Aldo Mei: “Vi lascio le pecore le api i piccioni”

Il 30 novembre compie cent’anni Arturo Paoli, indomito prete di Lucca che si diede da fare per salvare ebrei durante l’occupazione nazista [ha avuto il riconoscimento di “giusto delle nazioni”] e cento anni avrebbe oggi un altro prete lucchese che fu fucilato nell’agosto del 1944, a 33 anni, per aver nascosto un ragazzo ebreo. Ieri e oggi si fa a Lucca un convegno in sua memoria: La Chiesa di fronte all’estremo: don Aldo Mei, la Diocesi di Lucca e oltre. l convegno ha parlato anche il centenario don Arturo. Mi ero occupato della bella figura di don Mei nel volume Nuovi martiri e qui si può leggere il profilo che ne tracciai, aggiornato alle ultime pubblicazioni. Nel volume pubblicato per il centenario della nascita [Don Aldo Mei martire del XX secolo] c’è un’edizione critica del “testamento” che don Aldo scrisse nelle pagine bianche del breviario. La sostanza si conosceva già. Ma quelle ultime parole di un martire dell’aiuto agli ebrei erano state depurate dalle allusioni alla vita quotidiana che invece sono nell’edizione critica e che a me suonano come le più care. Per esempio scrive alla perpetua Agnese Perfetti: “Vi lascio il letto di legno – le pecore il migliore arnia di api – arnia completa e le altre bestie compreso piccioni e quel che resta di generi alimentari“. Trovo straordinario che quest’uomo di 33 anni appena udita la sentenza di morte si preoccupi di donare alla donna che governava la sua casa “contadina” le cose di cui lei aveva cura: il letto, le pecore, le api e i piccioni. Nel primo commento una poesia di Elena Bono dedicata ad Aldo Mei.

12 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Mi ha insegnato mio padre

    Mi ha insegnato mio padre
    che il cuore dell’uomo
    è un altare
    dove ogni giorno
    ogni istante – della notte e del giorno –
    discende Gesù
    agnello sacrificale
    che porta sopra di sé
    i peccati del mondo.
    Tante candele ci sono
    sopra l’altare.
    Oggi ne ho acceso
    anche un’altra:
    per don Aldo Mei
    il pretino di Lucca
    che aveva nascosto
    un giovane ebreo.
    Arrestato dalla Gestapo
    a morte fu condannato.
    Morì perdonando
    a tutti tutto
    e chiedendo perdono di tutto a tutti,
    insieme a don Bobbio, Minzoni
    e ai preti di Marzabotto,
    a un monsignore di curia
    ucciso anche lui
    alle Ardeatine.
    Mentre agitava
    la busta intestata
    con le chiavi di Pietro
    dove Sua Santità
    proponeva il riscatto
    di dieci dei condannati
    fu fulminato dai mitra.
    Cadde bocconi il bel Monsignore
    e fu inizio al massacro.
    O sante candele
    che ardete nel mio cuore.

    Elena Bono
    Chiavari, 18 ottobre 2011
    Per Don Aldo Mei
    martire della carità

    24 Novembre, 2012 - 0:06
  2. lorenzo

    La grande ricchezza di cui godiamo tutti, sempre, noi che siamo di Cristo in tutti i tempi, io credo non sia tanto la sapienza, la teologia, la filosofia, l’arte, la musica sacra, la dogmatica, la liturgia.
    Che pure sono dei tesori a cui manco so accostarmi.
    Ma è la ricchezza del martirio di tanta gente. Alcuni passati alla storia, altri meno, tanti di cui nemmeno conosciamo il nome. I martiri ricordano a tutti,e prima di tutto a noi-loro fratelli-, e a me, il bestione che sono, che non servono lauree, virtù particolari, doti mistiche per lasciarsi afferrare dalla passione per Gesù ( e dalla passione di Gesù) e spalancare le nostre braccia, sempre per tutti qualunque e poveracce, e unirle alle Sue per dare la vita.
    A chi fosse tentato di pensare che il martirio non lo riguarda, io metto un braccio sulla spalla, una mano sulla testa, gli occhi negli occhi e dico: ma Cristo ti riguarda, eccome.Se no non staresti qua.
    A chi pensasse di essere troppo terra terra per questa strada: don Aldo va a morire e pensa alle sue povere quattro cose da lasciare alla perpetua.
    A chi fuggisse da questa idea con orrore e con terrore, tutta la mia simpatia e tutta la mia condivisione.Però lo sappiamo bene , e lo intuiamo ancora meglio, che la libertà vera sta nel darla via, la nostra vita; la realizzazione di noi sta nel non pensare a noi; la pienezza del nostro tempo sta nel non attaccarcisi per niente.
    Quante volte facciamo su di noi il segno della croce?
    Viene il momento in cui noi ci facciamo segno.

    24 Novembre, 2012 - 2:20
  3. Gioab

    “Sono a Trento al Centro Famiglia della diocesi sul tema Parlare di Gesù ai figli piccoli e a quelli che “voltati se ne vanno”.”

    E che gli dici ? Gli racconti di quello che voleva ammansire le belve, ma appena visto il leone gli disse: “allontanati che ho paura di essere sbranato ?”

    Lo sapevi che Gesù aveva detto : “ chi viene a me non lo scaccerò affatto” ( Gv 6.37) – Facile parlare di Gesù……

    24 Novembre, 2012 - 12:10
  4. lorenzo

    … e se sei a Trento, Luigi, a proposito di martiri, ricordati (e ricordami a) padre Mario Borzaga, trentino di La Bolghera e restato e mai piu’ trovaro in Laos a meno di trent’anni….
    🙂

    24 Novembre, 2012 - 12:45
  5. giosal

    L’ultima volta che ho visto Fratel Arturo risale a qualche anno fa.
    Gli portai un librino e lui mi disse: “Non so se lo potrò leggere…”.
    Gli risposi: “Sì, si! È scritto in linguaggio molto semplice”.
    Lui rise e aperse un cassetto. Ne tirò fuori una lente, larga come una padella. Mi fece vedere come la usava: in realtà, attraverso quella potevamo leggere comodamente in due allo stesso tempo.
    Poi cominciò a parlare, come suo solito: dai suoi ricordi d’infanzia alle vicende del Vangelo; dalla sua lunga vita passata nelle ultime parti del mondo ai nostri fatti attuali. Se la prese anche con Berlusconi, stupendomi: erano i tempi subito dopo il Family Day, di cui il nostro presidente aveva parlato alla grande, dando dei “coglioni” a coloro che non lo votavano. E ora veniva fuori anche la storia delle olgettine!
    Capii che anche Fratel Arturo avrebbe dovuto sentirsi “coglione”, e non poteva tollerarlo. Così, calorosamente, esprimeva che di coglioni ce n’era anche troppi da tutte le parti, perfino su al vertice.
    Capii anche che di leggere libri, forse, non ne aveva bisogno. Un augurio caloroso ai suoi cento anni.

    Il linguaggio umano di Mei oggi non è più di moda. Ma suscita, anche in me che quell’epoca ho vissuto da bambino, struggenti e drammatici ricordi. In quel tempo il prete del paesino montano in cui ero sfollato, coltivava l’orto con grande passione considerando il ricavato quasi cosa sacra. A me insegnò a fare le candele usando una sezione di canna di bambù e la cera che colava dai candelabri. Per il lucignolo ci voleva il filo di cotone.
    Come Mei, in quel periodo buio, furono uccisi anche molti altri sacerdoti durante tentativi fatti dagli stessi per salvare parrocchiani. Otto di loro, locali, sono ricordati nel bassorilievo sul portale della chiesa di S. Antonio Abate, a Ripa di Seravezza.

    24 Novembre, 2012 - 13:49
  6. Federico B.

    Le parole di giosal esprimono ancora una volta odio ideologico e un antiberlusconismo che qui c’entra come i cavoli a merenda e oltretutto stona terribilmente con il resto della sua riflessione.
    Sarà l’ansa da prestazione per le primarie del Partito…

    24 Novembre, 2012 - 23:05
  7. roberto 55

    Ringrazio l’amico Matteo che m’ha aiutato ad approfondire la conoscenza della figura e del pensiero di Arturo Paoli.

    Buona notte a tutti !

    Roberto 55

    25 Novembre, 2012 - 1:34
  8. Nino

    Un grazie a Luigi per aver ricordato il prossimo compleanno di Arturo Paoli.

    Per chi fosse interessato, segnalo che nel numero di novembre a pag 28 nella rubrica Testimoni della rivista POPOLI dei gesuiti, c’è una bella intervista al sacerdote a cura di Marco Giorgetti.

    26 Novembre, 2012 - 14:23
  9. Federico B.

    “Come Mei, in quel periodo buio, furono uccisi anche molti altri sacerdoti durante tentativi fatti dagli stessi per salvare parrocchiani. Otto di loro, locali, sono ricordati nel bassorilievo sul portale della chiesa di S. Antonio Abate, a Ripa di Seravezza”.

    Ricordiamo anche:
    Don CRISOSTOMO CERAGIOLO, cappellano militare decorato al v.m., prelevato il 19 maggio 1944 da partigiani comunisti nel Convento di Montefollonico e trovato cadavere in una buca con le mani legate dietro la schiena.
    Don SPERINDIO BOLOGNESI, parroco di Nismozza (Reggio E.), ucciso da partigiani comunisti il 25 ottobre 1944.
    Don ALDEMIRO CORSI, parroco di Grassano (Reggio E.), ucciso da partigiani comunisti la notte del 22 ottobre 1944 nella sua canonica.
    Don SIGISMONDO DAMIANI, ex cappellano militare, ucciso da comunisti slavi a San Genesio di Macerata l’11 marzo 1944.
    Don GIUSEPPE JEMMI, cappellano di Felina (Reggio E.), ucciso il 19 aprile 1945 perché aveva deplorato gli “eccessi inumani di quanti disonoravano il movimento partigiano”.
    Don EDMONDO DE AMICIS, cappellano, pluridecorato della prima guerra mondiale, ucciso il 26 aprile 1945 da partigiani comunisti. Spirò dopo 48 ore di agonia.
    Don DANTE MATTIOLI, parroco di Coruzzo (Reggio E.), prelevato la notte del 1° aprile 1945 e scomparso per sempre.
    Don LUIGI MANFREDI, parroco di Budrio (Reggio E.), ucciso il 14 dicembre 1944 perché aveva deplorato gli “eccessi partigiani”.
    Don ADOLFO NANNINI, parroco di Cercina (Firenze), ucciso il 30 maggio 1944 da partigiani comunisti.
    Don ANTONIO PADOAN, parroco di Castel Vittorio (Imperia), ucciso da partigiani l’8 maggio 1944 con un colpo di pistola in bocca ed uno al cuore.
    Don UMBERTO PESSINA, parroco di San Martino di Correggio, ucciso il 18 giugno 1946 da partigiani comunisti.
    Don TULLIO CALCAGNO, direttore di Crociata Italica, fucilato dai partigiani comunisti a Milano il 29 aprile 1945.

    E sono solo alcuni della lunghissima serie, vittime di un odio ferocissimo anche a guerra finita.

    27 Novembre, 2012 - 9:55
  10. Stefania V.

    Caro Luigi, oggi sono stata da Elena Bono che mi ha dettato per te queste parole:
    “Caro Accattoli, mio carissimo recanatese, ancora una volta ci troviamo in piena consonanza nello sdegno per l’eterno anticristo e nel culto dei martiri. Accendiamo sì le nostre candele e sempre vicini nella preghiera. Trovo molto profondo quello che ha scritto Lorenzo e lo ringrazio per questo. Vostra Elena Bono”
    Anche da parte mia i miei ringraziamenti per ricordarti spesso di Elena e della sua ispirata poetica e i miei più sinceri saluti. Speriamo a presto! Stefania

    27 Novembre, 2012 - 23:01
  11. Luigi Accattoli

    Grazie Elena per le parole che dai, grazie Stefania per fare compagnia ad Elena.

    28 Novembre, 2012 - 12:41

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