Alla Trinità dei Pellegrini con il cardinale Canizares

Domenica festa di Ognissanti sono tornato per la quinta volta (vedi post del 26 aprile 2009) alla Trinità dei Pellegrini – la parrocchia personale romana dedicata alla forma straordinaria del rito romano – e debbo dire, da praticante e amante della nuova liturgia, che vi si pregava benissimo. Come del resto avevo attestato in occasione delle altre visite, che io pratico secondo l’indicazione di Papa Benedetto, che si è augurato uno scambio e una reciproca emulazione tra i cultori delle due forme del Rito Romano. Quella di domenica era un’occasione straordinaria: celebrava il cardinale spagnolo Antonio Llovera Canizares, già arcivescovo di Toledo, che dal dicembre 2008 ha preso il posto del cardinale Arinze a capo della Congregazione per il Culto. La chiesa era piena, c’erano al gran completo i chierici e i sacerdoti della Fraternità San Pietro ai quali è affidata la parrocchia, c’erano coppie giovani con bambini piccoli che facevano il piccolo chiasso di tutte le parrocchie. Erano forse un poco più accortamente sorvegliati rispetto a quanto avviene dove si celebra con la forma ordinaria, ma le loro voci si udivano di più nel grande silenzio che caratterizza la forma straordinaria. Si trattava di un “solenne pontificale” ma non c’era nulla di eccessivo, sia quanto a paramenti sia nei canti. L’omelia insisteva sui mali dell’epoca cui pongono rimedio i santi, un po’ sui toni di Papa Ratzinger e non faticavo a farne mio lo spirito. – Nel primo commento a questo post una proposta per allentare la rissa dei santi che infuria intorno agli altari.

42 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] La proposta è in due punti. Ognuno badi a non mettere nella disputa sulle due forme del Rito Romano più impegno di quanto non ne ponga nell’uso dell’una o dell’altra. Questo è il primo punto e il secondo è simile al primo. Gli amanti della forma ordinaria provino a partecipare con intelletto d’amore alle celebrazioni straordinarie: chi non le ha mai conosciute sperimenterà l’emozione di entrare nel vivo di una Divina Liturgia orientale condotta con modalità sobrie e immediatamente intelligibili. I cultori della forma straordinaria restituiscano questa ospitalità partecipando occasionalmente a una qualche celebrazione secondo l’altra forma, scegliendo una chiesa dove essa è condotta con miglior cura. La proposta ha un corollario rilevante: gli uni e gli altri evitino di parlare a denigrazione della preghiera altrui. Gareggiate nello stimarvi e nell’edificarvi, ha scritto qualcuno da qualche parte.

    4 Novembre, 2009 - 9:42
  2. Francesco73

    Giusto, belle proposte.
    Ho deciso che qualche volta andrò a Messa secundum Trinitatem Peregrirorum.
    E’ giusto prenderci confidenza.

    4 Novembre, 2009 - 9:47
  3. tonizzo

    Proposta accolta.

    4 Novembre, 2009 - 10:19
  4. Penso che la vera distinzione sia tra messe celebrate (non solo dal prete, intendo) con sciattezza e disinteresse e messe celebrate con cura e amore. Il Signore ci regali molte di queste ultime.

    4 Novembre, 2009 - 10:31
  5. Francesco73

    Stasera mi hanno invitato a parlare a un gruppo di scout sul mio viaggio in Terrasanta.
    Un amico mi ha scritto: non traviare quelle giovani menti, ricordati che la Chiesa ha superato l’accusa di deicidio!
    🙂

    4 Novembre, 2009 - 11:05
  6. Marcello

    Saggio post!
    Non capisco se la parola “orientale” accanto a “Divina Liturgia” è un refuso (se non lo è non capisco il contesto). In ogni caso, consiglio a tutti anche i riti orientali.

    4 Novembre, 2009 - 11:26
  7. Luigi Accattoli

    Marcello non è un refuso. Volevo dire: “nel vivo di una Divina Liturgia di rito greco ma condotta con le modalità sobrie del Rito latino e dunque a noi immediatamente intelligibili”.

    4 Novembre, 2009 - 11:53
  8. Marcello

    Ora capisco. Grazie davvero. Si dava per scontata la “bellezza” della liturgia orientale… mi fa piacere.

    4 Novembre, 2009 - 12:14
  9. principessa

    O.T. (scusate)

    stanno per staccarmi l’ADSL e volevo salutarvi. Torno negli USA per qualche tempo. Ci risentiremo dalla assolata e calda Florida. Un abbraccio a tutti voi, che, in un certo senso, siete il mio “fatto di vangelo”, per gli scontri – la comprensione – l’appoggio – e tutto quanto sapete darmi attraverso cavi e tastiere di computer. Non credo che ce l’avrei fatta senza (anche) voi tutti.
    Un grazie specialissimo a Clo e a Roberto55 per la loro costante presenza telefonica. Un bacio a Sump e a Luigi. Agli altri (e siete tanti) tutto il mio affetto.
    A più tardi………..

    4 Novembre, 2009 - 14:48
  10. Nino

    Luigi se non sbaglio hai lanciato e rilanciato più volte l’affaire Fraternità di san Pio X negli ultimi 10 mesi.

    Ho capito che ci tieni, così come tieni a precisare la quinta visita in quel della Trinità dei Pellegrini.

    Trovo la cosa perfettamente in linea con il desiderio di approfondire e capire anche per esigenze professionali, cosa sia cambiato in quaranta anni.

    Tuttavia ho la sensazione, certamente sbagliata, che il racconto e le impressioni così ricche e piacevoli che ne ricavi tratteggino
    un quadro esteticamente ben curato che soffermandosi sulla sobrietà delle forme “Si trattava di un “solenne pontificale” ma non c’era nulla di eccessivo, sia quanto a paramenti sia nei canti”, anestetizza e sottace la questione di fondo che invece per me è prioritaria e fondamentale.

    Sul come si prega bene in quella comunità ovvero come è stato coinvolgente durante quella celebrazione, posso assicurarti che riesce bene anche a me quando mi capita, non casualmente, di assistere ad una sacra celebrazione in una chiesa ortodossa, in una chiesa luterana o valdese o in una sinagoga oppure in una moschea, come quella bellissima di Omar a Gerusalemme come mi è capitato anni fa.
    Voglio dire che al fondo si tratta di una condizione ed una predisposizione personale che nulla ha a che vedere con il celebrante, la liturgia o con il luogo.

    4 Novembre, 2009 - 15:00
  11. Nino

    OT
    Matteo, ci sei?

    4 Novembre, 2009 - 15:25
  12. Gerry

    Sono felice di leggere questo intervento di Luigi: quello che propone è già il mio impegno, anche se di messe in forma straordinaria ne ho (potute) frequentare meno di lui. Sono un convito “biritualista”, nel senso che ho cercato di spiegare qualche giorno fa, cioè della necessaria specularità tra le due forme nell’unico significato del rito, prendendo da ciascuna forma il meglio. Ma la si potrà davvero fare questa operazione di emulazione nella carità se le liturgie in forma straordinaria sono del tutto assenti in molte regioni e se le poche celebrazioni sono limitate a qualche rettoria, sempre al di fuori delle parrocchie? La parrocchia personale della Trinità dei Pellegrini a Roma, oltre ad essere l’unica in Italia, è comunque una “riserva indiana” e non credo che questa possa essere la strada migliore per far avvicinare i normali cattolici anche alla messa antica, cosa che in troppi temono, ipotizzando una volontà di ritornare al passato. Il passato non torna, si tratta di recuperare nel vissuto del popolo cristiano – e con pienezza di comprensione – il significato primo della messa, il sacrificio, e il senso del sacro, la verticalità: una comprensione profonda e non verbale che va molto al di là della lingua usata. Sarebbe un arricchimento per tutti, il problema è che la querelle liturgica nasconde e, allo stesso tempo, è specchio di un diverso sentire nella Chiesa e per molti, al massimo, sembra che la questione debba essere limitata ed interessare i lefrebvriani o strani personaggi malati di estetismo (come se poi amare il bello debba essere considerato disdicevole). Ovviamente non penso ad una sostituzione di messe in forma ordinaria, ma solo ad una maggior offerta. Temo che il mio sia un sogno e credo che, in qualche modo, anche Luigi sia un sognatore. O solo un cristiano.

    4 Novembre, 2009 - 16:48
  13. mattlar

    Auguri principessa e buon ritorno in USA…. ma allora non ho capito niente o mi manca qualche pezzo… non ci scrivi sempre da lì?
    Beh, anche se non leggerai, tanti auguri…

    4 Novembre, 2009 - 17:18
  14. Clodine

    Che gran profeta quel tal cardinal Biffi quando sottoscrisse il famoso testo controfirmato da don Davide Righi, dove prevedeva tutto questo! Prevedeva che alla fine l’Islam attraverso l’immigrazione, la natalità superiore alla media, si sarebbe lentamente e inesorabilmente appropriata, invadendola su più fronti, dell’Europa per trasformarla in “terra d’Islam”: gruppi sociali che non hanno nessuna intenzione di “integrarsi”in quanto non condividono la nostra “cultura”.
    Aveva ragione a stigmatizzare le comunità ecclesiali troppo ingenue e lassiste oltre modo nel concedere loro «luoghi per la preghiera musulmana». Risultato? Nessuno rispetta più il nostro credo,le nostre tradizioni millenarie, tra un po’ ci sputano ossicine di pollo ragazzi dai! l’Italia è il fulcro della cristianità, a Roma sono sepolti gli apostoli, questo per dire che rispetto ai grandi Stati nazionali della vecchia Europa gli Italiani risentono maggiormente la radice del cristianesimo che scorre nelle nostre vene, fa parte del nostro dna più che in altri popoli cristiani. Dobbiamo difenderle queste radici orsù! In realtà, dietro alla bieca pretesa di rimuovere il Crocifisso si cela l’odio nei confronti della Chiesa. E’ la Chiesa che si vuole attaccare, è questa Istituzione secolare che si vuole colpire a morte con tutto quello che rappresenta.

    Un bacione Pri, ti ho pensato tanto…sapere che andrai così lontano …mi mancherai!

    4 Novembre, 2009 - 18:48
  15. tonizzo

    Quoto Clodine.

    4 Novembre, 2009 - 18:58
  16. Luisa

    Evitare di denigrare la preghiera altrui.
    Evitare di denigrare la preghiera e l`orante.
    Di una cosa sono sicura, perchè l`ho vissuta, e cioè che la Liturgia antica è stata denigrata, talmente denigrata da essere praticamente soppressa, è stata ridicolizzata, descritta in modo grottesco e sprezzante, e con lei son stati denigrati coloro che pregavano con quella Liturgia, che vivevano la loro fede con essa e grazie ad essa. Questo posso dirlo perchè l`ho vissuto, improvvisamente ciò che era sacro per noi fedeli, non lo era più, ci è stato tolto senza che lo avessimo chiesto, ricordo i sacerdoti che pur avendo celebrato fino alla domenica precedente con l`antica liturgia, senza grandi spiegazioni, con un entusiasmo travolgente, travolgevano e criticavano tutto ciò che ci era caro e prezioso.
    Fra coloro che sono restati fedeli alla Liturgia antica, malgrado le condizioni difficili, c`è chi ha criticato e critica la riforma liturgica, la denigrano? Alcuni senza alcun dubbio.
    Ho letto la Sacrosanctum Concilium, ho letto il libro di Bugnini, e osservo ciò che è diventata la Sacra Liturgia, non ho nessuna difficoltà con la Sacrosanctum Concilium, ne ho molte, non dico con la sua applicazione, perchè a mio avviso ci si è allontanati e di molto dalla sua lettera, ma con chi ha fabbricato liturgie diverse e bricolées, con chi si è servito della minima breccia, del minimo termine forse non chiaro, per allargare la breccia, per fare dell`eccezione la norma e costruire liturgie fai da te.
    Denigro dicendo questo?
    Denigravo quando uscivo il cuore ferito da certe messe, spettacolo? O il mio era un grido di dolore?
    Denigro quando lamento l`assenza della correzione dell`errore e dell`errante?
    Idealmente Luigi ha ragione, quanto ha ragione!
    Non è di certo denigrando, disprezzando, costituendo dei ghetti, delle riserve di Indiani, che si riuscirà a coesistere con serenità, rispetto e amore, ma facendo sì che ognuno possa celebrare secondo la propria sensibilità, con la forma ordinaria o straordinaria, ma rispettando l`essenza della Liturgia, la teologia liturgica, la sua sacralità e la sua bellezza perchè come ha detto Papa Benedetto, a Parigi, nulla è troppo bello per Dio.

    “Le nostre liturgie della terra, interamente volte a celebrare questo atto unico della storia, non giungeranno mai ad esprimerne totalmente l’infinita densità. La bellezza dei riti non sarà certamente mai abbastanza ricercata, abbastanza curata, abbastanza elaborata, poiché nulla è troppo bello per Dio, che è la Bellezza infinita. Le nostre liturgie terrene non potranno essere che un pallido riflesso della liturgia, che si celebra nella Gerusalemme del cielo, punto d’arrivo del nostro pellegrinaggio sulla terra. Possano tuttavia le nostre celebrazioni avvicinarsi ad essa il più possibile e farla pregustare!”

    4 Novembre, 2009 - 19:45
  17. Clodine

    Sottoscrivo in toto, parola per parola, l’intervento di Luisa, che abbraccio e saluto.
    Grazie Luisa!

    4 Novembre, 2009 - 20:14
  18. Cherubino

    gentilissimo Luigi, non avrei niente in contrario circa la sua proposta, tra rito ambrosiano, romano, zairese; liturgia ortodossa (bellissima) e riti delle Chiese cattoliche orientali, ci sta tranquillamente anche quello Vetus Ordo.
    Vorrei però sottolineare due cose: la narrazione del p. Giraudo non può essere tacciata di falsità e le sue critiche non sono per nulla faziose. Ciò vuol dire che occorre stare attenti a non confondere il rito vetus ordo come può essere vissuto oggi, dopo 40 anni di riforma liturgica, quindi con la sensibilità verso la Parola di Dio, l’attenzione alla meditazione interiore e ad una riscoperta della sostanza sulla forma che rivivifica la foma stessa. Ciò che voglio dire che non è comparabile l’animo (e la cura) con cui può essere vissuto oggi un rito straordinario e quello con cui era vissuto prima della formazione intercorsa, per quanto monca e imperfetta. E’ un errrore storiografico fondamentale interpretare il passato con la sensibilità e la psicologia dell’oggi. Per questo è evidente che il Novus Ordo ha giovato allo stesso rito tridentino (nella forma voluta da Giovanni XXIII). Così come è possibile che alcuni aspetti del rito tridentino possano giovare alla novus Ordo. Nn certo però l’uso del latino per officiare la messa. Come ben descritto da don Piero Cantoni (ex lefebvriano che si era reso conto a tempo degli errori di mons. Lefebvre), non esiste una “lingua sacra”, ma di “reliquie” rituali da conservare. Così ben vengano alcune parti come il Santo, o il Gloria, in latino, ma la scelta per il volgare e per la “actuosa partecipatio” è un valore pastorale e liturgico irrinunciabile.
    Vorrei però fare mie le osservazioni del card. Martini, esposte in un famoso articolo sul Sole24ore, a cui spesso i tradizionalisti si riferiscono distorcendone il senso.
    L’articolo intero è qui http://www.giovaniemissione.it/index.php?option=content&task=view&id=1943

    “Il latino divenne poi, nei giorni dell’adolescenza e della giovinezza, la mia lingua di studio e anche di uso quotidiano. Ancora oggi non avrei difficoltà a predicare in questa lingua. A Milano, nella Cattedrale, ero solito celebrare in latino nelle grandi festività. Perciò ho visto con rammarico il decadere de latino, anche nel mondo ecclesiastico, e i vani sforzi per farlo rivivere, tra cui quello ardente e un po’ ingenuo di Papa Giovanni, che considerava la sua enciclica Veterum Sapientia per la promozione della lingua latina nella Chiesa uno dei tre atti fondamentali del suo ministero di Papa, insieme con il Concilio Vaticano II e il Sinodo Romano.
    Avrei quindi le credenziali per approfittare del recente Motu proprio e ritornare a celebrare la Messa con l’antico rito. Ma non lo farò, e questo per tre motivi.
    Primo, perché ritengo che con il Concilio Vaticano II si sia fatto un bel passo avanti per la comprensione della liturgia e della sua capacità di nutrirci con la Parola di Dio, offerta in misura molto più abbondante rispetto a prima.
    Vi saranno certamente stati alcuni abusi nell’esercizio pratico della liturgia rinnovata, ma non mi pare tanti presso di noi. Del resto, lo dirò per quelli che capiscono il latino, abusus non tollit usum. Di fatto bisogna riconoscere che per molta gente la liturgia rinnovata ha costituito una fonte di ringiovanimento interiore e di nutrimento spirituale.
    In secondo luogo non posso non risentire quel senso di chiuso, che emanava dall’insieme di quel tipo di vita cristiana così come allora lo si viveva, dove il fedele con fatica trovava quel respiro di libertà e di responsabilità da vivere in prima persona di cui parla san Paolo ad esempio in Galati 5,1-17. Sono assai grato al Concilio Vaticano II perché ha aperto porte e finestre per una vita cristiana più lieta e umanamente più vivibile. Certo, c’erano anche allora dei santi, e ne ho conosciuti. Ma l’insieme dell’esistenza cristiana mancava di quel piccolo granello di senapa che dà un sapore in più alla quotidianità, di cui si potrebbe anche fare a meno ma che dà più colore e vita alle cose.
    In terzo luogo, pur ammirando l’immensa benevolenza del Papa che vuole permettere a ciascuno di lodare Dio con forme antiche e nuove, ho visto come vescovo l’importanza di una comunione anche nelle forme di preghiera liturgica che esprima in un solo linguaggio l’adesione di tutti al mistero altissimo. E qui confido nel tradizionale buon senso della nostra gente, che comprenderà come il vescovo fa già fatica a provvedere a tutti l’Eucaristia e non può facilmente moltiplicare le celebrazioni né suscitare dal nulla ministri ordinati capaci di venire incontro a tutte le esigenze dei singoli.
    Ricavo come valido contributo del Motu proprio la disponibilità ecumenica a venire incontro a tutti, che fa ben sperare per un avvenire di dialogo tra tutti coloro che cercano Dio con cuore sincero.”

    4 Novembre, 2009 - 21:07
  19. discepolo

    grazie Luisa!
    hai detto . nulla è troppo bello per Dio !
    allora neppure la Miissa solennis di Beethoven!
    neppure il Requiem di Mozart!
    neppure i corali di Bach.!.
    graie luisa1
    ll’amore per la bellezza non è una colpa!
    non è uno snobismo1
    grazie Luisa!

    4 Novembre, 2009 - 21:23
  20. discepolo

    scusate, ma il senso di colpa . per il disprezzo per le bruttezza della
    musica che sono obbligato a sentite ogni domenica e che ìmi offende le olgtre che il cuore mi aveva travolto.. alloro non sono colpevole1 lìamore per la bellezza è permesso, anche nella nuova Chiesa cattolica?

    4 Novembre, 2009 - 21:28
  21. discepolo

    la fretta mi ha fatto fare un sacco di errori
    volevo dire la musica che mi offende le orecchie oltre che il cuore…
    certo so che qualcuno obbietterà la Messa non è solo una questione di musica
    va bene
    ma la cacofonia, la sciatteria, la bruttezza…
    non sono indispensabili, no?

    4 Novembre, 2009 - 21:34
  22. Luisa

    Io ho ritrovato con gioia e riconoscenza la “mia ” Messa, ho ritrovato il Messale che mi accompagna come un vero nutrimento spirituale, ho ritrovato la profondità e l`intensità di quella partecipazione viva che si nutre anche del silenzio che prepara all`incontro con il Signore, ho ritrovato la sostanza, l`essenza e la forma che la rende presente, ho ritrovato la gioia di condividere quei momenti con una comunità consapevole della Presenza di Dio, una comunità responsabile, gioiosa, formata da persone di ogni età, molte famiglie con tanti bambini…ho sorriso leggendo il racconto di Luigi sui bambini….è ciò che vivo domenica dopo domenica.
    Essendo stata lontana, o piuttosto allontanata, dalla pratica della fede dalla riforma liturgica, che a casa mia è stata una rivoluzione liturgica, per quel che mi riguarda, non posso di certo ritenere vero che il NO ha giovato al Rito Antico che ho ritrovato come l` ho lasciato, o meglio come mi è stato tolto, strappato, o alla mia partecipazione.
    Sì discepolo la bellezza è importante, la bellezza può essere anche nella semplicità ma una semplicità che non è sciatezza, è consapevolezza nei gesti, nelle parole e nei silenzi, nei canti, è consapevolezza che Dio è lì , è Presente.

    Un abbraccio anche a te Clodine!

    4 Novembre, 2009 - 22:22
  23. lycopodium

    Le mie letture di Giraudo mi sono sufficienti a rubricare tra i meno riusciti lo scritto qui citato, soprattutto per il tono etnocentrico con cui giudica un millennio di spiritualità liturgica. Scritto che termina in modo tragicomico, con l’imputazione (che sfiora il rapporto pagliuzza/trave) al vecchio rito di “iper-protagonismo del celebrante e … conseguente passività imposta ai fedeli”.

    E’ certo vero (come suggerisce Cherubino) che oggi la sensibilità liturgica è più viva e partecipe, quasi ci fosse un’osmosi generalizzata del movimento liturgico e, in qualche modo, chiunque – pro o contro il vecchio rito – “non possa non dirsi figlio del Concilio”.
    Questo però non significa ignorare l’opera di programmatica deturpazione della liturgia operata da molti. Se qualcuno ha la bontà di leggere “L’eresia dell’informe” di Mosebach, può travare tutte le conferme che vuole.

    5 Novembre, 2009 - 0:15
  24. Grazie Luisa, hai parlato anche per me 🙂

    Io vivo lontano dalla Messa Straordinaria e non ci posso andare sempre (il mio vescovo la ostacola – non vuole obbedire al Papa), quindi frequento anche la Ordinaria ma – per quanto sia detta bene e seriamente – mi piange il cuore … veramente Dio merita di più!

    5 Novembre, 2009 - 3:07
  25. Luigi Accattoli

    Gabriella anche quando celebra Benedetto ti piange il cuore?

    5 Novembre, 2009 - 9:04
  26. Marcello

    Sì, Luisa, temo che tu stia denigrando. Capisco le tue motivazioni (ben argomentate), ma accusare qualcuno di aver “ridicolizzato la liturgia” è un po’ forte… almeno concedi la buona fede. O ci vedi la cattiva fede?

    5 Novembre, 2009 - 10:01
  27. Luisa

    Marcello, la descrizione della Liturgia antica fatta da padre Giraudo, ma non è il solo, ridicolizza non solo il Rito ma i fedeli che con quella Liiturgia hanno pregato e nutrito la loro fede. Mi dispiace, Marcello, ma vedo molta ideologia, molti pregiudizi, mi risulta difficile vedere la buona fede in chi quella Liturgia non l`ha conosciuta ma la critica aspramente, e in chi l`ha conoscuta e la critica rendendola al limite del grottesco. Non è giusto, non è corretto.
    La mia sensibilità, la mia esperienza di fede, la consapevolezza di tutti ciò che devo alla Liturgia Antica che ha accomaognato la mia gioventù, che ha radicato la mia fede abbastanza in profondità per non perdersi malgrado il mio allontanamento, fanno che non posso restare indifferente quando leggo certi testi, mi concedo allora il diritto o il permesso di reagire al pensiero dominante unico e religiosamente corretto, spero però di riuscire a farlo senza denigrare la persona, ma emettendo un apprezzamento sul suo operato.
    Il limite non è facile, te lo concedo volontieri.

    5 Novembre, 2009 - 10:26
  28. No no Luigi – come ho detto, io la frequento la Messa Ordinaria e mi riferivo a quella della mia parrocchia e altre limitrofe che certamente non sono ‘messe clown’ ma dove è molto difficile seguire e concentrarsi per via del via vai di persone su e giù dall’altare, le ‘strane’ preghiere dei fedeli, l’alzare delle mani, il dare la mano, l’ostia che viene intascata da molti vecchietti per portarla a casa al coniuge malato … e quei canti … oh, quei canti!!! Ma forse queste sono Messe provinciali, da paesino, forse in città c’è ne sono di più consone alla santità di Dio (a parte quelle Straordinarie) 😉

    La Messa del Santo Padre non è così. Mai.
    E i cori sono bellissimi 🙂

    5 Novembre, 2009 - 10:31
  29. Leopoldo

    Leggo anche qui dei post sulla sentenza riguardante il crocifisso nella scuola pubblica e mi chiedo se l’idea della riscoperta della propria identità culturale allo scopo di costruire steccati chiusi e inaccessibili fra le persone (mi riferisco anche allo sghignazzante post di Tonizzo nella discussione precedente) sia una reazione ai tentativi (un po’ grezzi in verità) dei cosiddetti laicisti di affrancarsi dal “giogo cattolico” o se non sia invece esattamente il contrario. Della serie: è nato prima l’uovo o la gallina?
    Certo è che le due cose si spiegano reciprocamente e sono solo una piccolissima parte dei problemi che la svolta epocale costituita dalla globalizzazione ha inevitabilmente creato e continuerà a creare per un bel po’. Rassegnamoci dunque.

    5 Novembre, 2009 - 10:53
  30. Luisa

    Un caro saluto a Gabriella, e complimenti per il tuo blog!

    Luigi, posso rispondere anch`io alla domanda che ha posto a Gabriella?
    Quando sono ritornata alla pratica della fede, ho sentito il bisogno e il desiderio di venire sovente a Roma, per essere più vicina a Benedetto XVI per ascoltarlo, vederlo e partecipare alle Liturgie da lui celebrate, ho pianto? Forse, ma per la commozione, lacrime che salivano da lontano, come una liberazione, lacrime di gioia e riconoscenza.
    Di altra natura sono state le lacrime che ho versato tornando a casa quando ricominciavo il mio turismo parrocchiale alla ricerca di una Santa Messa, che non fosse l`esaltazione o la dimostrazione della creatività dell`équipe pastorale, ne ho viste veramente di tutti i colori.
    Ma quell`agitazione non è participatio actuosa, mi dicevo in cuor mio. Dov`è la verticalità? Dov`è il silenzio meditativo, come posso pregare anche nel silenzio del mio cuore, in unione con tutti i presenti? Dov`è la bellezza, dov`è la sacralità?
    Non sono qui per partecipare ad una festa fra amici, per scoprire l`ultima creazione dell`équipe, insomma mi piangeva il cuore.
    Riassumendo, non ho nessun problema a partecipare ad una Santa Messa NO, se e quando è celebrata con rispetto, ma rifuggo dalle Messe spettacolo, messe in scena, animate, come se la Presenza del Signore non bastasse ad animarle.
    Quando vedo celebrare il Santo Padre, mi dico che è quella la divina Liturgia che voleva la Sacrosanctum Concilium.
    La Sacrosanctum Concilium, e dunque i Padri conciliari che l`hanno firmata, non hanno di certo voluto ciò che è successo in seguito, ma mi fermo qui.

    5 Novembre, 2009 - 10:55
  31. Leopoldo

    E per rassegnazione non intendo passività ma, per esempio, la vigile presenza di un Luigi Accattoli il quale continua a scommetere instancabilmente sulle possibilità d’incontro che la comune condizione umana (di figli di Dio per chi crede) offre.

    5 Novembre, 2009 - 11:00
  32. Marcello

    Domanda cattiva (chiedo scusa anticipatamente): e quando celebravano Giovanni Paolo II, Giovanni Paolo I, Paolo VI, Giovanni XXIII?
    E non fate come i tifosi della Roma (“la Roma è sempre maggggica, pure quanno perde”), dite qualche cattiveria contro qualche papa…

    5 Novembre, 2009 - 11:12
  33. roberto 55

    Luigi, proposta – per me – accolta.
    Un abbraccio, Principessa, e buon viaggio !

    Buona notte a tutti !

    Roberto 55

    5 Novembre, 2009 - 23:19
  34. don Guglielmo

    Caro dottore,
    grazie per le sue proposte. Un po’ di cristiano buon senso su un argomento in cui tanti si sentono in obbligo di sfogare opposte intolleranze e fanatismi. E comunque, se è fondamentale la disposizione interiore di chi partecipa, tanto dipende dal sacerdote che celebra, dalla sua coscienza di ciò che fa e dalla dignità e “nobile semplicità” con cui lo fa. Ci sono modi splendidi e pessimi di celebrare con il messale antico e con quello di Paolo VI. Forse la mia fortuna è stata che, pur essendo nato nel 1966, da bambino e adolescente frequentavo normalmente la parrocchia del paese ma ho servito spesso, fino alla sua morte nel 1982, la Messa nel rito antico a un vecchio canonico. Era stato maestro di buona parte dei preti della diocesi e non si è mai staccato all’obbedienza al papa e al suo vescovo (spesso soffrendo). Nelle grandi occasioni tranquillamente concelebrava in duomo, e ha lasciato i suoi beni al seminario della sua diocesi, non a Econe. Sono ancora adesso impressionato dal suo modo così profondo e semplice di celebrare i divini misteri e dalle sue omelie: le assicuro che si partecipava, eccome. C’erano allora (solo allora?) in giro manicheismi un po’ ridicoli: a una riunione del clero uno se ne era uscito fuori a dire che fino al Concilio non aveva capito nulla del suo essere prete, e un confratello gli ha fatto giustamente notare che probabilmente continuava a non capire nulla …

    6 Novembre, 2009 - 11:11
  35. Cherubino

    ho vissuto in diverse parrocchie, e altre ne ho conosciute per attività pastorali. Tanto in Campania, quanto in Lombardia. Non ho mai assistito a messe-show. Sempre, e sottolineo il sempre, i libri liturgici sono stati seguiti fedelmente. Sempre i canti sono stati degni del messaggio evangelico, la maggior parte a contenuto biblico, alcuni di grandi autori (Sequeri, Comi…). Mai ho visto ricevere il pane eucaristico in modo disordinato o scomposto, tanto meno portarselo via.
    Ho anche vissuto tante messe nel Rinnovamento nello Spirito. Messe densissime di spiritualità. Lunghe anche 2 ore, ma per tutto il tempo immerse nella preghiera. Ricche di mistagogia, spiegate e vissute in tutti i significati dei vati momenti della celbrazione. Attraversate da una incessante invocazione silenziosa allo Spirito di Dio. Rese eteree dagli stupendi canti dei movimenti carismatici, e dal carisma del “canto in lingue”.
    Ho anche visstuo la messa in quel di Orlando, Florida. Era, tanti anni fa il viaggio di nozze. Ricordo ancora le enormi congas che, da sole, accompagnavano con eleganza soffice e inusitata il canto dell’assemblea. Degni strumenti del Signore, se suonati come si deve, al pari di un organo del ‘700.
    E perchè non ricordare le oceaniche messe delle GMG. Tanto affollate quanto composte. O magari i canoni di Taizè, che allietano spesso le nostre celebrazioni. Le processioni con il lezionario, gl incensi e le benedizioni. La maggiore attenzione alla preparazione dei lettori, che in tante parrocchie della Lombardia seguono un percorso di formazione biblica ? E la riscoperta dei diaconi, anche laici e sposati, che sono un dono per la Chiesa, anche sotto l’aspetto liturgico.
    Ho poi vissuto le messe celbrate nelle case religiose e nei tanti Santuari di cui è costellata l’Italia. Fra i gesuiti. Ad esempio quelle semplici e intense presso la casa di Villapizzone, Milano, nel silenzio e nell’ascolto interiore della Parola di Dio. O quelle presso la casa per Esercizi spirituali guidati dal padre Bosatra a Varese. A Pompei, nel sempiterno Santuario della Madonna del Rosario e dall’altra parte d’Italia a Caravaggio, o ad Oropa. E perchè non ricordare le rapide ma intense messe vissute, prima di entrare a scuola quando ero studente, presso la Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli, accanto alla tomba di Giuseppe Moscati e, in fondo alla Chiesa, di S. Ciro. Ma anche le messe senza omelia (non ce n’era bisogno) all’interno del Cottolengo di Torino, quando i turni di servizio lo permettavano, o quelle nel dormitorio (consacrato) del Rifugio di Fratell Ettore sotto i ponti della Stazione ferroviaria di Milano, tra barboni e musulmani, ma anche professionisti caduti in disgrazia e stranieri di ogni etnia.
    Davvero non capisco come si faccia fatica a trovare delle belle e sante messe.

    “Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”. (Luca 11)

    6 Novembre, 2009 - 17:25
  36. Luigi Accattoli

    Grazie Cherubino! Conosco molte delle celebrazioni che elenchi. Io credo che un punto importante sia questo: cercare le buone celebrazioni per l’edificazione di tutti e non quelle banali per menarne scandalo. Il reciproco vale per i cultori della nuova liturgia: cerchino le migliori celebrazioni di quella antica, se vogliono vedere di che si tratti – e non quelle leghiste o degli ex repubblichini, per menarne uno scandalo speculare. Il motto è: gareggiate nell’edificarvi a vicenda.

    6 Novembre, 2009 - 22:44
  37. Luisa

    Senza alcun dubbio, ovunque nel mondo, c`è chi ha sempre celebrato la Santa Messa con il dovuto rispetto e la giusta consapevolezza e forse, dico forse, l`Italia è stata un pò preservata da certi estremi, ma purtroppo è altrettanto vero che la situazione ha abbastanza, diciamo, derivato dalla retta applicazione della Costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium, per obbligare a più riprese i Pontefici che si son succeduti ad intervenire, ricordo solo la Redemptionis Sacramentum, senza risultati visibili.
    Penso che conosciamo tutti i diversi campanelli d`allarme che ha suonato l`allora cardinale Ratzinger nei suoi diversi libri o interventi, parole spesso forti le sue che descrivevano lo stato della Divina Liturgia, da cui del resto faceva anche dipendere la crisi della Chiesa, ed oggi il cardinal Canizares riconosce che in Vaticano la sua Congregazione sta lavorando alla riforma della riforma come viene chiamata .
    Non so che forma prenderà questa riforma, quali saranno queste correzioni, ma è evidente che il Santo Padre, e con lui i responsabili del Sacro Culto, ritengono urgente e indispensabile di intervenire.
    Dalle liturgie scialbe, alle liturgie spettacolo, emozionalmente coinvolgenti, centrate sull`assemblea e non su Cristo, la Santa Messa è stata in troppi luoghi svuotata della sua essenza, il Santo Sacrificio, è stata svuotata della sua sacralità, immagino che è questa sacralità che deve essere ricuperata, deve essere ricuperato il senso della Liturgia come dice il cardinal Canizares.
    Lex orandi lex credendi.

    Qui potete leggere parte di un`intervista rilasciata dal cardinal prefetto della Congregazione per il Culto Divino, Antonio Cañizares Llovera:

    http://blog.messainlatino.it/2009/10/intervista-al-card-canizares-sulla.html

    7 Novembre, 2009 - 8:54
  38. Syriacus

    Merci, Louis! 😉 Merci.

    8 Novembre, 2009 - 23:58

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