Benedetto: “Il nostro è un Dio ferito”

“Il Signore ha portato con sé le sue ferite nell’eternità. Egli è un Dio ferito; si è lasciato ferire dall’amore verso di noi. Le ferite sono per noi il segno che Egli ci comprende e che si lascia ferire dall’amore verso di noi. Queste sue ferite – come possiamo noi toccarle nella storia di questo nostro tempo! Egli, infatti, si lascia sempre di nuovo ferire per noi. Quale certezza della sua misericordia e quale consolazione esse significano per noi! E quale sicurezza ci danno circa quello che Egli è: “Mio Signore e mio Dio!” E come costituiscono per noi un dovere di lasciarci ferire a nostra volta per Lui!”: così ha parlato ieri il papa a commento del Risorto che invita l’apostolo Tommaso ad accertarsi della sua identità mettendo il dito nelle sue ferite. Lo segnalo ai visitatori come esempio della forza di parola del papa teologo, per la quale rimando al post del 19 febbraio e agli altri li richiamati.

8 Comments

  1. fabrizio

    Luigi, intervengo a sproposito in coda al suo bellissimo post, ma il tema è comunque attuale.
    Ho appena letto su Famiglia Cristiana un servizio in cui diversi vaticanisti fanno un rapido bilancio dei primi dei due anni di pontificato di Benedetto.
    Sul suo intervento c’è un punto su cui non mi trovo d’accordo.
    Lei dice: “La riduzione dei messaggi al mondo comporta un calo di attenzione ai temi della giustizia, della pace, dell’ecologia e dei diritti umani”. A me così non sembra. Se non mi sbaglio negli ultimi due mesi il papa ha parlato molto più di pace, giustizia e diritti umani che non di vita e famiglia. Questo è logico alla luce di quel discorso ai vescovi svizzeri che abbiamo già commentato, nel quale il papa diceva chiaramente che difesa della vita e della famiglia perché siano credibili devono necessariamente accompagnarsi alla morale della pace, della giustizia e della solidarietà. quindi il presunto calo di attenzione del papa a questi temi sarebbe incomprensibile e contraddittorio.
    A conferma di questo, proprio oggi il papa ha rinnovato la richiesta a Dio il dono della pace in termini molto netti.
    Vorrei direi due parole anche sull’intervento, sempre su Famiglia Cristiana, di Marco Politi (non è un’ossessione, lo giuro). Politi dice: “Manca, rispetto all’era Wojtyla, il tema dell’autocritica, oggi cancellato”. Qui c’è poco da essere d’accordo o meno. Siccome viene usato il termine molto netto “cancellato”, mi permetto di dire che questa affermazione è oggettivamente falsa. Di autocritiche molto nette me ne ricordo d’acchito almeno due. La prima storica “ Quante pagine di storia registrano guerre affrontate invocando il nome di Dio…Il ricordo di questi tristi eventi dovrebbe riempirci di vergogna, bena sapendo quali atrocità sono state commesse nel nome delle religioni” (il termine vergogna non l’aveva pronunciato neanche Wojtyla!). La seconda contemporanea “La società moderna non è semplicemente senza morale, ma ha, per così dire, scoperto e rivendica un’altra parte della morale che, nell’annuncio della Chiesa negli ultimi decenni e anche di più, forse non è stata abbastanza proposta. Sono i grandi temi della pace, della non violenza, della giustizia per tutti, della sollecitudine per i poveri e del rispetto della creazione” (questa citazione vale anche per l’osservazione all’intervento di Luigi).
    Ancora oggi ha ringraziato “coloro che sono indulgenti con la mia debolezza”. Ma è in tutto il pontificato di Ratzinger che, mi sembra, il tema dell’autocritica davvero non manchi (questa è una mia opinione) e comunque, non è assolutamente “cancellato” (e questo è oggettivo).
    Mi perdoni il (lungo) fuoritema.

    15 Aprile, 2007 - 22:12
  2. Luigi Accattoli

    D’accordo sull’autocritica: anche qui direi “calo”, o “diversa priorità” e non cancellazione. Ma insisterei un secondo sui messaggi al mondo. Se io dicessi che non ne fa, lei avrebbe ragione. Ma se io dico (e questo almeno intendevo dire) che su cento messaggi a forte coinvolgimento personale ne dedica ottanta alla predicazione evangelica con annesso capitolo dei “principi non negoziabili” e venti alla “promozione umana”, mentre il papa polacco faceva – poniamo – cinquanta e cinquanta, questo non le sembra ragionevolmente sostenibile? Dirò di più: io apprezzo la diversa priorità del papa teologo. Che la sua prima enciclica sia su “Dio è amore”, che il suo primo libro sia su Gesù, che parli poco o nulla di morale sessuale e molto di adorazione, preghiera e lectio. Ma è chiaro che se uno parla più di questo, parla meno di quello. Almeno quantitativamente. Un giornalista credo non debba pretendere ad altro che a rilevare opinabili variazioni di registro. Senza giudizi di valore, come si diceva una volta nelle facoltà di lettere. Un salutone, Luigi

    16 Aprile, 2007 - 8:02
  3. fabrizio

    Certo che quello che lei ha detto mi sembra ragionevolmente sostenibile. E’ un’opinione più che legittima. A me la proporzione tra valori non negoziabili e pace-giustizia-diritti umani sembra un po’ diversa e non così sbilanciata, e se non fosse così il papa contraddirebbe il suo stesso campanello d’allarme lancaito in quel discorso ai vescovi svizzeri.
    Le confesso una cosa (sottovoce): oggi mi sento particolarmente guardia svizzera perchè è anche il mio compleanno, di questa coicidenza ne vado stupidamente (e scherzosamente) un po’ fiero e mi piace vederci un particolare invito a essere vicino a Ratzinger.

    Saluti
    Fabrizio

    16 Aprile, 2007 - 8:51
  4. Luigi Accattoli

    Buon compleanno dunque! Che il papa ai vescovi svizzeri – come in altre occasioni – abbia potuto indicare un ideale che anch’egli fatica a realizzare non mi parrebbe una contraddizione, ma la proposta di una meta da raggiungere insieme. Luigi

    16 Aprile, 2007 - 10:58
  5. fabrizio

    Grazie.
    Forse è proprio così. In quel caso però ne uscirebbe rafforzata l’autocritica.
    Fabrizio

    16 Aprile, 2007 - 11:32
  6. Maria Grazia

    Buon compleanno Fabrizio 🙂
    Saluti MG

    16 Aprile, 2007 - 14:46
  7. Mio commento con “lancio” di domanda sul post su Gesù di Nazareth…

    Andrea Macco

    17 Aprile, 2007 - 12:11
  8. Luisa

    Di ritorno da Roma, dove ho avuto l`immensa gioia e privilegio di partecipare alle festività in onore del Santo Padre, ho aperto il blog e visto la tua domanda Andrea.
    Posso dirti che l`immagine che mi colpisce di più di Benedetto XVI è sempre e semplicemente la sua ultima apparizione !
    Ad ogni sua uscita, egli mi stupisce, permettendomi di approfondire le mie conoscenze e la mia fede , come sovente ho detto , Benedetto XVI illumina il mio intelletto e riscalda il mio cuore.
    Basta rileggere la catechesi di questa mattina, nella quale una volta ancora , il Papa ci ha regalato delle immagini profonde e così parlanti.
    Ho potuto in questi giorni quasi “toccare” , la sua presenza così serena, così luminosa, emana dal Santo Padre una profonda bontà che ti va diritta al cuore .
    E se proprio devo risalire il filo della memoria,l`immagine che resterà per sempre impressa nel mio cuore è l` apparizione di Benedetto XVI sul balcone di San Pietro il giorno della sua elezione.
    Il 19 aprile 2005 ho esultato di gioia , ringraziando Dio per il dono che faceva
    alla Sua Chiesa . La gioia che ha riempito il mio cuore quel giorno non solo è sempre presente ma è ancora più profonda .
    Un caro saluto, Luisa

    18 Aprile, 2007 - 13:26

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