Chi ha paura del crocifisso a scuola?

Per la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo la “presenza del crocifisso” nelle aule scolastiche contrasta con il “pluralismo educativo” che dovrebbe caratterizzare una “società democratica”: la sentenza è mirata sull’Italia e accoglie il ricorso di una cittadina italiana che non voleva il crocifisso nelle aule dei suoi figli e si era vista dare torto – qui da noi – sia dalla Corte Costituzionale sia dal Consiglio di Stato. E’ la laicità radicale dell’Europa che rifluisce sul nostro paese, il quale ricorrerà contro la sentenza. Io ritengo giusto il ricorso. Nel primo commento la notizia della sentenza, nel secondo il comunicato della Cei.

50 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] Ecco la notizia che viene da Strasburgo come è stata data dal Corriere della Sera on line:

    «La presenza del crocefisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche – si legge nella sentenza dei giudici di Strasburgo – potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso. Avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione». Tutto questo, prosegue, «potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose o sono atei». Ancora, la Corte «non è in grado di comprendere come l’esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica così come è stata concepita dalla Convenzione europea dei diritti umani, un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana».

    3 Novembre, 2009 - 17:27
  2. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] Ecco il comunicato della Cei:

    La decisione della Corte di Strasburgo suscita amarezza e non poche perplessità. Fatto salvo il necessario approfondimento delle motivazioni, in base a una prima lettura, sembra possibile rilevare il sopravvento di una visione parziale e ideologica. Risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, che non è solo simbolo religioso ma anche segno culturale. Non si tiene conto del fatto che, in realtà, nell’esperienza italiana l’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici è in linea con il riconoscimento dei principi del cattolicesimo come “parte del patrimonio storico del popolo italiano”, ribadito dal Concordato del 1984. In tal modo, si rischia di separare artificiosamente l’identità nazionale dalle sue matrici spirituali e culturali, mentre “non è certo espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo, l’ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche” (Benedetto XVI ai Giuristi cattolici, 9 dicembre 2006).

    3 Novembre, 2009 - 17:28
  3. Leonardo

    “Impossibile non notare”? Ma cosa dicono? E dove vivono? Nella maggior parte degli uffici pubblici non c’è più da un pezzo, e dove c’è nessuno se lo fila.
    Buffo che gli unici a farsene caso siano quei fissati che, appunto vanno dai giudici a lamentarsi. Loro sono paranoici. Noi siamo indifferenti.
    Loro stan proprio messi male. Noi non tanto bene.

    3 Novembre, 2009 - 18:26
  4. raffaele.savigni

    Si tratta di una sentenza tutta ideologica, espressione di un laicismo becero che si sperava superato.Questi magistrati così ideologizzati non hanno poi il diritto di ingerirsi di questioni interne italiane, di intaccare in questo modo il diritto di un popolo a scegliersi la propria identità culturale (farei lo stesso discorso se si trattasse di simboli ebraici o musulmani): una Europa così laicista davvero non mi interessa.
    Purtroppo anche qualche prete ideologizzato di casa nostra (vedi don Farinella) ha dato il suo contributo.Ma anche questo clima incredibile passerà: farà la fine del fascisamo e del comunismo, altre ideologie assurde che hanno pervaso tante persone per anni.

    3 Novembre, 2009 - 18:55
  5. mattlar

    Savigni. L’Italia ha ratificato la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali il 26 ottobre 1955 con L. 4 agosto 1955 n. 848. Detto in altri termini ha affermato il diritto di questi giudici di “ingerirsi di questioni interne”, come le chiama lei. L’Europa – intesa come comunità europea – non c’entra niente con questa sentenza.
    Peraltro, spiace notare che Leonardo smentisca non tanto questa, quanto l’altra sentenza del Consiglio di Stato, quella che dava ragione a lui e che – per intenderci – aveva affermato che il crocifisso è un simbolo culturale che rappresenta la tolleranza.
    Per il resto, ben venga l’appello. Se non fosse strumentalizzato sarebbe meglio ancora. Ma non si può avere sempre tutto.

    3 Novembre, 2009 - 20:37
  6. discepolo

    miei cari
    fatevene una ragione.
    il crocifisso non va più di moda. non è trendy, non è politicamente corretto, non è multiculturale, non è moderno., non è ecumenico, e diciamocelo non è neppure elegante.
    io stesso nel mio ambultaorio ho dovuto rinunciato a Natale a fare il classico presepe di Natale.
    Con tutti i pazienti extracomunitari e musulmani meglio un alberello e un babbo natale ..così nessuno si offende . Viviamo in un mondo così.
    Coisì l’abbiamo voluto noi. Sì’ , anche noi, miei cari, ipocriti amici, anche noi che ci diciamo cristiani.. l’abbiamo voluto noi e ora ce l’abbiamo un mondo così.
    Contenti?

    3 Novembre, 2009 - 20:43
  7. CROCIFISSO: CECCANTI (PD), MEMORIA GOVERNO È SUICIDA
    MA STRASBURGO HA ESTREMIZZATO

    Dichiarazione del senatore del Pd Stefano Ceccanti

    “La memoria del Governo italiano nel caso del crocifisso è una memoria suicida, analoga a quella dell’avvocatura dello Stato sul lodo Alfano”. Così il senatore del Pd Stefano Ceccanti sulla memoria del Governo italiano alla Corte di Strasburgo che è citata nella sentenza di oggi sull’affissione del crocifisso nelle scuole.
    “Quando un Paese perde all’unanimità davanti alla Corte di Strasburgo, al di là del giudizio di merito sulla sentenza stessa, bisogna anche chiedersi se ha presentato bene le sue ragioni. La memoria – spiega Ceccanti – è suicida perché usa come argomento chiave di fronte a una Corte quello che è un argomento di rapporti di forza politici: ‘la necessità di trovare un compromesso con i partiti di ispirazione cristiana’ (n. 42 della sentenza), come a dire che la norma sarebbe illegittima ma che è necessario mantenerla per ragioni politiche. Argomento confutato infatti in modo netto e agevole dalla Corte (n. 56 della sentenza). Al Ministro Alfano – continua Ceccanti – ho chiesto chi abbia prodotto tale memoria suicida per conto del governo. Ma Alfano mi ha risposto di non saperlo”.
    “Quanto invece al merito della sentenza – conclude Ceccanti – stupisce che la Corte di Strasburgo sembri ritenere sempre e comunque illegittima la presenza del crocifisso, ignorando la ‘terza via’ della Corte costituzionale della Baviera che ha spinto il legislatore a individuare una procedura di rimozione del crocifisso a livello di singoli istituti scolastici in caso di conflitti, pur mantenendo l’obbligo generale di esposizione”.

    su http://www.ceccanti.ilcannocchiale.it il testo integrale della sentenza e altro materiale, compresa la legislazione della Baviera

    3 Novembre, 2009 - 21:03
  8. Francesco73

    Gli è che per mantenere ai segni cristiani uno spazio di preferenza negli edifici pubblici (ma pure in altri ambiti) occorre dotarsi di argomenti veri, fondati, rispettosi e insieme molto motivati.
    Se si allineano idiozie, come giustamente ci fa notare Ceccanti, si peggiorano le cose.
    Non siamo più in una società cristiana, i simboli e la presenza della religione cattolica non sono più un dato acquisito, e in fondo pure i Concordati sono strumenti vecchi, stanno in piedi per forza d’inerzia e mancanza di alternative serie (non mi si parli delle intese, per favore…)
    Tutti gli accorgimenti giuridici e legislativi non fanno premio sulla capacità culturale dei cristiani, fatta di memoria, studio, proposta, animazione.
    Solo così si dice qualcosa nello spazio pubblico.

    3 Novembre, 2009 - 21:17
  9. Leonardo

    Non ho capito il riferimento di Mattlar alla sentenza del Consiglio di stato che darebbe ragione a me. Io ho soltanto osservato che “i nemici del crocifisso” sembrano essere gli unici a notare la sua presenza. In ogni caso, il crocifisso non è «un simbolo culturale che rappresenta la tolleranza».

    3 Novembre, 2009 - 21:42
  10. mattlar

    Il Consiglio di Stato – per sostenere la legittimità della presenza del crocifisso nelle sedi pubbliche dello Stato – affermava che “in Italia, il crocifisso è atto ad esprimere, appunto in chiave simbolica ma in modo adeguato, l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti” (CdS, VI, dec. 13 febbraio 2006, n. 556). Così, il crocifisso “passava”…
    Anche per me il crocifisso non è un simbolo culturale, ma religioso ed esistenziale… ma il motivo per cui possa ritenersi giustificata la sua presenza in questi luoghi è che si accetti che esso sia un “simbolo culturale etc etc”… Ritenere che gli altri siano i nemici, fissati, lamentosi e paranoici potrebbe secondo me portare agli effetti, forse non voluti, di confermarli nell’idea di combattere una buona battaglia.

    3 Novembre, 2009 - 23:41
  11. Leonardo

    Evidentemente non mi sono spiegato: per che quella del crocifisso appeso al muro è l’ultima delle preoccupazioni. Penso che se fossi agnostico (ateo no, non sono così stupido) non me ne importerebbe nulla. Registro che la gran parte dei credenti manco ci pensa che c’è il crocifisso. Se per poterlo avere nei luoghi pubblici lo si deve omologare come “simbolo di tolleranza” (neanche fosse una bandiera della pace, o altra paccottiglia simile), direi “no, grazie, fa lo stesso”. Trovo bizzarro (e, se si vuole, paradossalmente apologetico) che qualcuno abbia del tempo da perdere per intentare cause come quella portata fino a Strasburgo da quella signora. Bisogna essere “fissati”, oppure inconsapevolmente attratti da Cristo, tanto da non poter smettere di pensare a Lui. Praticamente già sulla strada della santità.

    (Sono invece favorevole al mantenimento e possibilmente all’incremento di simboli eclatanti e “fastidiosi”: campane a tutto volume, enormi croci o statue di Cristo, della Madonna e dei Santi da mettere nei punti più evidenti, campanili altissimi ecc. ecc.)

    3 Novembre, 2009 - 23:55
  12. Leonardo

    Correggo: per me quella del crocifisso …

    3 Novembre, 2009 - 23:56
  13. Syriacus

    “Sono invece favorevole al mantenimento e possibilmente all’incremento di simboli eclatanti e “fastidiosi”: campane a tutto volume…”

    Personalmente, non sono né un fanatico del crocifissoascuola, né dell’oradireligione. Devo però dire che rimango ogni volta sorpreso, quando mi reco da mia sorella a Bruxelles, di sentire distintamente, in pieno quartiere eurocratico, una campana dell’Eglise St Joseph (quella dei lefebvriani, con all’interno tanto di bandiere belga e vaticana) suonare insistentemente per un minuto, allorchè è in corso l’Elevazione alla Messa al suo interno celebrata (anche nei giorni feriali, verso le sei) . A mon avis, questa è davvero laicità. (..Poter far sentire quella campanella non intonatissima e a squarciagola, che mi piace intendere come un “Hey! ..Anche se non ci credete, qui c’è la transustanziazione in corso, e non si può mica star zitti!” )

    4 Novembre, 2009 - 0:24
  14. lycopodium

    Trovo gran parte degli interventi del tutto appropriati, soprattutto perché spostano l’attenzione sulla debolezza interna della attuale difesa cristiana dei simboli. Per fare la necessarissima “apologetica” ad extra, occorre aver intrapreso una ineludibile “apologia” ad intra dell’Avvenimento che è la fonte ed il culmine del nostro essere. Si tratta di passare, cioè, da una esangue ed inane “pastorale” ad una nuova nuova e coraggiosa opera di “missione”.

    4 Novembre, 2009 - 7:17
  15. Luigi Accattoli

    Da Michele Ragone ricevo questo messaggio:

    Siamo in una foresta di simboli, direbbe Baudelaire. Non c’è solo la questione formale sul Crocifisso a scuola. Ci sono gli uomini della Corte europea e le decisioni che esprimono, aldilà di come le scrivono, del metodo e degli atti.
    Gli uomini della corte europea hanno guardato un muro con tanti simboli, andavano tutti bene, tranne il Crocifisso.
    Da quanto tempo non andiamo nell’aula di una scuola italiana? Da quanto tempo non guardiamo le mura di una classe? Sono mura piene di affetto e di vita. Immagini di calciatori, cantanti, attori, attrici, personaggi immaginari dei giochi di ruolo, della cultura fantasy e new-age di cui ci cibiamo. Uomini, personaggi immaginari, ma soprattutto simboli. Non solo organi genitali stilizzati. Il nodo di Salomone, la stella a cinque punte, la svastica, il triskel, il pentalfa, il pentacolo e gli altri simboli esoterici. Cresciuti tra quelle mura, ci siamo ritrovati questi sigilli sui nostri vestiti: magliette, pantaloni, scarpe, cappellini, sciarpe. Non ci siamo limitati a indossarli, ce li siamo tatuati sui corpi, sui bicipiti, sul collo, sulle caviglie, sulla schiena. Li abbiamo fatti ciondolare dalle catenine comprate al mare. Sulle merende, sugli zainetti, sui quaderni, sulle penne e sulle matite ci sono i brand delle aziende: le generazioni esibiscono le etichette con il simbolo del produttore, per dimostrare che si hanno le possibilità e il gusto di comprare quella merce.
    Questa è la società in cui viviamo noi e in cui vivono gli uomini della Corte europea. Gli uomini della corte europea sono andati in un’aula, hanno guardato un muro con tanti simboli e andavano tutti bene, tranne il Crocifisso. Perché, fino a oggi, gli uomini della Corte europea per i diritti umani hanno lasciato tutti gli altri simboli al loro posto?
    Fino a oggi, gli uomini della Corte europea, in nome della libertà di espressione, hanno lasciato gli altri simboli sul muro perché sono simboli dell’Europa che vogliono: è la loro Europa, l’Europa dei mass-media e delle aziende. L’Europa degli emoticons, degli attori e dei pupazzi, un’europa frivola che si affida all’immagine. Un’immagine di libertà, fino a oggi.
    Oggi infatti questa libertà è violata perché l’Europa ci vieta un’immagine. Davanti a Lui si copre il volto. “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.” (Isaia 53,3-4). Niente di straordinario. Anche io tutti i giorni copro il volto e distolgo lo sguardo dal Suo patire e anche da tutto quello che fa di buono per me nella mia vita, perché sono preso dal lavoro e dai desideri. Distolgo lo sguardo anche dagli altri patimenti e dagli altri fratelli sofferenti e non ne vado fiero.
    Gli uomini della Corte europea hanno tolto questo simbolo perché lo ritenevano un atto importante, sono sicuro che danno importanza alle loro scelte. Però qui non si tratta di distogliere lo sguardo, si tratta di eliminare, di censurare, di evitare che il nostro sguardo possa incontrarlo. Pietro lo ha rinnegato e ha chiesto perdono, perché ha incontrato il suo sguardo. Questo atto di pentimento, di pietà verso un uomo ferito che pende da una croce, questo atto che ci fa diventare degli uomini migliori di fronte alla sofferenza di un altro è un atto cui sono stato educato da un padre e da una madre laici, che non andavano in chiesa, ma mi hanno cresciuto nei valori di un’Europa diversa. Questo sguardo continuerà a incontrare il Crocifisso, ne sono sicuro.
    Qualcuno ogni tanto si indigna e dice che si vergogna di essere Italiano e che vuole emigrare. Io non mi vergogno di essere Europeo in questa fredda serata d’inverno e non cambierò continente. Sono contento di essere italiano, perché, ne sono sicuro, il mio paese preferirà pagare decine e decine di multe da cinquemila euro per danni morali a decine di famiglie ricorrenti. Può darsi che scorderà anche di pagarne qualcuna. Forse siamo dei fratelli un po’ più disorganizzati e un po’ più anarchici dei nostri vicini europei e i nostri muri, indisciplinati, ci lasceranno ancora incontrare lo sguardo che era stato vietato nella strana sentenza di una mattina di novembre.

    4 Novembre, 2009 - 8:39
  16. Luigi scrive: «Risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, che non è solo simbolo religioso ma anche segno culturale». È questo, a mio parere il punto. Non è più vero, il Crocefisso non è più segno culturale. Può essere considerato tale in Italia, e ancora per poco, ma solo per evidenti motivi di opportunità “politica”; ma se ancora non ce ne siamo accorti l’aria europea è ben diversa da quella italiana. Come simbolo culturale il Crocefisso non ha alcun senso in un mondo in cui la sofferenza è cancellata, tutt’al più rappresentata come puro spettacolo; una sofferenza che non redime ma affossa nell’insensato l’esperienza umana; la sofferenza da cui ci si deve liberare attraversi la tecno-scienza. L’unico Crocefisso che si deve appendere alle pareti è quello dei credenti. Ed è proprio quello che la sentenza non vuole.

    4 Novembre, 2009 - 8:43
  17. Luigi Accattoli

    Da Fabiana Chini ricevo questo messaggio:

    A tutti gli innamorati di Gesù. – Mettiamo la Sua immagine sulle nostre magliette, sui davanzali delle finestre, sulle facciate delle chiese: il Volto, il crocifisso, tutti i simboli cristiani possibili! Basta a chi attacca Gesù! Se loro vogliono essere “liberi” di non vederlo, io voglio essere libera di amarlo e vederlo e mostrarlo quanto mi pare. La mia libertà di cristiana vale quanto la loro! Mettiamo Gesù ovunque nel nostro spazio e sul nostro corpo, oltre che nel nostro cuore, lì dove nessuno può sindacare e moltiplichiamo la Sua immagine all’infinito. VIVA GESU’!
    Questa è un’iniziativa privata di una persona innamorata di Gesù e non è sponsorizzata da nessun partito e da nessuna Chiesa.
    Scusate, non mi prendete per folle, ma non ne posso proprio più! Se l’iniziativa vi piace, vi prego di passare parola. Grazie, Fabiana Chini

    4 Novembre, 2009 - 8:46
  18. mattlar

    Sì, dai. Facciamo anche una bella manifestazione con le bandiere!!! Cantiamo cori da stadio: forza Gesù! Un bel tatuaggio sul petto dove nessuno potrà sindacare. Sarà una dimostrazione di grande fede…

    4 Novembre, 2009 - 9:36
  19. mattlar

    Dimenticavo le collanine d’oro con il faccione di Gesù pendenti sui petti villosi: si vedono ogni tanto, veramente suscitano in me l’impressione di una grande fede e chi le porta mi ispira sempre una grande mitezza.

    4 Novembre, 2009 - 9:41
  20. Leopoldo

    Io penso che l’immagine di un uomo che crede nelle proprie idee e nella propria missione fino al sacrificio della vita non possa essere né diseducativo né offensivo per nessuno. Penso che, nonostante tutto, per noi europei e soprattutto italiani, tale immagine rappresenti molto, sia sul piano razionale sia su quello emotivo. Penso che i bambini debbano anche abituarsi a vivere in una comunità che usa simboli e linguaggi diversi dai loro.
    Devo dire, infine, che io non sono credente ma il crocifisso a scuola o negli altri luoghi pubblici non mi dà proprio nessun fastidio, anche se prima o poi scomparirà (o forse no, vedremo): il che non significa ovviamente che scomparirà la religione cattolica o la fede dei credenti.
    Infine, penso sia sbagliato confondere i simboli che ciascuno si costruisce, a volte pure tatuandoseli sulla pelle e quelli esposti negli uffici pubblici, per legge.
    P.S. Ogni volta che sento discorsi sulla necessità di salvaguardare i valori della religione cattolica in quanto tali nella società attraverso l’azione legislativa divento un becero “laicista”.

    4 Novembre, 2009 - 10:26
  21. Io sono credente ma la penso come Leopoldo (non so se la cosa sgomenti lui, a me fa molto piacere).

    4 Novembre, 2009 - 10:33
  22. Mi sento in piena sintonia, e sottoscrivo, il pensiero di Francesco73.
    Le prime tre righe del suo post affrontano l’argomento nel nocciolo.

    “Tutti gli accorgimenti giuridici e legislativi non fanno premio sulla capacità culturale dei cristiani, fatta di memoria, studio, proposta, animazione.”

    E il virgolettato, in particolare, merita la Lode.
    Non è asserragliandosi nel fortino e producendo “leggi” che si otterrà qualcosa. Ci vuole come dice giustamente Francesco “capacità culturale dei cristiani, fatta di memoria, studio, proposta, animazione”, che in fondo vuol dire … “testimonianza e impegno reale”, non …”politichese” e opportunismi vari.
    Un saluto a tutti.

    4 Novembre, 2009 - 10:46
  23. mattlar

    E’ proprio questo il punto, quello di Leopoldo. Nessuno vuole dire che il crocifisso sia diseducativo o offensivo. Semplicemente, che si confonda il simbolo cui ciascuno legittimamente si vuol riferire con quelli adottati per legge. Se per legge si dovesse appendere la stella di David sui muri delle scuole o se per legge Fabiana CHINI fosse obbligata a prestare giuramento sul Corano davanti a un tribunale o se per legge fosse esposta la mezzaluna nella scuola della di lei figlia o nell’aula di tribunale non credo che sarebbe contenta.
    Leonardo registra “che la gran parte dei credenti manco ci pensa che c’è il crocifisso”.
    Perché per noi tutti è scontato che ci sia. Ma non è detto che sarà così tra 100 anni. Non certo per questa sentenza, ma forse per il nostro tiepidume di cristiani. E questa sentenza, paradossalmente, tra 100 anni potrebbe essere la nostra difesa.

    4 Novembre, 2009 - 10:51
  24. Colleghi d’ufficio e in vari altri contesti mi hanno posto il problema su cosa ne penso di questo “caso”. E mi sono messo a scrivere.

    Ho cercato di spiegare perché i cattolici non debbono farsi prendere dal turbine e nel vortice perverso della propaganda e chiarire il punto: ammettere senza problemi e con serenità che la clausola del crocefisso è oggi indifendibile, ma allo stesso tempo svelare e denunciare con forza cosa c’è dietro questa propaganda e non farsi prendere per il naso.

    il post l’ho chiamato “Crocefissi per le allodole”, ovvero una arma di distrazione di massa. Cosa c’è dietro?

    http://www.bzimage.it/blog/2009/11/crocefissi-per-le-allodole.html

    4 Novembre, 2009 - 11:23
  25. Marcello

    Mah.
    Neanch’io amo molto le lotte contro il crocifisso, ma un paio di cose voglio dirle:
    – Le motivazioni dei “contrari” sono in genere serie. Non c’è solo anticristianesimo, ma anche desiderio di sana laicità (quindi vanno ascoltate).
    – Nelle aule scolastiche ai miei tempi i crocifissi erano continuo oggetto di ati vandalici (quindi… fate voi).
    – Noi cristiani dobbiamo cercare di stare un po’ più appesi alla Croce piuttosto che appendere croci in giro.

    4 Novembre, 2009 - 11:40
  26. Marcello

    Sia chiaro, non iscrivetemi nel club di quelli che vogliono togliere i crocifissi!
    E poi aggiungo una domanda: riusciamo a tenere i crocifissi nei luoghi pubblici senza farne simboli solo culturali e non religiosi?

    4 Novembre, 2009 - 11:58
  27. discepolo

    Mio figlio mi ha raccontato questa storiella non so se è vera
    in una scuola hanno tolto dalla parete il crocifisso e ci hanno messo un cartello “Sono al cesso torno subito”.
    nessuno dei prof che faceva lezione sotto quel cartello se ne è accorto , con grande sghignazzo e divertimento degli alunni.
    il crocifisso in un aula di scuola non è più simbolo di nulla, ne’ culturale , ne’ di altro.. magari lo fosse.. ma nn è più così.. ha ragione Leonardo nessuno lo guarda più , chi si indigna perchè c’è, è già una persona particolare.. tutti gli altri semplicemente se ne fregano… la “sana laicità “ha preso il sopravvento come dice Marcello.
    “noi cristiani dovremo stare appesi alla croce? certo Marcello, se vuoi stare appeso auna croce vai in India o in Pakistan o in Sudan in altri paesi dove crocifiggono i cristiani non metaforicamente ma sul serio…, di questi cristiani crocifissi però non mi pare se ne parli tanto da noi ???

    4 Novembre, 2009 - 12:57
  28. mattlar

    E’ vero, discepolo, non te ne ho mai sentito parlare…

    4 Novembre, 2009 - 13:00
  29. LucaB

    Modestamente penso che a scuola devono comandare le maestre, non i tribunali. Ma una brava maestra, soprattutto se cattolica, quando vede che anche uno solo dei suoi bambini è disturbato da un simbolo lo toglie e basta. Si chiama amore. In Vaticano non capiscono questa parola?

    4 Novembre, 2009 - 14:09
  30. Nino

    Chi ha paura del crocifisso a scuola?

    Qualche riflessione anche dopo il post del caro Savigni.

    Stamani su radio tre a “prima pagina” il giornalista Costi, conduttore della settimana, così ha risposto ad una ascoltatrice che contestava la sentenza della UE di togliere il crocifisso dai luoghi pubblici: la sofferenza e il dolore che rappresentano il crocifisso non sono solo un valore cristiano ma dell’umanità.
    La scorsa settimana l’argomento all’ordine del giorno di una riunione assembleare in vicariato, a Roma, è stato:
    Iniziazione cristiana e formazione del credente.
    Come possiamo ripensare il percorso di formazione alla fede nel contesto della sfida educativa?

    Tra le problematiche analizzate si rilevava che la stragrande maggioranza dei bambini che iniziano il catechismo per ricevere la prima Comunione non sa fare il segno della Croce, né conosce la figura di Gesù. E i pochi che ne sanno la collocano nella stessa sfera del giornalista Costi: sofferenza e dolore.
    Ecco due significative tipologie esemplificative sullo stato della conoscenza del significato, oggi, di quel simbolo e di quel gesto.
    Costi ha anche letto il titolo di Liberal di oggi su cui scrive Luigi intitolato, se non ricordo male: hanno ucciso Gesu Cristo ( o cancellato…).

    Riprendo un passo dal libro del gesuita Silvano Fausti “Commentario Spirituale della Lettera ai Galati.” (Verità del Vangelo, libertà dei figli)

    4. NON MI CONSULTAI CON CARNE E SANGUE (1, 13-24) pag 65

    ……….“una persona è sempre la sua storia. Ciò che gli altri hanno capito dopo anni alla luce di Pentecoste — e che noi pure comprendiamo progressivamente mediante la Parola e lo Spirito — a Paolo fu dato di comprenderlo come in un baleno.
    Senza questa conoscenza della storia e della carne di Gesù, Paolo non sarebbe apostolo come gli altri apostoli.
    Avrebbe solo conosciuto l’enunciato della salvezza, ma non il Salvatore.
    Sarebbe come tanti cristiani che ripetono di continuo che Gesù crocifisso è risorto e Signore, e si dimenticano che il vangelo vuol dire il contrario — ossia che il Signore risorto è Gesù il crocifisso.
    Solo attraverso la sua vicenda concreta, da Nazareth al Calvario, sappiamo chi è il Signore risorto; diversamente facciamo di lui l’attaccapanni di tutte le nostre idee su Dio. E la «carne» di Gesù che rivela il o che nessuno ha visto (Gv 1, 18).
    Gnosticismo e docetismo sono sempre la prima principale insidia della nostra fede. Se Paolo si equipara a pieno titolo agli altri apostoli, significa che, anche se in modo straordinario, ha fatto la loro stessa esperienza di Gesù che li costituisce tali.
    in me.
    La rivelazione è fatta personalmente a Paolo, ed è così forte che penetra in lui e lo pervade tutto, fino a fargli dire:
    «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me (2,20).
    La rivelazione non è qualcosa di estrinseco — un pacco che ricevo ed è mio, un’idea che acquisisco e poi regalo o vendo.
    E un’esperienza interiore e mistica. E l’irruzione di Dio. Per Paolo il Signore, pur restando il Signore, diventa la sua vita (Fil 1, 21).

    —————————-

    Due considerazioni su quanto dice Fausti, in relazione alle due tipologie esemplificative sul senso del crocifisso e della conoscenza del Cristo rispetto alla domanda posta da Luigi.
    La prima, pare evidente che per primi i cattolici come Costi hanno una visione del crocifisso e del credo che lo rappresenta ferma al : “Sarebbe come tanti cristiani che ripetono di continuo che Gesù crocifisso è risorto e Signore “
    La seconda, pur con le dovute cautele, è che la grande maggioranza dei cattolici italiani, non solo non tramanda ai figli le basi del cristianesimo
    a cominciare dal segno di Croce e, quando lo fa si colloca, sbagliando, nel luogo comune di cui sopra.
    Del resto da qualche tempo stiamo assistendo ad una funzione industriale dei sacramenti nella chiesa basti pensare che un numero significativo
    di coppie ricevono one shot: battesimo, comunione e cresima prima di accedere al sacramento del matrimonio.

    Per questo ritengo che la risposta alla domanda di Luigi, oggi, sia che ad aver paura del Crocifisso, in realtà siano proprio i cattolici che si preoccupano assai più di esibirlo come fosse un amuleto per esorcizzare paure e il “male”, che di rappresentarlo in silenzio nello stile di vita che il Crocifisso propone con le difficoltà e il coraggio che chiede l’abbracciarlo e il testimoniarlo.
    Così, per esempio, un scultura in legno del budda che ride regalatomi da mio figlio anni fa da un ritorno nel sud est asiatico la tengo sopra ad un copritermosifone.

    4 Novembre, 2009 - 14:13
  31. Ceccanti (Pd) Crocifisso. Ricorrere a Strasbrurgo stavolta con argomenti fondati e trovare una soluzione ispirata alla Baviera

    Il senatore Stefano Ceccanti (Pd) dichiara di aver presentato un’interpellanza al Presidente del Consiglio dei Ministri circa il prennuanciato ricorso alla Corte di Strasburgo sulla sentenza relativa al crocifisso.

    Secondo Ceccanti l’esito della sentenza è dovuto al fatto che ” il Governo ha politicizzato erroneamente la questione” di fronte alla Corte e “proprio l’uso di motivazioni improprie ha con tutta probabilità provocato un cambiamento di giurisprudenza”, mentre quella consolidata in materia rispettava di più le diverse tradizioni costituzionali.

    Ora- sostiene Ceccanti- “gli effetti rischiano di andare ben al di là del caso singolo, a causa dei vincoli inseriti nell’art. 117 comma 1 della Costituzione, anche determinando un’incostituzionalità di leggi future”.

    Per queste ragioni il Governo dovrebbe ricorrere “facendo presenti questi effetti diretti nel nostro ordinamento costituzionale e spiegando meglio la nostra giurisprudenza costituzionale sulla laicità che non è assimilabile a quella francese”.

    “Il legislatore, anche col contributo del Governo, dovrebbe meditare su come risolvere il problema per non affidarlo più a un regolamento e ragionando a partire dalla soluzione adottata in Baviera che consente in certi casi motivati un blanciamneto tra diritti che può anche portare a una rimozione in quelle specifiche situazioni scolastiche”.

    Testo integrale dell’ interpellanza

    Al Presidente del Consiglio dei Ministri

    Premesso che

    – in relazione alla sentenza Lautsi contro Italia della Corte di Strasburgo del 3 novembre scorso il Governo italiano risulta aver presentato in modo errato e quindi non convincente le ragioni dell’Italia, in particolare ricorrendo a irricevibili motivazioni di opportunità politica e nello specifico alla “necessità di trovare un compromesso con i partiti di ispirazione
    cristiana”, a tal punto che, in una materia delicata e opinabile, si è verificato il raro caso di una sentenza all’unanimità;

    -solo tale errata presentazione da parte del nostro Governo delle ragioni dell’Italia sembra aver motivato quello che appare come un indubbio cambiamento della tradizionale cautela in materia di libertà religiosa e di neutralità dell’istituzione scolastica di una Corte sovranazionale tradizionalmente e necessariamente rispettosa dei margini di apprezzamento dei singoli Stati , a causa della sua legittimazione che non equivale a quella di una Corte costituzionale o neanche a quella della Corte di giustizia di Lussemburgo; un cambiamento tale da limitare in modo stringente i margini di intervento anche successivi delle istituzioni italiane dopo che la legge costituzionale n. 3/2001, sulla base del testo novellato dall’art. 117, comma 1, della Costituzione, ha vincolato il
    legislatore statale e regionale al rispetto dei vincoli derivanti dagli obblighi internazionali e dopo che le successive sentenze 348 e 349 del 2007 della Corte costituzionale hanno ricompreso esplicitamente tra tali vincoli la Convenzione europea ;

    – va tenuto presente che sia rispetto all’art. 9 (libertà religiosa) sia all’art. 2 del primo protocollo addizionale del 1952, non casualmente allegato e non direttamente incorporato nella Convenzione europea per evitare anche simbolicamente l’idea che si tendesse a uniformare rigidamente la tutela dei diritti nei diversi sistemi scolastici, le sentenze sono state tradizionalmente favorevoli ai Paesi membri (tra le altre si vedano Valsamis contro Grecia; Efstratiou contro Grecia; Kjeldsen, Busk, Madsen e Petersen contro Danimarca, Vogt contro Germania, Dahlab contro Svizzera, Karaduman contro Turchia, Otto Preminger Institut contro Austria) o, quando ha espresso una condanna, la Corte lo ha fatto con rigoroso riferimento al caso singolo richiamando a
    un’interpretazione convenzionalmente orientata della legislazione vigente, senza travolgere la legittimità della stessa (Kokkinakis contro Grecia);

    – autorevoli esponenti del Governo e della maggioranza, dichiarando che la sentenza attuale sarebbe la conseguenza del mancato richiamo del Trattato costituzionale ed ora del Trattato di Lisbona alle radici giudaico-cristiane dell’Europa, dimostrano palesemente di non conoscere le caratteristiche del
    sistema originato dalla Convenzione di Strasburgo, che non ha nulla a che vedere con le istituzioni dell’Unione europea, comprendendo Stati quali ad esempio la Russia e la Turchia, lasciando così presagire che anche in sede di ricorso alla Grande Camera le ragioni dell’Italia non verrebbero difese in modo convincente;

    – l’articolo 43.2 della Convenzione di Strasburgo stabilisce condizioni particolarmente rigorose per il ricorso alla Grande Camera, affidando il ruolo di filtro a un collegio di cinque giudici membri della medesima che lo accoglie solo “quando la questione oggetto del ricorso solleva gravi problemi di interpretazione o di applicazione della Convenzione o dei suoi protocolli e anche una grave questione di carattere generale”;

    Si chiede di sapere

    – se il Governo intenda predisporre il ricorso alla Grande Camera con la dovuta accuratezza evitando di presentare stavolta argomentazioni politiche improprie e controproducenti , limitandosi a segnalare e a presentare solo gli argomenti giuridici fondati che possono condurre a rivedere la sentenza;

    – se il Governo intenda far valere quale “grave questione di carattere
    generale”, anche quella degli effetti interni delle sentenze negli ordinamenti
    che, come quello italiano (nel nostro caso dopo la legge costituzionale 3/2001), vincolano in
    modo particolarmente pregnante tali ordinamenti ;

    – se in particolare intenda basarsi nel ricorso sulla errata ricostruzione che la sentenza fa della
    giurisprudenza costituzionale italiana sulla laicità , giurisprudenza che risulta comprensibile dalla lettura della sentenze e dalle principali ricostruzioni
    dottrinali. Infatti la specificità della giurisprudenza costituzionale
    italiana, peraltro non dissimile da altre tradizioni costituzionali dei Paesi
    membri, è stata praticamente disconosciuta dalla Corte di Strasburgo
    allineandola di fatto sulla del tutto diversa tradizione costituzionale
    francese, peraltro oggi oggetto di rimeditazione, tradizione che si fonda sull’interpretare la neutralità confessionale delle
    istituzioni scolastiche in modo indistintamente ostile al rilievo pubblico del
    fenomeno religioso, mentre dall’attenta disamina della giurisprudenza
    costituzionale italiana successiva al nuovo Concordato si ricava in modo chiaro
    che, pur svincolandosi coerentemente e positivamente dal precedente argomento quantitativo
    privilegiato per la religione della maggioranza, nondimeno “la distanza con la
    concezione francese della laicità è scolpita in modo netto e chiaro…
    Neutralità dello Stato non significa necessariamente neutralizzazione del
    fenomeno religioso” (Barbera);

    – se intenda in ogni caso, anche a prescindere dal ricorso per la sentenza
    citata, favorire un confronto parlamentare teso a superare le incertezze del
    quadro normativo attuale, basato su una fonte regolamentare come tale ritenuta
    non sindacabile dalla Corte costituzionale (ordinanza 389/2004),
    confronto teso a meglio contemperare i diritti in potenziale conflitto, anche
    sulla base di esperienze legislative comparabili quale quella bavarese ,
    realizzata dopo la sentenza della Corte costituzionale federale del 16 maggio 1995. L’art. 7, par. 3, della Legge bavarese sull’educazione e l’istruzione pubblica ( Bayerisches Gesetz über das Erziehungs- und Unterrichtswesen, BayEUG ), così come modificata dalla legge approvata il 23 dicembre 1995 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1996 recita: “In considerazione della connotazione storica e culturale della Baviera, in ogni aula scolastica è affisso un crocifisso. Con ciò si esprime la volontà di realizzare i supremi scopi educativi della costituzione sulla base di valori cristiani e occidentali in armonia con la tutela della libertà religiosa. Se l’affissione del crocifisso viene contestata da chi ha diritto all’istruzione per seri e comprensibili motivi religiosi o ideologici, il direttore didattico cerca un accordo amichevole. Se l’accordo non si raggiunge, egli deve adottare, dopo aver informato il provveditorato agli studi, una regola ad hoc (per il caso singolo) che rispetti la libertà di religione del dissenziente e operi un giusto contemperamento delle convinzioni religiose e ideologiche di tutti gli alunni della classe; nello stesso tempo va anche tenuta in considerazione, per quanto possibile, la volontà della maggioranza.”

    CECCANTI

    4 Novembre, 2009 - 16:29
  32. Scusate se come al solito volo basso, a livello dello stomaco, però è il livello dove vive molta parte del mondo:
    1) mia esperienza personale: da ragazzo il crocifisso a scuola mi è stato spaccato a calci davanti agli occhi – io poi l’ho ricomposto e riappeso chiedendo a chi aveva compiuto il … gesto che male gli avesse potuto fare; da adulto vedo istituzioni e parlamento battersi per la tutela di gruppi basati sulle preferenze sessuali che poi nella mia città insultano le processioni (nonchè insultano e aggrediscono a freddo i prelati che si azzardano a fare i portici a piedi, come ho visto fare con Caffarra un sabato pomeriggio) e organizzano manifestazioni sovvenzionate coi soldi pubblici con titoli del tipo “La Madonna piange sperma” e “Corpus Domina”;
    2) di fronte a una istituzione che garantisce i menu differenziati per evitare il maiale, ma toglie i crocifissi, chi a quei crocifissi guarda con simpatia deve pensare che questa è una società più inclusiva oppure che è una società che dice di fare posto agli uni ma in realtà ne approfitta solo per emarginare gli altri (anche perchè poi passa a colpire il velo islamico)?
    3) avete letto la intervista ai promotori della causa, col ragazzino che “si sente osservato dal crocifisso”? Escludendo (o augurandogli) la crisi mistica, se ne deduce chiaramente una paranoia galoppante. E’ sulle paranoie che basiamo la legislazione?
    4) paranoia come quella che portò qualcuno anche in ambito cattolico a auspicare la rimozione del Maometto all’inferno affrescato in San Petronio, con una sindrome tra l’astoricità e l’autocolpevolizzazione acritica e sistematica. A quando allora la rimozione dei simboli religiosi dallo spazio pubblico, inteso come rimozione delle chiese dalle piazze?
    6) non so voi, ma a me pare che questa società, se deve rimuovere i crocifissi per garantire la libertà educativa, non garantisca la mia libertà di educare i miei figli, perchè li condanna a vivere nelle catacombe. Vi assicuro che anche a livello accademico l’emarginazione su base religiosa è presente. E su motivazioni che sottintendono la damnatio memoriae del religioso, altro che libertà.

    Ora, prima di dovere fare appello a Ceccanti per una legge che tuteli quelli come me dall’omolatria cristofobica, vogliamo pensare che sono diritti di cittadinanza quelli che a tutti si dice di volere riconoscere ma pare che ai cristiani si neghino?

    4 Novembre, 2009 - 16:54
  33. Leonardo

    Non ho difficoltà a dar credito al senatore Ceccanti quando dice che la memoria difensiva italiana era fatta coi piedi, anche se non l’ho letta, però mi chiedo: se la corte di Strasburgo ha compiuto una «errata ricostruzione … «della
    giurisprudenza costituzionale italiana sulla laicità», questo non implica un pesante giudizio negativo, anche dal punto di vista tecnico, sull’operato di quei giudici. Non vale il principio “Iura novit curia”? E il giudice italiano Zagrebelski, che la giurisprudenza costituzionale del suo paese dovrebbe conoscerla (o almeno poteva farsela dire da suo fratello .-), che ci stava a fare, se è vero che la corte ha deciso all’unanimità?

    4 Novembre, 2009 - 18:26
  34. Leonardo

    correggo: la frase “se la corte di Strasburgo ecc.” va letta come un’interrogativa retorica.

    4 Novembre, 2009 - 18:27
  35. raffaele.savigni

    Ceccanti può aver ragione nel criticare l’ottusità dei governanti italiani, ma la Corte europea doveva giudicare tenendo presente l’intera questione e non solo l’argomentazione “zoppicante” del governo italiano.
    Sono contento di ciò che ha detto Bersani. Molto meno di ciò che ha scritto su “Repubblica” Rodotà (un giurista fazioso e iperlaicista): purtoppo è un collega di partito di Ceccanti e Bersani, e parecchio potente.
    Condivido le argomentazioni “forti” di Alessandro Canelli. Aggiungo una provocazione: se a qualcunoi (che, detto per inciso, poteva starsene in Finlandia…) dà fastidio il Crocefisso, a qualcun altro potrebbe dar fastidio il fatto che a scuola si leggano autori atei o gay, a qualcun altro il velo islamico, ad un altro ancora la menorah ebraica e il copricapo degli ebrei ortodossi, a qualcun altro un simbolo massonico, ad un altro la bandiera nazionale… Che facciamo allora? Dovremmo togliere tutto…Tutte queste cose possono “turbare” qualcuno: e perché il turbamento di un ateo deve valere giuridicamente più di quello di un credente?

    4 Novembre, 2009 - 18:49
  36. tonizzo

    Tratto dal pezzo di Marco Imarisio su Corriere.it di oggi:

    http://www.corriere.it/cronache/09_novembre_04/tempo-talebani-cattolici-crocifisso-imarisio_fcf4aa5e-c90b-11de-a52f-00144f02aabc.shtml

    Massimo rila­scia interviste a getto continuo. Sempre al telefono, mai in vi­deo. Non accetta di farsi fotogra­fare. «Non voglio essere preso di mira dai talebani cattolici». In questi anni ha ricevuto lettere minatorie. Sami racconta che al liceo, quando il Tar respinse il ri­corso, alcuni compagni lo cir­condarono dicendogli «ateo di m…». Finì a botte

    Ahahahahaha, simpatico umorista!
    E dunque esistono i talebani cattolici? Ahahahaha, e il Corriere pubblica queste cose? Bella società sta venendo fuori: vedrete come si appecoroneranno davanti agli imam. Presto, molto presto.
    Chi parla di “talebani cattolici” nemmeno si rende conto di quello che sta dicendo. Aria ai denti. Che alle volte serve a pulire l’alito, tutt’al più.

    4 Novembre, 2009 - 18:56
  37. Il prof. Rodotà non ha mai aderito al Pd, se non erro alle europee fece una dichiarazione di voto per Sinistra e Libertà.
    Credo che il prof. Zagrebelsky (Gustavo) non abbia condiviso quella giurisprudenza, ha sempre sostenuto per l’Italia una visione assimilabile a quella francese.

    4 Novembre, 2009 - 19:58
  38. mattlar

    La Bayerisches Gesetz über das Erziehungs- und Unterrichtswesen, BayEUG mi sembra veramente molto interessante, equilibrata, molto rispettosa delle autonomie oltre che ispirata a un pragmatismo tipicamente tedesco che evita a tutti di perdersi in questioni ideologiche come quelle che stiamo affrontando in Italia adesso. L’orientamento laico francese, di contro, è effettivamente poco rispettoso delle libertà altrui e molto pesante nei confronti dei credenti.

    4 Novembre, 2009 - 20:46
  39. mattlar

    Ringrazio dunque il sen. Ceccanti per l’interessante spunto di riflessione. Leggerò, comunque, la sentenza.

    4 Novembre, 2009 - 20:47
  40. roberto 55

    Grazie al Senatore Ceccanti per i contributi forniti: anch’io, come Mattlar, trovo che la legislazione bavarese possa essere un buon termine di riferimento ed anch’io, come Raffaele, sono stato contento della posizione, equilibrata e di grande buon senso, espressa da Pierluigi Bersani.

    A domani !

    Roberto 55

    5 Novembre, 2009 - 0:31
  41. Marcello

    Caro discepolo portare la propria croce è un obbligo per TUTTI i cristiani, non solo per quelli del (o in) Pakistan.
    Stai attento a dire che la laicità ha preso il sopravvento perché i “laici” dicono che è il Vaticano ad aver preso il sopravvento.
    Queste gare a chi è più vittima mi fanno un po’ impressione.
    E poi fatte da noi cristiani che crediamo nella vita eterna e nella Parusia…

    5 Novembre, 2009 - 9:55
  42. Casavola, estensore della sentenza della Corte italiana del 1989, intervistato oggi da “Liberal” sostiene che la Corte di Strasburgo ha fatto propria la laicità francese, che non è la nostra

    5 Novembre, 2009 - 12:56
  43. discepolo

    caro marcello,
    portere la propria croce è un obbligo per tutti i cristiani…come è vero1
    per esempio il mio vescoso, eminenza tettamanzi, porta una corce d’oro al collo…
    caro Mattlar ..
    non ho mai parlato dei cristiani crocifissi in sudan .. ma neanche tu.. neanche Luigi Accattoli.. neanche Nino.. neanche Marcello .. neanche Nicol….neanche
    raffaele savigni
    che vuol dire ?
    facciamo tante storie per il crocifisso di legno alla parete e NON CE NE FREGA NIENTE DEI CRISTIaNI CROCIFISSI….
    io , personalmente. mi sento un verme, una nullità, mi sento una persona che ha molto da imparare, che ha molti peccati, molto da farsi perdonare che è estremamente imperfetto..
    voi invece i Perfetti, i Giusti, i corretti , quelli moderni, quelli che avete il filo diretto con l’onnipotente cosa mi dite? ….

    5 Novembre, 2009 - 14:20
  44. mattlar

    Caro discepolo,
    che vuol dire non lo so… Ma poiché ti eri lamentato perché noi perfetti, moderni, corretti e giusti non ne parliamo mai, immaginavo che tu imperfetto, antico, scorretto e ingiusto ne sapessi qualcosa di più.

    5 Novembre, 2009 - 15:40
  45. Nino

    @discepolo
    “non ho mai parlato dei cristiani crocifissi in sudan .. ma neanche tu.. neanche Luigi Accattoli.. neanche Nino.. neanche Marcello .. neanche Nicol….neanche raffaele savigni
    che vuol dire ?”
    ———————–

    Ciao discepolo,
    francamente non capisco l’invettiva, forse essendoti tu affacciato da meno di un anno su questo pianerottolo, non hai contezza delle volte in cui l’argomento “martiri cristiani” è stato toccato.
    Si è parlato di laici e di religiosi uccisi come don Santoro, dei gesuiti e delle suore in El Salvador , di Mons. Romero, dei cristiani dell’isola di Timor, di quelli uccisi in India ad opera della setta ostile ai cristiani.
    Ma mi sfugge il nesso con il tema proposto.
    ———-

    Poi aggiungi: “voi invece i Perfetti, i Giusti, i corretti , quelli moderni, quelli che avete il filo diretto con l’onnipotente cosa mi dite? ….”
    ————–

    Mah, che dire, sono basito.
    Non saprei, ma se questo è ciò che tu veramente pensi, mi spiace ma per quanto mi riguarda sei fuori strada.
    Di quegli aggettivi che attribuisci all’ammucchiata dei bloggers di cui sopra mi sento di condividere solo : corretto e moderno (senza rinnegare il passato).
    Voglio credere che hai avuto una botta leggera di “suina”.
    Via, ci confrontiamo talvolta all’arma bianca ma non mi pare che da queste parti vi siano aspiranti al soglio pontificio o alla beatificazione in vita.
    Piuttosto, stai in campana e curati dei tuoi piccoli pazienti.
    Quello sarebbe un cammino di santità, ma non montarti la testa per non finire di diritto in quella lista.

    5 Novembre, 2009 - 15:53
  46. Luigi Accattoli

    Discepolo qui non abbiamo parlato – io per primo – dei cristiani crocifissi in Sudan: è verissimo. Ma per quello che mi riguarda ho sempre cercato di parlare dei cristiani martiri e da prima che l’argomento fosse divenuto abituale: che è stato dopo l’11 settembre. C’è un capitolo nel mio volume CERCO FATTI DI VANGELO e un altro nell’omonimo capitolo della pagina di questo blog CERCO FATTI DI VANGELO. Dell’argomento tratta per intero il volume NUOVI MARTIRI. Per un aggiornamento ultimo nella pagina CONFERENZE E DIBATTITI trovi una relazione a un convegno del 5 settembre 2009. Tra i post puoi vedere 11 maggio 2006, 22 e 24 settembre 2006 e… via elencando. – Ma temo di non aver capito quello che volevi dire – ti sento molto appassionato e ti ammiro e mi dispiace di non essere all’altezza.

    5 Novembre, 2009 - 16:35
  47. nicol

    A discepolo: “neanche Nicol”.
    Scusa ma che c’entro? Non sono nemmeno intervenuta in questo dibattito: mi sono interessata alle vostre opinioni e aspettavo di conoscerle meglio per averne una mia. Perché mi hai chiamata in causa?
    Perché non parlo dei martiri? Ma che ne sai di cosa parlo?
    Per quanto TI riguarda di noi conosci uno pseudonimo e qualche intervento su argomenti circoscritti. Per quel che sai potrei essere figlia sorella o madre di un martire.
    Mi spiace di averti dato l’impressione di una che ha delle verità in tasca e credo di poter parlare anche per le altre persone che hai citato (scusatemi se non è così): siamo qui alla ricerca, questo blog è un luogo in cui intervenire per mettersi in discussione, per ascoltare, per lasciarsi mettere in discussione. Uno dei tanti.
    Ognuno di noi sa di meritare molte critiche, di non essere mai adeguato, ma questa sinceramente non l’ho proprio capita.
    “Il filo diretto con l’Onnipotente”: di fronte a questa frase penso di doverti anche delle scuse, a nome mio e di tutti quelli che ti hanno offeso così profondamente da spingerti a giudicarci in blocco. Mi piacerebbe conoscerti, fuori da questo blog, sono sicura che se parlassimo direttamente qualcosa di meglio verrebbe fuori da entrambi.

    5 Novembre, 2009 - 18:04
  48. raffaele.savigni

    Non capisco questo tono così polòemico di Discepolo, anche nei confronti di chi ha criticato (sia pure con toni un po’ diversi dai suoi) la sentenza. Perchjé definirci “ipocriti”? E rimproverarcidi non esserci fatti crocifiggere? e di non avee parlato espressamente dei cristiani uccisi in Sudan (peraltro debbo precisare che in diverse occasioni io ho ricordato questo fatto a varie persone; e Riccardi ha promosso belle iniziative sui martiri del Novecento)?
    Osservo: 1) I primi cristiani non erano autolesionisti: se possibile fuggivano dinanzi alle persecuzioni (lo ammette anche san Cipriano); se però la scelta era tra rinnegare Cristo e morire, allora preferivano farsi uccidere e testimioniare Cristo col sangue; 2) non si può parlare sem,pre di tutto: purtroppo le persecuzioni contro i cristiani si sono verificate in questi ultimi anni in molti Paesi, dal Sudan che Discepolo ricordava al Salvador di mons. romero, dalla polonia di padre Popielusko (non so come si scriva esattamente) alla turchia di don Santoro (io ho avuto la fortuna di partecipare ad un colloquio presso il centro per il dialogo cattolico-islamico istituito proprio per ricordare don Santoro); 3) il modo migliore per ricordare i martiri non è il risentimento, ma il coraggio di una testimonianza non disgiunta dalla capacità di dialogare anche con i correligionari e persino gli “amici” dei persecutori (così facevano ad esempio gli Apologisti come san Giustino); 4) Discepolo, se ti senti un peccatore, perchè giudichi così duramente gli altri? Io non ho mai preteso di avere un filo diretto con l’Onnipotente: mi sento anch’io un peccatore che tenta di diventare ogni giorno un cristiano; dico quel che penso ma non ho mai rivendicato l’infallibilità.

    6 Novembre, 2009 - 19:33
  49. raffaele.savigni

    Sono contento del fatto che Rodotà non sia del PD. Concordo con Ceccanti nell’auspicare una soluzione “alla tedesca” e non alla francese.
    Abbiamo molto bisogno di uomini saggi come Casavola. Che Dio ce lo conservi a lungo.

    6 Novembre, 2009 - 19:38

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