Benedetto: “L’uomo è vivo finchè attende”

L’attesa, l’attendere è una dimensione che attraversa tutta la nostra esistenza personale, familiare e sociale. L’attesa è presente in mille situazioni, da quelle più piccole e banali fino alle più importanti, che ci coinvolgono totalmente e nel profondo. Pensiamo, tra queste, all’attesa di un figlio da parte di due sposi; a quella di un parente o di un amico che viene a visitarci da lontano; pensiamo, per un giovane, all’attesa dell’esito di un esame decisivo, o di un colloquio di lavoro; nelle relazioni affettive, all’attesa dell’incontro con la persona amata, della risposta ad una lettera, o dell’accoglimento di un perdono… Si potrebbe dire che l’uomo è vivo finché attende, finché nel suo cuore è viva la speranza. E dalle sue attese l’uomo si riconosce: la nostra “statura” morale e spirituale si può misurare da ciò che attendiamo, da ciò in cui speriamo. Ognuno di noi, dunque, specialmente in questo Tempo che ci prepara al Natale, può domandarsi: io, che cosa attendo?“: parole di Benedetto all’angelus. “L’uomo è vivo finchè attende”: come sono contento che sia stato detto.

27 Comments

  1. discepolo

    “Dalle sue attese l’uomo si riconosce”
    Da bambini si attende fiduciosi il Natale e la festa di compleanno per i doni…
    si attende fiduciosi il primo giorno di scuola… si attende fiduciosi un po’ tutto.. perchè la “vita è bella”
    Da giovani, si attende speranzosi sotto casa il ragazzo o la ragazza coi quali uscire..si attende all’angolo di strada col batticuore ma in estasi un amore a cui non ci si è ancora dichiarati…e che magari passerà senza guardarci…
    si attende non solo l’esito dell’esame di maturità .. ma si attende di essere finalmente riconosciuti dal mondo come persone uniche , si attende la stima e il plauso degli altri..si attende l’AMORE, la GLORIA, la FELICITA’.
    ” o speranze speranze ameni inganni della mia prima età”
    poi gli anni passano si attende sempre meno.. e cose sempre meno “alte” alla fine si attende … la fine del mese per avere lo stipendio.. si attende solo la pensione…
    La parabola delle “attese” : dal bambino che attende fiducioso tutto all’anziano che non attende (quasi) più nulla.
    Quando Gesù dice “Dovete tornare come bambini” non vuol forse dire che sempre, anche a 90 anni, dovremmo attenderci tutto come a 6 anni?
    Perchè no? L ‘amore , la gloria, la felicità possono sempre arriivare ..l’importante è mantenere le speranze “alte” !!!!!
    MC

    28 Novembre, 2010 - 13:21
  2. Syriacus

    La speranza è l’ultima a morire?

    Qualche anno fa mi inventai il detto: “Anche se non di rado è la prima ad ammalarsi, la speranza e davvero l’ultima a morire.”

    Ora dico, piuttosto: l’attesa è l’ultima a morire.

    O la speranza di attendere ancora qualcosa, o l’attesa di ulteriore speranza…

    (Su un piano molto umano, aggiungo che la curiosità è l’ancella dell’attesa, nel senso che le fornisce sempre nuovi spunti: sapere -cercare di sapere- qualcosa di nuovo può diuturnamente rigenerare la speranza insita nell’attesa dell’avvento di qualcosa di decisamente nuovo e -paradossalmente, in un certo senso- inatteso..)

    28 Novembre, 2010 - 13:39
  3. discepolo

    Dimenticavo di dire la mia esperienza ciò che io attendo (sarebbe interessante se ciascuno deli bloggers dicesse la sua esperienza, ciò che attende)
    io nella mia tragica e comica mezza età quasi sempre attendo , la notte , che un figlio diciassettenne o diciottenne che è uscito ritorni a casa….
    alle due , tre del mattino, insonne, penso al figlio.. dove sarà , cosa starà facendo, perchè non torna? penso alla grande città e ai suoi mille pericoli e mi sento stringere il cuore da una morsa di angoscia..
    Allora di solito comincio a dire il S. Rosario.. affido mio figlio, qualunque cosa stia facendo in quel momento alla Madonna, Madonna proteggilo tu.. così si calma la mia angoscia e la mia attesa.. quando poi lo sento entrare.. lo rimprovero aspramente ma lo bacio anche perchè sono felice che è vivo e vegeto.. vado a letto tranquilla.. così attesa dopo attesa.. notte dopo notte.. finisce che quasi tutte le notti , non proprio tutte, dico il Rosario… 🙂
    MC

    28 Novembre, 2010 - 13:41
  4. Meno male…
    La vita è fatta di attese, certo…
    Profanamente, io sono in “attesa” di un trasferimento che da 14 anni non arriva… attendo che Roma si muova (ma si sa come vanno i ministeri…)
    E’ forse una prova… chissà…
    mi consolo oggi con le parole di Sua Santità…
    “L’uomo è vivo finchè attende”.
    Quando Dio vorrà, sperando non sia troppo tardi, attendo…
    (Signore dammi la pazienza per sopportare…)

    28 Novembre, 2010 - 13:51
  5. Syriacus

    Universi, qui te exspectant, non confundentur, Domine.
    Vias tuas, Domine, notas fac mihi: et semitas tuas edoce me.

    Buon inizio di Ad-ventus.

    28 Novembre, 2010 - 13:52
  6. Syriacus

    “Profanamente, io sono in “attesa” di un trasferimento che da 14 anni non arriva… attendo che Roma si muova (ma si sa come vanno i ministeri…)”

    Dài, magari va a finire come “Giù al nord” (o come il suo fortunato remake italiano). 😉

    28 Novembre, 2010 - 13:54
  7. antonella lignani

    Penso che mai come questa volta Ratzinger sia stato teologo, psicologo e poeta. Splendide e illuminanti le sue parole. Mi viene comunque da pensare ad Asia Bibi che attende la grazia.

    28 Novembre, 2010 - 13:58
  8. Syriacus

    [Quello di prima era il graduale (equivalente del moderno salmo responsoriale, diciamo) della Messa in forma extraordinaria per la I di Avvento. In realtà oggi sono andato alla forma ordinaria celebrata alla mia -forse- futura parrocchia: ho portato entrambi i messalini con me, per gustare il doppio di scrittura e preghiere… In realtà però, nella pirma Domenica di Avvento si ha comunque una felice sovrapponibilà fra molti dei testi dell’una e dell’altra forma (anche se per es. il Vangelo è diverso: nel rito antico è invariabilmente l’immagine del fico e i suoi germogli ‘escatologici’ a essere riproposta ogni anno in tale giorno). Comunque, In particolare, nel proprio della forma antica per oggi, ho trovato una gemma per la nostra latinista Antonilla (*) :

    « Haec sacra nos, Domine, potenti virtute mundatos, ad suum faciant puriores venire principium. »

    (Secreta – recitata dal sacredote al termine dell’offertorio- , nel rito ordinario detta ‘oratio super oblata’)

    (*)
    siccome la traduzione del messalino non mi soddisfa… gliene chiedo una tutta sua 🙂 ]

    28 Novembre, 2010 - 14:27
  9. Syriacus

    [ pirma -> prima

    sovrapponibilà -> sovrapponibilità

    Oltre ad una sorta di lieve quanto occasionale ‘dislessia digitale’, scrivo spesso (e la maniera è rimasta la stessa delle vecchie macchine da scrivere: indice destro e indice sinistro..) nella penombra, se sono a casa, e soprattutto, l’essere passato dalla vecchia e più ampia tastiera “lettere nere su tasti bianchi” dell’altro pc a quella “lettere bianche scritte piccole su tasti neri relativamente piccoli”, ha fatto il resto..) ]

    28 Novembre, 2010 - 14:36
  10. Syriacus

    [Il Governo è vivo finché attende.. E questo è solo l’Assange.]

    28 Novembre, 2010 - 14:44
  11. antonella lignani

    « Haec sacra nos, Domine, potenti virtute mundatos, ad suum faciant puriores venire principium. »

    “Questo sacro rito, Signore, dopo che siamo stati purificati dalla tua forza vigorosa, ci faccia giungere più puri alla sua sorgente”.

    Adesso però sto preparando un esercizio per le suore, ma mi rimane difficile, perché le sfumature della lingua sono tante. Non è mai possibile rendere tutto il senso di una frase o anche di un solo vocabolo.

    Antonilla? Se mi avessero chiesto il mio parere, avrei preferito il nome vero. Così mi sa tanto di inutile affettazione.

    Il “principio” di cui parla la “Secreta” mi fa venire in mente il “sole che sorge dall’alto” del Salmo. Uno splendido inizio, una splendida attesa.

    28 Novembre, 2010 - 14:56
  12. fabrizio

    Un saluto a tutti.
    A dire il vero, il graduale “Universi qui te expectant” non è una pecurialità della forma extraordinaria, anche il graduale romanum della forma ordinaria, del nuovo rito, lo prevederebbe.
    Comunque, rispetto alla speranza e all’attesa, è una quisquilia.

    28 Novembre, 2010 - 17:38
  13. antonella lignani

    Auguro a Benedetto XVI di aspettare con serenità e gioia la prossima GMG.

    28 Novembre, 2010 - 18:04
  14. Syriacus

    “lo prevederebbe”

    Certo! (..Ne parliamo con don Palombella SDB?)

    28 Novembre, 2010 - 19:05
  15. Syriacus

    Come avevo detto, c’è un notevole ‘overlap’ fra i testi di entrambe le forme del rito romano, oggi. (E non solo oggi, ma dipende.)

    Certamente, entrambi i Messali attingono molto dal Salmo 24 :

    “24.

    1 David ad te Domine animam meam levabo

    2 Deus meus in te confisus sum ne confundar

    3 ne laetentur inimici mei sed et universi qui sperant in te non confundantur

    4 confundantur qui iniqua gerunt frustra vias tuas Domine ostende mihi semitas tuas doce me

    5 deduc me in veritate tua et doce me quia tu Deus salvator meus te expectavi tota die

    6 recordare miserationum tuarum Domine et misericordiarum tuarum quia ex sempiterno sunt

    7 peccatorum adulescentiae meae et scelerum meorum ne memineris secundum misericordiam tuam recordare mei propter bonitatem tuam Domine

    8 bonus et rectus Dominus propterea docebit peccatores in via

    9 deducet mansuetos in iudicio et docebit modestos viam suam

    10 omnes semitae Domini misericordia et veritas his qui custodiunt pactum eius et testificationem eius

    11 propter nomen tuum propitiare iniquitati meae quoniam grandis est

    12 quis est iste vir timens Dominum quem docebit in via quam elegerit

    13 anima eius in bono commorabitur et semen eius hereditabit terram

    14 secretum Domini timentibus eum et pactum suum ostendet eis

    15 oculi mei semper ad Dominum quia ipse educet de rete pedes meos

    16 respice in me et miserere mei quoniam solus et pauper sum ego

    17 tribulationes cordis mei multiplicatae sunt de angustiis meis educ me

    18 vide adflictionem meam et laborem meum et porta omnia peccata mea

    19 vide inimicos meos quia multiplicati sunt et odio iniquo oderunt me

    20 custodi animam meam et libera me non confundar quia speravi in te

    21 simplicitas et aequitas servabunt me quia expectavi te

    22 redime Deus Israhelem ex omnibus angustiis suis ”

    (Vulgata Hyeronimiana versio)

    Pensavo fosse sottinteso.

    (Ma è, a fortiori, una quisquilia. )

    28 Novembre, 2010 - 19:14
  16. Syriacus

    [Ovvero Salmo 25 :

    Antifona (d’ingresso)

    A te, Signore, elevo l’anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso. Non trionfino su di me i miei nemici. Chiunque spera in te non resti deluso. (Sal 25,1-3)

    http://www.chiesacattolica.it/cci2009/chiesa_cattolica_italiana/liturgia_del_giorno/00007850_Liturgia_del_giorno.html

    (La nota su Palombella -che di recente ha ragionato pubblicamente di ‘intrinsicità’ del canto liturgico al rito, cifra a suo dire del rito riformato- è dovuta al fatto che, a detta di molti -me indegno compreso- , sarebbe da (ri)scoprire nel nuovo rito il canto del Proprio del giorno (oggi spesso ‘oscurato’ da canti “quasiasi”, appena letto -spesso in fretta-, o dimenticato tout court..)
    Non dico che ogni parrocchia debba essere una filiale di Solesmes -lungi da me!- . Però, sarebbe bello se -almeno di quando in quando- si potessero non solo leggere, ma anche cantare -tutti o una schola- l’Antifona d’ingresso e quella alla Comunione , con il suo testo proprio come da Messale. -Per non parlare della melodia come da Graduale romano..-. Tutto qui.) ]

    28 Novembre, 2010 - 19:26
  17. Syriacus

    GRAZIE, Antonella.

    “Questo sacro rito, Signore, dopo che siamo stati purificati dalla tua forza vigorosa, ci faccia giungere più puri alla sua sorgente”.

    [E devo dire che, più che a quella del mio messalino, tu sei andata vicina -mutatis mutandis- alla traduzione ‘accurata’ in inglese ad opera del prete blogger-traduttore americano Don Zuhlsdorf (Fr. Z.) :

    “May these sacred mysteries, O Lord,
    make us, cleansed by mighty power, come purer unto their Source.”

    ( Interessante analisi, in inglese:

    http://wdtprs.com/blog/2008/11/wdtprs-1st-sunday-of-advent-secret-1962mr/ )

    28 Novembre, 2010 - 19:35
  18. La poesia che segue me l’ha fatta conoscere il carissimo lazzaro e sin da allora mi sono riconosciuta nelle parole della Delbrel.La mia vita è come la descive la poetessa e non saprei dire se attendo qualcos’ altro che non sia la fine della vita terrena. Le attese di cui parla Benedetto XVI oggi me l’hanno riportata alla mente:

    La passione delle pazienze

    (M. Delbrel, La gioia di credere, Gribaudi)

    La passione, la nostra passione, sì, noi l’attendiamo. Noi sappiamo che deve venire, e naturalmente intendiamo viverla con una certa grandezza.
    Il sacrificio di noi stessi: noi non aspettiamo altro che ne scocchi l’ora.
    Come un ceppo nel fuoco, così noi sappiamo di dover essere consumati. Come un filo di lana tagliato dalle forbici, così noi dobbiamo essere separati. Come un giovane animale che viene sgozzato, così noi dobbiamo essere uccisi.
    La passione, noi l’attendiamo. Noi l’attendiamo, ed essa non viene.

    Vengono, invece, le pazienze.
    Le pazienze, queste briciole di passione, che hanno lo scopo di ucciderci lentamente per la tua gloria, di ucciderci senza la nostra gloria.

    Fin dal mattino esse vengono davanti a noi:
    sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti,
    E’ l’autobus che passa affollato;
    il latte che trabocca,
    gli spazzacamini che vengono,
    i bambini che imbrogliano tutto.
    Sono gli invitati che nostro marito porta in casa e quell’amico che, proprio lui, non viene;
    E’ il telefono che si scatena;
    quelli che noi amiamo e non ci amano più;
    E’ la voglia di tacere e il dover parlare,
    E’ la voglia di parlare e la necessità di tacere;
    E’ voler uscire quando si è chiusi
    e rimanere in casa quando bisogna uscire;
    E’ il marito al quale vorremmo appoggiarci
    e che diventa il più fragile dei bambini;
    E’ il disgusto della nostra parte quotidiana,
    E’ il desiderio febbrile di tutto quanto non ci appartiene.

    Così vengono le nostre pazienze, in ranghi serrati o in fila indiana, e dimenticano sempre di dirci che sono il martirio preparato per noi.

    E noi le lasciamo passare con disprezzo, aspettando – per dare la nostra vita – un’occasione che ne valga la pena.
    Perché abbiamo dimenticato che come ci son rami che si distruggono col fuoco, così ci son tavole che i passi lentamente logorano e che cadono in fine segatura.
    Perché abbiamo dimenticato che se ci sono fili di lana tagliati netti dalle forbici, ci son fili di maglia che giorno per giorno si consumano sul dorso di quelli che l’indossano.
    Ogni riscattto èun martirio, ma non ogni martirio èsanguinoso: ce ne sono di sgranati da un capo all’altro della vita.

    E’ la passione delle pazienze.

    28 Novembre, 2010 - 19:54
  19. lycopodium

    Syr, quale era la traduzione del messalino, quella che non ti è piaciuta?
    A proposito di antifone, ricordati di quella di Offertorio; che non è stata abolita nel messale N.O., ma che non è mai citata negli usuali foglietti, perché è cantata e nessuno la canta…

    29 Novembre, 2010 - 6:01
  20. fabrizio

    D’accordissimo Syr, sarebbe davvero bello e assolutamente fattibile.
    In particolare, nella maggior parte dei casi il communio del graduale riprende direttamente il Vangelo del giorno e legherebbe perfettamente le due parti della Messa, con oppurtuni testi con traduzione per l’assemblea.
    In più i communio non sono nemmeno particolarmente difficili da cantare, sono quasi sillabici e con un po’ di applicazione diventano accessibili anche ad un cantore medio.

    Ecco, tra le mie attese e speranze, insieme a quelle più grandi, c’è anche questa.

    29 Novembre, 2010 - 6:31
  21. Syriacus

    [Roma, Parrocchia (“personale”) Santissima Trinità dei Pellegrini (per volontà del locale Vescovo affidata alla Fraternità di San Pietro)

    Martedì 8 Dicembre

    Solennità Liturgica dell’Immacolata Concezione

    Ore 10.30 S. Messa Pontificale (forma extraordinaria del rito romano) celebrata da Sua Eminenza il (neo-) Cardinale Domenico BARTOLUCCI (novantatreenne, già Maestro di Cappella della Sistina, per lunghissimi anni..) ]

    30 Novembre, 2010 - 1:25
  22. Syriacus

    Mercoledì 8 Dicembre.

    30 Novembre, 2010 - 1:27
  23. lycopodium

    Grazie, Syr, studierò il tema (ma tu non dimenticare di riportare quella traduzione che hai criticato …).

    30 Novembre, 2010 - 6:05

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