Al Giubileo in bicicletta: “L’ho portata per benedirla”

Il Giubileo dei camminanti, dalla Madonna dei Monti a San Pietro (vedi post del 28 aprile), è stato una felice fatica dalla quale sono appena rientrato e che ora racconto. Parto dal fatto che uno di noi aveva con sé la bicicletta e l’ha dovuta lasciare all’esterno della Basilica di San Pietro, accanto alla Porta della Preghiera dalla quale siamo entrati. “Come mai sei venuto in bicicletta?” – “Per benedirla. E’ restata fuori ma la benedizione arriva anche lì”.

23 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Andremo nella casa. Partiamo puntuali alle 09.30 dalla chiesa della Madonna dei Monti, pregato il Salmo 122: “Quale gioia quando mi dissero: / andremo alla casa del Signore”. “Vedete com’è bella la nostra chiesa senza banchi?” dice il parroco. Mai vista vuota prima d’ora. E’ più colorata, più chiara. E’ vuota per i lavori di consolidamento della cupola. Fino a ieri qua in mezzo c’era una gru.

    30 Aprile, 2016 - 18:08
  2. Luigi Accattoli

    Vedi fino a terra. Cerco un poeta per dire l’effetto della navata sgombra. Forse Leopardi: “Sgombrasi la campagna / e chiaro nella valle il fiume appare”. Sgombrata la grande aula appaiono chiare le paraste e le cornici delle cappelle. Ora le vedi fino a terra. Vedi il pavimento con tutto l’intarsio dei marmi.

    30 Aprile, 2016 - 18:10
  3. Luigi Accattoli

    Tre santi pellegrini. Salutiamo San Benedetto Giuseppe Labre, che è sepolto nella nostra chiesa e che qui è morto, e partiamo. Sarà un pellegrinaggio con tre santi pellegrini: il nostro Benedetto Giuseppe, Ignazio di Loyola, Filippo Neri. Faremo infatti due soste: una al Gesù, dove Ignazio visse e morì e dov’è sepolto; un’altra alla Chiesa Nuova dove visse e morì e dov’è sepolto Filippo.

    30 Aprile, 2016 - 18:17
  4. Luigi Accattoli

    Misteri della Gioia. Andiamo seguendo i segni che sono stati posti a terra per il quarto itinerario giubilare, quello mariano, che va da Santa Maria Maggiore a San Pietro: tondi di colore azzurro uno dietro l’altro. “A che servono?” chiedono i bambini che sono con noi. Una signora guida il rosario, Misteri della Gioia. Siamo un centinaio, novanta alla partenza, con aggiunte alle due tappe. Forse alla fine 120.

    30 Aprile, 2016 - 19:01
  5. Luigi Accattoli

    Santi insieme. Al Gesù il parroco spiega perché siamo lì, accanto alla tomba di Ignazio. Dice che abbiamo scelto questi due santi come nostri accompagnatori, Ignazio il santo delle missioni e degli esercizi spirituali, Filippo il santo degli oratori e della gioia, che sono insieme così simili e così diversi, per averne un aiuto a intendere che tante possono essere le vie per andare al Signore. Ignazio e Filippo erano contemporanei e si conoscevano, Filippo più giovane di una ventina d’anni, e furono canonizzati insieme da Gregorio XV nel 1622. Come quando Papa Francesco, dice il parroco, ha canonizzato insieme due anni fa, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

    30 Aprile, 2016 - 19:37
  6. Luigi Accattoli

    Varietà dei santi. Sulla varietà dei santi ascoltando il parroco io pensavo al nostro Benedetto Giuseppe Labre che era un nobile e si fece barbone e visse nella seconda metà del settecento e fu riconosciuto santo a furor di popolo, in Roma, in una stagione nella quale la Chiesa romana era più che mai ornata di damaschi e merletti. Coraggio mi dicevo stamane al Gesù: i santi sempre ci sono e sempre vengono riconosciuti.

    30 Aprile, 2016 - 19:55
  7. Luigi Accattoli

    Non tocca a lui fare le prediche. Alla Chiesa Nuova davanti alla tomba di Filippo Neri veniamo accolti dal sacrista che è lì da quarant’anni e ci dà una preghiera e raccomanda di dirla ogni giorno perché “così otterremo grandi favori”. Ma viene il parroco che lo caccia dal microfono: “Non tocca a lui fare le prediche”. Gliel’abbiamo chiesto noi, dice il nostro parroco e quello aspro: “Parli lei non il sacrestano”. Andiamo per santi ma ci andiamo litigando, secondo la migliore tradizione.

    30 Aprile, 2016 - 20:11
  8. Luigi Accattoli

    Al Ponte che li ha visti tutti. Al Ponte Sant’Angelo mia illustrazione dell’importanza di quel ponte per i Giubilei: li ha visti tutti. Dal 1300 a oggi su di esso sono passati i perdonanti e fino al 1900 quasi tutti vi passavano non essendoci gli altri ponti che sono venuti dopo l’unità d’Italia. Il ponte Milvio era troppo a nord e il ponte Sisto era troppo a sud. Dante vide il doppio senso di marcia che era stato organizzato tra i due parapetti per “l’esercito molto” del primo Giubileo. E nel 1450 vi fu un parapiglia con schiacciamento e annegamento di 172 pellegrini, manco fosse La Mecca. Morirono anche quattro cavalli e una mula. Causa del malestro fu un tiro di cavalli imbizzarriti nel mezzo della calca.

    30 Aprile, 2016 - 20:45
  9. Luigi Accattoli

    Dal ponte inizia la penitenza. Folla dappertutto, seguire il parroco. Perdiamo pezzi. Li reincolliamo sette volte . C’è il percorso protetto. Ma noi dobbiamo passare di là perché ci aspettano in piazza del Sant’Uffizio. Nient’affatto: potete entrare solo da lì perché dovete essere controllati. Macchè controllati: ci hanno detto che avremmo evitato il metaldetector. Ma questo è solo un controllo delle borse. Panini e ombrelli. Potete passare. Non troviamo più il parroco che ora apre un ombrello da donna per farsi vedere: “Non mi fotografate”. Girando all’esterno del colonnato la penitenza infittisce. Devi correre, ma dov’è restato il diacono maronita. Vedi di schivare altri pellegrini che vengono in senso contrario chissà perché. Abbiamo perso le suore. I bambini non si debbono perdere, gli altri non importa. Le suore ancora meno. Infine il controllo al Petriano. Non da qui, da qui si esce. Indietro e via oltre l’altra transenna. Capo, quello con la bicicletta lo facciamo passare?

    30 Aprile, 2016 - 21:01
  10. Luigi Accattoli

    Porta Santa ai supplementari. Calorosa omelia del cardinale Angelo Comastri. Ma non abbiamo passato la Porta Santa. Vale lo stesso. Ma che dirai, ci andiamo alla fine. Camminate fino in fondo, uscite nell’atrio dalla porta di destra e rientrate dalla Porta Santa che è a sinistra. Nell’atrio il parroco va col Salmo 24: “Chi potrà salire il monte del Signore? / Alzate o porte la vostra fronte”. Solo noi potevamo passare la Porta Santa contromano, dice il diacono maronita. Non è stato contromano ma ai supplementari, corregge il parroco.

    30 Aprile, 2016 - 21:15
  11. Luigi Accattoli

    Pranzo al sacco nel parco del Collegio Urbano, avendo in faccia la Cupola, la Sistina, le vetrate di San Damaso, in bocca panini e uova sode. Ma guarda ‘sti preti sì che posti. Qui non ci sarei mai venuta se non facevo il Giubileo.

    30 Aprile, 2016 - 21:21
  12. Luigi Accattoli

    Certo che è venuta, ci ha raggiunti al Gesù. Inoltre al momento di entrare dal Cancello Petriano siamo stati affiancati da un pellegrinaggio di Città di Castello, vescovo in testa. Avevano anche un bambino di sei mesi di nome Pietro. Ti abbiamo pensato e ti abbiamo mandato gli angeli.

    30 Aprile, 2016 - 21:36
  13. Non sapevo niente di questo pellegrinaggio. Peccato.

    30 Aprile, 2016 - 22:15
  14. Avete mandato gli angeli nel senso di messaggeri, oppure proprio quelli con le ali?

    30 Aprile, 2016 - 22:30
  15. Luigi Accattoli

    Poco prima della nostra messa c’era stata nella piazza l’Udienza giubilare del sabato al termine della quale Francesco aveva salutato anche i pellegrini venuti dalla tua terra:

    Saluto i numerosi gruppi parrocchiali, le associazioni, specialmente il movimento mariano “Betania ecclesiale”, l’associazione “Le opere del Padre”, la Scuola “Figlie di San Francesco di Sales” di Città di Castello, con il loro Vescovo. Il tuo vescovo ha concelebrato con Comastri.

    1 Maggio, 2016 - 9:14
  16. Anch’io ho frequentato quella scuola che festeggia quest’anno il duecentesimo compleanno. Sono contenta che il Papa abbia mandato un saluto particolare.

    1 Maggio, 2016 - 10:42
  17. Oggi desidero riflettere con voi su un aspetto importante della misericordia: la riconciliazione. Dio non ha mai mancato di offrire il suo perdono agli uomini: la sua misericordia si fa sentire di generazione in generazione. Spesso riteniamo che i nostri peccati allontanino il Signore da noi: in realtà, peccando, noi ci allontaniamo da Lui, ma Lui, vedendoci nel pericolo, ancora di più ci viene a cercare. Dio non si rassegna mai alla possibilità che una persona rimanga estranea al suo amore, a condizione però di trovare in lei qualche segno di pentimento per il male compiuto.

    Con le nostre sole forze non ce la facciamo a riconciliarci con Dio. Il peccato è davvero un’espressione di rifiuto del suo amore, con la conseguenza di rinchiuderci in noi stessi, illudendoci di trovare maggiore libertà e autonomia. Ma lontano da Dio non abbiamo più una meta, e da pellegrini in questo mondo diventiamo “erranti”. Un modo di dire comune è che, quando pecchiamo, noi “voltiamo le spalle a Dio”. E’ proprio così; il peccatore vede solo sé stesso e pretende in questo modo di essere autosufficiente; perciò, il peccato allarga sempre di più la distanza tra noi e Dio, e questa può diventare un baratro. Tuttavia, Gesù viene a cercarci come un bravo pastore che non è contento fino a quando non ha ritrovato la pecora perduta, come leggiamo nel Vangelo (cfr Lc 15,4-6). Lui ricostruisce il ponte che ci ricongiunge al Padre e ci permette di ritrovare la dignità di figli. Con l’offerta della sua vita ci ha riconciliati col Padre e ci ha donato la vita eterna (cfr Gv 10,15).

    «Lasciatevi riconciliare con Dio!» (2 Cor 5,20): il grido che l’apostolo Paolo rivolse ai primi cristiani di Corinto, oggi con la stessa forza e convinzione vale per tutti noi. Lasciamoci riconciliare con Dio! Questo Giubileo della Misericordia è un tempo di riconciliazione per tutti. Tante persone vorrebbero riconciliarsi con Dio ma non sanno come fare, o non si sentono degni, o non vogliono ammetterlo nemmeno a sé stessi. La comunità cristiana può e deve favorire il ritorno sincero a Dio di quanti sentono la sua nostalgia. Soprattutto quanti compiono il «ministero della riconciliazione» (2 Cor 5,18) sono chiamati ad essere strumenti docili allo Spirito Santo perché là dove ha abbondato il peccato possa sovrabbondare la misericordia di Dio (cfr Rm 5,20). Nessuno rimanga lontano da Dio a causa di ostacoli posti dagli uomini! E questo vale anche – e lo dico sottolineandolo – per i confessori – è valido per loro -: per favore, non mettere ostacoli alle persone che vogliono riconciliarsi con Dio. Il confessore deve essere un padre! E’ al posto di Dio Padre! Il confessore deve accogliere le persone che vengono da lui per riconciliarsi con Dio e aiutarli nel cammino di questa riconciliazione che stiamo facendo. E’ un ministero tanto bello: non è una sala di tortura né un interrogatorio, no, è il Padre che riceve e accoglie questa persona e perdona. Lasciamoci riconciliare con Dio! Tutti noi! Questo Anno Santo sia il tempo favorevole per riscoprire il bisogno della tenerezza e della vicinanza del Padre per ritornare a Lui con tutto il cuore.

    Fare esperienza della riconciliazione con Dio permette di scoprire la necessità di altre forme di riconciliazione: nelle famiglie, nei rapporti interpersonali, nelle comunità ecclesiali, come pure nelle relazioni sociali e internazionali. Qualcuno mi diceva, nei giorni scorsi, che nel mondo ci sono più nemici che amici, e credo che avesse ragione. Ma no, facciamo ponti di riconciliazione anche fra noi, incominciando dalla stessa famiglia. Quanti fratelli hanno litigato e si sono allontanati soltanto per l’eredità. Questo non va! Quest’anno è l’anno della riconciliazione, con Dio e fra noi! La riconciliazione infatti è anche un servizio alla pace, al riconoscimento dei diritti fondamentali delle persone, alla solidarietà e all’accoglienza di tutti.

    Queste le parole dette dal Papa mentre eravate in pellegrinaggio.

    1 Maggio, 2016 - 13:02
  18. Queste le scuole che festeggiano i 200 anni della fondazione:
    http://www.teveretv.it/news/2016/gennaio/19/le-figlie-di-san-francesco-di-sales-festeggiano-il-bicentenario-e-invitano-tutti-gli-ex-alunni/

    Comunque nel testo c’è un errore. Infatti il vescovo Mondelli nel 1816 fondò la scuola non per educare i ragazzi, che già avevano educatori, come l’oratorio di San Filippo Neri, ma le ragazze. In questi 200 anni ci sono state a Città di Castello lotte violente contro questo Istituto, per togliere loro il monopolio dell’educazione femminile. Ora le suore hanno accettato anche i ragazzi, ed hanno tutti gli ordini di scuola, dall’asilo alla 5° superiore.

    1 Maggio, 2016 - 13:43
  19. roberto 55

    Grazie, innanzitutto, a Luigi per questo report, vivace, persino appassionante, del vostro pellegrinaggio, e grazie ad Antonella per aver condiviso con noi le belle parole di Papa Francesco e per averci fornito questo “spaccato” di vita di provincia (nel senso migliore dell’espressione), riguardante la Scuola delle “Figlie di San Francesco di Sales”.
    Io m’inserisco tra voi solo per proporre a tutti un pensiero (molto semplice: il contrario non sarebbe da me ………..) sull’odierna festività di San Giuseppe Lavoratore, nonché (più “laicamente”) del Primo Maggio e sul valore – che questa ricorrenza ci suggerisce – etico, prima ancora che sociale, e, innanzitutto, “antropologico”, del lavoro, come bene “in sé”, appartenente ad ogni uomo, e come diritto di ogni persona e fattore di sua promozione ed emancipazione: credo che una riflessione sul punto sia tanto più necessaria per il momento che stiamo attraversando, in Italia (e non solo: ad esempio, in questi giorni, pure in Francia), ove questo valore – cui tanti nostri Papi hanno dedicato pagine importantissime (dalla “Rerum novarum” alla “Caritas in Veritate”, passando per la “Quadrigesimo anno”, la “Populorum progressio”, e la “Laborem Excercens”: chi ne sa più di me mi perdonerà per le involontarie omissioni in cui sono certamente incorso) e solennemente affermato dall’articolo 1 della nostra Costituzione (e scusate se è poco ….) – è sempre più attaccato e pregiudicato dal suo processo di mercificazione; l’alto tasso di disoccupazione che colpisce la nostra comunità nazionale, ed il livello, a dir poco incivile, della piaga degli infortuni sul lavoro (che colpisce sopratutto giovani, precari e stranieri) ne sono la conseguenza.
    Anche per questo, buon Primo Maggio a tutti !

    Roberto Caligaris

    1 Maggio, 2016 - 14:55
  20. picchio

    mi unisco ai ringraziamenti di Roberto 🙂
    cristina vicquery

    1 Maggio, 2016 - 16:32

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