imperiali”: a qualcuno sarà venuta l’orticaria, ma riconosco che perfino a me non sembra di primo acchito una cosa tanto giusta … Abbiamo tutti assunto pacificamente una certa mentalità e ci sembra scontato che qualsiasi legame, commistione o interferenza tra l’annuncio del vangelo e altro (fattori e interessi politici, economici, culturali ecc. ecc.) sia come una bestemmia. “Missioni imperiali”, poi, suona talmente fascista … e – come dice roberto55 – i conti con i fascisti li abbiamo chiusi nel 1945 (chissà se nel conto include anche i tanti preti barbaramente assassinati dai comunisti; chissà se nelle finche di quei registri dove si trovano quei conti si legge anche il nome di Rolando Rivi … ma lasciamo stare).
    Insomma, siamo tutti d’accordo (e mi ci metto anch’io) che di missioni imperiali non si deve neanche parlare.

    Però …

    2 Maggio, 2014 - 12:10
  3. Luigi Franti

    Però mi viene questo pensiero: quando Costantino fece quel che fece, i cristiani (secondo l’opinione di gran lunga prevalente tra gli storici, poi si capisce che numeri certi non ne abbiamo) erano ancora una minoranza nell’impero. Anzi, erano una minoranza ben lontana dall’accingersi a diventare maggioranza. Con buona pace delle spacconate di un Tertulliano (“siamo nati ieri e abbiamo già riempito il mondo”), è assai verosimile che in molte regioni dell’impero i cristiani fossero ancora una presenza numericamente molto ridotta.
    Il punto è: da Costantino in poi, divenne sempre più “agevole” diventare cristiani, nel senso che il potere politico ci mise del suo e alla fine di un processo certo non lineare e non privo di controindicazioni si ebbe una società in cui incontrare il cristianesimo, anzi essere educati cristianamente, era la sorte comune.

    2 Maggio, 2014 - 12:16
  4. Luigi Franti

    A molti, qui dentro, farà orrore anche questa prospettiva. C’è quasi la libidine di vedere la chiesa povera, spoglia, priva di mezzi, emarginata, perseguitata ecc. ecc. … la libidine di un mondo in cui per essere cristiani bisogna essere a) così fortunati da essersi imbattuti in un annuncio quasi invisibile; b) così eroici da averlo seguito in un mondo ferocemente ostile.

    Io invece penso un’altra cosa: se non ci fosse stato Costantino, se il mondo romano fosse rimasto pagano, il cristianesimo non sarebbe oggi anche qui da noi una religione di nicchia? Un po’ come in Giappone, per dirne una.
    E se fosse una religione di nicchia, quante probabilità avrei avuto io, proprio io, di diventare cristiano?
    Ma se non fossi cristiano (un cattivo cristiano, d’accordo, ma pur sempre un cristiano) che cosa sarei io? Nulla.

    Di fronte a tutto questo, anche le missioni imperiali finiscono per dispiacermi meno.

    2 Maggio, 2014 - 12:22
  5. lorenzo

    Sulle commistioni o interferenze tra l’annuncio del Vangelo e altro, che per secoli sono state realtà quotidiana, piu’ che avere assunto una certa mentalità , abbiamo un ben preciso insegnamento del Magistero.

    12 marzo del 2000, grande giubileo, “Giornata del Perdono”.
    Questa la preghiera non equivoca di papa Giovanni Paolo II allora:

    “Signore, Dio di tutti gli uomini,
    in certe epoche della storia
    i cristiani hanno talvolta accondisceso a metodi di intolleranza
    e non hanno seguito il grande comandamento dell’amore,
    deturpando così il volto della Chiesa, tua Sposa.
    Abbi misericordia dei tuoi figli peccatori
    e accogli il nostro proposito
    di cercare e promuovere la verità nella dolcezza della carità,
    ben sapendo che la verità
    non si impone che in virtù della stessa verità.
    Per Cristo nostro Signore. ”

    E, nella stessa occasione, il commento della Commissione Teologica Internazionale da lui insediata ad hoc, dettagliava:

    “Alla controtestimonianza della divisione fra i cristiani bisogna aggiungere la CONTRO-TESTIMONIANZA delle varie occasioni in cui nel millennio trascorso sono stati impiegati mezzi dubbi per conseguire fini giusti, quali sono tanto la predicazione del Vangelo, quanto la difesa dell’unità della fede: ” Un altro capitolo doloroso sul quale i figli della Chiesa non possono non tornare con animo aperto al pentimento è costituito dall’acquiescenza manifestata, specie in alcuni secoli, a metodi di intolleranza e persino di violenza nel servizio della verità “.(78) Ci si riferisce alle forme di evangelizzazione che hanno impiegato strumenti impropri per annunciare la verità rivelata o non hanno operato un discernimento evangelico adeguato dei valori culturali dei popoli o non hanno rispettato le coscienze delle persone a cui la fede veniva presentata, come pure alle forme di violenza esercitate nella repressione e correzione degli errori. ….Da quei tratti dolorosi del passato emerge una lezione per il futuro, che deve indurre ogni cristiano a tenersi ben saldo all’aureo principio dettato dal Concilio: ‘La verità non si impone che in forza della stessa verità, la quale penetra nelle menti soavemente e insieme con vigore’ “.(80) “

    2 Maggio, 2014 - 12:28
  6. Luigi Accattoli

    Minimo aiuto epigrafico. Anche dalla foto linkata da Marcello – ma meglio sul posto – si vede bene che la scritta dice MISSIONE IMPERIALE e non MISSIONI IMPERIALI. Sono curioso dell’evento o del programma a cui si riferiva.

    2 Maggio, 2014 - 12:58
  7. Luigi Franti

    Chiedo scusa per il fuori tema, non del tutto fuori perché in fin dei conti sempre di epigrafia, sia pure digitale, si tratta. Ho dato un’occhiata al sito della santa sede, rinnovato nella grafica. Che ne dite, non è un tantinellino troppo francescocentrico, almeno così a colpo d’occhio?
    (Forse De Sanctis direbbe: tal contenuto, tal forma!)

    2 Maggio, 2014 - 16:31

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